Roma 16 marzo 2023





Recensione del testo: “L’Africa Australe” di Petter Johannensen e Luisa Sorbone edito da “Overland” 2004.



Il libro scritto a quattro mani, da Petter Johannensen. Dal 1992 nominato Console Onorario della repubblica della Namibia in Italia. Luisa Sorbone altra autrice è giornalista, responsabile per le relazioni esterne e per il Consolato della Namibia.

I due autori ci descrivono: un territorio distante e poco esplorato: L’Africa Australe: Botswana, Namibia, SudAfrica e Zimbabwe.

Il dottor Sam Nujma allora presidente della Namibia esprime il suo pensiero: tutti i paesi di questa parte di Africa hanno sofferto anni di dura lotta, per raggiungere la loro indipendenza. La Namibia è il più giovane di tutti.

Petter Johannensen, conoscitore di queste terre, nipote del noto esploratore Roald Amunndsen, ha saputo valorizzare con Luisa Sorbone le bellezze naturali dei luoghi, questo libro ricco notizie non vuole essere un saggio di storia e cerca di trasmettere ai lettori una visione completa di questa parte del Continente a partire dall’inizio di quattrocento anni fa.

Sam Nujoma conclude con la difesa del territorio risorsa incontaminata e salvaguardia dei suoi abitanti.

Gli autori narrano le vicende dei popoli dell’Africa Australe e dei complessi rapporti interetnici dal periodo della colonizzazione europea, ai giorni nostri.

Molte sono state le difficoltà nel conoscere i luoghi, per la diffusa arretratezza delle aree desertiche a rischio di siccità.

Il libro è rivolto a tutti ed in particolare ai giovani, per essere interessati ad una parte del mondo pieno di suggestioni. Luoghi, tradizioni, volti.

La raccolta fotografica è la rassegna delle bellezze connaturate alle terre. Dal deserto del Kalahari, gli abitanti si esprimono in lingua clik, rendendo comprensibile il loro linguaggio con suoni e gestualità, al deserto del Namib, fiorito la scorsa Primavera, alle cascate Victoria.

Si conoscono varie etnie che compongono il territorio: Boscimani, Himba, Batonga, Herero, ed altre.

Le pagine di questo ci portano in un viaggio di sapori, colori e note musicali al suono della marimba.

Dopo i meravigliosi tramonti al buio della notte, illuminati dalla Croce del Sud, stella del cielo Australe.



A cura di Claudia Polveroni Apn Publisher









 "Southern Africa" by Petter Johannensen and Luisa Sorbone published by "Overland" 2004.

 

The book written by four hands, by Petter Johannensen. Since 1992 appointed Honorary Consul of the Republic of Namibia in Italy. Luisa Sorbone other author is a journalist, responsible for external relations and for the Namibian Consulate.

The two authors describe to us: a distant and little explored territory: Southern Africa: Botswana, Namibia, SouthAfrica and Zimbabwe.

Dr. Sam Nujma then president of Namibia expresses his thoughts: all countries in this part of Africa have suffered years of hard struggle, to achieve their independence. Namibia is the youngest of them all.

Petter Johannensen, a connoisseur of these lands, grandson of the well-known explorer Roald Amunndsen, has been able to enhance with Luisa Sorbone the natural beauty of the places, this news-rich book is not meant to be a history essay and tries to convey to readers a comprehensive view of this part of the Continent from the beginning four hundred years ago.

Sam Nujoma concludes with the defense of the land pristine resource and safeguarding its inhabitants.

The authors tell the story of the peoples of Southern Africa and the complex interethnic relations from the period of European colonization, to the present day.

There have been many difficulties in getting to know the places, due to the widespread backwardness of drought-prone desert areas.

The book is aimed at everyone and especially young people, to be interested in a part of the world full of suggestions. Places, traditions, faces.

The photo collection is a review of the beauty inherent in the lands. From the Kalahari Desert, the inhabitants express themselves in clik language, making their language understandable with sounds and gestures, to the Namib Desert, which bloomed last Spring, to Victoria Falls.

Various ethnic groups that make up the territory are known: Bushmen, Himba, Batonga, Herero, and others.

The pages of this take us on a journey of flavors, colors and musical notes to the sound of the marimba.

After the wonderful sunsets in the dark of the night, illuminated by the Southern Cross, star of the Southern sky.

 

Edited by Claudia Polveroni Apn Publisher

 

 

 

AFRICA AUSTRALE  recensione di di Emanuela Scarponi

 

 

Ho appena finito di tradurre dalla lingua italiana in lingua inglese questo bellissimo libro sull’Africa australe di Petter Johannesen, che io ho conosciuto in relazione alla mia esperienza avuta in Namibia e sul mio libro scritto concernente le popolazioni incontrate in Namibia nel '94.

Adesso Petter Johannesen, console onorario di Namibia nonché nipote di Amundsen, esploratore dell'Artico, mi ha regalato l'occasione di realizzare un sogno e di prendere parte al mondo dei grandi esploratori. Grazie alla mia traduzione infatti ho avuto modo di rivivere appieno emozioni gia provate dal vivo, in quanto anche io ho avuto la fortuna di attraversare questa parte dell'Africa.

Ho appena oggi finito di tradurre tutto il suo libro scritto nel 2004 in collaborazione di Overland.

Organizzato da Overland che tutto oggi realizza programmi di viaggio sulla rai petter e luisa sorbone realizzarono questa bella avventura in Africa australe in caravan, coadiuvati dalla organizzazione Overland e del cui racconto ne fecero un libro, appunto questo. Africa australe

Il libro racconta del suo viaggio in camion, partendo dal Sud Africa, Città del capo in particolare, puntando verso il Nord, enrtando nello Zimbabwe, fino alle cascate Vittoria, Botzwana, incontrando i Bushmen, fino a raggiungere la Namibia. Quindi abbiamo una visione generale di tutta l'Africa australe, non solo geografica ma anche storica.

E' assolutamente interessante mettere insieme il mio libro, che descrive le popolazioni incontrate in Namibia col suo. Sono publicazioni complementari.

