Medicina Tradizionale Cinese

MTC

La lettura dei tratti somatici.

L’apertura del festival dell’Oriente è avvenuta il 20 aprile ’24 alla nuova Fiera di Roma.

In atmosfera viva e con tante presenze distratte da kermesse teatrali e balli tradizionali. Dieci stands con

novità, immensi nei colori e profumi.

In una delle sale delle Conferenze al primo piano è stata presentata, la Conferenza sulla Medicina

Tradizionale Cinese, la lettura dei tratti somatici, preceduta e seguita da altri relatori fino al primo di

maggio prossimo venturo.

Per viaggiare bisogna essere curiosi del mondo, per apprezzare la MTC bisogna avere curiosità.

La MTC considera un’area sistemica complessa della medicina, tra le più antiche.

Il Huang di Nei Jing. Il Classico Interno dell’imperatore Giallo, contiene la teoria, completa medica cinese.

Completato tra il 300 ed il 100 a.c. descrive esperienze cliniche.

Molti scrittori italiani e stranieri hanno pubblicato testi sulla MTC. K. Gustav Jung con il suo libro rosso.

Ricerca l’armonia interna: Qi e Jing.

Lo psichiatra descrive l’effetto di una mente in tilt, dove l’equilibrio viene scombussolato da un forte stress,

per crisi personale, o per un trauma subito.

La sensazione è quella dello smarrimento, del perdersi e subito dopo la caduta, la reazione è la ricerca

naturale nel riprendersi la parte di sè. Questo passaggio non è in automatico, passa attraverso una serie di

crisi, di crescita ed integrazione della psiche, in dialogo con le proprie parti inconsce.

Accostarsi all’ombra per ritrovare la luce.

Se si potesse interpretare il percorso, dovremmo tradurre il disagio in linguaggio ed immagini fino ad

arrivare allo spirito del profondo, dove l’equilibrio della forza della mente non si separa dal corpo e

dall’anima.

La MTC si basa su un sistema di energie vive, Qi che passano lungo il corpo attraverso dei canali, meridiani,

e beneficiano le funzioni dell’organismo.

Questo flusso energetico è sconnesso quando insorge una malattia; una cura ad hoc, scioglie i nodi del

groviglio e ripristina lo stato di armonia Qi e Jing.

La MTC nelle terapie è l’agire di medici e dottori fisioterapisti fitoterapisti, farmacisti nutrizionisti per le

discipline dell’agopuntura, dei massaggi, per la dieta per i soggiorni termali, la moxibustione, Qi Gong, il Tai

chi, e la cristalloterapia.

I trattamenti dei massaggi e dell’agopuntura sono discipline olistiche, che alleviano stati di tensione, stress,

ansia e nervosismo.

La Medicina Tradizionale Cinese può essere una valida alternativa nella mancanza di concentrazione e

rivolta agli organi principali del nostro corpo, nei casi di tosse, di difficoltà cardiache, dolori articolari, alla

testa, alla schiena.

Il trattamento puntuale consiste nell’infilare poco più che la punta di aghi sottili, sulla superficie corporea,

dove passano i meridiani.

Tali punti sono individuati per il dolore o il disturbo avvertito in quella determinata parte, per sciogliere il

blocco del flusso energetico che si era formato nel paziente.

L’effetto di sollievo dell’agopuntura è dato perché i sottili aghi stimolano il cervello a produrre sostanze che

leniscono il dolore e danno buon umore. Queste sostanze sono gli ormoni della serotonina e l’endorfina.

La Cina paese prevalentemente agricolo è ricco di una vegetazione di piante ed erbe.

Le aree urbane delle principali città sono fortemente inquinate dalle zone industriali e commerciali.

La Medicina Tradizionale Cinese con formule di miscele di piante medicinali è la cura di alcuni disturbi.

Non è facile avere un riscontro dell’efficacia di tali soluzioni.

Non sempre c’è il controllo di qualità, a volte, le miscele possono contenere tracce di altri farmaci e metalli

pesanti.

Le erbe devono essere regolamentate, devono essere specificate le modalità di assunzione.

La MTC ha origini millenarie, certamente internet avvicina le distanze tra i popoli, il retaggio di

comunicazione tra la Cina e l’Occidente ha radici antichissime, per i viaggi e il commercio.

Le miscele di erbe sono state studiate per trattare la sindrome dell’intestino irritabile, la sindrome di

Tourette.

L’erba dell’astragalo può migliorare la vita dei pazienti dopo un ciclo di chemioterapia ai polmoni.

Si possono manifestare effetti indesiderati, nell’assunzione dell’efedra, hung, in cinese, perché aumenta il

rischio cardiaco e la pressione arteriosa, in relazione alle reazioni dei singoli dei pazienti.

L’esercizio fisico è la terapia più consigliata: così detta una massima della MTC: esercizi con l’energia vitale.

Esercizi all’aria aperta per armonizzare respirazione e movimento.

La sequenza di posizioni e movimenti del corpo, in cui alcuni muscoli vengono tesi per lo sforzo e rilassati.

Chi pratica esercizi di ginnastica e sport, può regolare la pressione sanguigna il battito cardiaco, rilassando

la muscolatura. Se la circolazione del qi flusso energetico è in equilibrio costante aumenta anche la

resistenza del corpo e le infezioni influenzali e patologie virali sono allontanate.

Qi Gong.

La pratica del Qi gong è la coordinazione di corpo, respiro e mente. Si basa su tre fattori principali:

la postura, la respirazione, la meditazione.

Non esiste una singola tipologia di Qi gong, si conoscono, infatti ben 75 forme antiche (nella letteratura

cinese sono presenti alcuni esempi) alle quali si sommano 50 forme più contemporanee.

Qi significa energia o spirito, gong vuol dire: tecnica, abilità.

Si potrebbe pensare al Qi gong come lavoro sull’energia

Questa disciplina vuole accrescere e curare la propria energia interna.

Seguendo la filosofia e la Medicina Tradizionale Cinese, ciascuno di noi ha una energia vitale interna -il qi-

che scorre all’interno dei canali dei meridiani del nostro corpo.

Se questo flusso si interrompe si possono verificare ristagni o rallentamenti che fanno insorgere malesseri e

disturbi.

Il Qi gong serve per bilanciare l’energia vitale qi per riacquistare benessere.

Tai chi.

L’arte marziale del Tai chi dal qi gong nacque il tai chi chuan, in origine sorta durante l’Impero Celeste.

Nel 221 avanti Cristo, i praticanti sembrano combattere contro le ombre.

Il tai chi giova alla salute, rende più forte la personalità.

Moxibustione.

In questa disciplina alcune parti dolenti del corpo vengono sottoposte ad un riscaldamento.

La terapia consiste in 4 forme di applicazione, coni moxa, sigari moxa, aghi moxa e cerotti moxa.

Nelle prime tre forme piccole quantità di fibre di artemisia quasi seccate, vengono spente sopra i punti

terapeutici. Il cerotto infine è rivestito con piante officinali su lato adesivo provoca riscaldamento.

La dieta con i sapori e gli odori stabilisce un rapporto sano con il corpo e la mente.

Altri usi per migliorare la circolazione sanguigna ed energetica favorita dal contatto sono le sfere cinesi.

Contribuiscono a queste attivazioni, piccole sfere in vibrazione di altre più piccole, contenute all’interno

delle stesse.

Tra le conchiglie cinesi c’è la rara conchiglia rosa corallo, che se posta vicino all’orecchio fa ascoltare il

rumore del mare.

La cristallo terapia è alla base della MTC.

L’arte di curare con le pietre delle quali noi vediamo il colore e si può intravedere l’aura. Difficilmente è

visibile quella parte dello spettro elettromagnetico di vari tipi di radiazioni, i raggi

infrarossi, le onde radio, gli ultravioletti e le microonde.

Queste ultime onde possono raggiungere i tessuti e gli organi. Entrano in contatto con corpo e spirito e

sono trasmettitori di una gamma di informazioni. La giada cinese la ricordiamo per la cristalloterapia.

Non tralasciamo per la tradizione Le Ombre Cinesi.

Il teatro delle ombre cinesi ci fa pensare all’uomo con una nuova espressività corporea tra luci ed ombre,

tra movimenti grossolani e mirati. Una sorta di distrazione apparentemente superficiale che dà equilibrio al

rapporto spazio e vissuto esistenziale.

Si dice che vennero ideate per guarire dalla depressione l’imperatore Wudi, triste per la morte della sua

amata Ludi Furen durante l’Impero Celeste.

