ROMICS

FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FUMETTO, ANIMAZIONE, CNEMA E GAMES.



ROMICS XXXII: UN UNIVERSO DI FANTASIA E DIVERTIMENTO



DAL QUATTRO AL SETTE DI APRILE IN FIERA DI ROMA SI CELEBRA LA XXXII EDIZIONE DI ROMICS, IL FESTIVAL DEL FUMETTO; ANIMAZIONE, CINEMA E GAMES.



L’evento in Conferenza Stampa è stato presentato nella Sala Convegni Giuseppe della Vedova di Palazzetto, Mattei a Villa Celimontana il giorno 20 marzo ’24.

Nelle giornate della prima settimana di aprile il pubblico verrà accolto nei cinque padiglioni con più di 70.000 mq. della Fiera. Romics è una manifestazione artistica con oltre 350 espositori nazionali ed internazionali che pone in primo piano l’immaginario di tutti i partecipanti a confronto con interessi e generi.

Il manifesto ufficiale della XXXII edizione di Romics è a firma di Simone Bianchi, Romics d’Oro della edizione.

Per l’85° anniversario di Batman il pubblico è accolto con un magnifico tributo, dove il cavaliere oscuro che ha catturato l’attenzione di generazioni di appassionati, domina la scena del cielo.

Romics è: narrativa, animazione, arte del cinema, e video games a briglia sciolta con la fantasia.

Numerose sono le istituzioni che supportano Romics: dal Ministero della Cultura ed il Centro per il libro e la lettura con il Premio Nuovi Talenti, conferito dal premio Romics del Fumetto 2024, la Regione Lazio e la Camera di Commercio per la valorizzazione le imprese culturali creative del Lazio per una crescita e partecipazione di un pool di aziende del territorio, l’hub dell’innovazione della Regione Lazio è diretta ai settori dei games, turismo, e cultura.

Ci sarà un desk nello stand regionale sull’informativa dei progetti della FabLab Lazio, i visitatori potranno realizzare disegni e fumetti in digitale su tavolette grafiche.

Il giorno seguente l’inizio dell’evento in fiera prima delle ore 12.00 al Padiglione 7 sarà possibile partecipare al Workshop: Visionary A/ - Guarda l’Invisibile. Crea l’Impensabile. Sviluppare l’Immaginazione attraverso l’Intelligenza artificiale. Un’opportunità di exponential ecosystem buidilng, dedicato al fumetto: dall’illustrazione ai videogiochi, al cinema. Avere idee di come l’intelligenza artificiale disegni nuovi confini inesplorati.

L’Istituzione Sistema Biblioteche e Centri Culturali di Roma Capitale è presente, nei quindici municipi della Capitale con quaranta biblioteche per promuovere la lettura con un catalogo e con uno spazio anche per il fumetto.

La collaborazione tra le Biblioteche di Roma Capitale e Romics ha avviato una iniziativa per la costituzione di una nuova Biblioteca di Fumetti e Graphic Novel.

Sabrina Perucca, Direttrice Artistica Romics parla di un programma innovativo dei nuovi trend e dei grandi maestri, dei personaggi che ci accompagnano da diverse generazioni. Batman amatissimo dal pubblico, che si manifesta con il suo cambiare di abito, pur restando sempre uguale a sé stesso.

Il pubblico potrà osservare il manifesto di Simone Bianchi che ritrae il cavaliere oscuro, avvolto nel mistero.

Cinque personalità artistiche del fumetto, premiate con il Romics d’Oro ci riferiamo a Vanna Vinci creativa fumettista, il suo ultimo libro: Viaggio notturno è in Fiera, una storia sorprendente per Jana, personaggio chiave, in una Bologna surreale, a Riccardo Zara musicista, compositore, specializzato in sigle televisive a Dan Panosian, disegnatore di successo internazionale. Presenta Alice nel Paese delle Meraviglie, nella nuova versione.

Dylan Cole, Concept Art Director del grande cinema. Ha alle spalle la partecipazione a sessanta films: Return of the King, Avatar, Maleficent sono solo tre.

Ed infine a Simone Bianchi, disegnatore per Marvel e DC Comics. Usa una tecnica con la matita, inchiostro e acrilico su più superfici.

Una edizione celebra importanti compleanni: Topolino compie settanta cinque anni. Libretto di letture e storie di Paperino, per generazioni di grandi e piccoli. Andrea Freccero è fumettista ed Art Director di Topolino e autore della copertina del compleanno, Marco Gervasio è tra gli autori assidui dei personaggi disneyani. Seguono le Serie Tv: Happy Days e Haidi, si rende omaggio a Francesco Coniglio editore, scomparso recentemente, con una mostra allestita per l’evento in Fiera.