Le immagini del libro sono bellissime.

Questo è un viaggio storico.

Cosa fa infatti Petter Johannesen? Racconta il suo viaggio, ambientandolo all'epoca delle esplorazioni europee. Descrive a tratti quindi la storia dell’Africa australe dai primi esploratori in poi. Quindi è molto interssante ed utile dato che non ci sono ancora oggi grossi punti di riferimento per parlare di storia dell’Africa né di geopolitica dell'Africa.

Come potete vedere dalle bellissimi immagini, qua ci sono i colori brillanti e colorati degli africani e dei loro costumi e in questa pagina la storia dell’Europa e degli esploratori europei, Cecil Rhodes, Paul Kruger, che si interseca con quella del continente africano e con le popolazioni indigene africane.

Sono quei personaggi che oggi rendono moderna l'Africa. sono coloro che, una volta superata l'apartheid, sono riusciti a costruire l'Africa moderna.

Concetto questo che sfugge a noi europei, il problema nostro attuale è che non si conosce molto bene l'Africa attuale che sta crescendo sempre più e così sfugge ai nostri occhi.

Questo è il problema principale proprio della conocena di questo continente.

Vi sono bellissime immagini di Stellenbosh, la zona dei vigneti e di tutta la zona dei vigneti.

cosa hanno fatto in Sud Africa gli europei arrrivati dall'Europa? Hanno coltivato i vigneti euroei, francesi chardonnait e vari, soprattutto, e li hanno riprodotti riuscendoci pienamente. E anche il Paese più occidentale in assoluto con un clima di tipo mediterraneo.

Paul Kuìrgher e stsato uno tra i primi a creare l'Africa moderna. avremo modo di riparlare di questi argomenti capitolo per capitolo magari.

nella nostra sede i invitando gli autori del libro e anche altri provenienti dallo stesso Sudafrica costoro hanno istituito a realizzare a creare l’Africa moderna.

Petter Johannesen è amico di Sam Nujoma, il presidente della Namibia in senso generale perché novantenne ha nominato un suo successore ma e l'emblema della libertà della namibia, sradicanado la namibia dal sud africa e all'apartheid nel nel 1990 a e realizzando quindi il sogno dell’indipendenza di questo Paese a realizzare questa indipendenza e Petter addirittura lo consiglia nella redazione della dichiarazione di indipendenza.

Quindi Petter vuoel che si sappia che l’Africa è diventata moderna e spinge tutti le grandi qualità. questo è l'emblema di tuttit gli africansiti ma in particolare coloro che pensano ad una situazione di arretratezza “africana” o comunque di persone di colore, in realtà l' Africa è fonte di grandi ricchezze e di grandi potenzialità.

E quindi in ogni capitolo che presenta un paese dell'Africa australe, Petter spiega risorse anche economiche essendo economiohe e, parla di queste bellissime fotografie che si vedono questi bushmen 90.000 in africa australe. e probabilmente sono in assoluto la popolazione dell’Africa ma probabilmente anche del mondo.

poiché il uomo è nato in Africa. Lucy australopitecus afarensis, i cui resti sono stati fitrovati in Etiopia, è stata ritrovata nel 1978 e questa scoperta dà le basi della scienza antropologica.

Da qui nasce la teoria secondo la quale l’uomo nasce in Africa; poi a casua della deserttificazione delle aree geografiche in cui insiste, l’uomo si sposta seguendo gli anumali in cerca di cibo.

Lucy è il primo bipede nella storia del mondo cioè cammina su due zampe e cerca di raccogliere la frutta e cibo.

I bushmen Sono particolari per la loro lingua arcaica fatta di suoni onomatopeici, i cui suoni riproducono il verso degli animali per cui si sentono parlare sono incredibili. Non hanno vocali. Emiriam makeba scsrive una canzone: the click song. Oggi molti studiosi sstanno studiando il mio documentario in cui si sente chiaramente la lingua click parlata e pronunciata dai boscimani presso l'universita di tor vergata roma 3 dall ricercatore andrea pandolfi, sudioso comportamentale, che sta facendo uno studio comparato tra la lingua click e la lingua ebraica.

la loro lingua è una lingua arcaica. questi busjmen che sono studiata dìsin dal 1950 dagli studiosi inglesi, sono la estimoniana della presenza in Africa dell’uomo prenegritica, cioè l’Africa australe da prima del 2500 a.C e producono delle pitture rupestri splendide.

Ho realizzato un documentario sui bushmen, che si puo ascolare su youtube, dove un bantu, che parla inglese trduce dalla lingua click.

cioè i Bush men ancora oggi non parlano inglese e vivono nella parte più interna del deserto del Kalahari perche son ostati cacciati prima dai bantu, uomini molto alti r robusti e poi dai bianchi in sud africa.

costoro non si sono mai sottomessi alla schiavitù e sono scappati nel deserto del kalahari, dove nessuno voleva andare, dove sono sopravvissuti fino a noi.

 

un popolo libero loro ma anche con i loro valori fondamentali perché oggi cosa fanno? In namibia sono state privatizzate le terre. Ed i busjìhmen non possono più circolare ed andare a caccia.

Questo provoca un grande problema di sopravvivenza ed insegnano a chiunque voglia se si riesce ad incontrarli come sopravvivere nel deserto del Kalahari con mezzi di sussistenza incredibili che noi non ci aspetteremmo mai di conoscere, e così capiamo come l’uomo piccolo riesce a vincere il leone, il re della savana.

 

Lo sviluppo della industria mineraria con la produione dei diamanti che sono presentio in tuta l'africa australe, sdud africa, botzawana, e namibia. Infati Pwtter descerive tutta la storai dei de beers. Per scoprire come hanno fatto a trovare i diamanti. E itneeressante perche e stata una corsa nelcfar west. Gli europei salpano dall'olanda e dalal fracia sendon oin vnave fino a i Capo di Buona Speranza che era stato da poco scoperto dopo la ricumnavigazione dlel:africa,ragigunge queste terre in cercacdi fortuna.

quindi affrontano il mare in tempesta per raggiugnere Capo di buonasperanza e sorpassando cioè la costa degli scheletri e quindi il mare il capo di buona speranza cioè la skeleton coast, costa degli scheletri: problemi a causa della corrente fredda del Benguela.

