“Rigenerazione urbana”
Tutti noi abbiamo sentito dire di transizione ecologica, energetica: siamo in un’epoca in trasformazione.
Vediamo insieme che cosa si intende per rigenerazione urbana, ascoltando la spiegazione di più persone riunite.
Alla fine del mese di settembre, alle ore diciassette in una delle sale dell’Unar, sede delle associazioni regionali del nostro territorio, si è tenuta una interessante conferenza.
Dell’argomento si è iniziato a parlare da oltre cinquanta anni e viene discusso molto ultimamente.
Presenti tra i relatori: professori, ingegneri e avvocati e dal pubblico: scrittori e conoscitori della materia: la crisi che ha colpito le città e l’esigenza della rigenerazione urbana.
L’ingegnere civile edile, Maurizio Scarponi apre la conversazione volgendo lo sguardo sulle città. Non sempre ridenti, alcune case potrebbero crollare per instabilità territoriale.
Il problema è sotto gli occhi di tutti. La crisi energetica si avverte via, via, sempre più.
L’edilizia e l’urbanistica sono chiamate per apportare delle scelte più razionali e cercare nuove vie di sbocco.
Traffico, inquinamento acustico, dell’aria, difficoltà nel parcheggio, si cerca
usare ciò che è consentito a consumo ridotto, fino a zero.
A questo punto prende la parola l’avvocato Carnevali vice presidente dell’Unar e rappresentante regionale.
L’avvocato Carnevali parla dell’Unar: la casa delle regioni, che ospita la rappresentanza di 31 regioni territoriali.
Si riferisce a parole di rispetto, amore e difesa per il territorio.
Dare vita alle città, verso un percorso crescita sostenibile. La citta sana, sostenibile per migliorare le nostre vite e delle future generazioni.
La sede delle regioni di Roma ricomprende 1000 mq.
Nelle aree accessibili si possono installare dei pannelli solari, per l’energia termica alternativa.
Il piano sottostante riceve studiosi italiani e stranieri, per gli studi in biblioteca.
Ipotizza un progetto comunitario, che ospiti i rappresentanti di associazioni locali e straniere e centri specializzati, per migliorare la qualità della città.
Menziona il dottor Antonio Maria Masia, Presidente; Gremio Sardo non presente al momento e conclude.
L’ingegnere Scarponi presenta il professore Alessandro Bianchi ex ministro, oggi fondatore della scuola di rigenerazione urbana.
Il professore trae spunto dalla pubblicazione di un suo “libretto” come egli l’ha detto, intitolato: “Rigenerare il bel paese”: la bellissima Italia.
Si può anche usare il termine anche il brutto paese, sembra che di brutture ce ne siano molte ed il sottotitolo è: “la cura di un patrimonio dismesso e sconosciuto”.
Il prof. Bianchi parla del professore e amico Stefano Aragona e di Ivan Battista presenti in sala. I. Battista è autore del libro: “ Psicourbanistica della città ideale”.
Che cosa è la rigenerazione urbana.
Roma è piena di parole, che riguardano rigenerazione urbana.
Il termine non è da confondersi con altre attività, che hanno inizio dal 1970: riqualificare, ristrutturare, recuperare.
Qualunque amministrazione parla di rigenerazione urbana, il PNRR enuncia uno stanziamento molto cospicuo per la cura ed il progetto della stessa.
Stante la interpretazione, nello stesso documento del PNRR, non sono espressi i motivi di una vera azione di rigenerazione urbana, per attuare il piano urbanistico.
Considerare la rigenerazione urbana vuol dire prendere un edificio dismesso ed in disuso, come ad esempio, un ospedale psichiatrico, una caserma e nello stato di abbandono e farne un nuovo edificio, con una destinazione di uso diversa da quella originaria.