In collaborazione con il Comitato Italiano Paraolimpico e la Scuola Romana dei Fumetti, arrivano i Corpi a Regola d’Arte degli atleti paraolimpici con una mostra ed un evento di live painting. In conclusione un omaggio al grande mangaka Akira Toriyama scomparso.

Il grande fumetto d’autore con centinaia di iniziative e con il Premio Romics del fumetto, in collaborazione con il Centro per il Libro e la Lettura – MIC e l’istituzione Sistema Biblioteche e Centri Culturali di Roma Capitale.

Altri eventi speciali, le anteprime e il Cinema di Romics danno spunti ed emozioni ai visitatori e agli autori.

Molti messaggi offrono nuove conoscenze ed insegnamenti utili alla società e alla scuola.



A cura di Claudia Polveroni Apn Publisher

Silk Street: African Peoplenews

UN BREVE APPROFONDIMENTO ECONOMICO DEL PIANO MATTEI

di Alessandra Di Giovambattista

 25-03-2024

A ridosso delle crisi energetica e dei flussi migratori e con un’attenzione particolare al quadro geopolitico attuale, il Governo italiano ha varato il decreto legge n. 161 del 15 novembre 2023 contenente “Disposizioni urgenti per il “Piano Mattei” per lo sviluppo in Stati del Continente africano” convertito con modificazioni in legge n. 2 dell’11 gennaio 2024. L’ossatura del programma si fonda sulla condivisione degli obiettivi tra Stati, essendo di fatto un piano di partenariato, cioè un progetto basato su interventi volti, in prima analisi, a coadiuvare il continente africano a crescere e a prosperare utilizzando le sue stesse risorse. Il riferimento già nel titolo all’economista Enrico Mattei, sottolinea l’effettivo contenuto dell’atto che si basa sull’applicazione dei principi che ispirarono il pensiero socio economico del grande capitano d’azienda, fondatore nel 1953 dell’Ente Nazionale Idrocarburi (ENI), il quale mirava a rafforzare il partenariato tra l’Italia ed alcuni Paesi africani nel rispetto degli interessi reciproci.

Per entrare nella tematica partiamo da un’analisi statistico-quantitativa: le relazioni commerciali nel 2022 tra Italia ed Africa, secondo i dati dell’Istituto per il Commercio Estero (ICE), registrano un ammontare complessivo pari a circa 68 miliardi di euro. Le importazioni italiane dall’Africa generano scambi che ammontano a circa 47 miliardi di euro essenzialmente diretti per l’acquisto di materie prime collocando, in tal modo, il nostro Paese al secondo posto tra i Paesi del mondo per importazioni di prodotti africani, mentre per i prodotti esportati verso l’Africa - sostanzialmente macchinari per impieghi vari, materiale elettrico e prodotti farmaceutici - l’Italia si colloca all’undicesimo posto con un valore di scambi pari a circa 21,3 miliardi di euro. I maggiori Stati africani fornitori dell’Italia sono: Algeria, Libia, Egitto nella zona del Magreb, mentre Angola, Mozambico, Gabon, Ghana e Congo nella parte sud Sahariana. Analizzando però il potenziale che l’Africa presenta, si potrebbero incrementare gli scambi, che a ben vedere, presentano una certa staticità in quanto dal 2012 al 2022 l’export italiano è passato da 19 miliardi di euro agli indicati 21,3 miliardi (con un tasso di incremento del 12% circa in 10 anni), mentre nello stesso periodo di tempo l’import italiano è passato da 35,2 miliardi di euro ai citati 47 miliardi (con un tasso di incremento del 33,5% circa in dieci anni).

Con riferimento invece agli investimenti italiani si rammenta che nel 2015 l’Italia risultava il primo investitore assoluto verso l’Africa, mentre nel 2016 è stato il primo investitore europeo. Tali dati, però, soffrono del fatto che i costi italiani per beni e servizi pluriennali hanno rappresentato progetti in settori a forte investimento di capitali (c.d. capital intensive); il più importante di questi settori è stato quello energetico. Le statistiche, trainate dalle capacità di politica industriale dell’Ente Nazionale Idrocarburi (ENI), che si pone come primo operatore dell’Oil & Gas in Africa, risentono molto degli investimenti dell’ente in territorio africano: dell’ammontare complessivo degli investimenti del 2015, pari a circa 7,4 miliardi, oltre 6 miliardi sono stati investiti da ENI nel progetto di sviluppo del gas naturale nel giacimento del Zohr in Egitto. Invece i dati degli ultimi anni, in particolare quelli relativi al 2021, confermati anche dalla Banca d’Italia e dall’Istat, registrano una contrazione degli investimenti italiani in Africa per circa 1 miliardo di euro; ciò è però la risultante di un complesso di cause che hanno riguardato un po’ tutte le nazioni: la pandemia da Covid-19, i conflitti in diverse aree del mondo, il rialzo dei tassi di interesse.

