INDOCINA   di Emanuela Scarponi

L'indianizzazione del Sud-Est asiatico si riferisce alla portata storica che ha assunto la cultura dell'India ad est del subcontinente indiano. Ciò riguarda in particolar modo la diffusione dell'induismo e del buddhismo dall'India al Sud-est asiatico da parte di viaggiatori e commercianti marittimi tra il V ed il XV secolo attraverso la Via della seta. Furono inoltre introdotti nella regione sistemi di scrittura indiani. Sfera culturale indiana nel subcontinente indiano: India, Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka, Maldive, Nepal e Bhutan.

Paesi culturalmente legati all'India: Birmania, Thailandia, Cambogia, Laos, Vietnam, Indonesia, Malesia, Brunei e Singapore. Regioni con una significativa influenza culturale indiana: Afghanistan, Yunnan cinese, Tibet e Filippine.

 

L'Indocina è una vasta penisola dell'Asia sud-orientale, saldata largamente al continente, prominente tra il golfo del Bengala e il mar Cinese meridionale; la sua estremità meridionale si suddivide in un ampio lobo e in una lunga appendice, la Malacca, che giunge a contatto dell'arcipelago malese; nell'andamento delle due coste profondamente incise, nella snellezza delle forme, nella struttura in cui hanno gran parte i corrugamenti recenti, presenta un profondo contrasto con la forma massiccia e la struttura tabulare dell'Arabia e dell'India.

 Ha una superficie di ca. 2 milioni di km² e si estende dal 1° al 23° di latitudine nord, e fra il 93° e il 109° di longitudine est da Greenwich. Al frazionamento della sua struttura fisica corrisponde il frazionamento della vita sociale e politica, la quale, mentre ha impedito la formazione di una nazione o di uno Stato unitario, ha permesso alle minori unità di aborigeni e di antiche popolazioni di mantenersi in pieno isolamento nei distretti montuosi, nelle alte valli dei fiumi e nelle zone più fittamente forestali. Ne consegue la divisione in regioni ben individuate e la formazione di Stati numerosi e differenziati.

L'Indocina francese fu una creazione dell'amministrazione coloniale e raggruppava: - il Tonchino, l'Annam e la Cocincina, raggruppati dal 1949 nello Stato del Vietnam; - il protettorato del Laos; - il protettorato della Cambogia. Occupava quindi la parte orientale dell'Indocina e si estendeva tra la Cina a nord, il Siam ad ovest e il mar cinese meridionale ad est e a sud. L'Indocina francese, o più precisamente l'Unione indocinese, fu creata il 17 ottobre 1887 con l'istituzione del Governatore generale civile dell'Indocina. L'insieme contava circa 12 milioni di abitanti, saliti a 16,4 milioni nel 1913. La popolazione coloniale francese raggiunse l'apice nel 1940 con appena circa 34.000 individui. Il colonialismo francese fu essenzialmente di sfruttamento economico, a causa della presenza di diverse risorse naturali (soprattutto caucciù). La seconda guerra mondiale fu determinante per l'avvenire dell'Indocina francese. L'impero del Giappone, in guerra contro la Cina dal 1937, approfittò dell'invasione della Francia (giugno 1940) per lanciare un ultimatum ai Francesi. Occupò la frontiera settentrionale della regione (Tonchino) per interrompere la ferrovia fra l'Haiphong e lo Yunnan utilizzata dalle forze cinesi, mentre il resto dell'Indocina rimase sotto l'autorità di Vichy fino al 1945. Nel 1946 i Francesi, sotto l'impulso di De Gaulle, riprendono il controllo dell'Indocina in un'epoca in cui altre potenze coloniali riprendono piede nelle loro colonie asiatiche (Birmania e Malesia per la Gran Bretagna; Indonesia per i Paesi Bassi).

Intervista al Console della Namibia, dr Petter Johannesen, concessa a Milano il 21 ottobre 2019.

Emanuela Scarponi. Buongiorno. Mi chiamo Emanuela Scarponi e sono qui per divulgare il libro sulla Namibia scritto in collaborazione dell'Isiao.