Diversa cosa è se modifico con un abbellimento, la piazza del paese, svolgo un’azione meritoria ma non di rigenerazione urbana.
Dismettere la pratica espansiva dalla citta alle periferie, dismettere il consumo di suolo per costruire.
Considerare il terreno già esistente sul territorio, guardare gli edifici dismessi ed in disuso e farne un qualcosa che serva.
Rivedere il patrimonio dismesso ed abbandonato, fino a conferirgli un’altra funzione.
Nuove costruzioni pensate e realizzabili su edifici preesistenti, potrebbero colmare sacche di insicurezza, inquinamento e dissonanze architettoniche.
Il prof. Bianchi si sofferma sulla consistenza di questo, immenso, patrimonio dismesso. Notizie dalla sua pubblicazione.
9.000 km di aree industriali.
20.000 km complessi religiosi forse destinati ad aumentare.
25.000 km impianti sportivi.
1.800 km tra edifici e suolo militare. Le caserme di via Guido Reni che non hanno più un acquartieramento militare. Venne pubblicato un bando di concorso, da tempo. Resta l’attesa di spartizione di competenza degli appalti.
Dal lato opposto, dopo un breve camminamento, c’è il Museo Maxi, esempio di rigenerazione urbana per metà, usate strutture già esistenti.
!4.000 km di cave riserve di minerali per lo più zolfo. Possibile la riedificazione per valorizzarne la componente estetica.
600 case cantoniere, case rosse.
1.700 km. Di stazione ferroviaria, binari non più in uso per 1.600 km.. Percorsi che potrebbero essere piste ciclabili.
3.000 miniere dismesse diffuse molto in Sardegna. Potrebbero essere luoghi per i visitatori, testimonianze dei lavori di un tempo.
Poligoni di tiro dopo Anzio e Nettuno, fronte mare.
Siamo di fronte ad un patrimonio esistente per un’azione sistematica.
Si affacciano due grandi avversari rispetto alla rigenerazione urbana la speculazione edilizia e la rendita fondiaria, deterrenti alla restituzione della funzionalità e bellezza dei luoghi.
La possibilità della urbanizzazione nasce In Europa fra tutti i paesi inizia l’Inghilterra con la modifica di un genere, di un oggetto, fanno seguito Germania, Francia e Spagna con il modello eclatante di Bilbao.
Arriva da noi dopo venticinque anni di ritardo.
Il professore Bianchi entra nel dettaglio delle opere di rigenerazione urbana, passando in rassegna i luoghi e inizia dalla Francia.
Nel mezzo del fiume Senna, c ‘è un’isola dove nel 1919, la fabbrica automobilistica della Renault venne impiantata.
A seguito di altre fabbriche di supporto che vennero insediate, la precedente che durò quaranta anni venne dismessa.
Né derivò una polemica, c’era chi voleva la dismissione della fabbrica, c’era chi la voleva mantenere.
Sulle due sponde delle rive fluviali, francesi vennero realizzati due nuovi quartieri ed al posto della fabbrica di industria, nacque la casa della musica, con tre sale per concerti ed una scuola.
La Rhur non ha uguali in tutta l ‘Europa. A nord della Germania a ridosso del Reno, nota sede dell’industria carbonifera e complesso siderurgico.
L’area dismessa, in favore della manodopera indiana per l’industria siderurgica, a costo inferiore, provoca disoccupazione e un lascito ambientale pauroso, per gli agenti inquinanti.
Alcune persone riunite dettero l’avvio a lavori massivi, per rigenerare l’area che divenne: zona espositiva, musei, parchi da destinare ad attività collettive nel tempo libero.
