Roma 21 ottobre ’24





l'weekend del 19 e 20 del mese all’insegna della poesia, arte, e natura grazie all’associazione non governativa di African people che ha concesso la partecipazione dell’evento del dialogo poetico in viale Aldovrandi ai Parioli ad Unar nella sala Roma nel primo pomeriggio del 19 ottobre.

Un gruppo di quattro poeti recitanti presentati da Emanuela Scarponi ed intervistati da Giovanna Canzano, hanno interpretato e letto le loro poesie rivolte al pubblico in Sala e a due collegamenti: il primo internazionale dei centomila poeti da Facebook, e il secondo in onda sulla radio web dal sito di African People.

I poeti hanno manifestato la sensibilità poetica con i componimenti nella Sala Roma, confinante con la magnifica terrazza che affaccia sul Bio Parco ricco di biodiversità delle piante.

La prima ad illustrare le tematiche delle sue poesie è Franca Katya Ranieri già docente d’italiano negli istituti superiori di secondo grado con esperienza di insegnamento presso più Università in Roma. Autrice di poesie in italiano ed in vernacolo. Ha posto in risalto il “Ruolo delle donne nel mondo arabo, con particolare riguardo al Maghreb”.

Tratta il ruolo della donna nelle relazioni internazionali, sostiene la “Cultura della Pace”.

Le sue poesie rispecchiano l’opera di dedizione alla pace ai valori della amicizia e della solidarietà per un mondo che allontani la guerra.

Piero Marsili fin da piccolo non nascondeva il suo carattere ribelle e il suo maestro delle elementari intuì che dietro la sua irrequietezza c’era la sua vera essenza di artista.

Il poeta è pianista, pittore e scultore apprezzato per le sue doti estemporanee nell’accompagnare con stacchi musicali molto belli, le iniziative culturali promosse da Emanuela Scarponi, si cimenta al momento con la declamazione dei suoi versi pieni di passionalità.

Piero esprime volontà, attaccamento alla linfa vitale e non vuole cedere mai al lasciarsi per vinto.

A recitare i suoi scritti è Claudia Polveroni che esprime la sua componente poetica con un richiamo espresso alla libertà, alla bellezza della natura, che possano irrompere nel cuore e far rinascere quella stessa mitezza che ha caratterizzato all’origine l’animo poetico esprimendo la meraviglia, nelle persone umili che a contatto con la terra ne scoprivano i tesori.

Chiude il primo round poetico Dani Larsen ideatore del circolo poetico i “Poeti del cosmo”.

Conduttore di eventi culturali In Tuscia ed organizzatore di incontri letterari in Roma.

Autore di libri di fantascienza, ritrova sé stesso nella poesia espressione della forza e della rinascita. Poeta d’ amore esprime anche l’incognita alle domande che pone non c’è risposta il non sapere domina la scena.

Franca Katya Ranieri recita una poesia per l’Ecuador, per le doti della allegria nello stare insieme, con la musica, il canto il ballo e i magnifici colori presentati dal popolo ecuadoriano.

Piero Marsili manifesta nella lettura poetica la forza rigeneratrice. della natura.

Claudia Polveroni nella poesia riesce a trovare una risorsa nell’elemento naturale.

Ed infine Dani Larsen chiude la rassegna poetica con un suggerimento di non voler arrendersi difronte le asperità.

Un particolare ringraziamento alla gentile concessione di Emanuela Scarponi alla realizzazione dell’evento dal quale potranno ci si augura scaturire i prossimi incontri.

Una sorpresa per i poeti recitanti che insieme agli attestati che hanno ricevuti anche altri partecipanti al dialogo poetico sono stati omaggiati con dei bei regali.

Il giorno 20 ottobre di domenica e sempre con la luce del primo pomeriggio siamo con African People alla mostra allestita nella Serra all’interno dell’orto botanico.

Si tratta di una mostra di artiste donne, Tempo delle Donne, sesta Mostra collettiva internazionale: Sguardo di Donna, “per la non violenza”. Tema: “Nata Bambina” per il diritto alla parità di genere. La organizzatrice è Rita Valenzuela. Per festeggiare la nascita delle figlie femmine in omaggio alle sorelle Mirabal.

La mostra espositiva rimarrà fino al 5 novembre, le artiste presentano le loro opere, meta di visitatori italiani e stranieri, quadri, sculture e fotografie raffigurano la donna.

Alcune poetesse recitano poesie formando un cerchio intorno ad una scultura di una artista, si aggiunge un poeta e le interviste alle autrici da parte di Rita Valenzuela caratterizzano la mostra.

La splendida Serra espositrice è un’area che filtra la luce attraverso i vetri l’orto botanico con i cespugli di fiori e i giardini più distanti gli fa da cornice.

Molti i visitatori delle aree verdi dell’orto, oasi in città e fonte di aria salubre. Belle le opere scultoree immerse nella natura dell’orto lungo i sentieri.

Due giorni del nostro presente.





Recensione del Dialogo poetico del 19 e della mostra Sguardo di Donna del 20 ottobre ’24

a cura di Claudia Polveroni Apn Publisher per la rivista Silkstreet.

 

 

 



 



 



 

Ortensia Campelli

IN LUNGO E IN LARGO

CANTO D’AMORE

Navigo il fiume,
travolta dalla corrente,
sono finita nel mare
del grande amore.
Trovo grazia ed infinita dolcezza.
Sono con tanta gente che più dolore non ha, con gioia si eleva un canto di solidarietà, quando nuove pagine di felicità
verranno incise in linea,
con la luce divina.