A questi latitudini incredibile in Namibia riusciamo a trovare oltre ai big five situati nell'Etosha national park anche i pinguini e le foche.

 

 

Estratto dalla intervista da me rilasciata a Giovanna Canzano

 

AFRICA AUSTRALE di Emanuela Scarponi

 

 

Ho appena finito di tradurre dalla lingua italiana in lingua inglese questo bellissimo libro sull’Africa australe di Petter Johannesen, che ho avito l'onore di conoscere con la presentazione de “La Namiba e i suoi popoli“ presso la BIT di Milano, dopo il mio viaggio in Namibia nel '94.

Petter Johannesen, console onorario di Namibia nonché nipote di Amundsen, esploratore dell'Artico, mi ha onorato di tradurre il suo libro “Africa australe” realizzando il sogno di avere la mia parte nel mondo dei grandi esploratori. Grazie alla mia traduzione, infatti, ho avuto modo di rivivere appieno emozioni già provate dal vivo, in quanto anche io ho avuto la fortuna di visitare questa parte dell'Africa.

Proprio oggi ho terminato la prima bozza di traduzione di questo bellissimo libro, ricco di immagini meravigliose, in formato grande, che aiutano il lettore ad entrare letteralmente nella nostra Africa. Esso fu scritto nel 2004, da Petter Johannesen e Luisa Sorbone, giornalista lombarda, con cui fece questo viaggio attraverso l'Africa australe in collaborazione con Overland, ed i suoi mezzi di trasporto.

Si! È proprio Overland, la stessa organizzazione che tutt'oggi realizza programmi di viaggio per la Rai radiotelevisione italiana.

Petter e Luisa scrissero il diario di viaggio, e realizzarono questa bella avventura in Africa australe in caravan, coadiuvati dalla organizzazione Overland e del cui racconto ne fecero un libro, appunto questo: Africa australe.

Il libro racconta del loro viaggio in camion, partendo dal Sud Africa, Città del capo in particolare, puntando verso il Nord, entrando nello Zimbabwe, raggiungendo il cuore dell'Africa rappresentato dalle Cascate Vittoria, che sono talmente profonde da puntare alle viscere della madre terra. Attraversano poi il Botzwana, incontrando i Bushmen, fino a raggiungere la amata Namibia, considerata la Svizzera dell'Africa.

Quindi da questa bellissima pubblicazione, abbiamo una visione generale di tutta l'Africa australe e non solo geografica. Infatti, cosa fa Petter? Così radicato nella storia da ritrovare le sue radici nell'avo esploratore, Roald Amundsen, ripercorre la storia degli Europei in Africa, immaginando di compiere il suo viaggio nei secoli passati, assieme a coloro che raggiunsero Citta del Capo ed esplorarono l'Africa australe, coadiuvato da immagini di uomini dell'epoca che raggiunsero i loro obiettivi geografici, politici e di conquista.

Le immagini del libro sono bellissime.

Racconta il suo viaggio, ambientandolo all'epoca delle esplorazioni europee. Descrive a tratti quindi la storia dell’Africa australe dai primi esploratori in poi. Quindi è molto interessante ed utile dato che non ci sono ancora oggi grossi punti di riferimento per parlare di storia dell’Africa né di geopolitica dell'Africa. Potrebbe essere adottato nelle scuole di ogni ordine e grado per divulgare appunto la conoscenza dell'Africa australe, specie in questa edizione in lingua inglese, che è di dimensioni ridotte rispetto alla precedente, garantendo così una più facile lettura del testo.

Quindi Africanpeoplenews publisher punta ad una maggiore fruibilità del testo raccontato e commentato, pur corredato dalle fotografie riportate e scelte comunque dall'autore. Esse sono le originali, scannerizzate e riportate esattamente come da originale, anche segnate dal tempo.

I testi tradotti da me e rivisti e rivisti fino alla ossessione tentano di rendere piacevole la lettura ad un madrelingua inglese, nel tentativo di far conoscere al mondo internazionale il racconto di viaggio e l'esperienza vissuta.

Come potete vedere dalle bellissimi immagini, emergono i colori brillanti e colorati degli Africani e dei loro costumi in una pagina e la storia dell’Europa e degli esploratori europei dall'altra: si annoverano personaggi di grande portata intellettuale e politica come Cecil Rhodes, Paul Kruger, che si intersecano con la storia del continente africano e con le popolazioni indigene africane.

Ma con Petter Johannesen, l'uomo si fa mito, come fu il suo grande avo, cui lui si ispira, pur se nell'epoca attuale, al suo grande spirito di esploratore, seguendo per mare le sue avventure a bordo di barche a vela, piccoli aerei, e fuori strada.

Qui l'uomo si fa esploratore, politico, economista, umano, grazie alla sua conoscenza della materia. Si diverte a scrivere in lingua italiana il suo bel libro, visto che Petter è di nazionalità norvegese, e si fa coadiuvare da una giornalista italiana nel redigere il suo racconto.

A vederla in prospettiva, si tratta di quei personaggi che hanno reso oggi moderna l'Africa. Sono coloro che, una volta superata l'apartheid, sono riusciti a costruire l'Africa moderna.

Concetto questo che sfugge a noi Europei, che vogliamo avere l'idea dell'Africa come di un continente antico, ancora allo stato primitivo.

Ma non è così. Solo angoli remoti del continente sono rimasti fuori dell'avvento della civiltà occidentale. Bisogna cercarli per ritrovare la nostra anima autentica di esseri umani che vivevano in armonia totale con la natura circostante. Ma bisogna andare nel mezzo della savana, del deserto per ritrovare queste ambientazioni che sanno di antico.