Vauban è un quartiere sud della città di Friburgo un tempo vi era un insediamento militare francese, della seconda guerra mondiale in disuso ed abbandonato, diventa una zona ecologica.
L’ex fabbrica Pirelli accoglie un quartiere universitario: “La Bicocca” di Milano.
La Centrale Montemartini di Roma sulla via Ostiense, venne aperta dall’amministrazione Nathan e prende il nome dall’ingegnere Montemartini all’epoca assessore al Comune, per erogare elettricità ai quartieri romani.
Restò in seguito chiusa per venticinque anni.
La Sovraintendenza Capitolina aveva bisogno di avviare un progetto lavori sul verde e vi ha ricollocato quattrocento statue.
Resta un edificio tra i piu grandi d’Europa, che ospita quattrocento statue di epoca romana.
L’ ex Italsider di Bagnoli insiste in uno degli ecosistemi, unici al mondo.
Nel 1990 avviene l’ultima colata di ferro, sono passati trentaduenni e nessuno si è mosso per dare nuova vita al complesso industriale, abbandonato.
Ci spostiamo a sud di Reggio Calabria nel mar Ionio, in un centro d’acqua c’è un lago salato, dove nidificavano le cicogne e vicino un paesino abbandonato, uno stabilimento venne costruito e l’attività lavorativa non venne aperta, doveva produrre mangimi per animali.
L’ Istituto Superiore di Sanità non concesse l’autorizzazione e quello che ne consegue.
Altri due simili obbrobi in Lamezia Terme ed in una fabbrica di Crotone.
L’Elettrochimica di Papigno viene abbandonata. Interviene Benigni e apre degli studios, e poco dopo abbandonati, per un fallimento.
Siamo al solito una zona abbandonata, senza la cura di nessuno
Le antiche Colonie estive di Rimini edificate tra il ’30 e il ’40 accoglienti per cinquecento e seicento ragazzini per le vacanze, almeno cento e più edizioni del genere.
Sono opere pregevoli dell’architettura di quegli anni. Edifici di questo genere come le case del fascio e ex uffici postali sono espressioni di un patrimonio considerevole.
Un lascito dismesso, che affida il compito alle amministrazioni di una rigenerazione cambiando le caratteristiche per cui erano stati costruiti, con soluzioni ambientali urbane.
Il professore Bianchi richiama un’immagine: la fenice urbana muore e rinasce mille volte con un volto diverso.
Il professore Stefano Aragona ci parla dal pubblico, di una zona industriale a sud est della città dismessa e lasciata.
Si decide di dare una nuova destinazione, con la costruzione di un centro commerciale. Durante i lavori dagli scavi esce acqua che forma a poco a poco un lago. Punto naturalistico riconosciuto dalla stessa regione.
Gli elementi naturali: terra, acqua e vento sono legati alla rigenerazione urbana.
Tanti edifici abbandonati costellano la città, tra cui alcuni ospedali.
Si richiede una presa diretta. per una destinazione di questo illustre patrimonio, per essere vissuto in piena regola.
Rendere la città sostenibile è un obbligo, non solo morale, sono le normative di supporto e di adempienza che riescono a conferire un nuovo decoro alla città.
Ivan Battista punta a far convergere altre conoscenze in materia di urbanistica, come psicologia e neuroscienze, finalizzate ad accrescere la vivibilità territoriale.
Uno psicologo per svolgere il suo compito non deve essere un costruttore, un bravo ingegnere o architetto dovrebbe, forse, possedere doti da psicologo. Da un breve commento dell’oratore.
La rigenerazione urbana dà nuova vita e sostenibilità all’ambiente, le città e il territorio vivibile saranno a beneficio nostro e delle prossime generazioni.
Claudia Polveroni