In seguito usate negli spettacoli degli ambulanti, negli spostamenti da un paese all’altro e negli anni più

recenti per divertire i bambini nelle feste.

La fisiognomica del viso nella MTC.

 

Face reading, nell’esteso sistema della MTC, il Miang xiang: saper leggere caratteristiche fisiche ed emotive

della persona, nei tratti del viso.

Per un migliore rapporto medico-paziente, facilitare la cura ad hoc.

Infatti la MTC cura l’uomo nel senso corporale, spirituale, sessuale ed emotivo.

In puero homo, come dicevano i latini, nel viso c’era il segno di quel che la persona era destinata a vivere

delle energie che possedeva, o che genere di arte o mestiere potesse intraprendere.

Il viso era una vera e propria mappatura per scrutare i possibili disturbi, gli apparati fragili, la

predisposizione alle varie patologie.

Guardando gli occhi la bocca le sopracciglia si poteva dedurre quali fattori climatici, dietetici sessuali ed

emozionali fossero di peso o processo curativo.

Una persona con occhi e bocca grande veniva considerata generosa. Una punta di naso molto pronunciata

era indizio di persona affarista.

Il viso nel sistema della MTC è diviso in 4 aree.

La prima si riferisce alle orecchie. Per gli uomini l’orecchio sinistro corrisponde ai primi 7 anni, quello di

destra dagli 8 ai 14 anni.

La seconda zona riguarda la fronte e la parte alta del volto rappresenta la prima infanzia e la gioventù fino

ai 35 anni.

Si può vedere in tal senso se questa persona potrà contare sull’appoggio dei genitori o di aiuto di persone

anziane.

La terza area è in mezzo alle sopracciglia fino alla punta del naso è la zona del carisma e del successo

professionale, si dice che la ruga profonda tra le sopracciglia, sia indice di forte personalità.

L’ultima zona va da sotto la parte del naso ed arriva al mento, abbraccia il tempo che scorrerà dai 56 anni

fino a lasciare la Terra.

Guardate il mento, è un altro punto rivelatore del successo, del carisma e della popolarità. Il naso è anche

indice della buona salute.

La parte sottostante gli occhi è: la capacità riproduttiva della prole.

Le linee di espressione ai lati degli occhi: la riuscita del matrimonio e la felicità della vita di coppia.

Le tempie: i soggiorni, viaggi e le destinazioni.

Potremmo in questo modo integrare le nostre conoscenze con le nozioni del sistema della Medicina

Tradizionale Cinese per affrontare le varie vicissitudini e tutelarci dai danni alla salute.

Roma, 20 aprile 2024 “Festival dell’Oriente”.

Breve studio condotto da: Claudia Polveroni Apn Publisher

 
 
 
 

IL MICROCREDITO E LA TEORIA DI MUHAMMAD YUNUS IL BANCHIERE DEI POVERI.

di Alessandra Di Giovambattista

 

All’inizio del mese di novembre del 2022 (nello specifico il 7 e l’8 novembre) il Premio Nobel per la pace  2006, il professor Muhammad Yunus – meglio conosciuto come il banchiere dei poveri - ha parlato di fronte ad una platea composta da imprenditori impegnati in ambito sociale, politici, manager, esponenti delle organizzazioni non governative (ONG) ed accademici, riunita presso l’Università di Torino in occasione del Global Social Business Summit. Questo momento di confronto, che rappresenta il vertice mondiale della comunità degli operatori in ambito sociale, è nato per dialogare, condividere le idee e cooperare nella ricerca di soluzioni che possano contribuire a risolvere le sfide socio-ambientali del nostro tempo; l’evento è organizzato, dal 2009, dal Grameen Creative Lab e dallo Yunus Centre e il promotore di tutto questo è proprio il premio Nobel per la pace il Prof. Muhammad Yunus. L’approccio centrale è stato riflettere sull’impatto che le aziende del terzo settore, in particolare le imprese sociali, possono avere nel cercare di raggiungere la pace tra i popoli. I temi caldi hanno riguardato il settore tecnologico come elemento strategico per combattere la povertà, creare opportunità di lavoro, promuovere l’inclusione economica e proteggere il clima; tutti temi che dovrebbero contribuire a far trovare equilibri tra Popolazioni e Stati al fine di promuovere la cultura delle pace e della crescita equa ed inclusiva. Sono argomenti fondamentali per cercare di far sviluppare le economie in modo responsabile, verso l’ambiente e le persone, riconoscendo un ruolo predominante alle imprese sociali le quali si pongono obiettivi umani di sviluppo e di miglioramento delle condizioni socio-economiche, ben distanti dal semplice e bieco interesse economico-finanziario e dalla logica del tornaconto.

Muhammad Yunus è conosciuto come l’ideologo del “microcredito” nonché di un modello di impresa che non si basa esclusivamente e prevalentemente sul profitto, bensì sull’interesse ed il benessere collettivo, il tutto affiancato da un approccio di finanza etica ed economia sostenibile. La teoria del “microcredito” si basa sul riconoscimento e la concessione di piccoli prestiti onerosi destinati alle persone più povere che altrimenti non avrebbero la possibilità di accedere a forme tradizionali di credito, perché queste ultime si fondano sulla presentazione ed accettazione, da parte delle banche, di adeguate garanzie personali o reali.

È così che nel 1983 Yunus fondò la Grameen Bank (nella lingua del Bangladesh significa “banca del villaggio”, intesa come banca rurale), ed iniziò a fare concorrenza alle banche presenti sul territorio del Bangladesh concedendo prestiti a persone sprovviste di garanzie. Nessuno poteva aspettarsi un successo; ed invece i prestiti furono rimborsati con un tasso molto più alto delle medie registrate negli istituti di credito tradizionali ed oggi la banca conta circa 2.500 filiali in tutto il mondo. Attorno ad essa ruotano fondazioni, associazioni no profit ed ONG che finanziano e supportano progetti di microcredito e sviluppo nella ricerca – come ha dichiarato il fondatore Yunus - di un’economia a tre zeri: zero disoccupazione, zero povertà, zero emissioni di CO2.

Ma partiamo dall’inizio: Muhammad Yunus nasce il 28 giugno del 1940 a Chittagong, il più importante centro economico del Bangladesh. La nazione si forma nel 1971 rivendicando la sua autonomia nei confronti del Pakistan, che a sua volta era stato creato dalla divisione, per motivi religiosi, dalla Repubblica dell’India (infatti la repubblica del Pakistan è a maggioranza musulmana, mentre la Repubblica indiana è a maggioranza induista). Egli si reca negli stati Uniti per i suoli studi economici presso la Vanderbilt University e nel 1972 torna nella sua città natale accettando la posizione di professore associato alla Chittagong University, ricoprendo contestualmente anche l’incarico di direttore del dipartimento di economia.

Il suo Paese è uno dei più poveri e sovrappopolati dell’Asia e nel 1974 viene colpito da una pesante carestia; lungo le strade della sua città è un susseguirsi di poveri, mendicanti, senza tetto. Ovunque si giri lo sguardo si vede solo tanta miseria; decide allora di recarsi direttamente nei villaggi limitrofi alla sua città per parlare direttamente con le persone e cercare di capire le ragioni effettive della loro grande povertà. Si fa aiutare anche dai suoi studenti e presso il villaggio di Jobra censisce 42 famiglie che hanno richiesto prestiti per poter iniziare una piccola attività produttiva. Scopre così che l’esposizione debitoria di quel campione di persone ammonta a 856 taka che in valuta bengali corrisponde a circa 27 dollari!

Ma quindi quale è il problema? Di fatto le persone non riescono ad ottenere credito dalle banche tradizionali in quanto non dispongono di adeguate garanzie e quindi per aprire una piccola attività artigianale, agricola o commerciale, che offra loro un minimo di sostentamento, sono costretti a rivolgersi a soggetti benestanti che si comportano da sfruttatori, prestando denaro ad usura. Ma leggiamo un passo della sua esperienza con Sufia Begum, abitante del villaggio di Jobra, direttamente dal suo libro scritto nel 2008 (“Un mondo senza povertà”, M. Yunus, edito da Feltrinelli): Lei fabbricava con notevole abilità funzionali ed eleganti sgabelli di bambù nella fangosa aia della sua abitazione. Eppure, anche in questo caso per qualche ragione tutta la sua dura fatica non riusciva a tirar fuori la famiglia dalla povertà. Parlandole, finalmente riuscii a capire perché. Come quasi tutti nel villaggio, Sufia si faceva anticipare dagli strozzini locali il denaro che le serviva per comprare il bambù per gli sgabelli, e lo strozzino le dava il denaro solo se lei acconsentiva a consegnargli tutta la produzione al prezzo che lui stabiliva. Grazie a questo infame accordo e agli alti interessi che doveva pagare sul prestito, tutto quello che le restava erano solo due penny per una giornata di lavoro.