Il problema nostro attuale è che non si conosce molto bene l'Africa attuale che sta crescendo sempre più e così sfugge ai nostri occhi perché in continuo cambiamento, giorno dopo giorno.

Inoltre la globalizzazione ha fatto del suo ed ha portato immagini della civiltà occidentale ovunque grazie all'utilizzo di internet e dei cellulari, spesso utilizzati in tanti luoghi, a parte in quelli in cui il satellite non copre l'area, ma questo accade anche in alcuni angoli remoti dell'Italia ancora oggi.

L'Africa è sempre stato un continente ostile per la sua natura selvaggia ed il suo clima che facilmente ha cancellato le orme di antiche civiltà autoctone. Lo sappiamo bene: restano solo graffiti, mura di città nello Zimbabwe e così via...

E’ la a natura a governare l'Africa. L'uomo è solo un ospite gradito nell’habitat naturale, e ciò ha garantito la sopravvivenza di molte specie animali in via di estinzione.

Questo è il problema principale proprio della conoscenza di questo continente.

Le bellissime immagini di Stellenbosh, e di tutta la zona dei vigneti rende molto europeo il Sud Africa, il cui clima è di tipo mediterraneo, proprio come da noi in Italia.

Cosa hanno fatto in Sud Africa gli Europei arrivati dall'Europa? Hanno coltivato i vigneti francesi (Chardonnait soprattutto) e li hanno riprodotti riuscendoci pienamente. Il Sud Africa è anche il Paese più occidentale in assoluto con un clima di tipo mediterraneo, cui gli Africani fanno riferimento, assieme all'Egitto. Paul Kruger è stato uno tra i primi a creare l'Africa moderna. Avremo modo di riparlare di questi argomenti capitolo per capitolo magari nella nostra sede, invitando gli autori del libro ed anche altri provenienti dallo stesso Sudafrica che hanno contribuito a realizzare l’Africa moderna.

Petter Johannesen è amico di Sam Nujoma, il primo presidente, simbolo della Namibia libera, che ultranovantenne ha nominato un suo successore ma è tutt'oggi l'emblema della libertà della Namibia, sradicandola dal Sud Africa e sganciandola dall'apartheid nel 1990, realizzando quindi il sogno dell’indipendenza di questo Paese. E Petter, di cui Sam Nujoma è stato tutore, da buon diplomatico, gli è sempre stato vicino, ed è sempre stato presente durante gli sviluppi della trattativa con le grandi potenze del mondo. E qui si tocca con mano la storia della Namibia!

Quindi Petter vuole che si sappia che l’Africa è diventata moderna e ne dipinge le grandi qualità.

Questo è l'emblema di tutti gli africanisti, ma in particolare coloro che pensano ad una situazione di arretratezza “africana” o comunque a persone che non sono al passo coi tempi.

In realtà, l'Africa è fonte di grandi ricchezze e di grandi potenzialità.

E quindi in ogni capitolo che presenta un Paese dell'Africa australe, Petter elenca le risorse finanziarie, economiche, naturali disponibili, la popolazione, corredate dalle bellissime immagini di popolazioni autoctone, di queste bellissime fotografie degli ormai famosi Bushmen, ormai 90.000 in tutta l’Africa australe, che sono la popolazione più antica dell'Africa, ergo del mondo, divenuti famosi per la loro lingua click e per le le meravigliose pitture rupestri che possono essere ammirate in tutto il deserto del Kalahari. La lingua click viene studiata da tanti, ritenendo essere essa la lingua più antica del mondo assieme a poche altre che contano elementi comuni come i 7 suoni di cui è formata.

La scoperta della Lucy australopitecus afarensis, i cui resti sono stati ritrovati in Etiopia, nel 1978, dà le basi alla scienza antropologica. Da qui nasce la teoria secondo la quale l’uomo è nato in Africa; poi a causa della desertificazione delle aree geografiche in cui insiste, l’uomo si sposta, seguendo gli animali in cerca di cibo.

Lucy è il primo bipede nella storia del mondo, che cammina su due piedi e si nutre raccogliendo frutta.

I Bushmen sono particolari per la loro lingua arcaica fatta di suoni onomatopeici, che riproducono il verso degli animali per cui se si sentono parlare sono incredibili. Non hanno vocali. E Miriam Makeba ci scrive su una canzone: the click song.

Oggi molti studiosi stanno studiando il mio documentario in cui si sente chiaramente la lingua click parlata e pronunciata dai boscimani: presso l'università di San Paolo Roma 3 il ricercatore Andrea Pandolfi, studioso comportamentale, sta effettuando uno studio comparato tra la lingua click e la lingua ebraica.

I bushmen, oggetto di studio dagli anni '50, sono la testimonianza della presenza in Africa dell’uomo prenegritico, da prima del 2500 a.C e producono delle pitture rupestri splendide.

Ho realizzato un documentario sui bushmen, che si può ascoltare su youtube, dove un Bantu, traduce dalla lingua click alla lingua inglese.

I Bushmen ancora oggi non parlano inglese e vivono nella parte più interna del deserto del Kalahari perchè sono stati cacciati prima dai Bantu, uomini molto alti e robusti, e poi dai bianchi in Sud Africa.

Costoro non si sono mai sottomessi alla schiavitù e sono scappati nel deserto del Kalahari, dove nessuno voleva andare, e dove sono sopravvissuti fino a noi.

Sono vissuti come uomini liberi e con i loro valori fondamentali. In Namibia però si è provveduto a privatizzare le terre. Ed i Bushmen non possono più circolare ed andare a caccia.

Questo provoca un problema per la loro stessa sopravvivenza; così insegnano ai turisti come sopravvivere nel deserto del Kalahari con mezzi di sussistenza incredibili che noi non ci aspetteremmo mai di conoscere, e così capiamo come l’uomo, così piccolo, riesce a vincere il leone, il re della savana.

Lo sviluppo della industria mineraria con la produzione dei diamanti viene anch'essa descritta e raccontata in Sud Africa, Botzwana, e Namibia.