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Guerra Ucraina-Russia e sue conseguenze in Africa

di Emanuela Scarponi


L'odierna globalizzazione implica una visione globale delle cose, delle circostanze, della storia, delle guerre, della pace, della politica internazionale, economica, sociale della popolazione mondiale nel suo complesso. Non si può più prescindere dalla situazione economica, di una parte del pianeta Terra come una evento scisso da tutto il resto.
Purtroppo la pandemia è stato il primo evento negativo del mondo globalizzato. Infatti, il covid 19 non avrebbe mai avuto modo di espandersi a tutta l’umanità, senza i mezzi aerei a nostra disposizione e senza gli spostamenti continui delle persone e delle cose.
L’evento nucleare di Hiroshima è da considerarsi il primo evento catastrofico a livello continentale che ha coinvolto buona parte del Giappone, delle sue genti, e delle generazioni a venire del genere umano. Infatti, si sono avute conseguenze disastrose sullo stesso sviluppo del genere umano, perché le radiazioni hanno causato grosse malattie genetiche in tutta la popolazione che viveva nei territori limitrofi di Hiroshima alla fine della Seconda Guerra mondiale.
Un altro momento terribile, per l’Europa questa volta, e’ stato Churnobil, un incidente avvenuto nella importante centrale nucleare di Churnobil che negli anni ‘80 ha causato gravi mutilazioni agli esseri umani presenti nei territori limitrofi, causando la morte di persone e causando malattie genetiche che si sono sviluppate nelle generazioni a venire. Le conseguenze dell’incidente di Churnobil si sono risentite persino il nostro Paese perché le radiazioni non conoscono confini e si sono propagate nell’aria raggiungendo l’Italia, provocando malattie alla tiroide di molte donne italiane e quindi impedendo la procreazione di altri esseri umani.
In questo senso, pertanto, la riflessione di tutti, nessuno escluso, è divenuta unanime nello scongiurare lo scoppio di una guerra nucleare, che provocherebbe la morte di tutto il genere umano.
E moltissimi film di fantascienza hanno prefigurato questo mondo distrutto proprio dall’homo sapiens, nato come il più intelligente degli esseri viventi sul pianeta Terra.
Quindi e ben chiaro cosa succederebbe se una guerra nucleare scoppiasse d’improvviso.
Ebbene, la pandemia ha causato grandi problemi economici in tutto il mondo in quanto l’economia mondiale ha subìto un arresto improvviso. I due anni di pandemia causati dal covid 19 ha creato grossi problemi alla società nel suo complesso di tipo sociale, psicologico, educazionale, ed economico. Ma sono soprattutto i problemi economici che hanno portato a situazioni di grande difficoltà estreme.
Ma tutto avremmo potuto immaginare meno che lo scoppio di una guerra mentre si prefigurava la fine della pandemia grazie all’avvento del vaccino, che più o meno funzionante, ha cacciato fuori dal pericolo di contaminazione globale tutta l’umanità.
In questo scenario complesso la Russia di Putin entra in guerra con l’Ucraina. Ciò accade da un giorno all’altro, senza preavviso alcuno.
Da guerra regionale la guerra Ucraina-Russia sta prendendo una dimensione sempre più globale, in quanto gli Stati Uniti restano fermamente intenzionati a proteggere l’Ucraina, cosi come l’Europa, che considera l’Ucraina il granaio d’Europa e non solo.
Cosi da questa delicata situazione scaturisce come prima conseguenza dei gravi rapporti tra Europa, di cui l’Italia fa parte, e la Russia il problema dell’approvvigionamento del gas - proveniente dalla Russia – e dell’energia in genere.
Ma perché l’Italia non si apre all’Africa per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico? Questa e’ una domanda che mi pongo, ma la risposta non c’è.
Ma cosa ha a che fare la guerra Ucraina-Russia con l’Africa? “Ebbene, la Russia sta affamando l’Africa”. Queste le parole di Wole Soyinka, unica voce dell’Africa a dire la verità sul tema. Riprendendo così le sue parole dall’intervista rilasciata ad Alessandra Muglia Wole Soyinka accusa Putin di affamare l’Africa, ed auspica che i leader lo dicano.
Lo scrittore nigeriano, primo africano ad aver vinto il Premio Nobel per la letteratura nel 1986, grida il suo dolore per le guerre, così vome la maggior parte degli africani pensanti ma evidenzia la grande vulnerabilità dell’Africa che è costretta a collaborare.
«La guerra in Ucraina rischia di affamare e destabilizzare l’Africa” sostiene Wole e considera Vladimir Putin un tiranno che sta portando il mondo indietro di secoli.
L’Africa ha provato cosa sia l’imperialismo violento. Ora la Russia si sta comportando come l’America in passato. Ma il mondo dovrebbe andare avanti.
Oppositore e prigioniero politico della dittatura nella Nigeria post-coloniale, Wole Soyinka è chiaro sul punto: ora che gli effetti di questa “ignobile aggressione” si sentono in Africa, dai negozi chiusi a Mogadiscio per i prezzi alle proteste violente a Kampala, in Uganda, contro il caro vita - l’autore dell’opera contro la tirannia kongi’s harvest, 1965, risponde dalla sua casa di Abeokuta, la cittadina nigeriana dov’è nato.
Sostiene che i leader africani si sono mobilitati per evitare il peggio. Non vogliono che si aggiunga la carenza di cibo a quel che già devono affrontare. Dai colpi di Stato in Burkina Faso e Mali alla Nigeria alle prese con quella che chiamo la “trilogia” del terrore: non c’è solo Boko Haram.
Pare sia stato il presidente ucraino Zelensky a sollecitare un incontro coi leader africani e che loro, per non irritare Putin, hanno deciso di recarsi in Russia prima di andare in Ucraina nei prossimi giorni.
L’Africa è succube di Putin?