 

3

LA RETE

Impigliati i capelli in anelli d’oro, stelle marine, essenze sulla pelle. Il tuo braccio contro il mio. Preda son di una rete.

Desta di un sogno,
lesta nel ricordo di quando
trattenevi i miei capelli, legati da uncinelli.

 

4

PROSSIMITÀ

Corpi avvinghiati, addormentati.
Il rumore è nel silenzio.
Il risveglio all’alba nel volto dell’amore.

 

5

GOCCE

Acqua limpida dal vento,
zampilla da una fontana scolpita.
Le gocce si mescolano con la pioggia e rigano le mie gote tristi,
sogni iridescenti ed invadenti
dei ricordi del tempo in cui mi guardavi e non parlavi.

 

6

LA BANDA

Oggi come ieri,
la banda suona, emozioni e sentimenti vibrano nell’aria,
i suoni densi e le note lente sono sonoro, rotto dall’applauso.
Voluttà infinite abbracciano il mio viso, della serena completezza.

 

7

LA PARETE

Guardo, scruto ed ammiro,
un ritratto antico, sola con il mio
pensiero assopita, mi scopro rapita
da un incubo.
Il buio illumina,la mia mente, una corolla di tanti petali d’oro.

 

8

L’ARGENTEA LUNA

Naufragata la luna cristallina, intono la canzone serotina,

fuoco è il fiume della longeva passione, sordo al lume della ragione.
Smarrito il tempo è mezzanotte,
dormo sola.

Guardiano dei sensi ti muovi in lungo ed in largo per la via.

 

9

 

LA MUSICA

Serenità, dolcezza.
Sorriso dei cuori.
Allegria giovinezza per la via.

 

10

LA GINESTRA.

Domenica è un giorno di festa.
Prendo aria alla finestra, mi gira la testa.
Esco e mi regalo una ginestra.
Se con il malumore sono in compagnia di un fiore. Mi ubriaca il suono dell’orchestra.
Scappo ed incappo in un temporale,
il nuovo cielo turchino mi offre un cioccolatino
e mi addormento,
chiudo il tormento.

 

11

LA BELLEZZA

La bellezza prende e ci cattura.
Non più liberi nell’avventura.
Prede indifese. cercano un varco, un’arco, una terra.

 

12

LILLÀ

Dall’alto osservo i lillà sbocciati,
profuma l’albero dei limoni, ombra sul praticello.
Il canto del grillo rompe il silenzio.
Le rose al vento frammentano tenue le pause rosee. Non voglio avvertire i brividi di una brezza improvvisa. Non voglio essere stordita al risveglio dal sonno.

 

13

IL TEMPO

E’ un corpo che passa, si ferma se l’amore resta.
Amo il mare per un giorno, amo il nocchiero impavido che domina.
Artefice e salvifico del destino.

 

14

LE VOCI

Si alzano le voci,
dentro e fuori.
Echi invadenti, cirri arroganti, Quanto chiasso fanno queste voci.
A volte chiare, indistinte,
mi turbano.
Cercano, fanno.
La tua voce mi parla.
Non casco dalle nuvole: è la tua voce

 

15

SOLE

Matuta stella,
astro mattutino
nel cielo azzurro e
prepotente dalle minacciose nubi, di una bellezza sapiente.
Illumini splendente
la natura superba.
la tua compagnia mi dona allegria e non pretende alcun furtivo gesto, che rassicuri i miei perenni dubbi

tra i luminosi e profumati pini.

 

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UN’INSOLITA SERATA

Quando il giorno vola e la campana suona. La penombra dissolve la luce.
China è la luna, un rumore alla mia porta, dischiudo l’uscio ed un uomo appare. Sono indifferente, ad un tratto, i

suoi occhi commossi,
“Sono stanco non sto a spiegare, sono chiamato senza sosta, non ho il giusto, mi sento una nullità, troppi impegni non danno la felicità”.

 

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NOTE BIOGRAFICHE

Laureata in Giurisprudenza, presente in diverse raccolte an- tologiche in possesso di attestati e dichiarazioni a vario tito- lo di partecipazione a certamen poetici.
Scrive e pubblica studi.

Le poesie in numero di 15 in allegato sono state interamente scritte, lette redatte in ogni parte dall'autrice, salvo errori od omissioni.

 

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Indice

CANTO D’AMORE .............................................................

LA RETE...............................................................................

PROSSIMITÀ .......................................................................

GOCCE .................................................................................

LA BANDA ..........................................................................

LA PARETE..........................................................................

L’ARGENTEA LUNA..........................................................

LA MUSICA .......................................................................

LA GINESTRA...................................................................

LA BELLEZZA ..................................................................

LILLÀ .................................................................................

IL TEMPO...........................................................................

LE VOCI .............................................................................

SOLE...................................................................................

UN’INSOLITA SERATA ....................................................

NOTE BIOGRAFICHE..........................................................18

 

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© copyright dell’autore

Stampato in Sanremo da Vitale Edizioni
nel mese di settembre 2024

20

Comunicato stampa

 

Rome Future Week

 

Il settore culturale, tra innovazione tecnologica e sviluppo digitale: 

presentato alla Rome Future Week il paper di Fondazione Kainòn ETS, Associazione Civita e PTS

 

Il paper “To BE: il futuro digitale della cultura. Visioni, strategie e parole chiave 

per il Web 3” esplora trend e opportunità della trasformazione digitale nella cultura



Roma, 20 settembre – L’evoluzione del settore culturale nel nostro Paese sta attraversando una nuova fase caratterizzata dalla trasformazione digitale della cultura: un processo in atto di cui si sono già evidenziate sfide, opportunità e strategie che portano a una nuova personalizzazione delle esperienze culturali, a nuovi modelli di interazioni tra gli utenti e a una fruizione della cultura più inclusiva e sostenibile, anche attraverso l’intelligenza artificiale.