All’esito della sua indagine conclude che lui stesso, chiedendo un prestito di poco meno di ventisette dollari, potrebbe salvare dall’usura ben 42 famiglie; da qui quindi la sua intuizione: offrire lui stesso delle garanzie per procurarsi del denaro per iniziare un processo virtuoso di credito. Infatti la radicata convinzione degli istituti bancari risiede nel pensare che le persone povere non restituiscano i prestiti ottenuti in quanto non presentano adeguate garanzie. Quindi Yunus si rivolge direttamente alla banca locale alla quale chiede un prestito di 10.000 taka, circa 300 dollari - che suddivide in tanti micro prestiti a favore dei poveri del villaggio di Jobra - e per il quale la banca chiede le garanzie personali del professore stesso. L’esperimento funziona e dimostra che la maggioranza delle persone che hanno ottenuto il micro-prestito lo ha restituito alla scadenze preordinate pagando anche gli interessi!

Così nel 1977, dopo un incontro con il direttore di banca della Bangladesh Kristi Bank, Yunus riesce ad aprire a Jobra una succursale della stessa banca con l’intento di continuare ad erogare micro-credito alle persone meno abbienti. Tuttavia le resistenze dovute ai secolari preconcetti bancari ed alla convinzione che l’esperimento sia andato bene esclusivamente per il carisma del professore, inducono Yunus a fondare lui stesso una banca con il focus esclusivo sui clienti poveri a cui prestare, senza garanzie reali e senza espletare pratiche legali, piccole somme di denaro capaci tuttavia di aiutare lo sviluppo di un’iniziale idea produttiva.

Nasce così nel 1983 la Grameen Bank, che eroga microcredito nella formulazione pensata dal Prof. Yunus e che offre una visione diversa di povertà e una terapia finanziaria atta a contrastarla, e che si basa su queste caratteristiche: la centralità della donna, il prestito di gruppo (ricordiamo che Grameen in lingua locale significa villaggio), la mancanza di garanzia di qualunque tipo, l’inesistenza di strumenti giuridico-legali, la fiducia nei confronti dei debitori e il concetto di reciprocità di aiuto e di circolarità del credito. Nella sua mission si riconosce anche un approccio completamente diverso da quello delle banche tradizionali; queste cercano di attirare i clienti ricchi ed affidabili, la Grameen Bank, al contrario, pone il suo obiettivo sulla concessione di finanziamenti alle persone povere che non hanno da offrire garanzie reali o personali.

Così impostata la banca, nel tempo, espande i prodotti finanziari da offrire ai suoi clienti e propone fondi assicurativi, leasing per l’acquisto di beni ammortizzabili e prodotti di risparmio. Ma un altro elemento abbastanza imprevedibile è legato al fatto che la maggior parte dei clienti beneficiari del micro credito sono donne (per il 90% circa); questo dato è abbastanza inaspettato se si pensa che il Bangladesh è un paese di religione musulmana, dove le donne vengono poste in una posizione di subordinazione rispetto agli uomini. In una società patriarcale le donne non possono chiedere prestiti, neanche quelle che si trovano in una posizione economica agiata in quanto soggette, in ogni caso, all’autorizzazione da parte di mariti, padri e fratelli.

In tale contesto socio culturale è evidente che la banca di Yunus abbia dovuto contrastare anche molte critiche ed ostacoli da parte: della componente maschile della società che iniziava a sentirsi travolta da una sorta di emancipazione femminile con la conseguente perdita di controllo e di assoggettamento economico sulle donne; degli usurai che sono stati spiazzati nei loro affari, dai guadagni facili ed illegali, in quanto la maggior parte dei clienti veniva loro sottratta; infine dai capi religiosi che iniziavano a veder minati i principi sui quali si basa la propria religione.

Ma dopo diversi anni forse l’attacco peggiore che sta subendo il Prof. Yunus è quello che lo ha coinvolto ad inizio del 2024 in uno scandalo legato alla violazione di alcune leggi sul lavoro da parte di una sua azienda, la Grameen Telecom (la più grande compagnia di comunicazioni del Bangladesh) e per il quale, insieme a tre dei suoi collaboratori è stato condannato a sei mesi di carcere. È stato iniziato anche un altro processo a suo carico per evasione fiscale e corruzione; in totale più di cento accuse da cui doversi difendere. Ma dietro questo attacco c’è chi ipotizza, e forse senza sbagliare, motivi politici; infatti il prof. Yunus è inviso all’attuale governo del Bangladesh che, attraverso la presidente Sheikh Hasina, lo ha accusato di approfittare dei poveri; ma i due in realtà sono rivali e l’attuale presidente ha intensificato la repressione del dissenso politico durante il periodo antecedente le elezioni. La sentenza e le accuse contro il professore sono state considerate un attacco politico ai principi della libertà e dei diritti umani: il prof. Yunus si può a ben ragione considerare colui che ha contribuito in modo importante al tentativo di crescita del proprio Paese, offrendo un futuro dignitoso a coloro che altrimenti non avrebbero avuto mezzi per il sostentamento quotidiano. Anche Amnesty international è scesa in campo in difesa del premio Nobel e più di 160 grandi personalità internazionali, tra cui Barak Obama, e circa 100 premi Nobel hanno pubblicato una lettera congiunta in cui si denunciano le continue molestie giudiziarie nei confronti di Yunus, e si afferma di temere per la sua sicurezza e libertà.

La storia purtroppo si ripete nel tempo: l’essere umano accecato dal potere e dall’ambizione agisce iniquamente ed utilizza tutte le armi contro lo slancio generoso ed altruistico di poche persone lungimiranti e sapienti che provano a risollevare le sorti dei più deboli e dei più poveri, convinti che le cose possano cambiare in favore di forme di collettività basate su principi di giustizia sociale!



La corsa all’Africa


Proiezione del documentario sul tragitto dei migranti, tratto da “Argine prima del deserto” di Gemma Vecchio (Casa Africa onlus).

 

 

 

 

 

L’oggetto del mio intervento è il vertice Italia Africa che si è tenuto il 29 gennaio scorso presso il Senato della Repubblica.

Le cose si stanno evolvendo rapidamente e senza che neanche ce ne accorgiamo noi in Italia, l’Africa sta crescendo rapidamente pur con tutte le sue difficoltà e limiti nell’approccio internazionale.


Mentre la povertà estrema attanaglia la popolazione africana, a tal punto da far partire tutte le nuove generazioni attratte dal mito dell’Europa e di un futuro migliore, fenomeno ormai in atto da anni - dall’altra investitori stranieri stanno correndo in Africa per investire i propri soldi e ricavarne un introito.


Quindi mentre proprio assistiamo alla nuova linea politica di investimenti italiana tenuta dalla Meloni, pur con tutte le sue difficoltà e limiti, dall’altro vediamo la corsa all’approvvigionamento energetico e delle materie prime da parte dei grossi Paesi e sistemi economici mondiali.


L’Africa ed il neo colonialismo?


Si ma forse si deve parlare di un nuovo neocolonialismo di stampo economico?

 

Forse.
D’altronde, sappiamo tutti che le relazioni internazionali sono ormai alla base del nuovo mondo globalizzato, che ha reso tutto il pianeta interattivo, addirittura c’è la corsa allo spazio x l’approvvigionamento di materie prime. Quindi la partita tra i grandi potenti della Terra si sposta sui pianeti da conquistare fuori del nostro.


Eppure in tutta questa diatriba e corsa alla conquista dello spazio, si assiste ad una attività senza sosta di politici che vanno e vengono dall’Africa. Vedi il Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, in questi giorni in giro per vari Paesi africani a seguito della scoperta di giacimenti di gas e petrolio in Mali davanti alla Costa ivoriana, come annunciato dal tg2 rai martedi 2 aprile.