Dovremmo anche in questo caso tornare alla Seconda Guerra mondiale ed alle sue conseguenze sulla divisione del pianeta tra le due potenze mondiali di allora, Russia ed America.
Ma oggi le cose sono cambiate.
L’Asia é il vero terzo polo economico del mondo.

Soyinka continua: «Noi africani siamo emersi da decenni di lotte contro il colonialismo e l’apartheid e ora facciamo fatica a prendere posizione contro i prepotenti. Ma la maggior parte delle persone pensanti che ho incontrato nel continente sono inorridite per questa invasione, per l’enorme distruzione, le atrocità e la grande quantità di sfollati causate non da alluvioni o terremoti ma dal potere di un prepotente chiamato Vladimir Putin. E questo la leadership africana dovrebbe enfatizzarlo».
Il presidente di turno dell’Unione africana Macky Sall non ha menzionato il blocco dei porti ucraini da parte dei russi come causa della crisi del grano ed a Bruxelles ha puntato il dito sulle sanzioni.
E' notizia dell'ANSA-AFP di KIEV dello scorso 16 agosto: la prima nave umanitaria noleggiata dalle Nazioni Unite per trasportare cereali ucraini è partita oggi dal porto di Pivdenny, nel Sud dell'Ucraina, con un carico di circa 23.000 tonnellate di grano destinato all'Africa. Lo ha reso noto il Ministero delle infrastrutture ucraino.
"La nave Brave Commander con grano per l'Africa ha lasciato il porto di Pivdenny. Questa mattina il cargo è partito per il porto di Gibuti, dove il carico sarà consegnato all'arrivo ai consumatori in Etiopia", ha dichiarato il ministero su Telegram.
Il continente non è autosufficiente economicamente e questo problema va affrontato attraverso la collaborazione interafricana. Deve raggiungere un livello minimo di autonomia che consenta di poter intraprendere azioni indipendenti nel mondo. Quindi sì, l’Africa è vulnerabile.
Concludiamo con le stesse parole dello scrittore così da avere una chiara idea sulla posizione dell'Africa nel merito: “Apprezziamo il contributo dato dall’Urss nella lotta per l’indipendenza africana ma non possiamo dimenticare che anche il periodo della Guerra fredda è stato segnato da opportunismo e sfruttamento, a iniziare dal saccheggio di materie prime, sia da parte dell’Occidente sia da parte della cosiddetta progressista Urss. I giovani africani che andavano a studiare nell’Urss erano vittime di razzismo allo stesso modo che in Occidente. Quindi non abbiamo debiti di gratitudine verso Mosca, soprattutto la Mosca di oggi».

 

Un italiano tra i rangers in Africa.

In un pomeriggio sul finire dell’estate, raccontata da un italiano insieme ad altri abbiamo potuto ascoltare la storia della vita degli animali in Africa.

La conversazione è avvenuta nell’accogliente sede dell’Unar vicino al Bioparco di Roma.

Dedicare gran parte della propria vita all’Africa e agli animali del Continente nero è solo passione.

A primi del ‘900 erano presenti oltre 70.000 rinoceronti in Africa. Oggi parliamo solo di 6.000 esemplari di rinoceronti  neri e di 16.000 circa di bianchi.