 

Queste tematiche sono state approfondite in occasione della Rome Future Week e descritte nel paper “To BE: il futuro digitale della cultura. Visioni, strategie e parole chiave per il Web 3”, realizzato da Fondazione Kainòn ETS in collaborazione con il curatore dei contenuti Claudio Calveri, e presentato presso l’Associazione Civita.  Una pubblicazione che rappresenta la sintesi delle riflessioni emerse durante un ciclo di incontri organizzati in collaborazione con Associazione Civita, PTS (società di consulenza strategica e direzionale,), e con il sostegno di ICOM Italia, nell’ambito del progetto “To BE. Conversazioni sul futuro digitale della cultura”

 

Il paper offre una sintesi di visioni, direzioni di sviluppo di strategie e rappresenta uno strumento per gli operatori culturali che vogliano meglio comprendere e approfondire gli impatti presenti e futuri dell’evoluzione del Web3 sui propri modelli culturali, educativi, relazionali, gestionali ed etici.

 

In particolare, il Web3 si riferisce alla generazione di Internet costruita sulla tecnologia blockchain e su protocolli decentralizzati. Lo scopo di queste ambientazioni digitali è quello di essere più aperto, sicuro e incentrato sull'utente. Un impatto rivoluzionario è ad esempio quello che potrebbe avere sull’istruzione: il Web3 potrebbe favorire una nuova personalizzazione dell'apprendimento, rafforzare l'inclusione e consentire agli studenti di avere maggiore controllo sui propri percorsi di apprendimento.

 

Il Web3 promette di democratizzare l'accesso all'educazione e alla cultura, mettendo l'utente stesso al centro dell'esperienza digitale, anche attraverso esperienze di fruizione della cultura coinvolgenti e interattive.

 

In tal senso, come approfondito nel paper, elementi come la realtà virtuale, la realtà aumentata, la narrazione interattiva, la gamification e l’interazione sociale stanno già giocando un ruolo chiave per il miglioramento dell’esperienza culturale, sempre più dinamica e partecipativa per le persone che la vivono.

 

In questo scenario, il paper esplora anche il concetto di realtà “phygital”: termine che si riferisce alla fusione di esperienze fisiche e digitali in vari aspetti della vita, compreso il mondo culturale. Di questa convergenza del regno fisico e di quello digitale sono state quindi esplorate le nuove possibilità di espressione culturale, consumo, conservazione e accessibilità.

 

“To BE: il futuro digitale della cultura. Visioni, strategie e parole chiave per il Web 3” rappresenta quindi un’analisi che esplora le potenzialità del Web3 e delle nuove tecnologie nella definizione del futuro digitale della cultura: una risorsa a supporto di operatori e stakeholder culturali che vogliono sfruttare le capacità delle nuove piattaforme e soluzioni digitali, per una fruizione della cultura al passo con l’evoluzione tecnologica e digitale.

 

Il paper è diviso in sei capitoli corrispondenti ai sei talk del ciclo di incontri, ognuno focalizzato su un tema specifico:

 

  • Le nuove forme e funzioni della conoscenza nel Web3 - Algoritmi, Dati, Knowledge Hub e Serious Gaming
  • Immersione ed esperienza nel Web3 - VR, AR, gaming e Digital Trust
  • Interazioni digitali nel Web3 oltre l’engagement - Realtà Mista, habitat ibridi e dimensione phygital
  • Il valore della personalizzazione dell’esperienza nel Web3 - Blockchain, NFT e l’innovazione del valore
  • Come funzionano le comunità digitali nel Web3 – DAO (Decentralized Autonomous Organizations), Tokenizzazione e “crowd business”
  • Progettare esperienze culturali rispettose nel Web3 - Intelligenza Artificiale, etica digitale e digital responsibility.

 

Ogni incontro ha offerto visioni su buone pratiche e progetti, stimolato riflessioni su futuri possibili attraverso i contributi di rappresentanti di istituzioni culturali nazionali e internazionali, figure del mondo dell’innovazione tra imprese, centri di ricerca, studiosi e ricercatori sui temi della digital transformation e del Web3.

 

"Il nostro impegno in questo progetto riflette la nostra visione di un futuro dove la cultura e la tecnologia si integrano per creare nuove esperienze e opportunità – ha dichiarato Angela Tibaldi, Associate Partner di PTS. Siamo orgogliosi di aver contribuito a questo paper e al ciclo di incontri da cui è nato: siamo convinti che possano offrire a operatori culturali e istituzioni strumenti concreti per affrontare le sfide del Web3 nel settore culturale”.

“La Fondazione Kainòn ETS crede che la relazione tra innovazione e settore culturale non solo sia importante, ma che debba essere al centro dello sviluppo sociale ed economico del Paese – ha commentato Emanuela Totaro, Segretario Generale Fondazione Kainòn ETS. Questo è possibile a nostro avviso solo facilitando la comprensione reciproca tra i soggetti che abitano e alimentano entrambi i settori. Il paper To BE: il futuro digitale della cultura. Visioni, strategie e parole chiave per il Web 3 vuole quindi essere per entrambi uno strumento di visione ma allo stesso tempo molto concreto, per stimolare una maggiore comprensione delle dinamiche presenti e delle traiettorie future alla base della cultura digitale, che possono rappresentare leva di sviluppo per le istituzioni culturali”. 