È anche per questo che il recente decreto-legge, che dovrebbe incentivare gli investimenti ed il partenariato con diversi Paesi africani, è visto con favore perché potrebbe rappresentare la chiave per creare quel substrato economico e sociale che incentivi le piccole medie imprese italiane ad investire nei territori dell’Africa. Ormai la concorrenza nel continente africano è forte e proviene da diversi Paesi: Cina, Stati Uniti d’America, Turchia, Israele, Brasile e gli investitori italiani lamentano, da una parte, la quasi inesistente presenza delle grandi banche italiane e dall’altra la diffidenza dovuta alla forte instabilità sociopolitica della maggior parte dei Paesi africani. Un atteggiamento di partenariato con i Paesi dell’Africa potrebbe aprire un varco affinché le aziende italiane possano presentarsi sul mercato africano ricche di conoscenze ed esperienze tecnico-produttive (c.d. know how) per aggiungere valore e trasformare merci e servizi da vendere prima di tutto nel continente stesso e per incentivare il libero mercato interno, peraltro già individuato nell’area di libero commercio africana (African Continental Free Trade Area - AfCFTA).

A ben vedere e seguendo una logica di sviluppo equilibrato, il modello della piccola media impresa italiana ben si sposa con il percorso iniziale di una classe imprenditoriale africana; le conoscenze e la gestione delle intere filiere produttive, l’utilizzo di macchinari, le tecnologie e le esperienze strategiche che le piccole medie imprese italiane possiedono rispetto alle grandi multinazionali, potrebbero di fatto segnare la differenza. In particolare potrebbero aiutare a far decollare un’imprenditoria locale che potrebbe riscattarsi dagli interessi delle nazioni predatrici ed incentivare la crescita ed il benessere economico delle popolazioni indigene, il tutto nel rispetto dei territori, delle tradizioni e delle culture. E in quest’ottica il decreto legge può forse essere letto come un atto che potrebbe offrire un possibile scenario di recupero della presenza italiana in questi territori che, secondo il pensiero di Enrico Mattei, deve essere collaborativa e rispettosa dei reciproci interessi.

Nella strategia aziendale di Mattei era molto forte l’approccio anticolonialistico: il Paese africano produttore di materie prime era coinvolto nelle fasi di produzione e sviluppo industriale, ben al di là della semplice figura di uno Stato con un territorio che veniva sostanzialmente sfruttato dai Paesi colonizzatori. Dal punto di vista storico si ricorda che Enrico Mattei fu un importante alleato della rivoluzione algerina, soprattutto per la fiducia che manifestò nel futuro stato indipendente dell’Algeria, optando per lo sfruttamento del petrolio algerino a condizioni molto più eque rispetto a quelle che venivano praticate dalle grandi compagnie petrolifere mondiali che si ritagliavano la fetta maggiore dei profitti. Ovviamente per i potenti Stati soggiogare economicamente un Paese ricco di risorse, in virtù di pseudo diritti alla libertà e alla democrazia e di un non ben giustificato diritto al colonialismo, significa gestirne il governo, lo sviluppo e la crescita culturale e sociale, con l’obiettivo di renderlo sempre più debole e riconoscente nei confronti di un discutibile benessere garantito dallo stato colonizzatore e dalle sue imprese.