Gli elefanti erano un milione e mezzo e ai giorni nostri non sforano i 360.000 esemplari. Le cifre sono eloquenti anche per i leoni, all’allora in 500.000, ed ai giorni nostri per ridotta. sopravvivenza sono rimasti in 20.000.

Gli animali in Africa sono considerati per il turismo, quale fonte di interesse per i visitatori ma soprattutto per la conservazione della specie ed in particolare per convivenza con la comunità.

In Italia l’attività venatoria è regolata da leggi statali e regionali.  Due leggi regionali sono state dichiarate anticostituzionali.

Si rileva una certa differenza tra ambiente e natura o habitat naturale. Laddove vi è una scarsa tutela degli animali e rispetto degli eco sistemi e biodiversità.

Con 653 specie tutelate, su un totale di 57.460 specie di animali selvatici, si considera che le specie non protette siano 7.000.   La legge di protezione e tutela delle specie è una esigenza richiesta da tempo.

In molte città italiane assistiamo a presenze di ungulati che vivono nelle aree verdi del contesto urbano.

Viene richiesta da più voci ed in occasione della Giornata Mondiale della Biodiversità l’istituzione di un Garante della Natura, in grado di svolgere funzioni di controllo e monitoraggio ed una autorità amministrativa indipendente per il controllo della attività di caccia.

Esaminare l’esistenza delle specie animali avviene con lo Stato e le politiche internazionali. Considerare la vita di altri esseri viventi rileva un livello di pacifica convivenza tra Ambiente e natura.

Senza gli animali la Terra non avrebbe sopravvivenza oltre i sei mesi.

Per le attività di cattura e mercificazione degli animali d’Africa occorre certamente un monitoraggio ambientale che consideri e tuteli il corso vitale delle specie, a confronto con le comunità locali.

 In Namibia dal Sud Africa l‘articolo 35 della costituzione regola la sopravvivenza degli animali.

In armonia con le disposizioni locali si tende a creare due barriere: una per gli animali liberi e l’altra per gli animali di compagnia, cercare di dare dei confini e cedere le specie in eccedenza, accoglierli presso ricoveri, per essere curati e per farli continuare a vivere.

Le risorse ambientali del luogo non sono nate né destinate agli appetiti altrui. Il patrimonio non cedibile non può assumere le caratteristiche di un paese sfruttato per arroganza e protervia.

Due limiti. La Namibia vanta otto parchi naturali ed osserva in piena regola il mandato della sua costituzione.

Twyfelfontein  ha numerose concentrazioni di petroglifi. Rappresentano rinoceronti, elefanti struzzi giraffe disegni di impronte umane ed animali. Negli interstizi della roccia ci sono incisioni di figure umane in ocra rossa.

Testimonianze che risalgono all’era Paleolitica.

L’uomo in rapporto all’ambiente: non può non considerare la presenza altri esseri viventi seguendo criteri di adeguamento e compatibilità.

Cause della caccia e cattura sono speculative come superare il problema? Forse con la garanzia di possibilità lavorative. La formazione di nuovi posti occupazionali potrà rendere ed adattare i territori, a migliore condizione abitativa con nuovi progetti di edificazione, non sfruttare il patrimonio originario e saperlo destinare ad innovazione e risorse sarà un nuovo obiettivo per la vivibilità ambientale.

Ancora a sud dell’Africa: lo Zambia. Caratterizzato da diverse specie animali che a causa del suo territorio aspro, favorisce un miglior sviluppo delle specie. Molti sono i parchi naturali e le aree dove sono gli animali.

 Il Presidente della Repubblica dello Stato italiano si è recentemente recato in visita presso il paese.

 Solo chi ha visto, pur venendo da lontano gli animali, d’Africa può comprendere quali siano le loro abitudini comportamentali e la loro strenua difesa alla sopravvivenza.

Immagini strazianti della  cattura sono rivolte ad un pubblico adulto, lontano da occhi sensibili.

Gli animali hanno da sempre rappresentato una fonte di ispirazione, nelle arti visive. Molti pittori hanno dipinto i grandi felini e la fauna che fanno parte delle terre d’Africa.