Infatti Petter descrive tutta la storia dei De Beers per scoprire come hanno fatto a trovare i diamanti. E’ interessante perche è stata una corsa come nel Far West, in cerca della terra promessa.

Gli Europei salpano dall'Olanda e dalla Francia su una nave fino a Capo di Buona Speranza che era stato da poco scoperto, dopo aver compiuto la circumnavigazione dell'Africa, raggiungendo queste terre in cerca di fortuna. Quindi affrontano il mare in tempesta per raggiungere Capo di Buona Speranza e sorpassando la costa degli scheletri cioè la Skeleton coast, dove violente tempeste, dovute alla corrente fredda del Benguela, sbattevano a terra le navi battenti bandiera europea che naufragavano lungo la spiaggia, dove vi vivono pinguini e foche.

A questi latitudini è incredibile che in Namibia riusciamo a trovare oltre ai big five situati nell'Etosha national park, anche fauna tipica di latitudini fredde.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Excerpt from my interview with Giovanna Canzano

 

AUSTRAL AFRICA by Emanuela Scarponi

 

 

I have just finished translating from Italian into English this beautiful book on Southern Africa by Petter Johannesen, whom I had the honor to meet with the presentation of my book “La Namibia e i suoi popoli”, concerning people I met in Namibia in '94.

Petter Johannesen, honorary consul of Namibia as well as grandson of Arctic explorer Amundsen, gave me the opportunity to realize a dream to take part in the world of great explorers. Thanks to my translation, in fact, I was able to fully relive emotions already experienced, when I visited this part of Africa.

Just today I finished the first draft of the translation of this beautiful book, full of wonderful, large-format images that help the reader literally enter our Africa. It was written in 2004, by Petter Johannesen and Luisa Sorbone, a journalist from Lombardy Italy, with whom he made this journey through southern Africa in collaboration with Overland.

Yes! That's right: Overland, the same organization that today makes travel programs for Italian RAI radio and television.

Petter and Luisa wrote the travel diary, and made this beautiful adventure in Southern Africa by caravan, assisted by the Overland organization and of whose story they made a book: Southern Africa.

The book tells of their journey by truck, starting in South Africa, Cape Town in particular, heading north, entering Zimbabwe, reaching the heart of Africa represented by the Victoria Falls, which are so deep that they point straight into the bowels of mother earth. They then pass through Botzwana, meeting Bushmen, until they reach the beloved Namibia, considered the Switzerland of Africa.

So from this beautiful publication, we get a general view of all southern Africa and not just a geographical one. In fact, what does Petter do? Because of hisroots in his explorer ancestor, Roald Amundsen, he traces the history of Europeans in Africa, imagining his own journey in the last centuries, with those who reached Cape Town and explored southern Africa, aided by pictures of men of the time who achieved their geographical, political and conquest goals.

The images in the book are beautiful.

It tells his journey, setting it at the time of European exploration. It describes in parts then the history of southern Africa from the first explorers onward.

 

 

So it is very interesting and useful since there are still no major reference points to talk about the history of Africa or the geopolitics of Africa. It could be adopted in schools of all levels to tell the knowledge of southern Africa, especially in this English-language edition, which, smaller than the previous one, ensures easier reading of the text, as the auhor wanted.

Thus Africanpeoplenews publisher aims at a greater diffusion of the narrated and annotated text, but the photographs reported and chosen by the author are still reported, marked by time.

The texts translated by me and revised and revised attempt to make reading enjoyable for a native English speaker, in an effort to conquer the international world with the travel narrative and lived experience.

As you can see from the beautiful illustrations, the bright and colors of Africans and their customs emerge on one page and the history of Europe and European explorers on the other one: they include such intellectual and political heavyweights as Cecil Rhodes, Paul Kruger, who intersect with the history of the African continent and the indigenous African peoples.

But with Petter Johannesen, the man becomes a myth, as his great ancestor was, to whom he draws inspiration, albeit in the present age, from his great explorer's spirit, following his adventures at sea aboard sailboats, small planes, and off-roading.

 

Here the man becomes an explorer, politician, economist, and human, thanks to his knowledge of the subject. He enjoys writing his fine book in Italian, since Petter is Norwegian, and he is assisted by an Italian journalist in writing his story.

Looking at it in perspective, these are the people who make Africa modern today. They are those who, once apartheid was overcome, managed to build modern Africa.

This concept escapes us Europeans, who want to have the idea of Africa as an ancient continent, still in its primitive state.

But this is not the case. Only remote corners of the continent have remained outside the advent of Western civilization. One must seek them out to find our authentic soul of humanity that lived in total harmony with the nature around us. But you have to go to the middle of the savannah, the desert to find these settings.

Our current problem is that we do not know very well the current Africa that is growing more and more and constantly changing, day by day.

In addition, globalization has done its own thing and brought images of Western civilization everywhere through the use of the Internet and cell phones, which are often used in so many places, except in those where satellite does not cover the area, but this happens even in some remote corners of Italy even today.

Africa has always been a hostile continent because of its wilderness and climate that easily channelled the footprints of ancient indigenous civilizations. We know this well: only graffiti, city walls in Zimbabwe and so on remain....

nature rules Africa. Man is only a host, thus ensuring the survival of many endangered animal species.

This is the main problem precisely with knowledge of this continent.

The beautiful pictures of Stellenbosh, the vineyard area and the whole vineyard area makes South Africa very European, whose climate is Mediterranean type, just like we have in Italy.

What did the Europeans who arrived from Europe do in South Africa? They cultivated Euroean, French chardonnait and various vineyards, mainly, and reproduced them, succeeding fully. It is also the absolute westernmost country with a Mediterranean-type climate, which Africans refer to, along with Egypt. Paul Kruger was one of the first to create modern Africa.

We will have a chance to talk about these topics chapter by chapter perhaps.

in our venue by inviting the authors of the book and also others from South Africa itself who helped create modern Africa.