Di fatto il piano Mattei di sviluppo dell’Africa si avvantaggiò, inizialmente, del disinteresse da parte delle multinazionali energetiche le quali non credendo nello sviluppo economico del continente africano, guardavano più verso il medio oriente. Enrico Mattei ebbe l’intuizione di creare un sistema africano di raffinazione degli idrocarburi basato su compagnie miste partecipate da Eni e dai Governi locali; la nuova idea si basava sulla necessità che l’uso della materia prima “petrolio” beneficiasse non solo, e in prima battuta, i Paesi produttori, migliorandone la qualità della vita, ma anche i Paesi consumatori. In tal modo si creava anche un nuovo approccio nei rapporti tra occidente industrializzato e Stati poveri: Mattei pensò alla c.d. formula 75/25 che esprimeva le quote di distribuzione degli utili; la percentuale più alta andava ai Paesi produttori, mentre la quota più bassa era di pertinenza dell’Eni. La nuova formula prevedeva a fianco del pagamento dei diritti di sfruttamento del petrolio (le c.d. royalties che pagavano anche gli altri competitors) anche il coinvolgimento del Paese produttore, per la quota del 50%, negli investimenti per la produzione e lo sviluppo delle proprie risorse. Il risultato era quello, da una parte, di considerare in modo paritario lo Stato produttore e quello utilizzatore della materia prima, in un approccio fondamentalmente anticolonialistico, e dall’altra di non subire perdite in termini di rendimento del capitale investito rispetto alla formula storicamente adottata dalle multinazionali. Questa modalità di suddivisione degli utili, confliggendo con quella consolidata dalle “sette sorelle” (espressione creata da Mattei stesso per indicare l’allora Consorzio per l’Iran) del 50/50, cioè la divisione egualitaria tra Paesi produttori e società utilizzatrici del petrolio, creò molto risentimento tra le multinazionali - quindi Stati Uniti e Gran Bretagna - ed ENI, cioè l’Italia, nella persona di Mattei. Per Enrico Mattei questo voleva significare anche un inizio di ricostruzione di un’Italia sull’idea di indipendenza dalle potenze atlantiche; ma questo purtroppo si scontrava con forti interessi esterni ed interni all’Italia stessa, una nazione che ha sempre avuto al suo interno forti contrasti localistici ed un atteggiamento di prostrazione di fronte al potere estero.

Fu così che, nel 1957, la formula Mattei del 75/25 prese vita nel medio oriente attraverso la costituzione della società partecipata tra Agip e il Governo Iraniano (société Irano-Italienne des pétroles) distribuita per il 51% agli italiani e per il 49% all’Iran - sodalizio che provocò un grande scontro con le grandi compagnie petrolifere. Ma prima ancora nel 1954 fu creata nella zona del nord Africa la società tra ENI e l’Egitto (Compagnie Orientale des pétroles d’Egypte) il cui 51% era detenuto indirettamente dall’Italia ed il restante 49% da enti pubblici egiziani. Da sottolineare che la partenership italo-egiziana vedeva l’impiego di mano d’opera locale nel settore impiegatizio, amministrativo ed operaio, mentre le posizioni dei quadri tecnici erano lasciate agli italiani. Ovviamente non sempre le cose andavano per il verso giusto, come nel caso in cui, nel 1960, la quantità di greggio esportato dall’Egitto in Italia e destinato alle raffinerie dell’Eni si ridusse ad 1/5 rispetto alle esportazioni del 1959. Tuttavia la collaborazione con l’Egitto continuò e si estese dal settore petrolifero a quello petrolchimico, industriale, della progettazione di infrastrutture e dei lavori pubblici sul suolo egiziano. Questo progetto prevedeva investimenti italiani per circa 30 miliardi delle vecchie lire da restituire ad un tasso di interesse del 4,5% annuo da pagare in valuta o in greggio; fu così che gli impianti di raffinerie di Gela arrivarono a lavorazioni di greggio per una quantità pari a circa 1,8 milioni di tonnellate.

Ma non solo, effetti benefici si ebbero anche in termini di prezzi, che furono mantenuti bassi rispetto ai prezzi praticati dalle grandi compagnie petrolifere anglo-americane; nel 1960 il prezzo della benzina in Italia era il più basso in Europa. Enrico Mattei si prodigò in un’opera di modernizzazione dell’Italia realizzando le stazioni di servizio per la distribuzione del carburante, con annessi bar, impeccabili servizi igienici e diversi motel Agip. I lavoratori dei distributori controllavano olio e gli altri liquidi utili per la miglior resa dei motori. Un mercato degli idrocarburi che aveva dato lavoro, prestigio e ricchezza in un’Italia che provava a rialzarsi dopo la grande sconfitta della seconda guerra mondiale.

Poi purtroppo l’architettura di politica industriale e sociale creata da Mattei crollò con la sua prematura scomparsa, nell’ottobre del 1962, in un incidente aereo le cui cause rimasero oscure per decenni…. Ma questa è un’altra storia!