 

"Il futuro digitale della cultura, al centro del paper To BE, si configura come straordinaria opportunità per espandere i confini della conoscenza e della partecipazione culturale. Superata la fase nella quale il trend dominante fra le istituzioni culturali era legato al metaverso e alle tecnologie immersive, ciò che oggi sta influenzando il processo di digital transformation dei luoghi della cultura è sicuramente l’esplosione dell’IA, con le sue enormi potenzialità in termini di efficientamento gestionale, creazione di servizi personalizzati, potenziamento dell’accessibilità ai contenuti culturali e supporto all’inclusività.” – ha affermato Simonetta Giordani, Segretario Generale dell’Associazione Civita – “Questo scenario pone anche diverse questioni aperte, non solo in termini etici e di governance, ma anche rispetto alla sopravvivenza di alcune professioni culturali e alla necessità di sviluppo delle competenze fra gli operatori di questo settore, in risposta ai reali fabbisogni del mondo culturale e creativo."

 

Il paper è stato presentato ieri, il 19 settembre, nel corso del talk “Il futuro digitale della cultura”, organizzato da Fondazione Kainòn ETS, Associazione Civita e PTS nell’ambito della Rome Future Week.

 

“To BE: il futuro digitale della cultura. Visioni, strategie e parole chiave per il Web 3” è scaricabile gratuitamente dal sito di Fondazione Kainòn ETS, mentre è possibile rivedere ogni incontro sul canale ufficiale YouTube della Fondazione.

 

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Fondazione Kainòn ETS 

La fondazione Kainòn ETS è un ente privato nato per facilitare l’incontro tra innovazione digitale e settore culturale. Lo fa attraverso quattro linee di attività: awareness delle organizzazioni culturali sull’innovazione digitale; sostegno ai talenti e alla formazione di competenze; supporto alle sperimentazioni; povertà educativa e disagio sociale. Ha attivato diversi progetti tra cui: “Verso un museo del futuro. Un laboratorio aperto di riflessione” (2022/2023): percorso di empowerment e coprogettazione in partnership con ICOM Italia, con 50 player nazionali di settore coinvolti, nato per supportare la ridefinizione del ruolo dei musei nel prossimo decennio, con focus su immersività, spazi virtuali, metaverso. “ToBE. Conversazioni attorno al futuro digitale della cultura” (2023/2024), in collaborazione con Associazione Civita e PTS, un ciclo di incontri per esplorare le traiettorie future della cultura sul Web3, che ha visto il coinvolgimento di rappresentanti di istituzioni culturali nazionali ed internazionali dell’innovazione. 

 

Associazione Civita è un’organizzazione di imprese ed enti di ricerca impegnata da oltre 35 anni nella promozione culturale, nella convinzione che lo straordinario patrimonio del nostro Paese sia la grande “risorsa capitale” da tutelare e valorizzare, come motore di un nuovo modello di sviluppo economico e sociale. Nata per recuperare l’antico borgo di Civita di Bagnoregio, opera da sempre nella ricerca di un dialogo innovativo fra i mondi della cultura, delle Istituzioni e dell’economia. Proprio nel noto borgo dell’Alto Lazio, sospeso sulla rupe tufacea a costante rischio di crollo, è nato il progetto visionario di Gianfranco Imperatori che nel tempo ha preso forma ed è diventato realtà. Tra i driver dell’associazione, oltre alla tutela e valorizzazione del patrimonio, l'Associazione Civita oggi annovera l’interesse per l’Innovazione culturale e per la Sostenibilità.
Ufficio stampa Associazione Civita

 Véronique Haupt – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. – cell. 327 1706878

 

PTS

Il gruppo PTS si occupa di consulenza strategica e direzionale, con un approccio interdisciplinare, basato su metodologie di analisi consolidate, che integra consulting, innovation, finance e communication. Il gruppo ha sviluppato diversi mercati e opera attraverso numerose industries in molteplici settori ad alto potenziale strategico: trasporti, energia, infrastrutture, cultura, turismo, PA, telecomunicazioni, PMI e sport, settore in cui è leader con assistenza prestata alle principali componenti del sistema sportivo italiano. PTS ha oltre 60 anni di esperienza nel mondo della consulenza arricchita, negli anni, dall’aggregazione di 12 società che hanno contribuito a rafforzarne il know-how. Oggi PTS ha oltre 500 clienti nazionali e internazionali e più di 200 professionisti che lavorano nelle 5 sedi principali di Roma, Milano, Verona, Genova e Trieste. Il fatturato consolidato del 2023 ha superato i 20 milioni di euro.

Press Office PTS - eos comunica

Michela Gelati - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - cell. 347 6339998

Luigi Borghi - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - cell. 392 9958934

 

DALLA CREAZIONE DELLE ZONE ECONOMICHE SPECIALI ALLA ZONA ECONOMICA SPECIALE PER IL MEZZOGIORNO

di Alessandra Di Giovambattista

 15-10-2024

Con il decreto legge n. 91 del 20 giugno 2017 sono state istituite in Italia le Zone Economiche Speciali (ZES) con l’obiettivo di dare vigore e produttività a zone meno sviluppate ed in transizione economica presenti nel nostro Paese. Il regolamento di istituzione delle ZES era contenuto nel DPCM del 25 gennaio 2018, mentre successivi provvedimenti hanno modificato l’originaria legislazione. Le aree interessate sono quelle portuali e quelle limitrofe e ad esse collegate situate nelle regioni meridionali, che la programmazione europea del 2014 – 2020 aveva diviso in zone “meno sviluppate”, quelle situate in Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia e zone “in transizione” quelle localizzate in Abruzzo, Molise e Sardegna. Come vedremo, però, la legislazione è stata modificata per effetto del recente D.L. n. 124 del 2023.