Come stanno gli Himba che non vedo dal 1995?

Console onorario della Namibia. Stanno benissimo, grazie!

Emanuela Scarponi. Un caro saluto a tutti loro! Ho tentato sempre di ricontattarli, senza riuscirci.

Colgo questa occasione per conoscere da lei l’attuale situazione politica della Namibia, con particolare riferimento al tipo di democrazia.

Console onorario della Namibia. La Namibia è indipendente da venti anni. Abbiamo appena avuto le elezioni presidenziali e parlamentari che si sono svolte assolutamente in piena trasparenza e con grande soddisfazione. Il Presidente uscente Pohamba è stato rieletto. Il partito al Governo della Swapo ha mantenuto le sue quote, cedendo una piccolissima frazione. La Namibia è una democrazia compiuta che funziona. Non ci sono problemi di carattere politico!

Emanuela Scarponi. Quanti partiti ci sono?

Console onorario della Namibia. Ci sono una decina di partiti: otto partiti importanti e due assolutamente inutili. Pero abbiamo un sistema bicamerale, di cui una è la Camera alta, suprema, paragonabile alla Camera delle Regioni tedesca, fatta di persone nominate dal Presidente. Il sistema politico namibiano non è basato su una rappresentanza maggioritaria, ma proporzionale. Pertanto sono rappresentati anche i piccolissimi partiti. Ma la Swapo è il partito pesante della Namibia, e conta il 63 per cento della popolazione.

Emanuela Scarponi. Sono rappresentati gli Himba in Parlamento?

Console onorario della Namibia. Gli Himba non sono rappresentanti in Parlamento. Noi abbiamo una distinzione di carattere politico e non etnico. Ci sono partiti politici e sicuramente gli himba votano per la Swapo come gli Herero. In Namibia non c’è una rappresentanza etnica. Dal mio punto di vista è un grande passo avanti. Il Parlamento non deve rappresentare le etnie. I partiti sono trasversali alle etnie.

Emanuela Scarponi. Vanno dalla destra alla sinistra come in Europa?

Console onorario della Namibia. Non c’è destra o sinistra. Sono partiti giovani ancora legati alla rivoluzione, alla indipendenza ed alla lotta di classe, di acquisizione dei diritti.

Emanuela Scarponi. Siete tutti felici della indipendenza della Namibia?

Console onorario della Namibia. Molti namibiani bianchi di estrazione boera avrebbero preferito rimanere parte del Sud Africa ma con l’evoluzione del Sud africa credo che adesso stanno meglio.

Emanuela Scarponi. Mi può descrivere la situazione dei bianchi in Namibia?

Console onorario della Namibia. I bianchi subiscono ancora la discriminazione della maggioranza. Questo è un problema non solo in Sud Africa ma in tutti i mondi dove i bianchi sono stati sistema di potere e dove i neri sono stati tenuti lontano dalle scelte politiche. Adesso che è il rovescio devono accettare democraticamente lo stato dell'arte dato che sono in netta minoranza, (8,10 percento).

Emanuela Scarponi. Che mi dice del sistema scolastico?

Console onorario della Namibia. Il sistema scolastico è buono. La Namibia è uno dei paesi africani con un elevatissimo grado di scolarizzazione: il 94 per cento dei bambini va a scuola.

Emanuela Scarponi. Quali lingue studiano?

Console onorario della Namibia.. Studiano l’inglese e l’afrikaans. Ci sono anche le scuole tedesche.

Emanuela Scarponi. Il bantu si studia?

Console onorario della Namibia. No. È solo una lingua orale.

Emanuela Scarponi.Che mi dice del rapporto tra bianchi e neri in Namibia?

