La ricerca della verità in Wole Soyinka

 

L'ossessiva ricerca della "Parola" è, dunque, il tema fondamentale e costante in The Road; ne costituisce l'elemento mistico, fungendo da anel-lo di congiunzione tra la religione cristiana e la maschera Egungun, attraverso l'indagine che il Professore effettua su entrambe.

Poiché il Professore trascorre la sua vita materiale tra i reperimenti dei pezzi di ricambio, gli accade di ritrovare in fondo ad uno di questi camion un uomo gravemente ferito. Egli si prende cura di lui, lo nutre e fisicamente lo guarisce, anche se gli rimangono impressi i segni dell'incidente di cui è stato vittima. L'uomo,infatti, rimasto muto e zoppo, non sembra essére cosciente della situazione, ma offre ugualmente i suoi servizi in un rito serale che il Professore svolge nella sua baracca, insieme ai suoi protetti. Infatti, mentre nella vicina chiesa viene somministrata la comunione, egli si fa servire dallo zoppo Murano il vino di palma. Il fatto che Murano sia zoppo e per il Professore estremamente significativo; egli ritiene infatti che il suo claudicare sia la prova visiva dell'appartenenza a due diverse dimensioni di vita, trovandosi con una gamba nel mondo umano e con l'altra nel mondo divino.

Periodo nigeriano

Questa nuova fase della sua vita inizia ad Ibadan, centro costituzionalmente aperto alle influenze europee, ma nello stesso tempo profondamente africano, dove l'attività teatrale di Soyinka si intensifica, lo scopo della sua vita si pone finalmente in primo piano e tutta la sua attività, sia didattica che teatrale, sarà all'insegna di questo grande ideale: la creazione di un teatro nazionale basato" sulle tradizioni locali, ma rivisitato alla luce del momento storico attuale.

A queste opere dei primissimi anni '60, segue un periodo caratterizzato da un forte impegno politico e sociale, conseguenza delle lotte intestine al nascente stato nigeriano, per la conquista del potere. E' necessario ricordare che, all'indomani dell'indipendenza, la Nigeria aveva optato per una soluzione governativa federale che contribuiva a fomentare le endemiche divisioni inter-tribali del paese. Si trattava, in realtà, di una scelta imposta dagli interessi dell'Inghilterra che, nella ormai collaudata linea del "divide and rule", si era premunita contro la costituzione di uno stato forte, dividendo la Nigeria in regioni che vennero mantenute all'atto dell'indipen-denza e costituirono la "base del governo federale.

Il Professore, ambigua figura di protagonista in the road

Il Professore, come abbiamo già detto, è il personaggio principale; egli ha la capacità di animare la scena anche quando non è presente,perchè da lui partono e a lui si ricollegano tutte le azioni e i ragionamenti dei vari personaggi. E' quindi un personaggio assai complesso, enigmatico e ambiguo. Egli appare come una figura piena dì contraddizioni. Da una parte, è un ricercatore appassionato di cose spirituali, dall'altra è un falsario, un bugiardo estremamente ingegnoso quando deve guadagnare alle spalle degli altri.

Periodo londinese

Terminati i corsi, nel '54 Soyinka si stabilisce a Londra, dove porta a termine i due primi lavori teatrali, The Swamp-Dwellers e The Lion and the Jewel. Il tema principale delle due opere e quello del conflitto tra due culture e i relativi mondi:

Le due poesie sono state pubblicate per la prima volta nel n. 5 della rivista Black Orpheus, e riportate in traduzione italiana nel voi. I di Letteratura nera, H X poeti ", a cura di De Andronde, Marco, Roma, 1961.