Le realtà legate alle zone economiche speciali sono individuabili in diverse regioni del mondo; in totale sono stimate circa 4.000 aree ZES. Nello specifico sono presenti in Cina, nelle Filippine, nella Corea del Nord, in Russia ed in Europa le ritroviamo in Irlanda, Portogallo e Polonia. Si caratterizzano tutte per l’individuazione di aree dove sono riconosciuti benefici fiscali e semplificazioni amministrative con la finalità di far crescere e sviluppare zone che si presentano più arretrate o con maggiori difficoltà di sviluppo economico.

Sono aree specifiche, individuate all’interno di una nazione, in cui vengono eliminate le barriere commerciali, come ad esempio adempimenti burocratici, dazi, sovraprezzi, al fine di rendere più fluidi gli scambi ed attirare nuovi investimenti. Per sfruttare al meglio le opportunità, infatti, le ZES sono normalmente posizionate in ambiti geograficamente predisposti per gli scambi commerciali come porti e aeroporti, dove è più facile disporre e far entrare in sinergia mano d’opera, materie prime e personale tecnico specializzato per produrre beni e servizi. La ZES diventa così un luogo di produzione altamente qualificata, dove si concentrano i fattori produttivi, specialmente il lavoro, con la finalità di sfruttare al meglio il punto di convergenza tra importazioni di materie prime, semilavorati, componenti e flussi di esportazioni di prodotti e merci verso paesi esteri.

Occorre evidenziare che l’esempio forse più significativo in questo ambito può essere ricondotto all’esperienza cinese dove nei primi anni del 1980, e precisamente a partire dalla politica della “porta aperta” del 1978 portata avanti da Deng Xiaoping (successore di Mao Zedong), fu individuata la città di Shenzhen per implementare queste politiche di benefici e vantaggi che ha portato a successi davvero inaspettati. In Cina, più che di città, occorre parlare di ampie aree metropolitane e l’area di Shenzen si presentava povera con un’economia basata essenzialmente sulla pesca. In circa trent’anni l’area ha visto il passaggio da un’economia primordiale ad un centro di attrazione di numerosi investitori ed oggi è una città fortemente industrializzata e tra le più popolose della Cina (circa 12 milioni di abitanti); in essa si è assistito ad una valorizzazione del territorio che ha anche sviluppato e migliorato la sinergia con le zone limitrofe.

Così il buon successo ottenuto dall’area di Shenzen ha spinto verso queste politiche di incentivazione e di benefici e molti altri Paesi hanno adottato tali misure economico-fiscali che sembrano avere effettivamente un forte appeal per le aziende. Fa riflettere anche il caso di Dubai che rappresenta forse il caso di ZES più famosa al mondo con la creazione del Dubai Financial Centre (DIFC) che rappresenta una zona finanziaria libera, con giurisdizione indipendente in riferimento a diverse problematiche di tipo economico. Parlando di numeri si osserva che il DIFC, attraendo investitori da tutto il mondo, ha raggiunto un numero complessivo di circa 6.000 aziende registrate per la prima volta e nel solo primo semestre del 2024 ha registrato 830 nuove società, con un incremento del 24% rispetto al primo semestre del precedente anno (secondo i dati divulgati dallo stesso DIFC, il 30 luglio 2024). In questo contesto la politica dinamica della ZES è prodromica alla realizzazione di un centro logistico con vocazione al commercio alimentare che alla fine si presenterà come il più grande al mondo; contestualmente è previsto lo sviluppo della rete commerciale nella zona Asio-Pacifico rafforzando così il ruolo di competitor, ma forse sarebbe meglio dire leader, della città di Dubai nella catena di approvvigionamento dei prodotti e servizi che vanno dal fornitore al consumatore finale.

Con uno sguardo all’Europa si possono evidenziare le ZES dell’Irlanda, in particolare quella di Shannon, istituita nel 1959, dove vige un regime doganale speciale e sono garantiti vantaggi fiscali di diverso tipo, e quelle della Polonia, individuate anche con riferimento a specifiche caratteristiche produttive, come per le due aree di Katowice e di Cracovia a vocazione specializzata nell’industria dei trasporti (c.d. automotive).

Con la creazione di tali aggregazioni la politica europea si pone l’obiettivo di aumentare la competitività delle aziende che in esse vi operano, attrarre investimenti da operatori esteri, incrementare le esportazioni, sviluppare la produttività e l’innovazione, e non ultimo rafforzare il mercato del lavoro. Per maggior chiarezza occorre evidenziare che l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) individua diverse tipologie di ZES. Nello specifico: le zone di libero scambio (quelle presso porti ed aeroporti che prevedono esenzioni parziali o totali sui dazi dei beni che utilizzano materie prime importate, le lavorano e poi le riesportano), le export precessing zone (agevolano la riesportazione dei soli beni che vengono lavorati all’interno della zona stessa e il cui processo produttivo aggiunge valore al prodotto finito), le zone economiche speciali propriamente dette (si caratterizzano per la molteplicità delle agevolazioni, benefici e semplificazioni riservati alle aziende che in esse operano e che vi stabiliscono la propria sede), le zone speciali industriali (in esse i benefici sono riconosciuti solo ad aziende operanti in specifici settori che in esse si insediano). Le caratteristiche di ognuna di tali aree, che vengono proposte dalle diverse Nazioni, vengono verificate dalla Commissione europea per definirne l’effettiva operatività e la compatibilità con le norme in materia di aiuti di Stato (cioè il riconoscimento di aiuti finanziari a determinate attività o realtà produttive che presentano delle criticità che si vuole siano rimosse per motivi di politica economica e sociale).