Console onorario della Namibia. Il rapporto tra bianchi e neri in Namibia è complesso soprattutto perché adesso che i bianchi soffrono di un complesso di superiorità non solo in Africa. In secondo luogo, gli africani prescindendo dal colore sono ignavi per natura. Non c’è differenza sostanziale tra bianco e nero. Fa parte del Dna. Immaginiamo che il bianco pensi come noi in Europa. Attribuiamo loro dei meriti che non hanno perché siamo illusi. Il bianco africano è identico al nero solo che noi, siccome siamo bianchi, li vediamo con occhi diversi ma se si scava in fondo sono uguali. Hanno un livello di educazione leggermente superiore e per questo sguazzano in questa loro apparente superiorità di conoscenza. Ma il rapporto tra bianco e nero è buono. In questo momento la convivenza è civile e la riconciliazione è stata compiuta.

Emanuela Scarponi.Da quante generazioni è in Namibia?

Console onorario della Namibia. Abbiamo bianchi di origine tedesca che vivono in Namibia dal 1870-'80.

Emanuela Scarponi.Quali sono i rapporti economici e istituzionali col nostro Paese?

Console onorario della Namibia. I rapporti economici e istituzionali con l'Italia sono fin troppo pochi e modesti, a causa di tre fattori: il mercato domestico namibiano è piccolo anche se ci sono due milioni di abitanti. Abbiamo qualche poche decine di migliaia di famiglie. Pertanto il mercato interno domestico è modesto ed è difficile per un operatore internazionale globalista come quello italiano andare in Namibia perché gli costa troppo ed allora usa il tramite commerciale che si trova in Sud Africa.

Quanto alle esportazioni namibiane, siamo molto forti per il pellame. Oltre il 70 per cento delle pelli prodotte in Namibia vengono in Italia; seguono poi la carne bovina, che vorremmo esportare maggiormente, la pelle di karakul prodotto straordinario, ed infine il turismo che sta diventando un elemento dell’economia interna importantissimo e l’Italia si affaccia in competizione agli altri attori europei.

            Le pitture rupestri sparse in tutte le grotte e tra le rocce nella maggior parte dell'Africa australe sono prodotte dagli antichi San.  Lo stile è simile a quello delle pitture rupestri preistoriche del resto dell'Africa e dell'Europa, dalla Tanzania  al Sahara, dal Nord Africa alla Spagna e Francia. La ovvia analogia nella forma e nello stile non è considerata abbastanza evidente per dimostrare una connessione etnica o persino culturale tra loro. Oggi i Khoisan non producono più pitture di questo tipo.

            Vi sono comunque resoconti che testimoniano las produzione di questi dipinti durante l'ultimo secolo  (ELA forse si potrebbe scambiare per una pittura risalente al 19 secolo, ma l'originale deve essere stato scritto prima del 2000. Le incisioni sembrano più antiche. In generale essi riproducono animali: gazzelle, antilopi, elefanti, struzzi. Nel Sahara gli animali selvaggi dipinti permisero di datare le pitture. Ma questo non è sempre possibile nell'Africa australe, dove gli animali sono sempre i medesimi.

            La stratigrafia del colore mostra che i dipinti monocromi precedono quelli bicromi, e policromi. L'esatta riproduzione degli animali può essere a volte sorprendente. I cacciatori sono dipinti soli o in gruppo, vi sono raggruppamenti sociali e cerimonie con uomini seduti in circolo. Le figure umane possono essere a volte sorprendenti. I cacciatori sono dipinti o soli o in gruppo, ma catturano l'agilità dei movimenti. Spesso si riconosce l'origine etnica delle figure: i khoisan sono piccoli, riprodotti con il giallo, rosso e marrone, i bantu sono alti e neri; gli europei indossano vestiti e sono armati.

Il periodo pre-Bantu risale ad un periodo anteriore al 1600; le figure europee risalgono ai secoli 18 e 19.

Non abbiamo bisogno di ipotizzare alcunché circa i riferimenti culturali, storici, quando si interpretano queste rappresentazioni.

Per esempio, gli abiti sumeri di alcuni dipinti non sono affatto sumeri ma mostrano il modo in cui gli abitanti delle montagne del Lesotho si vestono.  

            Allo stesso modo, la figura inusuale nella Gole di Tsinab in Namibia, chiamata

"La dama bianca di Brandberg", è senza alcun dubbio un uomo africano ricoperto di decorazioni bianche secondo la tradizione di molti popoli africani.

