LA PERSECUZIONE DEI CRISTIANI NEL MONDO

di Alessandra Di Giovambattista

 

Oggi si fa un gran dire di libertà e tutela dei diritti umani e tra questi, in tutte le Costituzioni dei paesi c.d. democratici, è protetto il diritto di libertà di professare la propria religione. Questa è forse una delle forme di espressione di indipendenza più importanti e così intima per la quale l’uomo dovrebbe esigere la tutela più completa e senza alcuna riserva o rinuncia.

Tuttavia si assiste a ben altri scenari: tra le religioni più perseguitate al mondo troviamo quella cristiana. Per assurdo è la religione basata sull’amore verso il prossimo e su una speranza di vita ultraterrena, eterna, che però ha sempre incontrato l’ostilità del mondo esterno. Sin dall’inizio le prime comunità cristiane, secondo quanto dichiarato negli scritti del Nuovo Testamento (i Vangeli e gli Atti degli Apostoli), hanno subito atti persecutori in principio da parte degli ebrei; ricordiamo infatti che furono le autorità ebraiche di Gerusalemme a tentare con tutti i mezzi di ostacolare la divulgazione e la predicazione del Vangelo, cioè della nuova e promettente notizia. Uno dei più grandi apostoli del Cristianesimo, Paolo di Tarso, era egli stesso, all’inizio, un membro della setta ebraica dei Farisei e come tale un fervente ed accanito persecutore della nuova Chiesa di Gesù Cristo. Le persecuzioni da parte degli ebrei sono testimoniate anche dallo storico Flavio Giuseppe in occasione della morte per lapidazione, decretata dal Sinedrio per mezzo del sommo sacerdote ebreo Anone, di San Giacomo il Maggiore.

Successivamente, intorno all’anno 64 d.c. iniziarono le persecuzioni più crude e violente da parte dell’impero romano, nella persona di Nerone - la cui testimonianza viene resa anche dallo storico e politico Tacito - che accusò i cristiani di aver appiccato l’incendio che distrusse gran parte della città di Roma. Secondo la tradizione storica i più importanti apostoli, S. Pietro e S. Paolo, trovarono la morte nella città eterna durante queste prime persecuzioni. Nel 112 iniziarono le persecuzioni da parte di Traiano e nel 250 da parte di Decio ma, sicuramente la più cruenta fu quella organizzata da Diocleziano. Con lui si verifica l’ultima sopraffazione dei cristiani che per la sua crudezza e violenza fu definita la grande persecuzione. La motivazione di questi secoli di oppressione va ricercata nella caratteristica di religione monoteista che contrastava con quella politeista della religione romana ufficiale, di cui l’imperatore era il garante, nonché nei suoi principi di base che la riconducevano più ad una devozione irrazionale, quasi magica, che l’impero intendeva contrastare fortemente, così come testimoniano gli scritti di Plinio il Giovane.

Oggi, a distanza di millenni, l’organizzazione non governativa Porte Aperte ONG (Open Doors) che aiuta e supporta i cristiani perseguitati a causa della loro fede, registra un peggioramento delle condizioni dei cristiani nel mondo a ragione del loro credo. Il triste primato spetta alla Corea del Nord, ma il più alto numero di omicidi e rapimenti si registra in Nigeria, mentre in India si procede al più alto numero di arresti. Nel suo rapporto annuale, la World Watch List 2024, i dati - presentati alla Camera dei Deputati e studiati da circa quattromila persone tra esperti e ricercatori che prendono in esame le “Chiese storiche” - parlano chiaro: sono oltre 365 milioni i cristiani nel modo che subiscono un alto livello di persecuzione a causa della religione professata. In particolare il fenomeno nella sua complessità riguarda circa il 14%, ma in Africa si sale al 20% ed in Asia a circa il 40%. Il periodo analizzato va dall’ottobre 2022 al settembre 2023 e da esso emerge il più alto tasso di persecuzione, peraltro in costante crescita, da quando 31 anni fa si iniziò l’analisi e lo studio del fenomeno da parte dell’organizzazione Open Doors che redige annualmente il report.

In valori assoluti l’aumento dei cristiani perseguitati, rispetto agli anni precedenti, si attesta su 5 milioni di soggetti per i quali la vita privata, familiare, politica, religiosa e sociale, analizzata attraverso specifici indicatori, è nettamente peggiorata, così come è peggiorato l’indicatore di violenza verso i cristiani.

In questa triste lista, la Corea del Nord è il paese in cui la persecuzione viene definita a livello estremo, e sin dal 2002 in questa nazione è praticamente impossibile professare la fede cristiana; seguono la Somalia, la Libia, l’Eritrea e lo Yemen dove i cristiani presenti se scoperti, in quanto professano nel segreto il proprio culto, rischiano la pena capitale.

Il secondo paese dove più cruenta è la persecuzione è la Nigeria dove i cristiani subiscono violenze da parte dei gruppi jihadisti; questi sono gruppi di terroristi di matrice islamista che utilizzano metodi violenti ed omicidi per imporre l’islamismo radicale. Il numero di cristiani uccisi in questa nazione, nell’anno analizzato nella ricerca, è di 4.118 cristiani rispetto ad un totale mondiale di 4.998 unità, pari quindi a circa l’82,4% del totale di vittime. Da sottolineare che il numero delle vittime cristiane è però diminuito rispetto al precedente anno in cui furono uccisi 5.621 fedeli; tuttavia secondo degli approfondimenti svolti dalla citata Porte Aperte ONG il calo si è riscontrato nel periodo antecedente le elezioni in Nigeria; in quel periodo le uccisioni si sono fermate per poi riprendere dopo il voto. In questo Paese è alto anche il numero dei rapimenti; tuttavia in tutta la fascia sub Sahariana se ne registrano numerosi a causa della presenza dei gruppi terroristi islamisti.