Europa ed Africa sono dunque alleati nella lotta al terrorismo con una nave militare che Mattarella visiterà nel porto di Accra impegnata nel pattugliamento antipirateria nelle pericolose acque del Golfo di Guinea. Ancora, il Presidente della Repubblica si reca in Costa d’Avorio ad Abidjan dove l’Eni ha trovato importanti giacimenti di petrolio e di gas. Si è parlato ieri di un colloquio tra Mattarella e il presidente Ouattara di un progetto importante per dare un nuovo impulso alla cooperazione tra i due Paesi e per avviare completamente quella strada di diplomazia sulla quale viaggia anche il progetto del Governo, il piano Mattei. A seguire Mattarella visiterà un complesso scolastico sostenuto da un progetto italiano teso all’istruzione dei più piccoli, ma anche alla formazione degli insegnanti ed al coinvolgimento delle famiglie.

Ultima tappa la comunità di Sant’Egidio per ringraziare chi si occupa di trovare casa ai bambini di strada ed a raccogliere i più fragili.

Quella energetica è tra le priorità del progetto e coniugherà l’utilizzo di questi grandi giacimenti che consentiranno alla Costa d’Avorio di essere protagonista del continente africano per l’approvvigionamento energetico, compatibilmentealle esigenze climatiche.

Dall’altro versante, più a Sud, è del 4 aprile la notizia dellWindhoek Observer che annuncia che Namibia e Russia rafforzano le relazioni bilaterali (articolo di Niel Terblanchè) e che il Ministro namibiano delle relazioni internazionali e della cooperazione incontra a Mosca la sua controparte russa, Lavrov Sergei, ministro degli esteri russo.

I Paesi esprimono ottimismo nella crescita del commercio, identificando i settori dell’estrazione delle risorse minerarie e processo di produzione energetico. Agricoltura, pesca, salute pubblica, addestramento del personale, cultura, turismo, sport, come chiave per la cooperazione. Hanno parlato anche delle tensioni nel SADC (Southern AfricaDevelopment Community) specialmente nell’ Est della Repubblica democratica del Congo e del Nord del Mozambico. Hanno affrontato anche tematiche concernenti la situazione del Medio Oriente e l’escalation della guerra israelo-palestinese e l’andamento della guerra con l’Ucraina. La Russia ringrazia la Namibia per aver supportato all’interno delle nazioni unite le sue iniziative e questa ultima chiede un cambiamento dirotta della nazioni unite che guardino al benessere dell’Africa.

Lavrov da parte sua enfatizza la convinzionerussa nell’importanza di rafforzare la sovranità africana aderendo alle soluzioni proposte per risolvere i problemi africani. L’incontro poi è stato teso a promuovere una mutua collaborazione nella cooperazione Russia sadc ed hanno esplorato le prospettive in un forum di partnership Russia/Africa.


Ma tornando al nostro Mediterraneo, le migrazioni si sviluppano via terra - stiamo parlando dei poveri migranti africani in cerca di un futuro migliore che tentano di attraversare il deserto del Sahara seguendo le vie carovaniere di un tempo andato ma ancora funzionanti – e via cielo de i politici ed investitori economici che si affacciano al continente africano in cerca di fortuna .


Ma cosa è cambiato rispetto a prima?


Mentre la Cina, l’India e le nuove economie emergenti del pianeta si affacciano più o meno in silenzio investendo in questo vasto continente, trattando con i Paesi africani in crescita, mentre anche essi cominciano a fare capolino più o meno consapevolmente sul piano internazionale, assistiamo all’incremento di molti Paesi quali Cina, India ed adesso Russia che si propongono di allargare le proprie mire sull’Africa.


Ecco dunque il nuovo scenario internazionale che emerge all’indomani della pandemia, della guerra Russia Ucraina e del problema dell’approvvigionamento del grano in tutto il mondo ed in particolare il Africa e del gas in Europa, in particolare in Italia.

 

9 giugno 2022


Il grano ucraino fu bloccato dai Russi sul MarNero e impedendo alle navi ucraine di trasportare merce . “Intervista rilasciata ad Alessandra Muglia, “Putin affama l’Africa” Corriere della sera 9 giugno 2022”.

 


L’unica voce indipendente resta Wole SOYINKA (Premio Nobel letteratura 1986 - vedasi Tesi di laurea su Opera teatrale di Wole Soyinka 1986 di Scarponi Emanuela) che dichiara molto semplicemente che “...la Russia sta affamando l’Africa”. Queste le parole di Wole Soyinka, unica voce dell’Africa a dire la verità sul tema. Riprendendo così le sue parole dall’intervista rilasciata ad Alessandra Muglia, Wole Soyinka accusa Putin di affamare l’Africa, ed auspica che i leader africani lo dicano”.

Lo scrittore nigeriano, primo africano ad aver vinto il Premio Nobel per la letteratura nel 1986, grida il suo dolore per le guerre, così come la maggior parte degli africani pensanti ma evidenzia la grande vulnerabilità dell’Africa che è costretta a collaborare.


«La guerra in Ucraina rischia di affamare e destabilizzare l’Africa” sostiene Wole e considera Vladimir Putin un tiranno che sta portando il mondo indietro di secoli.


L’Africa ha provato cosa sia l’imperialismo violento. Ora la Russia si sta comportando come l’America in passato. Ma il mondo dovrebbe andare avanti.


Oppositore e prigioniero politico della dittatura nella Nigeria post-coloniale, Wole Soyinka è chiaro sul punto: ora che gli effetti di questa “ignobile aggressione” si sentono in Africa, dai negozi chiusi a Mogadiscio per i prezzi alle proteste violente a Kampala, in Uganda, contro il caro vita - l’autore dell’opera contro la tirannia
Kongi’s harvest, 1965, risponde dalla sua casa di Abeokuta, la cittadina nigeriana dov’è nato.

Sostiene che i leader africani si sono mobilitati per evitare il peggio. Non vogliono che si aggiunga la carenza di cibo a quel che già devono affrontare. Dai colpi di Stato in Burkina Faso e Mali alla Nigeria alle prese con quella che chiamo la “trilogia” del terrore: non c’è solo Boko Haram. Pare sia stato il presidente ucraino Zelensky a sollecitare un incontro coi leader africani e che loro, per non irritare Putin, hanno deciso di recarsi in Russia prima di andare in Ucraina nei prossimi giorni. L’Africa è succube di Putin? Queste le parole di soyinka.

Dovremmo anche in questo caso tornare alla Seconda Guerra mondiale ed alle sue conseguenze sulla divisione del pianeta tra le due potenze mondiali di allora, Russia edAmerica.
Ma oggi le cose sono cambiate. L’Asia é il vero terzo polo economico del mondo.
Intervista rilasciata ad Alessandra Muglia, “Putin affama l’Africa” Corriere della sera 9 giugno 2022”.



Ebbene, altra forza in campo e l’Isis (Islamic State of Iraq and Syria, ISIS) o Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (Islamic State of Iraq and the Levant, SIL):la parola araba Shām indica infatti quella regione geografica che comprende il Sud della Turchia, la Siria, il Libano, Israele, la Giordania e la Palestina e che viene indicata come "Grande Siria" o "Levante". che fa capolino ancora di tanto in tanto con scenari di terrorismo, ultimo dei quali a Mosca.

In Nigeria ad esempio aveva creato una compagine unica con Boko Haram. Vedasi articolo redatto da Emanuela Scarponi il 5-09-2019 “Boko Haram e la Nigeria di oggi” pubblicato su Africanpeoplenews. “...Pur combattendo per obiettivi diversi, il nuovo leader Shekau ha aperto i propri orizzonti dialogici con l'Is: infatti egli ne ha adottato atteggiamenti, come ad esempio, la propaganda via web con video ad effetto (emblematico quello in cui Shekau proclama la fondazione del proprio gruppo emulando goffamente il video di "presentazione" dell'Is con protagonista Al Baghdadi). Inoltre pare che l'Is finanzi eventuali nuovi gruppi terroristici, mossa da uno spirito di fratellanza e supporto con e verso questi”.

Non si deve mai confondere l’Isis con il mondo islamico, che nella maggior parte dei casi lo condanna severamente. Ma si presenta come bandiera contro l’Occidente e gli Stati Uniti in particolare.

Quindi il mondo arabo è l’altra compente in corso, più potente del passato, proprio per la presenza del petrolio, indispensabile per noi.

 

Mondo musulmano contro mondo cristiano: questo è un altro elemento di contrasto.


Il mondo si sta di fatto dividendo su sbarramenti religiosi, che invece di unire i popoli diventano ostacoli alla pace. Inutili gli appelli del Papa, inutili i tentativi di aiuto disperati di pochi uomini di buona volontà.


Tutto sembra inutile.


Di qui l’Europa.


L’Europa è il nuovo soggetto attivo che dà fastidio sia agli Stati Uniti sia alla Russia.Ancora la differenza la fa Putin ed il suo tentativo di conquista ai vecchi territori appartenenti all’URSS.