La spiegazione per cui i dipinti avessero una motivazione magica sembra plausibile, ma dobbiamo riconoscere lo stile, al di là della abilità tecnica, ed il senso estetico dei khoisan utilizzata che evidenzia il contatto con la natura e con un alto grado di partecipazione sociale.

La stabilizzazione dei Bantu in Africa australe è abbastanza recente. Risale ai primi secoli prima di Cristo. Comunque i movimenti migratori, con la formazione di nuovi gruppi etnici, non era ancora finita nel 19 secolo.

            Durante i continui studi, moliti resti archeologici sono venuti alla luce in relazione ai più antichi movimenti, i più impressionanti e più conosciuti dei quali sono quelli in Zimbabwe.

            I Bantu, comunque, si spinsero in avanti, espandendo i lori territori alle estremità Sud dell'Africa mescolandosi con i Khoisan che, trovandosi in minoranza, andarono verso Nord. Così la Namibia, che ha recentemente raggiunto l'indipendenza, non può essere trattata distintamente dal Sud Africa, da un punto di vista storico, geografico ed etnico.

         Particolarmente attraente e misteriosa appare la cosiddetta White Lady, una delle più affascinanti pitture rupestri dei San, conosciuti da noi come Boscimani, la più antica popolazione dell'Africa australe.

         In passato, la Dama Bianca ha suscitato molte controversie e sono state formulate numerose teorie contrastanti per spiegare la sua presenza nel Brandberg. Infatti, come appare dalla figura sottostante, tra le figure umane emerge chiaramente differente una figura umana di pelle bianca, che 1.800 anni fa, data cui sembra risalire la pittura rupestre, non era possibile riscontrare nell'area.

                                              

 

                                      Arte rupestre

         Nel Brandberg si contano circa un migliaio di pareti rocciose dipinte, per un totale di oltre 45.000 figure, soprattutto di uomini e animali. Il complesso pittorico della Dama Bianca si trova in una grotta chiamata "Maack Shelter" ("rifugio di Maack") dal nome del cartografo che per primo trovò il dipinto in epoca coloniale tedesca. Il complesso pittorico della Dama Bianca comprende numerosi soggetti, sia umani che animali (probabilmente orici) e misura approssimativamente 5,5 x 1,5 m.

         La Dama Bianca (in inglese The White Lady, in tedesco Weisse Dame) è un celebre dipinto rupestre situato in Namibia, sui monti Brandberg, nella zona del Damaraland. L'archeologia moderna attribuisce in genere il dipinto ai boscimani (San), ma altri dettagli della sua origine non sono noti. Il dipinto si trova nel cuore del Brandberg, grosso modo sulla strada fra Khorixas e Henties Bay, nei pressi della cittadina di Uis. Il sito è raggiungibile solo a piedi, al termine di un percorso di circa 40 minuti che segue una stretta valle nota come Gola di Tsisab (Tsisab Gorge).

                                    

            Il dipinto venne scoperto nel 1918 dall'esploratore e topografo tedesco Reinhard Maack, che stava cartografando il Brandberg per conto delle autorità coloniali tedesche. Maack fu impressionato dal disegno, e ne fece diverse copie, che in seguito inviò in Europa. Egli descrisse la figura con l'arco come un "guerriero", e annotò nei suoi appunti che "lo stile mediterraneo ed egizio di queste figure è sorprendente". Nel 1929, gli appunti di Maack giunsero nelle mani dell'abate francese Henri Breuil, antropologo e archeologo (ricordato tra l'altro per i suoi ritrovamenti nelle grotte di Lascaux), che era in visita a Città del Capo.

         Sulla base dei disegni di Maack, Breuil osservò che il dipinto aveva forti analogie con alcune figure di atleti ritrovate a Cnosso, e suggerì che potesse essere opera di un gruppo di coloni provenienti dal Mediterraneo orientale. Fu ancora Breuil a interpretare il soggetto del dipinto come "dama", lettura da cui deriva il nome attuale con cui l'opera è nota. Breuil riuscì a visitare il sito nel 1945, e negli anni successivi pubblicò le sue osservazioni e congetture prima in Sudafrica e poi in Europa.