Dalla meta degli anni ‘70 il Nevroz - capodanno - è diventato per il curdi una festa politica che lotta per l’autonomia curda (Confederalismo Democratico) all’interno dei singoli stati in cui sono presenti i curdi e per la libertà di Ocalan e dei giornalisti, parlamentari, prigionieri politici e intellettuali, rinchiusi ingiustamente nelle carceri turche, siriane ecc. ieri si è celebrato il Nevroz a roma, al centro Ararat di Testaccio…Buon Capodanno a tutti!!! ❤️ NEWROZ PIROZ BE

ROMICS

FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FUMETTO, ANIMAZIONE, CNEMA E GAMES.



ROMICS XXXII: UN UNIVERSO DI FANTASIA E DIVERTIMENTO



DAL QUATTRO AL SETTE DI APRILE IN FIERA DI ROMA SI CELEBRA LA XXXII EDIZIONE DI ROMICS, IL FESTIVAL DEL FUMETTO; ANIMAZIONE, CINEMA E GAMES.



L’evento in Conferenza Stampa è stato presentato nella Sala Convegni Giuseppe della Vedova di Palazzetto, Mattei a Villa Celimontana il giorno 20 marzo ’24.

Nelle giornate della prima settimana di aprile il pubblico verrà accolto nei cinque padiglioni con più di 70.000 mq. della Fiera. Romics è una manifestazione artistica con oltre 350 espositori nazionali ed internazionali che pone in primo piano l’immaginario di tutti i partecipanti a confronto con interessi e generi.

Il manifesto ufficiale della XXXII edizione di Romics è a firma di Simone Bianchi, Romics d’Oro della edizione.

Per l’85° anniversario di Batman il pubblico è accolto con un magnifico tributo, dove il cavaliere oscuro che ha catturato l’attenzione di generazioni di appassionati, domina la scena del cielo.

Romics è: narrativa, animazione, arte del cinema, e video games a briglia sciolta con la fantasia.

Numerose sono le istituzioni che supportano Romics: dal Ministero della Cultura ed il Centro per il libro e la lettura con il Premio Nuovi Talenti, conferito dal premio Romics del Fumetto 2024, la Regione Lazio e la Camera di Commercio per la valorizzazione le imprese culturali creative del Lazio per una crescita e partecipazione di un pool di aziende del territorio, l’hub dell’innovazione della Regione Lazio è diretta ai settori dei games, turismo, e cultura.

Ci sarà un desk nello stand regionale sull’informativa dei progetti della FabLab Lazio, i visitatori potranno realizzare disegni e fumetti in digitale su tavolette grafiche.

Il giorno seguente l’inizio dell’evento in fiera prima delle ore 12.00 al Padiglione 7 sarà possibile partecipare al Workshop: Visionary A/ - Guarda l’Invisibile. Crea l’Impensabile. Sviluppare l’Immaginazione attraverso l’Intelligenza artificiale. Un’opportunità di exponential ecosystem buidilng, dedicato al fumetto: dall’illustrazione ai videogiochi, al cinema. Avere idee di come l’intelligenza artificiale disegni nuovi confini inesplorati.

L’Istituzione Sistema Biblioteche e Centri Culturali di Roma Capitale è presente, nei quindici municipi della Capitale con quaranta biblioteche per promuovere la lettura con un catalogo e con uno spazio anche per il fumetto.

La collaborazione tra le Biblioteche di Roma Capitale e Romics ha avviato una iniziativa per la costituzione di una nuova Biblioteca di Fumetti e Graphic Novel.

Sabrina Perucca, Direttrice Artistica Romics parla di un programma innovativo dei nuovi trend e dei grandi maestri, dei personaggi che ci accompagnano da diverse generazioni. Batman amatissimo dal pubblico, che si manifesta con il suo cambiare di abito, pur restando sempre uguale a sé stesso.

Il pubblico potrà osservare il manifesto di Simone Bianchi che ritrae il cavaliere oscuro, avvolto nel mistero.

Cinque personalità artistiche del fumetto, premiate con il Romics d’Oro ci riferiamo a Vanna Vinci creativa fumettista, il suo ultimo libro: Viaggio notturno è in Fiera, una storia sorprendente per Jana, personaggio chiave, in una Bologna surreale, a Riccardo Zara musicista, compositore, specializzato in sigle televisive a Dan Panosian, disegnatore di successo internazionale. Presenta Alice nel Paese delle Meraviglie, nella nuova versione.

Dylan Cole, Concept Art Director del grande cinema. Ha alle spalle la partecipazione a sessanta films: Return of the King, Avatar, Maleficent sono solo tre.

Ed infine a Simone Bianchi, disegnatore per Marvel e DC Comics. Usa una tecnica con la matita, inchiostro e acrilico su più superfici.