quello tradizionale, rappresentato dal villaggio, e quello moderno della città. Da una parte viene de-scritta una realtà ancestrale, con i suoi limiti e le sue contraddizioni; dall'altra si rappresenta una realtà urbana, deformata ed abbagliata dai falsi miti del consumismo, della "Coca Cola" e del "Chewing-gum". In questo primo periodo, dedicato per la maggior parte al teatro, Soyinka collabora con il Royal Court Theatre, che è, il centra di sperimentazione teatrale più importante degli anni '60. E proprio in questo teatro sperimentale, confluenza di quelle forze innovative che caratterizzeranno la ricerca artistica degli anni a venire, che Soyinka incontra altri giovani autori: Osborne, Wesker, Arden, Beckett, Pinter, con i quali condivide le speranze e le difficoltà di quegli anni. Con essi lavora ed allestisce le sue opere ed impara a conoscere direttamente i canoni formali del moderno teatro europeo e della "new nave" inglese. Tra gli autori letterari che lo hanno maggior mente influenzato, menzione particolare merita la figura è l'opera di Bertold Brecht, da cui lo stesso Soyinka dichiara di aver ereditato i concetti fondamentali di libertà e di totalità nel teatro.

L'attenzione continua verso Brecht trova chiara manifestazione nei corsi che Soyinka .terrà presso l'università di Ibadan, sul teatro epico del drammaturgo tedesco. In questo periodo viene messo in scena uno spettacolo vario ed originale, il recital personale The Invention and Other Tales, in cui lo stesso Soyinka si presenta come attore al pubblico del Royal Court Theatre. Tale spettacolo attrae l1attenzione della critica londinese, e l'eco di questa segnalazione giunge debolmente negli Stati Uniti, dove l'intelligentia locale amplifica il segnale ricevuto dalle accademie della vecchia Europa; viene così offerto a Soyinka, mediante ima borsa di studio concessa dal Rockfeller Research, la possibilità di continuare il suo lavoro di ricerca nei luoghi della sua infanzia, gettando quindi le basì per la formazione di quella letteratura africana di cui egli stesso sarà riconosciuto il padre. E' questa, quindi, la svolta decisiva nella carriera artistica di Soyinka, basata proprio sulla rivalutazione e trasformazione personale della sua cultura madre e del relativo mondo mitologico, E' nel 1960, dunque, che Soyinka inaugura la vera e propria attività di ricerca "sul campo", volta al recupero della tradizione Yoruba. Dopo sei anni di studio nei teatri londinesi, conosciute e maturate le idee e le tecniche sia del teatro e delle letterature tra-dizionali europee, sia delle avanguardie,Soyinka torna nella sua lontana Africa, pronto a recuperare i valori tradizionali e i miti della sua terra, ed a presentarli al mondo sia africano che occidentale in modo compiuto ed autonomo.

Retroterra culturale

Wole Soyinka è nato nel 1934 ad Abeokuta, città situata nella Nigeria occidentale e culla del l'antica civiltà Yoruba, da una famiglia della classe media nigeriana, di religione cristiana, ma fortemente radicata nella cultura tradizionale indigena. A proposito di tale nobile cultura,- lo stesso Soyinka sottolinea la fusione in essa di elementi legati alle religioni islamiche, animiste e yoruba. Suo padre era direttore di una scuola, mentre sua madre era impegnata in una piccola attività commerciale che, oltre a consentirle lo scambio dei prodotti locali, le permetteva di stabilire un rapporto più immediato e diretto con la popolazione; questa una condizione estremamente favorevole per il giovane Soyinka, in quanto gli consenti di entrare più profondamente in contatto con le tradizioni locali, e dì osservarle da un punto di vista culturale e letterario

Dopo aver, seguito i corsi della scuola primaria nella città natale, Soyinka prosegue i propri studi presso il Government College di Ioadan, il più grande ed esclusivo centro della nuova élite intellettuale nigeriana. Dopo due anni si trasferisce all'Università di Leeds, in Inghilterra, dove si laurea in letteratura inglese nel 1957»

A Leeds Soyinka entra in contatto diretto con la cultura anglosassone e con la tradizione del teatro inglese, favorito dal fatto che, proprio in quella città, conosce il critico (x. Wilson Khight; questi, che all'attività di critico unisce le facoltà di attore, produttore e specialista Shakespeariano, lo introduce nei circoli legati alla rappresentazione scenica e lo indirizza verso quella che sarà la sua attività futura. Durante gli anni universitari, Soyinka compone due poesie satiriche, The Immigrant e The Other Immigrant, in cui compaiono già le caratteristiche stilistiche e il tono velatamente satirico che caratterizzeranno le opere della maturità.