In realtà, dopo la pandemia, la crisi economica attanaglia il pianeta che cerca di controllare l’aumento della popolazione dei Paesi emergenti Cina,India ed il continente, Africa.


Quindi assistiamo increduli ad una escalationdella guerra in Israele e Palestina, quindi il medio oriente da sempre infuocato e che oggi vive un momento terribile. Si parla di genocidio di palestinesi. Hamas attacca gli israeliani con attentati e gli israeliani bombardano Gaza e pure forse x incidente gli operatori umanitari dell’ONU. E’ la guerra, guerra senza sosta. Con le nuove tecnologie, i nuovi armamenti.


Siamo anche ad un nuovo modo di fare la guerra che ormai è sempre più tecnologica. Ma i morti sono sempre tanti.


La gente muore senza manco capire che succede.


L’Europa ha vissuto anni di pace dalla Seconda guerra mondiale ad oggi,


Ebbene siamo sull’orlo della Terza guerramondiale. E tutti invocano la pace nello scenario internazionale nel quale ci stiamo muovendo.


Mentre il Mar Mediterraneo è da anni luogo di morte per non si sa più quanti uomini caduti dalle barche provenienti dalla Libia, piene di migranti, negli ultimi anni abbiamo assistito anche al passaggio di navi russe dirette in Crimea a lardo delle nostre coste.


Insomma le cose stanno cambiando ed in tutto questo anche l’Italia si muove.


Ma come si muove?


Il Governo Meloni si approccia all’Africa richiamando Enrico Mattei, del cui personaggio parleremo in altra sede.

 

 

 

 


Ne è testimonianza il Vertice Italia Africa che si è tenuto lo scorso 29 gennaio presso il Senato. Per la prima volta infatti il Vertice si è tenuto presso il Parlamento, di qui il carattere politico istituzionale che ha visto il coinvolgimento di tutte le rappresentanze istituzionali, dal presidente della Repubblica Mattarella che ha ospitato i Capi di Stato africani presso il Quirinale il 28 gennaio ai rappresentanti istituzionali politici, in primis Giorgia Meloni e Tajani, ministro degli affari esteri, che hanno aperto i lavori del vertice alla presenza delleistituzioni europee ivi presenti. (Articolo pubblicato il 2 aprile 2024 su Africanpeoplescientificnews) di Emanuela Scarponi in occasione del convegno internazionale “Europa e Italia per la sostenibilità in Africa e nel Mediterraneo”: conferenza promossa da RIDE il 4 marzo scorso presso Parlamento europeo.

 

SUMMIT

Il 29 gennaio 2024 dunque ha avuto luogo la bellissima cerimonia del vertice Italia Africa presso Palazzo Madama. blindato il centro storico, Palazzo Madama diviene per un giorno la casa internazionale di capi di Stati africani riuniti per la prima volta in un sito politico, il Senato, sede della seconda carica dello Stato.

l'Aula è colma di presidenti di Stati africani, e di associazioni internazionali che collaborano negli investimenti in questo continente a lungo dimenticato, ma con bellezze incredibili e soprattutto risorse minerarie enormi.

Racchiusi nella cosiddetta bomboniera rossa dell'Aula di Palazzo Madama, ci sono i nuovi attori nello scenario politico internazionale.

D'improvviso il Senato diviene habitatinternazionale come mai lo era stato, luogo di incontro e costruzione di un mondo migliore cosi come interpretato da Giorgia meloni, prendendo spunto da ENRiCO Mattei,fondatore dell'Eni.

Certo, i tempi sono cambiati e forse in ritardo su tutti i fronti ma la politica italiana finalmente si affaccia a questo nuovo scenario internazionale per tentare nuove strade che possono procurare energia e sviluppo per il nostro Paese, divenuto di fatto fanalino di coda dei Paesi tradizionalmente parte dell'Europa. Presente Ursula Von Der Leyen per l'Europa e rappresentati erano l'Unione africana col suo presidente.

Le relazioni introduttive della Meloni, e Tajani hanno resocontato sul contenuto del cosiddetto “Piano Mattei”, ispirandosi a Enrico Mattei, fondatore dell'Eni. Si investirà finalmente in Africa, in parecchi Paesi citati con progetti di formazione, su 5 pilastri: agricoltura, energia, acqua, istruzione e salute.

Forse il momento è arrivato anche se con notevole ritardo. C'è chi però auspica un maggiore coinvolgimento dei Paesi africani, degli africani e della diaspora degli africani in Italia. La sera le conclusioni della Meloni: di fatto considera costruttivo e positivo il vertice ribadendo quanto detto nell'introduzione.

 

 

Dal punto di vista istituzionale, la presenza di 49 Stati africani, delle principali organizzazioni internazionali, istituzioni finanziarie internazionali e Banche multilaterali per lo sviluppo, nonché dei vertici dell’Unione europea, offre segnali positivi rispetto al convening power del Governo, e sul suo posizionamento internazionale. In particolare, considerata la necessità di inquadrare il Piano Mattei nella dimensione multilaterale ed europea, la presenza delle maggiori cariche europee – la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, la Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola e il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel – è certamente un segnale positivo.

Complice anche la Presidenza italiana del G7, l’Italia ha confermato il forte mandato politico verso il continente africano, che ha infatti portato a trasformare una conferenza ministeriale in un Summit ai più alti livelli, e che rappresenta appunto anche una delle priorità per il mandato G7 di Roma.



Energia

L’energia si conferma la priorità del Piano Mattei. Ad oggi, oltre il 71% delle importazioni italiane dal continente africano sono rappresentate da prodotti energetici e l’Africa nel 2023 è stato il primo partner energetico dell’Italia.

La Premier ha insistito ancora una volta sull’ambizione di rendere l’Italia un “hub energetico” tra Europa e Africa, sostenendo progetti volti tanto all’uso interno quanto all’esportazione, al fine di garantire nuove forniture energetiche all’Europa e insieme sostenere lo sviluppo in Africa.

Anche le dichiarazioni dell’ amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, presente al Summit, lasciano intendere che l’abbondanza di risorse energetiche del continente sarà centrale per assicurare la sicurezza energetica in Italia e in Europa e garantire sviluppo locale. Questa narrativa, tuttavia, non è basata sulla realtà: se da un lato, infatti, la sicurezza energetica in Italia e in Europa non è più a rischio, dall’altro la retorica del gas per lo sviluppo si scontra con la dimostrazione di come la crescita sostenibile e di lungo periodo che serve all’Africa non possa basarsi sul fossile – come messo in luce nel caso del Mozambico e della Repubblica del Congo.



Di fatto, però, di oil&gas non si è parlato direttamente – anche se la presenza tra i delegati del Summit dell’Amministratore delegato di Eni e altri rappresentanti delle industrie dell’energia lascia intendere il ruolo centrale che l’industria del fossile continuerà a svolgere nel Piano. Gli interessi della partecipata sono coinvolti anche nella filiera dei biocarburanti nel cui sviluppo in Kenya – citato esplicitamente da Meloni – Eni sta investendo molto.



Finanziamento

Per fare tutto ciò, servono ingenti risorse. Secondo quanto emerso sinora, il Piano potrà contare su 5.5 miliardi di euro, tra cui 3 miliardi dal Fondo per il Clima (FIC), e 2.5 miliardi dalle risorse dedicate alla Cooperazione allo sviluppo. Il FIC, gestito da Cassa Depositi e Prestiti (CDP), è stato istituito nel 2022 e rappresenta il principale strumento politico nazionale per perseguire gli obiettivi assunti dall’Italia nel quadro degli accordi internazionali su clima e ambiente, con un’allocazione di 4.2 miliardi nel periodo tra il 2022 e il 2026. Come confermato da Meloni durante la COP28, il 70% di questo Fondo dovrebbe essere dedicato all’Africasi tratta, appunto, dei 3 miliardi di cui la premier ha parlato durante il Summit.



Presenza africa al summit

Da un lato la partecipazione dei leader africani è andata oltre le aspettative 49 paesi , complice anche una necessità di accreditamento con la Presidenza italiana del G7 1), dall’altro la questione della partecipazione e della co-partecipazione dei partner africani alla definizione del Piano è emersa come un punto critico del Summit. (1) Il G7 è un gruppo di grandi Paesi tra le economie più avanzate, unito da valori e principi comuni e ricopre un ruolo fondamentale nella difesa della libertà, della democrazia e dei diritti umani nello scenario mondiale).

