EUROPA E ITALIA PER LA SOSTENIBILITA’ IN AFRICA E NEL MEDITERRANEO
EUROPA E ITALIA PER LA SOSTENIBILITA’ IN AFRICA E NEL MEDITERRANEO
Lunedì 4 marzo 2024 a Roma presso la sede del Parlamento e della Commissione europea in Italia, Enrico Molinaro, Segretario Generale della “Rete Italiana per il Dialogo Euro-Mediterraneo” (Rete Italiana per il Dialogo Euro-Mediterraneo - Capofila della Fondazione Anna Lindh in Italia),), ha aperto i lavori della Conferenza Internazionale “L'Unione europea e l'Italia per la sostenibilità in Africa e nel Mediterraneo allargato”, assieme ai rappresentanti istituzionali. La RIDE ha promossotale conferenza in collaborazione con la Rappresentanza della Commissione Europea in Italia e Prospettive Mediterranee, con il contributo dell’Ufficio del Parlamento Europeo in Italia, laFondazione PRIMA (Segretariato italiano), il Dipartimento delle Scienze Sociali, Politiche e Cognitive dell'Università di Siena (UNISI), Euro-Gulf Information Center (EGIC).
La conferenza in oggetto costituisce la prima di una Trilogia di conferenze in Italia su Sostenibilità e la Cucina Identitaria, seguito da un evento a Roma Lunedì 20 Maggio 2024, e un evento a Scicli, in Sicilia, Giovedì 12 Settembre 2024, nel contesto dell'iniziativa annuale inter-istituzionale Euro-Med diMedi-Jer, quest’anno alla VI edizione.
Tra i temi affrontati, innanzitutto si sottolinea l’importanza della salute del territorio del vicino Continente africano che è primaria per la diffusione dell’acqua, delle emergenze e dell’emigrazione. Curare la terra significa alimentarsi senza aiuti. L’impegno continuo deve essere teso dunque allosviluppo sostenibile ed al ciclo produttivo economico.
Inoltre, l’Italia al centro del Mediterraneo è in posizione strategica con l’Africa.
Cooperazione poi significa supportare i Paesi africani, per una nuova sostenibilità nostra e loro.
L’Europa non ha fatto molto per gli investimenti, la sicurezza e la prevenzione.
La cooperazione complessiva per l’estensione di un euro-piano può partire dal Mediterraneo, serbatoio di risorse e relazioni.
Sono questi anni difficili, di crisi economica, crisi sanitaria, crisi militare: dunque Europa e Africa devono interagire in un dialogo continuo ed aperto, per la salvezza del pianeta.
Da considerare che l’Italia ha una conoscenza millenaria con il Nord Africa, con la cultura, la storia e le tradizioni.
E’ necessario dunque un approccio nuovo con i Paesi africani, non tralasciando le dolorose vicende coloniali, per rappresentare mutua assistenza per una transizione possibile.
Esistono divari tra Nord Africa e Africa subsahariana, dove si assiste ad una fuga costante dalla campagna alla città e l’emigrazione dal continente per tensioni e povertà diffusa. I Paesi più poveri richiedono dunque una pianificazione agricola.
L’irrogazione dell’acqua può registrare falle nello scorrimento idrico.
Il recupero delle terre degradate deve andare poi a beneficio delle comunità locali, dove non vi è una produzione su larga scala.
Le piante indigene salvaguardano i terreni per l’ombra e l’umidità.
La partecipazione alla coltivazione dei terreni contribuirà a rendere accessibile a tutti la risorsa alimentare nell’ambito di una certa sostenibilità ambientale. L’insediamento dalle aree rurali in città determina agglomerati di costruzioni urbane, dove parte della popolazione vive in condizioni precarie.
Ma la cultura multietnica però è molto lontana ancora.
L’Africa ha una grande variazione ambientale ed un clima differente. Ed a tale proposito si discute dei meccanismi che regolano gli eventi estremi, di medio-lungo periodo per i cambiamenti climatici.
Dunque più ragioni spingono ai movimenti all’interno ed all’esterno di un Paese. Tra questi la mancanza di coesione interna accelera l’instabilità in Africa. Quindi l’obiettivo è di migliorare l’esistenza, gli approvvigionamenti e viaggi culturali e socio-economici.
Bisogna dunque pianificare l’emigrazione e l’immigrazione comuni.