 

Petter Johannesen is a friend of Sam Nujoma, the first president, the symbol of free Namibia, who 90 years old appointed his successor but is still the emblem of Namibian freedom, uprooting Namibia from South Africa and disengaging it from apartheid in 1990, thus realizing the dream of Namibian independence. And Petter, whose Sam Nujoma was tutor, as a good diplomat, advises him and was present in any step of the treaty of independence with the greats of the world.

And here we can touch Namibian history!

So Petter is showing a modern Africa with its great qualities.

This is emblematic of all Africanists, but particularly those who think of "African" backwardness or at any rate people who are out of step with the times.

In reality, 'Africa is a source of great wealth and great potentiality.

 

 

 

And so in each chapter that presents a country in southern Africa, Petter lists the financial, economic, natural resources available, the population corredated by the beautiful pictures of indigenous peoples, of these beautiful pictures that of the famous bushmen, 90,000 in southern Africa, who are the oldest population in Africa, ergo in the world, who have become famous for their lick language and for the cave paintings that can be admired throughout the kalahari desert.

The click language is studied by many researchers , believing it to be the oldest language in the world composed by the 7 sounds.

Since man was born in Africa with the discovery of Lucy australopithecus afarensis, whose remains were found in Ethiopia, in 1978, this discovery gives the foundation to anthropological science.

This gave rise to the theory that man was born in Africa; then because of the desertification of the geographic areas in which he insists, man moved by following animals in search of food.

Lucy is the first biped in the history of the world, meaning she walks on two legs/paws and feeds herself by picking fruit.

Bushmen are particular because of their archaic language made up of onomatopoeic sounds, which mimic animal cries so if you hear them speak they are amazing. They have no vowels. And Miriam Makeba writes about them in a song: the click song.

Today many scholars are studying my documentary in which you can clearly hear the click language spoken and pronounced by the Bushmen at the University of St. Paul in Rome 3 by researcher Andrea Pandolfi, a behavioral scholar, who is doing a comparative study between the click language and the Hebrew language.

The click language is an archaic language. These bushmen who have been the subject of study since the 1950s are evidence of the presence of pre-Negritic man in Africa, from before 2500 B.C., and they produce beautiful cave paintings.

I made a documentary about the Bushmen, which you can listen to on youtube, where a Bantu, translates from the click language to English.

The Bushmen to this day do not speak English and live in the innermost part of the Kalahari Desert because they were driven out first by the Bantu, very tall and strong men, and then by the whites in South Africa.

These people never submitted to slavery and escaped to the Kalahari Desert, where no one wanted to go, and where they have survived to this day.

They lived as free men with their core values.

In Namibia, however, land was privatized. And the bushmen can no longer move around and go hunting.

This causes a survival problem; so they teach tourists how to survive in the Kalahari Desert with incredible livelihoods that we would never expect to know, and so we understand how man, so small, manages to overcome the lion, the king of the savannah.

The development of the mining industry with diamond production is also described and told in South Africa, Botzwana, and Namibia.

In fact, Petter describes the whole story of the De Beers to find out how they found diamonds. It is interesting because it was a race like in the Wild West, looking for the promised land.

The Europeans set sail from Holland and France on a ship to the Cape of Good Hope, which had recently been discovered, after circumnavigating Africa, reaching these lands in search of fortune.

They then faced the stormy sea to reach Cape of Good Hope and overtook the skeleton coast i.e., the skeleton coast, where violent storms, due to the cold current of the Benguela, slammed European-flagged ships ashore and wrecked along the beach, inhabitated by penguins and seals at these latitudes, where we manage to in addition to the big five located in Etosha national park also animals of the cold areas.

 

recensione di  Claudia Polveroni

 traduzione bozza non corretta 

The book written with four hands, by Petter Johannensen. Since 1992 appointed Honorary Consul of the Republic of Namibia in Italy. Luisa Sorbone another author is a journalist, responsible for external relations and for the Consulate of Namibia.

The two authors describe us: a distant and little explored territory: Southern Africa: Botswana, Namibia, South Africa and Zimbabwe.

Dr. Sam Nujoma then president of Namibia expresses his thoughts: all the countries of this part of Africa have suffered years of hard struggle to achieve their independence. Namibia is the youngest of all.

Petter Johannensen, connoisseur of these lands, grandson of the well-known explorer Roald Amunndsen, was able to enhance the natural beauty of the places with Luisa Sorbone, this book full of news does not want to be a history essay and tries to convey to readers a complete vision of this part of the Continent since the beginning of four hundred years ago.

Sam Nujoma concludes with the defense of the territory as a pristine resource and the protection of its inhabitants.

The authors narrate the story of the peoples of Southern Africa and the complex inter-ethnic relationships from the period of European colonization to the present day.

There were many difficulties in getting to know the places, due to the widespread underdevelopment of the desert areas at risk of drought.

The book is aimed at everyone and in particular at young people, to be interested in a part of the world full of suggestions. Places, traditions, faces.

The photographic collection is the review of the beauties inherent to the lands. From the Kalahari desert, the inhabitants express themselves in click language, making their language understandable with sounds and gestures, to the Namib desert, which bloomed last spring, to the Victoria falls.

Various ethnic groups that make up the territory are known: Bushmen, Himba, Batonga, Herero, and others.

The pages of this take us on a journey of flavours, colors and musical notes to the sound of the marimba.

After the wonderful sunsets in the dark of night, illuminated by the Southern Cross, star of the Southern sky.

 

 

 

LA LOTTA ALL’EVASIONE FISCALE: LE CAUSE 

di Alessandra Di Giovambattista

3-04-2023 

Dopo aver chiarito il fenomeno dell’evasione fiscale, e sottolineato che esso va contrastato e condannato, cerchiamo di iniziare a comprendere quanta verità e oggettività ci sia nelle affermazioni che spesso sentiamo in merito a questo fenomeno. Infatti ogni problema va contestualizzato e ragionato al fine di escludere strumentalizzazioni da parte di eventuali gruppi di potere o coperture di inefficienze amministrativo politiche.