Tornando all’Italia vediamo che l’iniziale esperienza di ZES, avviata nel 2017, ha come obiettivo, così come si legge nella relazione presentata al Senato della Repubblica, di fornire misure di sostegno alla nascita ed alla crescita delle imprese nel Sud d’Italia, mediante l’istituzione delle ZES, prevedendo pertanto semplificazioni, benefici e procedure più snelle per agevolare i cittadini e le attività imprenditoriali. Quindi un focus, un’attenzione rilevante, verso forme di incentivazione dell’imprenditoria giovanile e del processo di innovazione attraverso lo sviluppo di condizioni economiche favorevoli, incentivi fiscali e semplificazioni amministrativo-burocratiche per incentivare nuovi insediamenti industriali o far sviluppare quelli già esistenti nel Meridione.

Le ZES sono state individuate territorialmente all’interno dei confini dello Stato italiano, in zone geografiche ben delimitate ed identificabili che comprendono al proprio interno un’area portuale collegata alla rete transeuropea dei trasporti (trans-European transport networks TEN-T) così come individuata dalla normativa europea di riferimento (cioè il regolamento (UE) n. 1315/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2013). La leva è basata sull’incremento degli investimenti e sulle attività di sviluppo d’impresa. Le zone assoggettabili a tali agevolazioni possono essere proposte dalle Regioni meno sviluppate ed in transizione, e successivamente istituite con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che ne verifica il rispetto delle condizioni indicate dalla normativa europea. Le Regioni oltre a proporre le zone devono anche presentare un piano di sviluppo strategico indicando le caratteristiche delle aree individuate e le potenzialità di sviluppo. Sono ricomprese in questi ambiti anche zone senza porti purché contigue, o in associazione con un’area portuale avente le caratteristiche richieste dalla normativa europea.

Il passaggio successivo al decreto del 2017, e sue seguenti modificazioni, che aveva di fatto istituito 7 ZES (ZES Abruzzo, ZES Calabria, ZES Campani, ZES Ionica interregionale Puglia – Basilicata, ZES Sicilia Orientale, ZES Sicilia occidentale e ZES Sardegna), è stato il recente decreto legge n. 124 del 19 settembre 2023 che dal primo gennaio 2024 ha sostituito le precedenti 7 zone economico speciali con un’unica zona: la Zona economica speciale per il Mezzogiorno. Gli obiettivi che si pongono a base della costituzione della nuova zona unica consentiranno di rendere competitive le aziende operanti nel territorio di definizione della ZES unica meridionale, sia quelle già presenti sia quelle che si costituiranno nel tempo. È prevista l’istituzione della cabina di regia ZES presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri che provvederà a coordinare, dirigere, vigilare e verificare le attività svolte all’interno della area delimitata. Gli strumenti informatici a disposizione degli operatori riguarderanno il portale informatico (web) della ZES e lo Sportello Unico Digitale ZES (c.d. S.U.D. ZES) nel quale confluiranno tutti gli sportelli attivati secondo la precedente normativa che aveva individuato le citate 7 zone meridionali.

Indubbiamente la costituzione dell’unica ZES permetterà di far entrare in sinergia tutte le aziende operanti sul territorio in quanto tutte ricomprese nell’area agevolata, senza tenerne fuori alcuna, come sarebbe potuto accadere con la definizione di singole zone. Ci si aspetta che le attività amministrative siano rese davvero snelle, lontano dalle logiche politiche e partitiche, nonché da quelle di tipo malavitoso. Si ricorda che a tale nuova realtà amministrativo-gestionale, rinnovabile per 10 anni quindi fino al 2034, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (il PNRR) ha destinato risorse per 630 milioni di euro per la realizzazione di “Interventi speciali per la coesione territoriale” gestiti dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Ovviamente le risorse messe in gioco obbligano a controlli e monitoraggi seri e costanti se non si vuole, anche questa volta, mancare l’incontro futuro con l’innovazione, lo sviluppo ed il progresso delle potenziali attività svolte dagli imprenditori del Sud d’Italia.

DALLA CRISI DEI MUTUI SUBPRIME ALLA CRISI DEL DEBITO SOVRANO

di Alessandra Di Giovambattista

 8-10.2024

Per contrastare la crisi finanziaria del 2007 abbattutasi sul mercato statunitense in ragione della concessione di mutui a soggetti non aventi adeguate garanzie per la restituzione dei prestiti, meglio conosciuta come la crisi dei mutui subprime (crisi causata da una bolla speculativa immobiliare e da pratiche di azzardo morale da parte degli istituti finanziari che permisero operazioni di cartolarizzazione dei debiti per mutui non sempre adeguatamente garantiti), il Governo americano negli anni dal 2007 al 2009 decise di intervenire. Organizzò un piano di salvataggio delle grandi banche statunitensi che ne vide in parte la nazionalizzazione ed in parte l’acquisto di titoli di debito privati. In particolare la FED consentì l’immissione sul mercato di ingenti quantità di moneta (si parla di circa 7.700 miliardi di dollari complessivi a fronte di una richiesta iniziale di 700 miliardi di dollari!!!) a tassi prossimi allo zero per cento con la finalità di sostenere banche ed assicurazioni statunitensi e consentire l’acquisto dei titoli cartolarizzati che avevano inquinato il mercato nord americano, ma, purtroppo, anche quelli europei e mondiali in generale.