 

Certamente la mentalità dell'uomo è di per se diversa. Forse siete maggiormente attratti dalla natura e dall'architettura. Le donne sono forse più attratte dalle persone. Penso che ci sia un maggiore desiderio di comunicare da parte delle donne ed è sempre più facile per le donne. Poi si guardano i bambini, altri popoli e magari ci viene voglia di fotografare molte donne, molti bambini, ma anche degli uomini, purché di bell'aspetto....
Sono interessanti questi Saphiu, ogni volta che ho visto questi santi, questi personaggi, al di là del fatto che lo facessero per vari motivi, magari anche di turismo, sono veramente strani ed io sono rimasta impressionata da loro! Figuriamoci Alessandro Magno che incontrò a quell'epoca questi personaggi nella jungla indiana.
Un'altra bella scoperta riguarda l'emigrazione dell'Uomo, l'uomo è nato in Africa, ma poi si è spostato verso Oriente; le prime civiltà sono del Tigri ed Eufrate (come sappiamo tutti), ma poi, ad un certo punto, grazie alla lingua che loro parlano e che si sono portati dietro, noi scopriamo che l'uomo emigra e va in India.
Ed ecco che il Sanscrito, per quanto mi riguarda (che ho studiato già all'università), prende forma. Il sanscrito è la lingua più antica del mondo, viene parlata dalle popolazioni indoeuropee ed è la base delle nostre lingue indoeuropee tra cui la nostra.
La cosa simpatica è che mentre noi di lingue moderne vediamo il latino come una lingua d'origine, leggendo Sanscrito si vede in prospettiva contraria e cioè che il latino è ciò che il Sanscrito diventerà nel Mediterraneo.
Così scopro gli antichi libri Veda, che nascono in Afghanistan, dalla popolazione degli Indoari e sono alla base di tutti quelli che sono poi i libri scritti
successivamente come la Bibbia ad esempio. Per cui, per avere ancora una prospettiva diversa di  tutta la storia dell'umanità, bisogna andare a ritroso nel tempo e vedere cosa c'è scritto in questi libri. La parola Veda diventerà in latino video: fantastica scoperta, cambiare prospettiva di visione della storia.

Bisogna averlo il coraggio di cambiare prospettiva.

Emanuela SCARPONI. Ma è splendido, è divertente perché si torna indietro e conoscendo il passato si capiscono meglio il futuro e il presente.
Sapere che (io sono laureata in lingue e quindi gioco in casa) si può tracciare l'emigrazione dell'uomo tramite la lingua che si porta dietro è splendido. Serve anche questo, sapere la lingua oltre che comunicare con altri popoli. Penso che tutti dovremmo avere un dizionario etimologico.
Credo che viaggiare sia molto bello ma scrivere riflessioni successive permette di ripercorrere i medesimi luoghi e viaggiare nella nostra anima per rivivere e rielaborare le nostre emozioni provate che sono indelebili nella nostra psiche profonda e ci permettono di imparare dagli altri popoli esperienze che arricchiscono la nostra personalità e la nostra vita. In questa maniera la vita diventa meravigliosa!

 Noi già siamo influenzati da sempre, perché siamo figli di viaggiatori; i miei genitori ci hanno insegnato a viaggiare. Mio fratello viaggia, i figli viaggiano e viaggiamo tutti. Ognuno per sé ed abbiamo tutti esperienze diverse. Di tanto in tanto ci incontriamo.

 il racconto del viaggio è una parte sostanziale del viaggio.