Gli argomenti più utilizzati dai mass media e dalle forze politiche si possono riassumere in quattro punti:

  • l’evasione fiscale è uno dei principali problemi del nostro paese;
  • il contante è il mezzo attraverso il quale si può evadere per cui limitarne l’uso implica il contrasto all’evasione;
  • tra evasione fiscale ed eccessiva pressione fiscale c’è proporzionalità diretta;
  • gli evasori fiscali sono meno numerosi di coloro che pagano regolarmente i tributi.

L’affermazione che l’evasione fiscale sia il vero problema del paese, in realtà serve per far deviare l’attenzione su una serie di altrettanto seri problemi che affliggono la politica e la società italiana. Vorrei subito sottolineare che una seria lotta all’evasione deve prevedere sistemi di controlli ed incroci dei dati che le forze politiche non hanno mai voluto potenziare; perché non utilizzare il codice fiscale per controllare le posizioni dei contribuenti più rilevanti e più dubbie? Vediamo invece che gli uffici fiscali si scatenano contro i soggetti che, pur presentando regolare dichiarazione fiscale, incappano in errori relativi a deduzioni/detrazioni fiscali che generano accertamenti di misero valore (forse 100, o 200 euro); ma qui vale la famosa frase del grande comico Totò: “è la somma che fa il totale!”.

Invece non si riflette sul fatto che gli errori commessi dai contribuenti il più delle volte sono il frutto di una legislazione complessa, farraginosa e confusa che può indurre il contribuente all’errore; è lecito pensare che forse proprio questo potrebbe essere l’obiettivo? Creare confusione e fumus per consentire di interpretare le norme per gli amici e di applicarle per tutti gli altri contribuenti: e attenzione per questi ultimi gli uffici finanziari sono impietosi…. Vogliamo, solo per fare un esempio, parlare del madornale pasticcio del superbonus al 110% che ha agevolato, oltre alle banche, essenzialmente i possessori di ville unifamiliari che sono state rimodernate a spese dei contribuenti onesti? E allora c’è da pensare che forse i diversi politici di turno in parte vogliono creare situazioni di confusione normativa ad hoc, come garanzia a favore di determinate lobby e/o per sfruttare al massimo le opportunità di potere che vengono loro offerte.

Ma c’è da aggiungere che molto probabilmente, evidenziando il fenomeno dell’evasione fiscale, in realtà si vuol camuffare l’incapacità degli uffici finanziari di recuperare gettito mediante controlli ed approfondimenti seri e mirati; la verità e che gli uffici finanziari sono del tutto inefficaci: sono forti con i deboli e deboli con i forti. I condoni, le rottamazioni, lo scudo fiscale non sono altro che esempi di inefficienza nell’incasso derivante dall’incapacità di controlli mirati da parte dell’Erario circa la effettiva capacità contributiva dei soggetti. Ad esempio se prendiamo la relazione tecnica (documento che espone le risultanze finanziarie generate dal provvedimento legislativo presentato dal Governo) annessa al regime fiscale dello scudo fiscale, cioè il rimpatrio dei capitali dall’estero, possiamo notare che gli effetti finanziari sono stati considerati positivi, cioè come effetti di maggior gettito. Questa impostazione in realtà è davvero un artificio contabile che nasconde una grande impostura: l’incapacità e forse anche la non volontà di colpire effettivamente i grandi evasori. Infatti come è possibile considerare una misura di condono come un provvedimento di maggior gettito? Il vizio mentale è basato su questa logica: preferisco recuperare gettito subito, anche se di importo minore rispetto a quanto avrei potuto incassare utilizzando le metodologie di accertamento ordinario. Il risultato finale è che se con l’accertamento ordinario avrei potuto incassare 100, di fatto lo Stato, nei confronti dei grandi evasori, si è accontentato di introitare 20 per poter incassare subito e senza contenzioso; allora viene da chiedersi: ma l’operazione era davvero un’operazione a variazione positiva o piuttosto era un’operazione in perdita (secondo il nostro esempio per un importo di 80) dovuta all’incapacità degli uffici di svolgere un serio ed efficace controllo?

Ecco quindi che effettivamente il problema dell’evasione non è imputabile esclusivamente ai soggetti, ma piuttosto allo Stato incapace, volente o nolente, di recuperare quanto dovuto da ogni contribuente in ragione della propria capacità contributiva. D’altronde si sa che l’occasione rende l’uomo ladro….

Ma questo porta anche ad altre considerazioni. Ma perché i cittadini sono spinti all’evasione? Oltre all’inefficienza dei controlli da parte degli uffici che induce i contribuenti ad evadere, laddove possibile, e garantisce l’impunità ai grandi evasori, c’è da sottolineare la totale inadeguatezza dei servizi pubblici offerti. I cittadini si rendono conto, specialmente nel periodo più recente, che a fronte dell’ingente imposizione fiscale, anche da parte degli enti locali, non c’è assolutamente una adeguata corrispondenza con i servizi offerti. La spesa pubblica finanziata attraverso il sistema fiscale non è percepita come un fattore di rilancio e di sviluppo dell’economia, ma come un fattore che spreca risorse. Nessuno ha mai affrontato seriamente il problema del confronto tra costi/benefici in capo ai singoli contribuenti, provando a darne una stima; tuttavia l’evidenza empirica ci porta a vedere strade invase da rifiuti, attese anche di 24 ore presso i pronto soccorso, liste di attesa bibliche presso le strutture ospedaliere, scuole fatiscenti, casi di corruzione.