         Il lavoro di Breuil diede origine a una serie di teorie che attribuivano il dipinto a una misteriosa presenza di popoli di origine europea o mediorientale in Namibia in tempi antichi. Alcuni autori sostennero in particolare che esso poteva risalire a un'antica colonia fenicia, teoria che è stata ripresa anche da autori recenti come lo storico zulu Credo Mutwa.

         Nella seconda metà del XX secolo la maggior parte delle teorie sulle influenze mediterranee nello sviluppo dell'Africa subsahariana vennero gradualmente abbandonate. La paternità del dipinto della Dama Bianca venne quindi attribuita più semplicemente ai boscimani (che popolavano l'area fin dalla preistoria, e a cui erano già stati attribuiti in modo meno controverso gli altri dipinti del Brandberg e l'arte rupestre presente in altri siti del Damaraland, come Twyfelfontein).

         Alle diverse teorie sulla paternità dell'opera sono state associate nel tempo ipotesi molto diverse sulla sua datazione. L'analisi cromatografica ha determinato che il dipinto non può avere meno di 1800 anni, in quanto risulta totalmente privo delle proteine originariamente presenti nei pigmenti utilizzati per dipingerlo.

Si ritiene che il gruppo della Dama Bianca rappresenti complessivamente una danza rituale, e che la figura predominante - la "Dama" - sia in realtà uno sciamano. Lo sciamano indossa coperture decorative alle braccia, ai gomiti, alle ginocchia, al bacino e al petto, e forse anche un indumento decorativo al pene. In una mano regge un arco, e nell'altra quello che potrebbe essere un sonaglio o una specie di calice. Tutte le altre figure umane indossano qualche tipo di calzatura, e uno degli orici è stato rappresentato con gambe evidentemente umane. Un'altra interpretazione è che la Dama sia un giovane col corpo cosparso d'argilla bianca secondo una procedura rituale, forse connessa alla circoncisione.

         I materiali usati per realizzare il dipinto sono probabilmente quelli tipici della pittura boscimane, ovvero principalmente polveri di pietra ferrosa ed ematite, ocra, carbone, manganese, e carbonato di calcio, miscelati con bianco d'uovo e altri liquidi di origine organica come aggreganti.

         Tutto il complesso pittorico ha subìto un notevole deterioramento dai tempi del suo ritrovamento. In passato, i turisti talvolta bagnavano la roccia per far risaltare meglio i colori nelle fotografie, e l'immagine si è rapidamente sbiadita. Oggi l'intero sito è un'area protetta, con lo status di "patrimonio nazionale" della Namibia, e può essere visitato solo insieme a guide autorizzate.

La marimba non venne utilizzata  nella musica orchestrale fino agli anni Trenta; in Europa venne utilizzata in sua vece la xilomarimba. Il primo impiego orchestrale della marimba  si deve a Gustav Holst con la composizione per orchestra Capriccio del 1932.

            Nel 1940 Paul Creston scrisse il Concertino per la marimba e orchestra Op. 21, che divenne un punto fisso del repertorio sia per tutti i concertisti di marimba, sia per l’uso orchestrale dello strumento. Nel 1947-1952 Darius Milhaud compose il Concerto per marimba e vibrafono e orchestra Op. 278.

            E' del 1957 il Concerto per marimba e orchestra di Robert Kurka, del 1958 quello di James Basta.

            Fantasy on Japanese Woodprints di Alan Hovahness è del 1965, il Concerto per marimba, vibrafono, xilofono e orchestra di Sam Raphling  è del 1978. Il Concerto per marimba e archi di Ney Rosauro è stato composto nel 1986, quello di Peter Klatzow nel 1985. Il Concerto per marimba e orchestra di  L. Ptaszynska è del 1986.

