decreto Dignità. di Federica Bifulco
“In teoria il decreto Dignità prevedeva, tra le altre cose, la restituzione degli incentivi ricevuti dalle imprese che delocalizzavano. La teoria è giusta, ma in pratica quante imprese hanno cambiato i loro propositi di delocalizzazione? Zero. Non si fa la rivoluzione in via di principio e men che meno con una legge inefficace”
RE Di Feo: “…L’Afghanistan sta rapidamente precipitando nel baratro di un conflitto civile: il peggiore degli scenari, forse più nefasto di una vittoria dei talebani…Nel giro di mesi, le vallate afgane potrebbero popolarsi di campi d’addestramento e centrali operative, dove pianificare attentati in tutto il mondo praticamente senza correre rischi. Pechino, Mosca, Teheran, Nuova Delhi e persino Islamabad sono molto preoccupate per questa minaccia, che potrebbe riversare il terrore nei loro confini: i pachistani stanno velocemente completando una barriera sulla frontiera afgana, un reticolato lungo più di duemila chilometri con sensori per controllare i movimenti e fortini presidiati da commandos. Ma anche l’Occidente ha da temere. In tutto il Paese non resterà una sola struttura della Nato e non ce ne saranno più nemmeno negli Stati confinanti. L’intelligence americana non avrà più uomini sul campo, né alleati affidabili: potrà contare solo su droni spia e aerei da ricognizione basati a migliaia chilometri di distanza. Insomma, quello che sta accadendo sotto i nostri occhi è la nascita di una colossale sorgente di instabilità globale…”
RE Mania: “Il governo scende in campo sui casi Gkn e Gianetti, le due aziende controllate da gruppi stranieri che nei giorni scorsi hanno licenziato in tronco i propri dipendenti, 422 la prima, 152 la seconda…Entrambe sono imprese di componentistica per l’auto. Settore nel quale è in atto un processo di profonda trasformazione/riconversione, in particolare sull’elettrico. Gkn ha spiegato che la crisi nello stabilimento di Campi Bisenzio è strutturale e ‘non più sostenibile’. Di qui la decisione di licenziare anziché contrattare una riduzione della produzione e del personale…I sindacati pressano perché l’esecutivo costringa i due gruppi a ritirare i licenziamenti e ad aprire una trattativa. Nello stesso tempo guardano con grande preoccupazione alla concorrenza che i Paesi dell’Europa dell’Est (dall’Ungheria alla Polonia) stanno esercitando nei confronti degli altri partner, con politiche fiscali molto favorevoli alle imprese che decidono di delocalizzare nei loro territori…”
RE Bentivogli: “…In teoria il decreto Dignità prevedeva, tra le altre cose, la restituzione degli incentivi ricevuti dalle imprese che delocalizzavano. La teoria è giusta, ma in pratica quante imprese hanno cambiato i loro propositi di delocalizzazione? Zero. Non si fa la rivoluzione in via di principio e men che meno con una legge inefficace. Le direzioni aziendali di Gkn e Gianetti si sono comportate in modo indecente e bene ha fatto il sindacato a denunciarlo. Calma, nessuno vuole rimettere in discussione l’articolo 5 della Costituzione, ma fare impresa implica un’assunzione di responsabilità verso il territorio, le lavoratrici e i lavoratori…”
CdS Marro: “Sì a un accordo internazionale su una carbon tax che arrivi gradualmente fino a 75 dollari per tonnellata di emissione di CO2. No invece a un meccanismo di aggiustamento fiscale alle frontiere come quello che vorrebbe l’Unione europea, perché ‘meno efficiente e più protezionistico’. Questa la posizione della direttrice del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva, nella conferenza sul cambiamento climatico che ha chiuso il G20 economico di Venezia…Il Fondo monetario ritiene che sarebbe sufficiente un accordo tra i Paesi del G20 su una carbon tax da applicare uniformemente per raggiungere gli obiettivi di Parigi di riduzione delle emissioni, visto che i primi 20 Paesi del globo rappresentano quasi tutto il Pil mondiale…”
Federica Bifulco