Segue il Pakistan che rappresenta un luogo dove i cristiani subiscono violenze, così come il Sudan e l’Iran; l’Afghanistan ha diminuito le persecuzioni poiché in gran parte i fedeli cristiani sono fuggiti e quindi è sfumata l’attenzione dei terroristi verso di loro.

Sul versante della numerosità dei cristiani arrestati a causa del proprio credo il primato spetta all’India, con un numero pari a 2.332 su un totale di 4.125 (con una percentuale pari a circa il 56,5%) seguita dall’Eritrea con 400 arresti, Cuba con 75 arresti ed il Nicaragua con 60 arresti. Quest’ultimo ha incrementato le azioni di limitazione di vita dei cristiani, attraverso l’aumento degli arresti, da quando governa Ortega. Si annoverano anche la Siria e l’Arabia Saudita tra i Paesi in cui la persecuzione ha raggiunto livelli estremi e si esprime attraverso la privazione della libertà.

Tuttavia le forme di violenza si riscontrano non solo nei confronti delle persone ma anche nei confronti dei luoghi di culto; sono stati infatti circa 15.000 gli attacchi e le profanazioni di Chiese ed aumentano le violenze personali ai ministri di culto, alle persone ed alle attività economiche. Inoltre la persecuzione può assumere molte forme, dai brutali attacchi compiuti dai già citati terroristi ed estremisti islamici ma anche dai regimi comunisti (e non mancano atti di violenza anche da parte dei seguaci dell’induismo e del buddismo), alle minacce, alle estorsioni, ai rapimenti, alle conversioni forzate, ai ricatti basati sulla negazione dei diritti e la limitazione delle libertà, ai linciaggi.

Sulla base di queste informazioni, veritiere in quanto provenienti dai vescovi e dai ministri di culto che operano ogni giorno in quei territori pericolosi, potremmo provare ad imbastire delle riflessioni. Sempre secondo i citati reports annuali presentati dalla citata ONG, i fedeli cristiani sono in netto calo in tutti i Paesi del vicino e medio oriente, ma in particolare sono in via di sparizione in Iraq. Quindi una prima conseguenza che si può rilevare è l’ondata migratoria di questi fedeli verso Paesi dove è professata la religione cristiana. Inoltre nei paesi intransigenti ed estremisti la conversione al cristianesimo da religioni diverse, principalmente quella musulmana, viene identificata come crimine di apostasia per il quale è prevista la pena di morte.

Il silenzio di tutto il mondo - ed in particolare dell’Unione Europea dove addirittura nel 2015 nella città di Göteborg in Svezia, dove è forte il reclutamento Jihadista, case e negozi dei cristiani sono state segnate con la lettera “N” di Nazareno, così come fatto anche dall’Isis e imbrattate con frasi come “convertitevi o morirete” - di fronte a tutta questa violenza gratuita è sconcertante. La religione che porta avanti la condivisione, l’amore, l’accoglienza, la fratellanza viene emarginata e diviene oggetto di offese e violenze; la conseguenza immediata ci porta a vedere che il pensiero che si sta diffondendo è quello che si traduce in una espressione di intolleranza verso l’atteggiamento pacifico in quanto si vuole infiammare il mondo con la violenza e la guerra. Questo potrebbe essere il gioco dei potenti mercanti di armi ma anche di chi vuole instaurare regimi politici di terrore e dittatoriali dove la libertà di scelta e di pensiero, capisaldi del cristianesimo, sono destabilizzanti e contrari al pensiero unico.

Tutte le forme di violenza verso l’uomo sono allora consentite per raggiungere scopi immorali e per instaurare un clima di terrore dove poter governare indisturbati, complice anche il relativismo imperante dove tutti possono fare tutto in ragione di una non ben definita e accettabile libertà di pensiero e di azione, dove il bene non esiste più e quindi neanche il suo contrario in quanto l’uomo è il dominatore dell’universo ed il suo agire libero di fare qualunque cosa, anche di compiere qualsiasi atrocità.

Ma mi domando: di quale uomo si sta parlando? Quello della rivoluzione francese, quello del fascismo e del nazismo, quello dei regimi comunisti, quello dei governi islamici, quello che ha dato ordine di sganciare la bomba atomica? Questi sono i modelli che finora è stato capace di produrre l’uomo che nel corso di tutta la storia ha seminato odio e terrore e se non fosse stato per i valori cristiani di amore e non violenza che hanno dato il fondamento alla cultura europea - che pur nelle situazioni altalenanti di bene e di male ha saputo far pendere la bilancia verso il bene, almeno se confrontata con le attuali situazioni di estrema violenza a cui assistiamo oggi – forse il nostro pianeta avrebbe già collassato in una spirale di odio senza ritorno. Vista l’indifferenza politica mondiale e della componente giovanile, la continua defezione soprattutto da parte dei paesi di tradizione cristiana come il nostro – ai cui principi dovremmo almeno riconoscere il valore della nostra cultura e della situazione sociale finora guadagnata e che invece sembrano ormai in preda ad una deriva senza alcuna razionale motivazione se non per moda o per sequela di soggetti che mirano alla proprie personali e malvagie ambizioni - ed anche il plauso da parte di alcuni sedicenti intellettuali scientisti, dobbiamo pensare di aver imboccato una strada senza ritorno?