In zona limitrofa all’Unar troviamo il Museo Civico di Zoologia e nelle sale espositive accanto ai suoi innumerevoli esemplari vi sono alcune specie di origine africana.

Concludo con i versi di una poesia,

da “Un safari ............................................................................nella savana africana.

……………………………E un Rinoceronte

bianco in via di estinzione sarà testimone vigile di un travaglio

estetico pronto a buttare le ancore della conoscenza.

Dal museo Rhinoceros in Roma.

Claudia Polveroni

 

 

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A Castel Sant’Angelo il 15 ottobre il convegno “Le strade antiche nella Valle del Velino – Ponti tra generazioni”
Di Redazione - 13 Ottobre 2022 - 10:20
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Nell’ambito del progetto Argento Vivo, presentato dalla Comunità Montana del Velino, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le politiche della famiglia e realizzato sul territorio della Valle dalle Associazioni AMAR e Teatro Alchemico, sabato 15 ottobre presso la Chiesa di San Rocco nel Comune di Castel Sant’Angelo, a partire dalle ore 10, con chiusura alle ore 12:30, si terrà il convegno: “Le strade antiche nella Valle del Velino – Ponti tra generazioni”.

La sala convegni della Chiesa di San Rocco è di origine alto-medievale ed offre uno spazio particolare. Si parlerà delle antiche strade che si trovano in questo territorio, prima fra tutte la via Salaria e poi, della quasi sconosciuta, via Caecilia.

Per raggiungere la Chiesa di San Rocco, dalla Salaria SS4 al kilometro 90.700, dopo le Terme di Cotilia, si prende la strada che indica il Lago di Paterno per poi proseguire sulla stessa (via dei Laghi) fino a trovare sul lato destro la Chiesa di San Rocco. Poco lontano ci sono i resti della Villa di Tito e la zona è circondata da un paesaggio magnifico.

L’evento è diviso in due parti: nella prima vi saranno gli esperti della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma e per la Provincia di Rieti e ci saranno storici e architetti che, in una tavola rotonda, tratteranno questi argomenti; nella seconda parte ci saranno sia Associazioni che cittadini singoli che, sul territorio, sono attivi su queste tematiche.