Il Gruppo è stato istituito come piattaforma di cooperazione economica e finanziaria in risposta alla crisi energetica del 1973. E’ un forum informale, non articolato in strutture istituzionali permanenti, che riunisce Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America, con la partecipazione dell’Unione Europea; proprio la informalità del consesso ha fatto sì che nel corso degli anni il G7 sia la sede per la trattazione di temi strategici, come la politica estera, lo sviluppo, la ricerca.



Da un lato, hanno lasciato il segno le parole di Moussa Faki, Presidente della Commissione dell’Unione Africana (UA), che nel suo discorso ha fatto notare come sarebbe stato necessario un maggiore coinvolgimento dell’UA da parte italiana nell’ambito del Piano Mattei. Un commento, questo, che va contestualizzato nel proposito del governo italiano di scrivere il Piano insieme ai Paesi africani, esplicitato apertamente da parte di Meloni in occasione della visita in Mozambico e Repubblica del Congo dello scorso ottobre, e cui Meloni ha fatto riferimento più volte anche in seno al Summit, escludendo che il Piano Mattei sia una “scatola chiusa” da “calare dall’alto”.

Dall’altro lato, si è fatta sentire la totale assenza della società civile italiana e africana. Assenza che pesa ancora di più considerando che in platea erano invece seduti i rappresentanti delle imprese italiane che più saranno coinvolte nel Piano, e che dunque la partecipazione non è stata limitata al solo livello istituzionale. A tal proposito, la scorsa settimana 79 organizzazioni della società civile africana hanno inviato una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al Governo, portando alla loro attenzione una serie di richieste per il Piano italiano sull’Africa.

Al di là del piano più istituzionale e di rappresentanza del Vertice, è difficile dare un giudizio complessivo del Piano Mattei. Il Summit non ha fatto emergere elementi radicalmente nuovi rispetto a quanto già era trapelato negli scorsi mesi: il Piano rappresenterà una piattaforma di cooperazione aperta e co-partecipata dai Paesi africani, basata nelle intenzioni su: un approccio paritario, non predatorio e non caritatevole, con l’obiettivo di contribuire alla crescita dell’Africa grazie alle proprie risorse attraverso progetti e strategie innovativi.




I problemi dell’africa e dell’Italia d’altronde non sono di oggi, stanno sul tappeto da più di un decennio.

Il primo naufragio nel Mediterraneo avviene il 3 ottobre 2013 - Gaia Spera, Distanze, A.P.N. (AfricanPeopleNews), Roma, 2017, pp. 48.

Ma il Governo Meloni è stato il primo ad aver preso posizione netta nella situazione incresciosa e difficile nella quale versa il nostro Paese sia per quanto riguarda il versante immigrazione clandestina che si registra da una parte all’altra delle sponde del Mediterraneo, sia nei confronti dell’Africa e dei Paesi afro mediterranei, sia nei confronti dei Paesi europei, il tutto reso più difficile dall’approvvigionamento di energia fino ad oggi giunte dalla Russia di Putin e che oggi la guerra Ucraina Russia ha reso impossibile.

Dunque il governo Meloni si è precipitato ad aprire negoziati di partnenariato con i Paesi d’Africa.

 

 

 

Prima cabina di regia

 

Si è tenuta a marzo la prima riunione della cabina di regia dove la meloni ha ribadito quanto accaduto nel vertice Italia Africa del 29 gennaio al Senato dove hanno partecipato 49 Paesi africani, quasi tutti rappresentati dai Capi di Stato. Vertice dell’Unione europea, e sono stati coinvolti attori economici di livello internazionale con cui si è aperto il G7 con la presidenza italiana con il tema Africa. Che può portare al coinvolgimento degli altri paesi europei. Presente l’ANCE associazione nazionale costruttori edili e Confindustria

I settori sono 6; agricoltura, energia, acqua, istruzione, salute ed infrastrutture nei quali l’Italia può dare il meglio di sé, nel dare spazio alle priorità dei paesi africani interessati.

I Paesi iniziali sono 9: Algeria, Egitto Congo, Costa d’Avorio ,Etiopia, Kenya, Marocco e Tunisia.

Iniziano le prime missioni operative a Bruxelles x condividere a livello europeo ciò che stiamo facendo ad Adis Abeba ed in Costa d’avorio, con principali istituzioni finanziarie internazionali. In Egitto con ursula con memorandum of understanding, Amemorandum of understanding, or MOU, is a non vincolante nonbinding agreement that states each party's intentions to take action, conduct a business transaction, or form a new partnership. This type of agreement may also be referred to as a letter of intent (LOI) or memorandum of agreement (MOA).

 

cooperazione bilaterale per collaborazione di agricoltura, istruzione, contributo di tutto il sistema Italia.

 







































Guerra Ucraina-Russia e sue conseguenze in Africa





Guerra Ucraina-Russia e sue conseguenze in Africa

di Emanuela Scarponi


L'odierna globalizzazione implica una visione globale delle cose, delle circostanze, della storia, delle guerre, della pace, della politica internazionale, economica, sociale della popolazione mondiale nel suo complesso. Non si può più prescindere dalla situazione economica, di una parte del pianeta Terra come una evento scisso da tutto il resto.


Purtroppo la pandemia è stato il primo evento negativo del mondo globalizzato. Infatti, il covid 19 non avrebbe mai avuto modo di espandersi a tutta l’umanità, senza i mezzi aerei a nostra disposizione e senza gli spostamenti continui delle persone e delle cose.
L’evento nucleare di Hiroshima è da considerarsi il primo evento catastrofico a livello continentale che ha coinvolto buona parte del Giappone, delle sue genti, e delle generazioni a venire del genere umano. Infatti, si sono avute conseguenze disastrose sullo stesso sviluppo del genere umano, perché le radiazioni hanno causato grosse malattie genetiche in tutta la popolazione che viveva nei territori limitrofi di Hiroshima alla fine della Seconda Guerra mondiale.
Un altro momento terribile, per l’Europa questa volta, e’ stato Churnobil, un incidente avvenuto nella importante centrale nucleare di Churnobil che negli anni ‘80 ha causato gravi mutilazioni agli esseri umani presenti nei territori limitrofi, causando la morte di persone e causando malattie genetiche che si sono sviluppate nelle generazioni a venire. Le conseguenze dell’incidente di Churnobil si sono risentite persino il nostro Paese perché le radiazioni non conoscono confini e si sono propagate nell’aria raggiungendo l’Italia, provocando malattie alla tiroide di molte donne italiane e quindi impedendo la procreazione di altri esseri umani.


In questo senso, pertanto, la riflessione di tutti, nessuno escluso, è divenuta unanime nello scongiurare lo scoppio di una guerra nucleare, che provocherebbe la morte di tutto il genere umano.


E moltissimi film di fantascienza hanno prefigurato questo mondo distrutto proprio dall’homo sapiens, nato come il più intelligente degli esseri viventi sul pianeta Terra.


Quindi e ben chiaro cosa succederebbe se una guerra nucleare scoppiasse d’improvviso.


Ebbene, la pandemia ha causato grandi problemi economici in tutto il mondo in quanto l’economia mondiale ha subìto un arresto improvviso. I due anni di pandemia causati dal covid 19 ha creato grossi problemi alla società nel suo complesso di tipo sociale, psicologico, educazionale, ed economico. Ma sono soprattutto i problemi economici che hanno portato a situazioni di grande difficoltà estreme.


Ma tutto avremmo potuto immaginare meno che lo scoppio di una guerra mentre si prefigurava la fine della pandemia grazie all’avvento del vaccino, che più o meno funzionante, ha cacciato fuori dal pericolo di contaminazione globale tutta l’umanità.


In questo scenario complesso la Russia di Putin entra in guerra con l’Ucraina. Ciò accade da un giorno all’altro, senza preavviso alcuno.

Da guerra regionale la guerra Ucraina-Russia sta prendendo una dimensione sempre più globale, in quanto gli Stati Uniti restano fermamente intenzionati a proteggere l’Ucraina, cosi come l’Europa, che considera l’Ucraina il granaio d’Europa e non solo.

Cosi da questa delicata situazione scaturisce come prima conseguenza dei gravi rapporti tra Europa, di cui l’Italia fa parte, e la Russia il problema dell’approvvigionamento del gas - proveniente dalla Russia – e dell’energia in genere.

Ma perché l’Italia non si apre all’Africa per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico? Questa e’ una domanda che mi pongo, ma la risposta non c’è.