Una edizione celebra importanti compleanni: Topolino compie settanta cinque anni. Libretto di letture e storie di Paperino, per generazioni di grandi e piccoli. Andrea Freccero è fumettista ed Art Director di Topolino e autore della copertina del compleanno, Marco Gervasio è tra gli autori assidui dei personaggi disneyani. Seguono le Serie Tv: Happy Days e Haidi, si rende omaggio a Francesco Coniglio editore, scomparso recentemente, con una mostra allestita per l’evento in Fiera.

In collaborazione con il Comitato Italiano Paraolimpico e la Scuola Romana dei Fumetti, arrivano i Corpi a Regola d’Arte degli atleti paraolimpici con una mostra ed un evento di live painting. In conclusione un omaggio al grande mangaka Akira Toriyama scomparso.

Il grande fumetto d’autore con centinaia di iniziative e con il Premio Romics del fumetto, in collaborazione con il Centro per il Libro e la Lettura – MIC e l’istituzione Sistema Biblioteche e Centri Culturali di Roma Capitale.

Altri eventi speciali, le anteprime e il Cinema di Romics danno spunti ed emozioni ai visitatori e agli autori.

Molti messaggi offrono nuove conoscenze ed insegnamenti utili alla società e alla scuola.



A cura di Claudia Polveroni Apn Publisher

Silk Street: African Peoplenews

MATTEI ED I POTERI FORTI OCCIDENTALI

di Alessandra Di Giovambattista

 21-03-2024

Volendo far luce su quelli che furono i rapporti tra Enrico Mattei, capitano d’azienda e fondatore nel 1953 dell’Ente Nazionale Idrocarburi (ENI) e i rappresentanti delle multinazionali di idrocarburi americane possiamo iniziare leggendo alcune considerazioni dell’allora ambasciatore italiano a Washington, sua eccellenza Egidio Ortona. Nei primi anni del Dopoguerra si descriveva Enrico Mattei come un personaggio complicato ma poliedrico, combattivo e per alcuni versi cupo, ma capace anche di essere a tempo debito aperto e scherzoso, guardingo ma desideroso di dimostrare che non aveva pregiudizi nei confronti degli americani e di essere pronto alla collaborazione. Dall’altra parte gli Americani avevano un atteggiamento rilassato nei riguardi di Mattei in quanto le multinazionali petrolifere erano certe che il presidente dell’ENI non avrebbe potuto sviluppare nessun programma in assenza di finanziamenti. Invece Mattei negli anni ‘50 dimostrò al mondo di potercela fare ed i vari Governi italiani di quel periodo lo assecondarono, mentre le tensioni con gli Stati Uniti d’America aumentarono.

Nel momento in cui prese le redini dell’AGIP Mattei si convinse che l’Italia avrebbe potuto  giocare un ruolo importante nel campo dell’energia e in ragione delle sue convinzioni lasciò il partito della Democrazia Cristiana (DC), di cui era esponente - peraltro osteggiato anche da alcuni suoi colleghi di partito - per seguire le sue opinioni in materia di energia e fondò l’ENI. L’elemento che ne diede la spinta propulsiva fu la scoperta di un giacimento di metano a Cortemaggiore nel 1949: sia Alcide De Gasperi che l’allora ministro delle finanze, Ezio Vanoni visitarono il luogo delle estrazioni. Occorre evidenziare che un altro illustre italiano, Luigi Einaudi, anche da Presidente della Repubblica, non vedendo con favore la liquidazione dell’AGIP (che doveva essere assorbita dalla società EDISON), fu dalla parte di Enrico Mattei nel suo intento di tenerla in vita ed in tal modo osteggiò anche il piano del Partito comunista italiano (PCI) che invece voleva nazionalizzarla. La nazionalizzazione dell’AGIP fu contrastata nettamente anche da Enrico Mattei che non credeva assolutamente a questa strategia che avrebbe portato ad un appesantimento della gestione, causato dalla burocrazia statale, considerata incompetente e farraginosa. Per contro gli furono contrari diversi politici italiani: tra i più agguerriti vi fu il fondatore del Partito popolare, Don Luigi Sturzo, il quale non perse occasione per contrastare e schernire l’operato di Mattei, come nel caso della scoperta di un giacimento di petrolio nel ragusano nel 1953, da parte della multinazionale americana Gulf Oil. In quell’occasione Luigi Sturzo disse che si doveva alle trivelle americane se si era aperta la strada per la rinascita della Sicilia, ciò che, a suo dire, “sarebbe avvenuto sicuramente anche altrove nel Sud dell’Italia, qualora ci si fosse affidati alle società statunitensi”. Tuttavia Enrico Mattei fu sostenuto da Ezio Vanoni, da Giovanni Gronchi, allora Presidente della Repubblica, da Vittorio Valletta, presidente della FIAT, da Raffaele Mattioli, Presidente della Banca Commerciale Italiana, e da Imbriani Longo, direttore della Banca Nazionale del Lavoro.