I problemi d’altronde non sono di oggi, stanno sul tappeto da più di un decennio. Ma il Governo meloni è il primo ad aver preso posizione netta nella situazione incresciosa e difficile nella quale versa il nostro Paese sia per quanto riguarda il versante immigrazione clandestina che si registra da una parte all’altra delle sponde del Mediterraneo, sia nei confronti dell’Africa e dei Paesi afro mediterranei, sia nei confronti dei Peasi europei, il tutto reso più difficile dall’approvvigionamento di energia fino ad oggi giunte dalla Russia di Putin. Che oggi la guerra Ucraina Russia ha reso impossibile. Dunque il governo Meloni si è precipitato ad aprire negoziati di partnenariato con i Paesi d’Africa. Ne è testimonianza il Vertice Italia Africa che si è tenuto lo scorso 29 gennaio presso il Senato. Per la primavolta infatti il Vertice si è tenuto presso il Parlamento, di qui il carattere politico istituzionale che havisto il coinvolgimento di tutte le rappresentanze istituzionali, dal presidente della Repubblica Mattarella che ha ospitato i Capi di Stato africani presso il Quirinale il 28 gennaio ai rappresentantiistituzionali politici, in primis Giorgia Meloni e Tajani, ministro degli affari esteri, che hanno aperto i lavori del vertice alla presenza delle istituzioni europee ivi presenti.
Bisogna incrementare le relazioni per l’emergenza che viviamo, che deve vedere in primo piano Italia, Europa e Africa interagire con rapporti di partenariato tra Stati.
La cultura è molto importante ed investire sui giovani è fondamentale: saremmo pronti ad una cooperazione con gli studenti delle università del Mediterraneo. Lo studio delle arti, dell’opera lirica potrebbero essere oggetto di studio per conoscere un patrimonio di tradizioni. A tale proposito si registra la presenza della ormai famosa cantante lirica, Felicia Bongiovanni, che tra l’altro ha portato la musica lirica italiana in Africa, in partcolare in Etiopia in occasione dell'inaugurazione dell'Auditorium "Giuseppe Verdi" dove la soprano si è esibita in concerto, alla presenza del Presidente della Repubblica italiano.
Il patrimonio culturale marittimo euromediterraneo è stato caratterizzato negli ultimi tempi da azioni tese alla conservazione e valorizzazione socio-ambientale.
Questa consapevolezza comune diviene strumento per valorizzare il territorio e il paesaggio e per dareforza al lato economico e sociale.
L’interesse al patrimonio archeologico subacqueo è oggetto di un piano partenariale di consorzi, grazie a progetti di partner istituzionali e territoriali di sette Paesi dell’area euromediterranea.
Importante è la visione del patrimonio culturale marittimo con l’idea di integrare il patrimonio materiale e immateriale con le filiere tradizionali artistiche, dell’artigianato e della gastronomia.
Diversi attori sono interpreti dei processi di una possibile valorizzazione del patrimonio culturale marittimo su base locale, nazionale e internazionale: coloro che hanno strutture e servizi per la protezione del patrimonio nazionale e/o regionale ed i soggetti dalla comprovata esperienza tecnica e scientifica.
Partendo dalla situazione dei Paesi nello spazio geografico, dal limite delle acque e dal programma di attuazione è stato possibile accertare esperienze significative, per l’area euromediterranea.
Punti di forza del progetto sono studi e ricerche, come supporto ad interventi mirati.
Bisogna promuovere mostre, convegni sulla cultura e storia del mare per sensibilizzare il pubblico, promuovere il patrimonio turistico, garantire la protezione delle coste marine per conservare lo stato dei luoghi.
Bisogna promuovere tutte le conoscenze che danno visione del patrimonio culturale euromediterraneo per valorizzare il rapporto socio economico tra i Paesi del Mediterraneo.
Davide Dionisi, già responsabile del Servizio internazionale de L’Osservatore Romano e per oltre 25 anni a Radio Vaticana - Vatican News, inviato speciale del Governo italiano per la libertà religiosa, infine risponde a questioni poste per AfricanPeoplenews, per cercare un dialogo che esalti, enfatizzi una diplomazia della pace fondamentale in questo momento per la questione che si è riaperta in Medio Oriente, di pari passo con la diplomazia religiosa e diplomazia primaria , dove bisogna salvaguardare i civili poiché la perdita di vite umane è incolmabile. La religione non può essere utilizzata come pregiudizio. Di qui l’importanza di un appello che apra una via alla soluzione del conflitto nel riconoscimento delle minoranzereligiose, dove la tutela della vita offre possibilità di redenzione a chi ha compiuto atti gravissimi.