           In Europa la marimba venne accolta in orchestra dopo la Seconda Guerra Mondiale, ma solo dopo il 1950 ebbe un posto stabile nell’orchestra moderna. I primi esempi di impiego si possono trovare in: W. Fortner, La Crèation (1954); P. Boulez, La marteau sans maitre (1954, xilomarimba); M. Arnold, Fourth Sympony (1960); R. Gerhard, Hymnody (1963); L. Dallapiccola, Parole di San Paolo (1964, xilomarimba); Richard R. Bennett, First Symphony (1965); B. Maderna, Concerto per vl. e orchestra (1965, 2 marimbe).

            Tra i più famosi marimbisti che hanno contribuito negli ultimi cinquanta anni all’affermazione della marimba in campo artistico troviamo: i guatemaltechi Jousis e José Bethancourt, i messicani Corazon Borras e David Gomez, gli statunitensi Ruth Steger (solista della prima esecuzione del Concertino per marimba e orchestra di Paul Creston), Terry Applebaum, Vida Chenoweth (interprete della prima esecuzione del Concerto per marimba e orchestra di Robert Kurka), Jack Conners e Doris Stockton (allievi di Musser), Gordon Stout, Leigh Howard Stevens, Michael Rosen, Linda Pimentel, i giapponesi Yoichi Hiraoka e Keiko Abe, l’olandese Robert van Sice, il finlandese Rainer Kuisma, il tedesco Wolfgang Pachla e l’inglese Evelyn Glennie.

 

Concerto per Marimba e orchestra, di Ney Rosauro:

            Questo concerto può essere considerato un esempio completo di impiego della marimba come strumento solista. L’autore, Ney Rosauro, sfrutta al meglio le particolarità timbriche ed espressive di questo strumento e ne affronta ogni possibilità tecnica. Il concerto si divide in quattro tempi: Saudaçao, Lamento, Dança, Despedida.

            Il primo tempo vede subito come protagonista la mano sinistra, che tiene un ostinato quasi aggressivo sotto la linea melodica affidata alla mano destra. Dopo una serie di scambi ritmici con l’orchestra, il solista affronta una sezione molto melodica ma di grande virtuosismo, spostandosi con grande rapidità su quasi tutta l’estensione dello strumento. Successivamente in primo piano passa l’orchestra e la marimba lo accompagna utilizzando colpi morti. Dopo una ripresa della sezione melodica, questo tempo conclude con una riproposta del tema iniziale, sempre sostenuto dalla veloce articolazione della mano sinistra, e con uno scambio ritmico serrato tra il solista e l’orchestra.

            Il secondo tempo cambia atmosfera, presenta un “lamento” molto melodico. Mentre la mano sinistra sostiene con un rullo indipendente un lungo bicordo, la mano destra propone un tema molto espressivo. Nella sezione successiva invece è la mano sinistra che torna in primo piano articolando un tema più mosso. Altra particolarità di questo tempo sono i rulli dell’andante, sempre legati tra loro ma con aperture di intervallo in continuo spostamento.

           Il terzo tempo torna ad essere animato.

 

Dati tecnici dello strumento:

            Il legno utilizzato per la costruzione delle tavolette della marimba deve possedere una buona risonanza ed elasticità, per garantire un timbro chiaro ed avere una certa consistenza per resistere alle continue percussioni. Come già accennato all'inizio di questo studio, le tavolette delle prime marimbe vennero costruite utilizzando il palissandro del Brasile, materiale che però si rivelò poco resistente; in seguito fu impiegato l’ormigo del Centro America e il palissandro dell’Honduras, detto anche legno di rosa, più brillante nell’aspetto e più durevole. Oggi vengono inoltre utilizzati materiali sintetici come il kelon, adottato dalla ditta “Ludwig-Musser” e dalla “Adams”, e l’acoustalon, adottato dalla “Yamaha”. Solitamente le tavolette sono graduate in larghezza e lunghezza; possono avere larghezze che vanno da 6 a 4cm e lunghezze che vanno da 45 a 19cm.