“L’idea di fare questo evento c’è stata data dagli anziani del territorio che considerano i reperti, soprattutto della vecchia Salaria, come facenti parte non solo della storia del territorio in cui sono vissuti, ma anche della loro storia personale – commenta l’AMAR – inoltre per molti di loro dal passato può nascere un futuro. Al termine verrà offerto dall’organizzazione un rinfresco a tutti i presenti”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Basilea è una città della Svizzera, circondata e protetta dalle Alpi a Sud, dal fiume Reno ad Est. E’ situata al centro dell’Europa, ma fuori dai suoi confini.
Basilea è una città di frontiere: a 3 chilometri dal centro si raggiunge il confine tedesco da un lato ed il confine francese dall’altro a bordo di un semplice tram.
Dall’Italia si costeggia il lago di Como, il lago Maggiore fin su le alte vette alpine laddove si scorgono di lontano prima i tipici paesi italiani che mano a mano si diradano, divenendo piccolo borghi montani, dalle case di montagna di legno dai tetti spioventi…
Siamo nel mezzo delle Alpi italiane prima e svizzere dopo...si sente lo scroscio delle cascate di alta montagna che alimentano i laghi alpini.
Il paesaggio è stupendo... dimentichiamo i passaporti...le dogane...passiamo accanto a Zurigo... poi si raggiunge Basilea. Ci sono molte strutture moderne ad attendere gli stranieri di passaggio... hotel, musei, business business...
Inoltrandosi nel centro città la cittadella medievale e... da non credere... un angolo di Namibia e Sud Africa si sviluppa all’interno di questa città mitteleuropea, pur se fuori dai suoi confini e di tutti i confini del mondo... siamo nella terra di nessuno: la Svizzera.
Ebbene sì, qui esiste una fondazione che colleziona libri di tutte le lingue sulla Namibia in particolare. Ecco perché io mi ritrovo ad esplorare questo mondo sconosciuto....
Per questo mi hanno cercato: il mio libro era introvabile...
una esperienza nuova... che mi ha spinto ad arrivare fin lassù direttamente di persona...
incredibile pensare di poter essere ricercata da tutti gli angoli più sperduti della terra per essere finita in uno degli angoli sperduti della terra...
Una contraddizione in termini.. ma e’ una sensazione molto molto originale.
Così ho promesso di parlare di Antonio Uribe, il capo della biblioteca che mi ha fatto visitare tutti i tre piani del palazzo.
Le cose più incredibili sono le carte geografiche che hanno dell’Africa australe con tutte le proprietà terriere distinte. Insomma una sorta di catasto.
Poi poster antichi e moderni di uomini di colore locali...poi libri ed enciclopedie di tutti i tipi... mi perderei volentieri a leggere tutto... ma andiamo di fretta. Io ho solo un giorno a Basilea. Poi torno in Italia.
Tutta la squadra è molto gentile, anche se gli studiosi del cantone tedesco sono un po’ severi. Ci offrono un buon caffè ed inizia il giro dell’enorme biblioteca
Mi sembra tutto strano: che cosa hanno a che fare questi signori con la Namibia...?!?
E così Antonio Uribe, capo della biblioteca, comincia a raccontare la storia di questo signore che crea la fondazione.
....
Riconosco tutti, uno ad uno, i loro volti fino a quel momento studiati e ristudiati sul sito della biblioteca. Non riuscivo a capacitarmi della esistenza vera di una biblioteca di questo tipo in mezzo alle montagne svizzere... continuavo a studiare ma mi sembrava un non sense... e mi chiedevo chi fossero questi signori...
e così si presentano uno ad uno...
Per me esplorare è diventato una metodologia di vita e così oltre ad esplorare l’Africa mi metto ad esplorare anche la Svizzera....
Antonio Uribe e’ di origine spagnola ma ha studiato in Svizzera dove a scuola ha imparato la lingua italiana dai suoi compagni di classe, molti dei quali figli idi immigrati italiani. Parla perfettamente la lingua italiana e non ha un aspetto tedesco, ma ne ha assunto le movenze. Incredibile! Poi arriva il direttore. Sono tutti molto sorpresi di vedermi arrivare in anticipo nella biblioteca. Ma io ero talmente stanca del viaggio ed emozionata di questo incontro che non capivo cosa non andasse.
Da noi le biblioteche sono sempre aperte a tutti.
Infine, visito la antica biblioteca del signore che fonda nel 1950 la biblioteca iniziale, ricolma di libri antichi, disegni di animali uccelli a volte addirittura frutto della fantasia del disegnatore.
Mi spiega che una volta un incendio ha distrutto gran parte dei libri ma si è ricostruito tutto.
La antica biblioteca e’ medievale. Ricorda le antiche locande dei film ambientate nel Nord Europa dove dopo un lungo cammino a cavallo gli uomini si rifugiavano la notte per continuare il loro viaggio il giorno successivo.
Così mi spiega che ritrovarono persino un antico impianto di riscaldamento ad acqua sotterraneo al pavimento.
Divertente era la antica cassa che produceva gli scontrini...
Ed un tappeto leopardato sul pavimento medievale era l’unico tratto che poteva immediatamente rimandare all’Africa..
incredibile...ma entusiasmante!
Infine, conosco lo storico della fondazione. Molto severo ed autorevole, mi spiega tante di quelle cose in pochi minuti da scriverci su un libro intero. E dire che pensavo di saperne un po’ di questo paese...uno storico della Namibia. Lo stato nasce nel 1990. Certo che le cose devono cambiare giorno dopo giorno sempre più in fretta.
Mi fornisce ulteriori dettagli necessari per il mio percorso. E senza indugiare ancora riprendo la mia strada...sognando ancora una volta di rivedere il tramonto africano... sullo sfondo di tutti noi europei che ci innamoriamo dell’Africa!
Emanuela Scarponi