Ma cosa ha a che fare la guerra Ucraina-Russia con l’Africa? “Ebbene, la Russia sta affamando l’Africa”. Queste le parole di Wole Soyinka, unica voce dell’Africa a dire la verità sul tema. Riprendendo così le sue parole dall’intervista rilasciata ad Alessandra Muglia, Wole Soyinka, accusa Putin di affamare l’Africa, ed auspica che i leader lo dicano.
Lo scrittore nigeriano, primo africano ad aver vinto il Premio Nobel per la letteratura nel 1986, grida il suo dolore per le guerre, così vome la maggior parte degli africani pensanti ma evidenzia la grande vulnerabilità dell’Africa che è costretta a collaborare.
«La guerra in Ucraina rischia di affamare e destabilizzare l’Africa” sostiene Wole e considera Vladimir Putin un tiranno che sta portando il mondo indietro di secoli.
L’Africa ha provato cosa sia l’imperialismo violento. Ora la Russia si sta comportando come l’America in passato. Ma il mondo dovrebbe andare avanti.

Oppositore e prigioniero politico della dittatura nella Nigeria post-coloniale, Wole Soyinka è chiaro sul punto: ora che gli effetti di questa “ignobile aggressione” si sentono in Africa, dai negozi chiusi a Mogadiscio per i prezzi alle proteste violente a Kampala, in Uganda, contro il caro vita - l’autore dell’opera contro la tirannia Kongi’s harvest, 1965, risponde dalla sua casa di Abeokuta, la cittadina nigeriana dov’è nato.

Sostiene che i leader africani si sono mobilitati per evitare il peggio. Non vogliono che si aggiunga la carenza di cibo a quel che già devono affrontare. Dai colpi di Stato in Burkina Faso e Mali alla Nigeria alle prese con quella che chiamo la “trilogia” del terrore: non c’è solo Boko Haram.
Pare sia stato il presidente ucraino Zelensky a sollecitare un incontro coi leader africani e che loro, per non irritare Putin, hanno deciso di recarsi in Russia prima di andare in Ucraina nei prossimi giorni.
L’Africa è succube di Putin?

Dovremmo anche in questo caso tornare alla Seconda Guerra mondiale ed alle sue conseguenze sulla divisione del pianeta tra le due potenze mondiali di allora, Russia ed America.
Ma oggi le cose sono cambiate.


L’Asia é il vero terzo polo economico del mondo.

Soyinka continua: «Noi africani siamo emersi da decenni di lotte contro il colonialismo e l’apartheid e ora facciamo fatica a prendere posizione contro i prepotenti. Ma la maggior parte delle persone pensanti che ho incontrato nel continente sono inorridite per questa invasione, per l’enorme distruzione, le atrocità e la grande quantità di sfollati causate non da alluvioni o terremoti ma dal potere di un prepotente chiamato Vladimir Putin. E questo la leadership africana dovrebbe enfatizzarlo».
Il presidente di turno dell’Unione africana Macky Sall non ha menzionato il blocco dei porti ucraini da parte dei russi come causa della crisi del grano ed a Bruxelles ha puntato il dito sulle sanzioni.
E' notizia dell'ANSA-AFP di KIEV dello scorso 16 agosto: la prima nave umanitaria noleggiata dalle Nazioni Unite per trasportare cereali ucraini è partita oggi dal porto di Pivdenny, nel Sud dell'Ucraina, con un carico di circa 23.000 tonnellate di grano destinato all'Africa. Lo ha reso noto il Ministero delle infrastrutture ucraino.

"La nave Brave Commander con grano per l'Africa ha lasciato il porto di Pivdenny. Questa mattina il cargo è partito per il porto di Gibuti, dove il carico sarà consegnato all'arrivo ai consumatori in Etiopia", ha dichiarato il ministero su Telegram.


Il continente non è autosufficiente economicamente e questo problema va affrontato attraverso la collaborazione interafricana. Deve raggiungere un livello minimo di autonomia che consenta di poter intraprendere azioni indipendenti nel mondo. Quindi sì, l’Africa è vulnerabile.


Concludiamo con le stesse parole dello scrittore così da avere una chiara idea sulla posizione dell'Africa nel merito: “Apprezziamo il contributo dato dall’Urss nella lotta per l’indipendenza africana ma non possiamo dimenticare che anche il periodo della Guerra fredda è stato segnato da opportunismo e sfruttamento, a iniziare dal saccheggio di materie prime, sia da parte dell’Occidente sia da parte della cosiddetta progressista Urss. I giovani africani che andavano a studiare nell’Urss erano vittime di razzismo allo stesso modo che in Occidente. Quindi non abbiamo debiti di gratitudine verso Mosca, soprattutto la Mosca di oggi».



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il testo del Piano Mattei pubblicato in gazzetta ufficiale

E’ stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.267 del 15 novembre 2023, il decreto legge n. 161 recanteDisposizioni urgenti per il «Piano Mattei» per lo sviluppo in Stati del Continente africano” 23G00173). llPresidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha infatti sottoscritto ed emanato il decreto legge autorizzando quindi la presentazione alle Camere del relativo disegno di legge di conversione.

Il prossimo 1° dicembre sarà istituita presso la presidenza del Consiglio dei ministri, la struttura di missione prevista dal Piano che avrà un coordinatore individuato tra gli appartenenti alla carriera diplomatica, che – viene specificato – verrà “posto in posizione di fuori ruolo”.

Ecco di seguito il testo integrale pubblicato in gazzetta:

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

  • Visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione;

  • Ritenuta la straordinaria necessità e urgenza di potenziare le iniziative di collaborazione tra Italia e Stati del Continente
    africano, al fine di promuovere lo sviluppo economico e sociale e di prevenire le cause profonde delle migrazioni irregolari;

  • Ritenuta la straordinaria necessità e urgenza di rafforzare il coordinamento delle iniziative pubbliche e private, anche finanziate o garantite dallo Stato italiano, rivolte a Stati del Continente africano;

  • Ritenuta la rilevanza strategica del nesso tra sviluppo sociale ed economico condiviso e responsabilità compartecipate per la stabilità e la sicurezza, quale fondamento di rapporti duraturi di reciproco beneficio tra Italia e Stati del Continente africano;

  • Ritenuta la necessità e l’urgenza di definire un piano complessivo per lo sviluppo della collaborazione tra Italia e Stati del Continente africano, che si inserisca nella più ampia strategia italiana di tutela e promozione della sicurezza nazionale in tutte le sue dimensioni, inclusa quella economica, energetica, climatica, alimentare e della prevenzione e del contrasto ai flussi migratori irregolari;

  • Vista, altresì, l’esigenza di un piano che persegua la costruzione di un nuovo partenariato tra Italia e Stati del Continente africano, volto a promuovere uno sviluppo comune, sostenibile e duraturo, nella dimensione politica, economica, sociale, culturale e di sicurezza e che favorisca la condivisione e la partecipazione degli Stati africani interessati all’individuazione, alla definizione e all’attuazione degli interventi previsti dal piano, nonché’ l’impegno compartecipato alla stabilità e alla sicurezza regionali e globali;

  • Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 3 novembre 2023;

Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, di concerto con i Ministri dell’interno, della giustizia, della difesa, dell’economia e delle finanze, delle imprese e del made in Italy, dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, dell’ambiente e della sicurezza energetica, delle infrastrutture e dei trasporti, del lavoro e delle politiche sociali, dell’istruzione e del merito, dell’università e della ricerca, della cultura, della salute, del turismo, per i rapporti con il Parlamento, per la pubblica amministrazione, per gli affari regionali e le autonomie, per la protezione civile e le politiche del mare, per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, per lo sport e i giovani, per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, per le disabilità e per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa;

Emana il seguente decreto-legge:

 







Art. 1 – Piano Mattei

1. La collaborazione dell’Italia con Stati del Continente africano è attuata in conformità a un documento programmatico strategico, denominato «Piano strategico Italia-Africa: Piano Mattei», di seguito «Piano Mattei».

2. Il Piano Mattei individua ambiti di intervento e priorità di azione, con particolare riferimento ai seguenti settori: cooperazione allo sviluppo, promozione delle esportazioni e degli investimenti, istruzione, formazione superiore e formazione professionale, ricerca e innovazione, salute, agricoltura e sicurezza alimentare, approvvigionamento e sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, incluse quelle idriche ed energetiche, tutela dell’ambiente e adattamento ai cambiamenti climatici, ammodernamento e potenziamento delle infrastrutture anche digitali, valorizzazione e sviluppo del partenariato energetico anche nell’ambito delle fonti rinnovabili, sostegno all’imprenditoria e in particolare a quella giovanile e femminile, promozione dell’occupazione, turismo, cultura, prevenzione e contrasto dell’immigrazione irregolare e gestione dei flussi migratori legali.