Ma Mattei e la sua politica furono supportati specialmente dall’allora ministro delle finanze, Ezio Vanoni; egli sosteneva che grazie all’esperienza di quegli anni - contro l’approccio esclusivamente privatistico e capitalistico - si era dimostrata l’efficienza anche delle strutture produttive partecipate dallo Stato, quando queste ultime sono nelle mani di uomini che dedicano tutta la propria attività ed intelligenza alla tutela del bene comune. In più il 24 aprile del 1952, in occasione dell’istituzione dell’ENI, il relatore al progetto di legge - il democristiano Franco Varaldo - definì inconcepibile che lo Stato lasciasse allo sfruttamento dei privati un patrimonio che l’AGIP aveva reperito con il denaro pubblico e aveva gestito attraverso dirigenti di elevato livello qualitativo. In definitiva sembrava prossima la possibilità di conferire all’ENI il monopolio dei carotaggi nella Valle Padana e con qualche limite, anche nelle altre Regioni; invece, con l’avvento del nuovo ministro dell’industria, il liberale Guido Cortese, iniziarono i tentativi di estromettere Mattei dal mercato degli idrocarburi. Ma nel 1955 il politico, studioso ed economista Ernesto Rossi inviò il giurista Giuseppe Guarino e l’economista Paolo Sylos Labini negli Stati Uniti ed in Canada per approfondire gli allora vigenti regolamenti in materia mineraria. Di ritorno dal viaggio, sia dal punto di vista economico sia giuridico, gli studiosi consolidarono l’idea che il sistema ibrido di privatizzazione in cui l’ENI si sarebbe dovuta muovere (qualora avesse lasciato il suo carattere pubblico), in concorrenza con i privati, avrebbe spinto l’azienda ad allearsi con i gruppi monopolistici italiani e stranieri per cercare di raggiungere i propri obiettivi strategici. Ma ciò avrebbe significato allontanare ENI dal suo ruolo di azienda pubblica impedendo al Governo di usarla come strumento della sua politica nel mercato degli idrocarburi. Per continuare a garantire il carattere pubblicistico dell’azienda si sarebbe invece dovuto vietare per legge di consentirgli di associarsi con partecipazioni azionarie ai privati. È su questi principi che Enrico Mattei fondò la filosofia di gestione dell’ENI che divenne così azienda a carattere pubblico che nel 1957 ottenne il monopolio della ricerca e dello sfruttamento degli idrocarburi su tutto il territorio italiano.

In quel momento Enrico Mattei aveva l’appoggio del Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi il quale, in una lettera inviata al presidente degli Stati Uniti Eisenhower, propose che all’Italia fosse affidato un ruolo di primo piano nel settore degli idrocarburi nell’area mediorientale. Tale progetto fu invece contrastato dal ministro degli esteri, il liberale Gaetano Martino, che bloccò l’iniziativa intrapresa da Gronchi.  

Nel corso degli anni '50 la storia documenta l’avversione che le compagnie petrolifere americane avevano nei confronti di Mattei; la Standard Oil Company del New Jersey, nel gennaio del 1951, inviò un proprio rappresentante dall’allora presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi. per dare un avvertimento sull’operato di Mattei. Dopo circa un mese fu inviato un telegramma nel quale si sottolineava che il trattamento preferenziale del Governo italiano a favore di AGIP sarebbe stato considerato dalle società americane una azione di discriminazione non consentita dai trattati sottoscritti nel 1949 tra i governi italiano e americano.