            La parte inferiore delle tavolette è profondamente incavata ad arco ed in maggior misura nel registro grave. Tale incavo ha due scopi: ridurre la lunghezza della tavoletta per ottenere i suoni più gravi, e permettere la registrazione degli armonici. Infatti, a parità di lunghezza, incavando più profondamente la tavoletta si avrà una intonazione più bassa. E' possibile correggere l’intonazione dell’armonico fondamentale, del 2°armonico e del 3°armonico rimuovendo legno rispettivamente al centro dell’arco sotto la tavoletta, all’inizio dell’arco o appena prima del foro per la cordicella.

            Quando la temperatura aumenta, le tavolette tendono ad abbassare il tono. Questo crea un dislivello con la lunghezza del tubo di risonanza che, a sua volta, diminuisce la risonanza tonale. Se la temperatura invece è bassa il tono risulta crescente. Per ovviare a questi problemi sono stati montati, all’interno della fiancata laterale sinistra, attacchi differenti per poter spostare le casse di risonanza. I migliori risultati si ottengono con una temperatura attorno ai 21 gradi centigradi.

            Le tavolette vengono unite, tramite un filo morbido, attraverso i fori orizzontali praticati nei punti nodali, e disposte in due ordini separati. Sotto la parte centrale delle tavolette vengono poste delle canne di lamina metallica, chiuse da un lato e intonate sulla loro frequenza, che fungono da risonatori.

            Oggi quasi tutte le fabbriche costruiscono intelaiature facili da smontare per rendere più agevole il trasporto.

            La marimba è oggi fabbricata in numerosi formati. Il più comune è quello di 4 ottave e una terza grave, da La1 a Do6; altri modelli comprendono 4ottave e mezza, da Mi1 o Fa1 a Do6, e  4 ottave, da Do2 a Do6. Esistono anche Strumenti di 5 ottave, da Do2 a Do7, e 5 ottave più una terza grave, da La1 a Do7, che hanno le caratteristiche tipiche della Xilomarimba riunendo in uno strumento solo sia lo xilofono sia la marimba. Strumenti che possiedono un’estensione maggiore verso il registro grave e raggiungono il Do1 sono chiamati Marimba Basso. Queste possono avere diverse dimensioni fino all’estensione di 5 ottave, da Do1 a Do6. Inoltre la ditta Adams produce nuove marimbe denominate Junior Marimbas per ragazzi dai 6 ai 16 anni. Dotate di un meccanismo per la regolazione dell’altezza, ha un’estensione da Do3 a Do6.

 

Caratteristiche dello strumento:

            Il suono della marimba è particolarmente caldo, morbido e assai gradevole, in special modo nei passaggi eseguiti con bacchette morbide. Negli accordi tremolati il suono risulta pieno, robusto e prolungato.

            La marimba può essere suonata utilizzando 2 bacchette, con una tecnica simile a quella dello xilofono, o utilizzando 4 bacchette. Nella tecnica a 4 bacchette la numerazione in ordine progressivo può andare da destra a sinistra (in uso in America), o da sinistra a destra (in uso in Italia).

            Può essere suonata con bacchette più o meno morbide ricoperte di filo o di corda, o con bacchette di gomma non troppo dura. Per ottenere dinamiche forti si richiede una scelta assai accurata delle bacchette: quelle con la testa morbida rivestite di filo, feltro o gomma danno un suono più solido e di maggior volume.

            La miglior zona di percussione di tutte le tavolette è verso il centro, mentre nei passaggi rapidi con alterazioni il punto che si deve colpire è il bordo, vicino all’angolo dove si ottiene una maggiore pienezza del suono.

            Il timbro della marimba si armonizza bene con quello della maggior parte degli strumenti a fiato, in particolare i legni. Essendo un tipo di suono poco penetrante, si dovrebbe evitare di usare lo strumento in scritture troppo fitte e dense come in un “tutti” orchestrale, ma in passaggi di tipo cameristico o in un “a solo”, per i quali lo strumento è molto adatto.

 Effetti particolari della marimba:

Tremolo o Rullo.

           In sessant’anni circa dalla sua introduzione in orchestra il rullo o tremolo sulla marimba ha avuto pochissimi cambiamenti. Recentemente, grazie anche al virtuoso di marimba Leigh Howard Stevens, ci sono state delle innovazioni.