3. Il Piano Mattei prevede strategie territoriali riferite a specifiche aree del Continente africano, anche differenziate a seconda dei settori di azione.

4. Il Piano Mattei ha durata quadriennale e può essere aggiornato anche prima della scadenza.

5. Le amministrazioni statali conformano le attività di programmazione e di attuazione delle politiche pubbliche di propria competenza al Piano Mattei con le modalità previste dagli ordinamenti di settore, nell’ambito delle competenze stabilite dalla normativa vigente.

Art. 2 – Cabina di regia per il Piano Mattei

1. E’ istituita la Cabina di regia per il Piano Mattei, presieduta dal Presidente del Consiglio dei ministri e composta dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con funzioni di vicepresidente, dagli altri Ministri, dal Vice Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale delegato in materia di cooperazione allo sviluppo, dal Vice Ministro delle imprese e del made in Italy delegato in materia di promozione e valorizzazione del made in Italy nel mondo, dal presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome, dal direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, dal presidente dell’ICE-Agenzia italiana per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, nonché’ da un rappresentante della società Cassa depositi e prestiti S.p.A., uno della società SACE S.p.A. e uno della società Simest S.p.A. Della Cabina di regia fanno, altresì, parte rappresentanti di imprese a partecipazione pubblica, del sistema dell’università e della ricerca, della società civile e del terzo settore, rappresentanti di enti pubblici o privati, esperti nelle materie trattate, individuati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, adottato entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto.

2. Su delega del Presidente, la Cabina di regia è convocata e presieduta dal vicepresidente.

3. Per la partecipazione alla Cabina di regia non spettano compensi, gettoni di presenza, rimborsi di spese o altri emolumenti comunque denominati.
4. Il segretariato della Cabina di regia è assicurato dalla struttura di missione di cui all’articolo 4.

Art. 3 – Compiti della Cabina di regia

1. Ferme restando le funzioni di indirizzo e di coordinamento dell’attività del Governo spettanti al Presidente del Consiglio dei ministri, la Cabina di regia:
a) coordina, nel quadro della tutela e della promozione degli interessi nazionali, le attività di collaborazione tra Italia e Stati del Continente africano svolte, nell’ambito delle rispettive competenze, dalle amministrazioni pubbliche ad essa partecipanti;
b) finalizza il Piano Mattei e i relativi aggiornamenti;
c) monitora, anche ai fini del suo aggiornamento, l’attuazione del Piano;
d) approva la relazione annuale al Parlamento di cui all’articolo 5;
e) promuove il coordinamento tra i diversi livelli di governo, gli enti pubblici nazionali e territoriali e ogni altro soggetto pubblico e privato interessato;
f) promuove iniziative finalizzate all’accesso a risorse messe a disposizione dall’Unione europea e da organizzazioni internazionali, incluse le istituzioni finanziarie internazionali e le banche multilaterali di sviluppo;
g) coordina le iniziative di comunicazione relative all’attuazione del Piano Mattei.

Art. 4 – Struttura di missione

1. Per le finalità di cui al presente decreto, è istituita, a decorrere dal 1° dicembre 2023, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, ai sensi dell’articolo 7, comma 4, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303, una struttura di missione, alla quale è preposto un coordinatore e articolata in due uffici di livello dirigenziale generale, compreso quello del coordinatore, e in due uffici di livello dirigenziale non generale. Il coordinatore è individuato tra gli appartenenti alla carriera diplomatica, posto in posizione di fuori ruolo.

2. La struttura di missione svolge le seguenti attività:
a) assicura supporto al Presidente del Consiglio dei ministri per l’esercizio delle funzioni di indirizzo e coordinamento dell’azione strategica del Governo relativamente all’attuazione del Piano Mattei e ai suoi aggiornamenti;
b) assicura supporto al Presidente e al vicepresidente della Cabina di regia nell’esercizio delle rispettive funzioni;
c) cura il segretariato della Cabina di regia;
d) predispone la relazione annuale al Parlamento di cui all’articolo 5.

3. La struttura di missione è composta da due unità dirigenziali di livello generale, tra cui il coordinatore, da due unità dirigenziali di livello non generale e da quindici unità di personale non dirigenziale. Le unità di personale non dirigenziale di cui al primo periodo sono individuate tra il personale della Presidenza del Consiglio dei ministri e tra il personale dei Ministeri e di altre amministrazioni pubbliche, autorità indipendenti, enti o istituzioni, con esclusione del personale docente, educativo, amministrativo, tecnico e ausiliario delle
istituzioni scolastiche. Il predetto contingente di personale non dirigenziale può essere, altresì, composto da personale di società pubbliche controllate o partecipate dalle amministrazioni centrali dello Stato in base a rapporto regolato mediante convenzioni. A tal fine è autorizzata la spesa di euro 193.410 per l’anno 2023 e di euro 2.320.903 annui a decorrere dall’anno 2024.

4. Alla struttura di missione è assegnato un contingente di esperti ai sensi dell’articolo 9, comma 2, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303, che prestano la propria attività a titolo gratuito con rimborso delle spese di missione. Per le spese di missione di cui al primo periodo nonché’ per le attività della struttura di cui al presente articolo è autorizzata la spesa di euro 41.667 per l’anno 2023 e di euro 500.000 annui a decorrere dall’anno 2024.

5. Il personale della struttura di missione non appartenente alla Presidenza del Consiglio dei ministri è collocato in posizione di comando o fuori ruolo o altro analogo istituto previsto dai rispettivi ordinamenti, ai sensi dell’articolo 17, comma 14, della legge 15 maggio 1997, n. 127. Per la durata del collocamento fuori ruolo, è reso indisponibile un numero di posti nella dotazione organica dell’amministrazione di provenienza equivalente dal punto di vista finanziario. Il trattamento economico del personale di cui al presente comma è corrisposto secondo le modalità previste dall’articolo 9, comma 5-ter, del decreto legislativo n. 303 del 1999.

6. Ai fini del conferimento degli incarichi dirigenziali, ivi compreso quello di coordinatore della struttura di missione non si applicano le disposizioni di cui all’articolo 5, comma 9, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135. Resta fermo quanto previsto dall’articolo 1, comma 489, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, e dagli articoli 14, comma 3, e 14.1, comma 3, del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26.

Art. 5 – Relazione annuale al Parlamento

1. Entro il 30 giugno di ciascun anno, il Governo trasmette alle Camere una relazione sullo stato di attuazione del Piano, previa approvazione da parte della Cabina di regia. La relazione indica altresì le misure volte a migliorare l’attuazione del Piano Mattei e ad accrescere l’efficacia dei relativi interventi rispetto agli obiettivi perseguiti.

Art. 6 – Disposizione finanziaria

1. Agli oneri derivanti dall’articolo 4, pari ad euro 235.077 per l’anno 2023 e ad euro 2.820.903 annui a decorrere dall’anno 2024,si provvede mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 200, della legge 23 dicembre 2014, n. 190.
2. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

Art. 7 – Entrata in vigore

1. Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge.
Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sarà inserito nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.

Dato a Roma, addi’ 15 novembre 2023

 

 

 

 

In occasione del V anniversario della ong Apn

presso UNAR

Domenica 14 aprile 2024, ore 17,30 in Via Ulisse Aldrovandi 16a - 00195,

Roma, in Sala Roma avrà luogo la presentazione del libro “IL SALOTTO DEL

DOTTOR COPRODE” del dottor Adriano Ottaviani Zanazzo, giornalista de "Il

Tempo"

 

P R O G R A M MA-INVITO

17,00-21,00

 

17,00 (registrazione ospiti e breve presentazione di attività culturali e progetti (corso di lingua italiana per stranieri, corso di lingua inglese, francese e spagnola).

 

Concerto per piano del maestro Piero Marsili

 

presentazione e dibattito

 

 

Il salotto del dottor Coprode è una opera letteraria scritta dal giornalista Adriano Ottaviani Zanazzo che si sviluppa in una serie di conversazioni tra due intellettuali, uno di stampo conservatore, l’altro di ispirazione «Olo-democratica, della Democrazia totale, unico movimento extraparlamentare di centro, ma con un occhio a Sinistra».

 

ore 19,00. buffet in Sala Affreschi presentato dalla socia Claudia Polveroni.

 

R.S.V.P. Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.