In particolare in Europa la crisi investì inizialmente l’istituto britannico Northern Rock che era specializzato nella concessione di mutui immobiliari; esso fu il primo ad essere preso d’assalto con ingenti richieste di rimborsi dei depositi innescate dal panico che si era scatenato negli USA. Anche in tal caso dovette intervenire il Governo britannico che attuò il salvataggio impegnando circa 110 miliardi di sterline. Ma questo fu solo il primo di successivi interventi che provvidero a ricapitalizzare le banche - al fine di ristabilire l’equilibrio tra riserve e depositi – e ad acquistare obbligazioni per sostenere gli istituti di credito che entravano in crisi perché nei loro portafogli crediti erano presenti titoli cartolarizzati ormai privi di valore.

Anche in Europa furono attuati salvataggi degli istituti di credito presenti in nazioni quali: Germania, Danimarca, Belgio, Grecia, Lussemburgo, Olanda, Svezia e Portogallo. Complessivamente, in tutta Europa (secondo dati forniti nell’analisi dell’ufficio studi di Mediobanca - MBRES del dicembre 2013) furono erogati circa 3.166 miliardi di euro di aiuti finanziari che si concretizzarono in garanzie per circa 2.443 miliardi di euro, in ricapitalizzazioni per circa 472 miliardi di euro e linee di credito e prestiti per 251 miliardi di euro.

Per avere una dimensione del problema basti pensare che in Germania gli aiuti pubblici da parte del Governo interno furono ingenti e riguardarono essenzialmente la sottoscrizione di azioni o titoli subordinati (questi ultimi individuati come titoli di debito subordinati alla prioritaria soddisfazione di altri creditori non subordinati; presentano un alto grado di rischio rispetto alle obbligazioni ordinarie) per un ammontare di circa 56 miliardi di euro (con l’obiettivo di ripatrimonializzare le banche) e la concessione di garanzie sulle passività contratte dagli istituti bancari, per un ammontare totale di circa 380 miliardi di euro.

Gli interventi a favore del sistema bancario e assicurativo iniziarono a gonfiare i debiti pubblici ed il deficit pubblico di diverse nazioni europee; nel maggio del 2010 l’Unione europea (UE), il Fondo monetario internazionale (FMI) e la Banca centrale europea (BCE) vararono un piano di salvataggio per la Grecia, ormai messa in ginocchio dalla crisi, di circa 110 miliardi di euro.

L’anno dopo tutte le nazioni dell’Europa videro una crescita ingente del proprio debito pubblico: si innescò così la crisi del debito sovrano.

Tutte le misure individuate dall’UE per superare la crisi del debito sovrano hanno però influito negativamente sui paesi più deboli, con pregresse esposizioni debitorie pubbliche; dopo il commissariamento della Grecia, fu il turno dell’Irlanda (con aiuti per 85 miliardi di euro), e del Portogallo (con aiuti pari a circa 78 miliardi di euro). La Spagna invece vide l’intervento del Fondo Europeo di salvataggio (EFSF) che nel 2012 erogò un prestito allo Stato di oltre 30 miliardi di euro. Tale flusso di risorse ha rappresentato solo il primo blocco di aiuti che l’Unione Europea ha riconosciuto alla nazione, in quanto l’ammontare totale di erogazioni è stato pari a circa 100 miliardi di euro finalizzati alla capitalizzazione ed alla ristrutturazione del sistema bancario interno fortemente colpito dalla crisi.

Anche l’Italia, nell’agosto del 2011, ricevette una lettera con una serie di raccomandazioni per far rientrare il debito pubblico, modificare le norme sulle pensioni, sui contratti di lavoro e le liberalizzazioni. Tuttavia il sistema bancario non ha potuto usufruire di importanti interventi pubblici; infatti i salvataggi furono per un ammontare di poco più di 4 miliardi di euro per acquistare obbligazioni subordinate emesse da quattro banche. Le difficoltà maggiori in Italia furono registrate a causa della crisi del debito sovrano, successiva a quella dei mutui subprime,per la sua pregressa posizione finanziaria di ingente indebitamento pubblico. In particolare in Italia gli attivi bancari furono indirizzati verso l’acquisto di titoli pubblici nazionali, mentre l’intervento statale si sostanziò nella forma della garanzia pubblica sulle obbligazioni emesse dal sistema finanziario per garantirne l’acquisto da parte della Banca Centrale Europea. Il tutto portò a crisi di liquidità verso i settori produttivi e nel 2009 la contrazione del PIL italiano fu di circa 5 punti, facendo così registrare una delle crisi più gravi del dopoguerra.

Con il senno di poi ci si accorse che il sistema finanziario complessivo non aveva retto alla crisi dei mutui subprime a causa della mancanza di regolamentazione del sistema finanziario, di stringenti requisiti ed indicatori di capitale e di dettagliate norme di natura contabile; per contro si erano sviluppati e rafforzati atteggiamenti di azzardo morale causati da forme distorte e nefaste di deresponsabilizzazione. Il tutto ha portato ad una revisione della disciplina del settore finanziario, che ha individuato norme più dettagliate e stringenti in materia di regole e modalità di gestione delle aziende (c.d. governance) e di gestione dei rischi. Infine si è arrivati a concepire normative e prassi condivise a livello europeo e statunitense per cercare di rendere più forte il sistema finanziario complessivo. Frutto di queste politiche sono state la creazione dell’Autorità bancaria europea (EBA), dell’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (EIOPA), dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA).