A quanti degli amici (che si alzino in piedi) è piaciuta la mia esperienza in Nepal e che vorrebbe farla? Quanti avete sentito parlare di questo? Non sempre si riesce a prendere dal prossimo ed è anche pericoloso, perché si subiscono anche delle influenze negative, però laddove esiste un patrimonio interiore che possa arricchire le considerazioni della vita, questo è bellissimo. Questo si incontra specialmente nei popoli che ancora portano la loro autenticità di visione di cui parlavo.
Poi ho anche approfondito le tematiche di fisica quantistica, con solo dei riferimenti bibliografici, non mi sono azzardata ad andare oltre, che trattano sempre della comunicazione. Ho avuto il consulente fisico, che non vuole essere citato.


Si dice che gli arabi non vogliano farsi fotografare perché gli si ruba l'anima. Io non capivo cosa intendessero. In realtà è possibile che nel momento in cui si capta qualcosa di interessante per il proprio cervello, in realtà si ruba, si prende. Quindi può darsi che questi detti abbiano una loro logicità, solo che noi non la vediamo. Per questo ho cercato di interpretare, anche logicamente, quello che queste persone pensano.
Questo è stato il mio sforzo: tramutare in parole semplici concetti difficili e a noi lontani, questo per cercare di agevolare non solo la comunicazione.
Invece un'altra parte importante è che si parte da Dante Alighieri per arrivare agli antichi libri Veda. Questo lo vedrete pure nel documentario e penso che sia bellissimo.
Io mi immedesimo in Dante Alighieri: potete immaginare!
Una professoressa d'inglese, che ha sempre guardato alla Gran Bretagna, agli Stati Uniti, si immedesima in Dante Alighieri. Ho sempre pensato al mio professore Sechi, che mi ha fatto una testa così con la Divina Commedia.
Però, devo dire, che in effetti ne è nata una riflessione profonda che viene così ben interpretata dalla voce suadente di questo speaker, che oggi non è potuto venire, questo attore di teatro, Gianpietro Scurto.
Ed alla fine del viaggio si arriva all'interpretazione dei valori fondamentali dei Veda che insegnano; gli antichi libri Veda con l'utilizzo dei sensi, di cui prima si parlava.
Quindi ho tentato di interpretare questo viaggio come un viaggio di rinascita spirituale.
Ho anche parlato del destino e ho detto, beh, non bisogna avere paura della vita, perché se mi fossi trovata nel terremoto del 25 aprile 2015 a quest'ora ero morta. Quindi voleva dire che non dovevo morire per raccontare ciò che ho visto.

Mi sono divertita tantissimo sia a fare il documentario, sia a scrivere, sia a fare foto. Ho messo in mezzo parecchie persone, abbiamo qui Rosa Maria, con cui abbiamo riflettuto sulla spiaggia sulle parole utilizzate, mio fratello Maurizio, mia madre con le correzioni di bozze e infine Antonio Luigi Palmisano.

Questa è una tua dote ed è fuori dal concetto del viaggio individuale, coinvolgi tutti e questo è molto bello, perché è proprio questo davvero che ha senso. Coinvolgere tutti!
Non è una cosa che ti sei goduta solo tu, alla fine hai fatto godere tutti e questo è dialogo.