Proviamo allora a cambiare prospettiva. Gli uffici devono iniziare a controllare coloro che presentano situazioni poco conciliabili tra tenore di vita e dichiarazioni fiscali. Se, ad esempio, si fosse utilizzato il codice fiscale quale indicatore dell’effettiva capacità contributiva, forse non si sarebbero erogati sostegni economico finanziari (es. il reddito di cittadinanza o sostegni durante il Covid-19) a soggetti assolutamente non bisognosi. Occorre comprendere quanto dell’ammontare delle attuali spese statali garantisca davvero il welfare e quanta parte di esse invece alimenti le clientele e i nepotismi. Le spese non produttive contribuiscono ad aumentare il fabbisogno che sovente viene finanziato con deficit, ciò crea incremento della pressione fiscale perché il debito pubblico oltre a dover essere restituito (linea capitale) aumenta gli interessi che debbono essere pagati periodicamente (in genere semestralmente) ed irrigidisce la struttura finanziaria. Riassumendo ci troviamo di fronte ad un cane che si morde la coda: a parità di condizioni, all’aumentare della spesa pubblica improduttiva, aumentano le richieste ai cittadini di risorse finanziarie attraverso i tributi ordinari e quando questi non sono sufficienti si istituiscono dei tributi straordinari (es. le patrimoniali); da ciò deriva un incremento della pressione fiscale che alimenta il fenomeno dell’evasione/elusione fiscale. 

Inoltre occorre sottolineare che le spese pubbliche vengono anche finanziate con gli ipotetici incassi da evasione fiscale; questa forma di copertura del fabbisogno di finanziamento pubblico, che emerge dalla lettura delle relazioni tecniche, è stata più volte sanzionata dalla Corte dei Conti che ha sottolineato la totale natura di aleatorietà di tali tipologie di entrate. Per esse non è sicuro né se si riuscirà ad ottenerne l’introito, né l’ammontare effettivo, né il momento reale di incasso. Si potrebbe concludere dicendo che il tutto delinea un vero e proprio falso in bilancio. Naturalmente, come già detto, se non si avrà l’effettivo introito delle entrate da recupero dell’evasione fiscale, si produrrà aumento della spesa pubblica finanziata in deficit che renderà sempre più vulnerabile il sistema economico finanziario nazionale. Alla lunga ciò ci consegnerà nelle mani di speculatori e di nazioni che acquistando il nostro debito pubblico ci renderanno totalmente asserviti a loro.

Più aumenta la pressione fiscale più si rende insoddisfatto il cittadino che viene spinto o a non produrre oltre un certo livello di reddito (in tal modo però si deprime la potenzialità produttiva del Paese) e lo si induce all’evasione fiscale perché oltre un certo livello di imposizione non è più conveniente continuare a pagare i tributi per servizi inesistenti o scadenti. E notiamo che in questa trappola - che potremmo definire da iper tassazione - possiamo caderci tutti: infatti in questo senso ognuno di noi è un potenziale evasore e forse tutti già lo siamo perché, ad esempio, ogni volta in cui l’idraulico, il falegname, l’avvocato ci chiedono il pagamento delle prestazioni sicuramente per evitare di pagare l’IVA, che grava sul consumatore finale, quindi su di noi, rifiutiamo la fattura. Ciò non solo produce un mancato gettito da IVA ma anche per imposte dirette che i percettori mai dichiareranno. Ma questa è la risposta del consumatore ad un semplice problema di convenienza economica che va a scontrarsi però con un meccanismo erariale miope in cui non mettendo in conflitto di interessi il consumatore con il percettore delle somme - offrendo ad esempio la possibilità di detrarre almeno in parte le spese sostenute (come già accade per le spese mediche) – si inducono tutte le parti della transazione ad evadere sia le imposte indirette (IVA), sia quelle dirette (imposte sui redditi).

A questo punto si potrebbe ribattere che la limitazione del contante potrebbe essere una valida soluzione al problema dei compensi c.d. “in nero”. In realtà non è provato che sia così; secondo alcuni studi (ad esempio della banca d’Italia e della BCE) non vi è correlazione tra limite del contante e diminuzione dell’evasione fiscale anche se il limite al contante definito nelle ultime legislature sembra aver contributo al recupero di una parte dell’evasione, almeno in Italia. Tuttavia tale misura rappresenta una forte limitazione della libertà e lede il diritto alla privacy; ci siamo accorti che il riepilogo della carta di credito inviato dalle banche analizza i nostri acquisti suddividendoli per categorie merceologiche e tipologie di servizi acquistati? Ci siamo domandati poi questi dati da chi potrebbero essere analizzati e per quali finalità? Piuttosto tornando a quanto detto sopra sarebbe forse più proficuo incrociare le informazioni finanziarie ed utilizzare le strumentazioni informatiche: in tal senso ottime modalità di contrasto all’evasione sono state la fatturazione elettronica e lo split payment (un sistema che vede il cessionario pagare l’Iva direttamente allo Stato e non al cedente; tale modalità di riscossione dell’IVA è stata permessa dall’unione europea fino al 30 giugno del 2023).    

Pertanto se il problema dell’evasione fiscale c’è esso è legato a motivazioni diverse rispetto a quelle che vengono utilizzate di frequente dalla stampa prezzolata e che tendono a criminalizzare indiscriminatamente i soggetti e a creare conflitti sociali e generazionali. Le riflessioni presentate in questo articolo, a ben vedere, impongono una riflessione sull’operato dei Governi e sull’utilizzo delle risorse pubbliche e non al contrario sull’indagine dell’uso personale delle risorse provenienti dal lavoro di ogni contribuente (es. redditometro, spesometro, controllo del contante). Pertanto l’analisi conduce a riflettere sui quattro punti sottostanti:

  • mancanza di corrispondenza tra costi (ammontare dei tributi pagati)/benefici (servizi pubblici);
  • normativa farraginosa e confusa;
  • mancanza ed inefficacia dei controlli;
  • sistema fiscale percepito come spreco di risorse, con spese pubbliche sovente improduttive e finanziate in deficit, espressione spesso di politici/amministrativi incapaci e corrotti.

Cerchiamo di ragionare secondo queste categorie per provare a fare un’analisi personale del fenomeno cercando di essere più oggettivi possibile, senza cadere in tranelli che il più delle volte vengono tesi da mass media asserviti al potere di turno. E soprattutto cerchiamo prima le cause delle problematiche e vedremo che, di conseguenza, emergeranno anche i colpevoli. Se si invertono i termini di questa analisi si rischia, non comprendendo fino in fondo le motivazioni che inducono  determinati comportamenti, di consentire di perpetuare cattive pratiche politico amministrative.