Di fatto i salvataggi bancari attuati obbligarono gli Stati ad indebitarsi per trovare risorse pubbliche per finanziare i sistemi bancari e provare a salvarli; tuttavia il passaggio successivo fu che le banche non concessero più credito alle attività produttive; il risultato fu una recessione a livello globale con cadute del Prodotto interno lordo (PIL) che registrò anche valori di segno negativo.

Le difficoltà di questi paesi si ripercossero su tutto il sistema economico-finanziario europeo; le banche continuarono ad essere le aziende più esposte alle problematiche monetarie a causa dell’acquisto di titoli del debito pubblico. Le problematiche si riscontrarono nella banche dei paesi più vulnerabili in quanto le agenzie di rating,cioè quelle deputate a dare una valutazione dei rischi sugli investimenti, avevano abbassato la classe di merito proprio al debito emesso dai paesi più deboli e ciò implicò un rialzo dei tassi di interesse. E’ evidente che in tale situazione le banche non disponevano di sufficiente liquidità per finanziare l’attività reale, produttiva e così il risultato fu una recessione generalizzata che contagiò tutto il mercato europeo. Il credito fu razionato e ristretto a pochi casi, così che molte economie furono messe in ginocchio e la recessione, già in atto, fu più che amplificata. Si fa ancora memoria dell’innalzamento dello spread, cioè del differenziale di rendimento dei buoni nazionali rispetto a quelli tedeschi, ritenuti i più sicuri, che costò molto caro all’Italia che dovette far fronte ad un incremento del tasso di interesse sul debito pubblico che arrivò al 7%. Tale innalzamento, causato dalla percezione di un grande rischio riguardo al sistema economico italiano (quindi una vera e propria ondata di panico nei confronti del sistema Italia) nonché dalla ricerca di investimenti in titoli più sicuri come quelli emessi dal Governo tedesco, condusse ad aumentare ancora di più il livello di indebitamento dello Stato italiano sul versante del pagamento degli interessi passivi.

Le misure di contenimento attuate dal fondo europeo ebbero però solo effetti momentanei; infatti la fiducia degli operatori economici riguardo agli Stati più vulnerabili era ormai compromessa e tutte le politiche che la BCE cercava di implementare per sostenere l’economia reale attraverso misure di politica monetaria sembravano dover fallire con forti ripercussioni negative in termini di concessione di prestiti e mutui a famiglie ed imprese.

Fu poi all’inizio del 2015 che la BCE varò il programma di acquisto di titoli emessi da aziende private estendendolo anche ai titoli pubblici emessi in euro, immettendo così liquidità sul mercato: il c.d. quantitative easing (letteralmente alleggerimento quantitativo), misura di politica monetaria non convenzionale rispetto alla tipica manovra di variazione del tasso di interesse praticato dalla banca centrale. La misura, avviata dall’allora presidente della BCE, Mario Draghi, era finalizzata ad influenzare direttamente le variabili finanziarie che agiscono sul mercato reale, immettendo liquidità attraverso l’acquisto di titoli del debito pubblico e obbligazioni in generale, e ottenendo coì una diminuzione del tasso di interesse per favorire la concessione di prestiti.

La misura ebbe un buon successo rispetto alle manovre precedenti implementate dalla BCE che si erano basate sulla concessione di aiuti alla banche che solo in seconda battuta avrebbero dovuto migliorare e ristabilire il funzionamento ottimale del mercato reale concedendo prestiti e credito ad aziende e famiglie. Invece il passaggio delle risorse dalle banche agli operatori non accadde perché il sistema bancario era davvero deteriorato. Invece il quantitative easing agì direttamente sugli operatori economici, senza interessare le aziende intermediarie del credito, cercando di far ripartire l’economia e con l’obiettivo, a latere, di far rialzare il tasso di inflazione a livello fisiologico, stimato pari a circa il 2% annuo. Questa misura diretta contribuì ad un aumento della fiducia degli investitori e interruppe l’andamento decrescente dell’economia dei paesi dell’area euro, soprattutto di quelli più deboli, con una diminuzione dello spread e un conseguente recupero di risorse finanziarie pubbliche – come conseguenza della diminuzione degli interessi pagati sul debito – da destinare ad obiettivi di politica economica e sociale.

La crisi del debito sovrano, derivante da quella dei mutui subprime, può così rappresentare un chiaro esempio di come la globalizzazione nei rapporti economico-finanziari possa creare dipendenze e reazioni a catena in tutti i sistemi finanziari del mondo. In precedenza le crisi erano contenute in ambiti geopolitici abbastanza delimitati e con normative e usi abbastanza comuni, invece oggi con gli strumenti informatici di compravendita di titoli, la finanza creativa, i legami finanziari delle grandi multinazionali e l’ingresso di nuovi Paesi sulla scena economica mondiale come Cina, India e i paesi emergenti in generale – che presentano specificità normative e industriali molto diverse da quelle occidentali – si è di fronte a scenari molto più complessi. Conseguentemente si molto più difficile riuscire a trovare soluzioni e correttivi che possano soddisfare tutte le differenti realtà. Una possibile soluzione si può trovare nella creazione di autorità e di norme comuni e condivise che possano aiutare ad affrontare congiuntamente crisi di così vasta portata.