Ci sono stati vari momenti, Varanasi è stato l'inizio del viaggio unico e bellissimo, con la piazza Durbar di Patan, dove sono rimasta incantata dalle varie sfaccettature di questo borgo medievale. La valle di Kathmandu è meravigliosa. È fatta di tre borghi medievali, che sono tre città
dominate da tre piazze,  il cui nome è Durbar square.
Patan è il luogo dove c'è il tempio buddhista e dove ci sono le cremazioni. Ci sono sempre dei fiumi e c'è il bagno purificatore dell'uomo, dove l'uomo si purifica, si lava, fa questo bagno nel Gange e nel fiume che bagna Patan; quindi l'elemento che unifica questi Paesi  indiani, nepalesi, tibetani e tutta quella fascia è esattamente l'acqua ed è splendido come aspetto, perché anche nel caso dell'induismo e del buddhismo, l'acqua, come nel cristianesimo, assume un
ruolo fondamentale e questo si ritrova ovunque.
E poi, devo dire, che un momento meraviglioso è stato; io ho visto piccolo Buddha di Bernardo Bertolucci, che ho cercato di rintracciare in tutte le maniere senza riuscirci.
Come sono  riusciti a fare loro le riprese non lo so, sono stati dei geni, perché la molteplicità dell'architettura Malla è talmente variopinta e fatta di tende rosse, di ornamenti a pagoda (pensavo fossero cinesi e invece vengono proprio dalla Valle di Kathmandu), rendono talmente pluridimensionale la locazione in cui ci si sta, che non ci si riesce a riprendere, ci si sta proprio dentro e questa è una grande emozione che si prova, perché ci si perde in queste piazze di questa valle di Kathmandu con attorno queste infinite catene montuose meravigliose e, in alto, la volta stellata del cielo.
Sembra di stare dentro un quadro. Lo sforzo è quello di cercare di entrare persino nei quadri. Si entra in un mondo sconosciuto e sembra di andare indietro nel tempo. Quando si fanno questi viaggi in questi Paesi così spirituali è come se il tempo e lo spazio assumessero dimensioni differenti. Ciò avviene ancora di più
in Africa.
Però qui c'è un aspetto spirituale differente, che si può maggiormente studiare: in realtà si torna indietro nel medioevo, ma mentre si è lì si è sia nel presente che nel passato.
E , con la loro filosofia di vita, anche nel futuro visto che per loro è la stessa cosa, cioè spirito e materia sono la stessa cosa. Noi siamo materia e spirito e lo spirito ritorna ad essere materia nella reincarnazione.
Hanno una visione negativa della reincarnazione, perché se ci si è comportati male si torna nella vita - per loro - infernale, però è un concetto filosofico interessante da approfondire.
Il momento più tragico è stato questo: purtroppo hanno dei problemi di acqua potabile (non si sa come: hanno l'Himalaya, le sorgenti dell'Himalaya arrivano fino al Gange, questo fiume attraversa cinque o sei Paesi prima di arrivare al mare, i ghiacciai eterni e quindi dovrebbero avere tanta acqua e tanta energia), che manca molte ore al giorno a Kathmandu e questo è incomprensibile.
Purtroppo il terremoto ha peggiorato la situazione, quindi il Nepal ha bisogno anche di aggiornamenti tecnologici di questo tipo. Purtroppo è un momento difficile per la popolazione, come ha scritto la nostra guida nepalese che è sopravvissuta al terremoto insieme alla sua famiglia. Quindi, purtroppo, il momento tragico è stato quando mi sono resa conto che ho bevuto acqua che non era potabile e ho detto oddio, Dio!
Questo è stato il momento triste, ma basta compare le bottigliette di acqua confezionata e si sta a posto ed è un dispiacere, perché pensare che
Sull'Himalaya non ci sia acqua potabile delle sorgenti è dura, vuol dire che c'è qualcuno che la utilizza male. Peccato per la popolazione!
Poi, anche lì, ci dovrebbe essere uno sfruttamento maggiore dell'energia elettrica, invece  manca l'energia elettrica e quindi credo che se l'Italia riuscisse anche ad intrattenere rapporti politici con questi Paesi, probabilmente riuscirebbe a dargli una mano e questo è quello che abbiamo tentato di fare!

Vediamo adesso il documentario, che sarà anche scientifico e devo dire: APN e ONG pubblisher siamo noi. Siamo diventati anche editori e andremo avanti così. Questo deve essere il nostro destino.

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