Il presidente americano Eisenhower fece capire che il governo statunitense era schierato al fianco delle sue compagnie petrolifere; ciò contribuì ad aumentare le ostilità nei confronti di Enrico Mattei sia da parte dell’Italia sia di diverse altre nazioni. Specialmente nel periodo dal 1953 al 1957 furono pubblicati diversi articoli, scritti con toni violenti contro la politica industriale di Mattei e contro la sua stessa persona, pubblicati dalle riviste “Fortune”, “Newsweek”, “Time”, “The New York Herald Tribune”. Il “New York Times” arrivò a definire un attentato alla sicurezza della libertà nel mondo la decisione di Mattei di vendere all’Unione Sovietica pompe e tubature, che in quell’occasione furono definite attrezzature di tipo strategico. A tutte queste provocazioni Mattei rispose con una modalità moderna, cercando di coinvolgere stampa, cinema, professionalità giovani ed emergenti, che fosse in grado di contrastare la campagna denigratoria organizzata nei suoi confronti. In primo luogo raccolse tutti gli articoli di giornale scritti contro di lui – che furono organizzati in 36 volumi nell’antologia “Stampa ed oro nero” pubblicata postuma alla morte - fondò la testata giornalistica “Il Giorno” e l’agenzia di stampa AGI, fece realizzare il documentario “L’Italia non è un Paese povero” e commissionò per ENI un film, completato dopo la sua morte (nel 1967), dall’allora giovane regista Bernardo Bertolucci, dal titolo “La via del petrolio”. Fu affiancato da giovani professionisti e studiosi quali, per citarne solo alcuni, Sabino Cassese, Giorgio Ruffolo, Manin Carabba, Mario Pirani. In particolare a Ruffolo ed a Pirani fu assegnato il compito di tenere i rapporti con il Fronte di liberazione nazionale algerino, durante la guerra di indipendenza.

Nello stesso periodo Mattei otteneva concessioni di ricerca petrolifera in Somalia, Egitto, Iran, Marocco, Libia, Sudan e Tunisia. Il suo accordo 75/25 (riguardante la suddivisione degli utili) provocò l’ira delle principali compagnie petrolifere mondiali nonché degli USA, almeno fino all’avvento di J.F. Kennedy. Mattei era convinto che la perdita delle colonie rendesse l’Italia un valido interlocutore con i Paesi che cercavano di affrancarsi dal dominio e dallo sfruttamento francese, inglese ed americano; inoltre sosteneva che l’esosa politica dei prezzi praticata dal trust anglo-americano non potesse continuare per molto tempo sia perché si affacciavano sul mercato operatori indipendenti, sia perché i Paesi produttori rivendicavano la sovranità dei loro territori e delle loro risorse; queste affermazioni, in particolare, incontrarono il favore dei rappresentanti del mondo arabo.

Tornando ai rapporti con gli Stati Uniti, l’iniziale ostilità durante la presidenza di Eisenhower - documentata in un rapporto della CIA in cui si evidenziava che Mattei pregiudicava i fattori economici del mercato di maggior interesse degli Stati Uniti – iniziò a stemperarsi quando divenne presidente J.F.Kennedy; da quel momento l’atteggiamento americano si modificò grazie anche alla politica del nuovo presidente nei confronti dei Paesi cosiddetti del Terzo mondo, in difesa dei diritti civili e della politica sul controllo dei prezzi dei monopoli, che rese il Presidente inviso alle grandi imprese multinazionali. Da parte sua, Enrico Mattei si mostrò disponibile ad andare negli Stati Uniti e a parlare con le compagnie petrolifere americane. L’emissario del presidente Kennedy, A.W. Harriman, quando si trovò a colloquio con il presidente dell’ENI ne riconobbe e ne sottolineò la lungimiranza e la chiarezza del suo sguardo nei confronti degli avvenimenti futuri. Nel 1962, durante una riunione del dipartimento di Stato americano (documentata negli atti declassificati del dipartimento) si discusse in merito alla possibilità di incoraggiare accordi tra le maggiori società petrolifere multinazionali ed Eni ed in particolare furono individuati la Standard Oil Company del New Jersey e la Socony-Mobil Oli Company come possibili interlocutori. Ma diversi erano i rappresentanti del mondo politico ed economico convinti che si dovesse ricomporre la frattura tra le sette sorelle e l’ENI; in particolare Vittorio Valletta e Gianni Agnelli, rispettivamente presidente e fondatore della FIAT, durante un incontro con il presidente Kennedy chiesero di avere riguardo alla persona di Mattei e questo atteggiamento di distensione nei rapporti tra USA ed ENI fu sottolineato dall’incontro tra il sottosegretario di stato americano George Ball ed Enrico Mattei del 22 maggio del 1962. Questo dialogo sottolineava il clima di distensione e rappresentava il preludio di un viaggio negli Stati Uniti per stipulare nuovi accordi tra ENI e l’amministrazione Kennedy, ma l’incontro non avvenne mai perché il 27 ottobre del 1962 esplose, sui cieli di Bascapè, l’aereo pilotato da Irnerio Bertuzzi con a bordo Enrico Mattei ed il giornalista americano William McHale.