           Il tremolo a due note, una bacchetta per mano, può essere eseguito con facilità su tutta l’estensione della tastiera; con quattro bacchette l’efficacia del tremolo dipende dalla disposizione degli intervalli e dal tipo di tremolo impiegato.

            Ne esistono diversi tipi.

           Indipendente singolo verticale: si esegue con una bacchetta per mano, alternando i colpi in modo casuale e libero. E' più adatto utilizzare l’indicazione di trillo (tr);

           Alternato singolo verticale: si esegue con una bacchetta per mano, alternando i colpi in modo preciso secondo il segno di abbreviazione (lineette oblique);

            Doppio simultaneo verticale: si esegue con quattro bacchette, due per ogni mano che si alternano in modo verticale. guatemalteco: effettuato da quattro bacchette che colpiscono simultaneamente le tavolette. Il nome è dovuto appunto all’origine dell’America Centrale.

            L.H.Stevens suggerisce una notazione con lineette oblique con due frecce ai bordi: a mandolino, si esegue con due bacchette per mano, poste una sopra e l’altra sotto la tavoletta.    Viene impiegato soprattutto per i tasti diatonici. Stevens lo indica con due cerchietti separati da una lineetta.

            Doppio alternato laterale indipendente: le 2 bacchette si muovono autonomamente in ogni mano. Sfruttando la rotazione del polso, creano due rulli indipendenti simultanei. Stevens suggerisce una notazione con un’ellisse sopra la nota.

            Doppio laterale alternato: le 4 bacchette non sono mai simultanee ma si alternano sempre nello stesso modo. Le possibilità possono  essere diverse. Utilizzando la numerazione americana l’ordine può essere: 4-3-2-1, 4-3-1-2, 3-4-2-1, 3-4-1-2, 2-1-4-3, 2-1-3-4, 1-2-3-4, 1-2-4-3, 4-2-3-1, 4-1-3-2. Può essere utilizzata una notazione con la lettera S o Z sulle note.

            Misto di colpi laterali doppi e verticali simultanei: la mano destra può effettuare colpi laterali doppi e la sinistra colpi simultanei, o viceversa. Musser flop: è un altro tipico tremolo a 4 bacchette nel quale la bacchetta interna è tenuta più in alto e colpisce la tavoletta con un leggero ritardo rispetto a quella interna.

            Il glissando si produce facendo scivolare sulla tastiera la testa della bacchetta, dalla nota di partenza a quella di arrivo. Può essere  ascendente, discendente o a zig-zag, a note singole o a note doppie. Per ottenere un maggior volume sonoro si deve aumentare la pressione delle bacchette.

Smorzamenti: si ottiene premendo la testa della bacchetta contro la tavoletta subito dopo la percussione. Si può anche utilizzare lo smorzamento con le dita o con una bacchetta diversa da quella della percussione. Inoltre esistono anche colpi detti Colpi morti, nei quali la percussione della bacchetta smorza completamente il suono. In questo caso può essere utilizzata come notazione una crocetta + o una x sopra la nota.

             Legato, staccato: l’effetto di legato sulla marimba si ottiene sfruttando la dinamica e il ritmo, avvicinando cioè il più possibile l’attacco di un suono alla risonanza del suono precedente. Ovviamente più quest’intervallo di tempo aumenta, tanto più delicata deve essere la seconda nota. I polsi dovranno essere quanto più rilassati e la bacchetta deve rimbalzare velocemente dalla tavoletta per far durare maggiormente la risonanza. Suoni staccati si ottengono invece tenendo strettamente le bacchette e colpendo le tavolette tenendo i polsi più rigidi.

       Colpi particolari: si può ottenere un particolare effetto sonoro percuotendo le tavolette con i manici delle bacchette tenendole per la testa, oppure tenendole normalmente e percuotendo con la parte dei manici che va dalla metà alla testa.

            E' possibile anche utilizzare colpi simultanei con il manico e la testa delle bacchette. Si ottengono suoni del tutto particolari che fondono il timbro ligneo leggero del manico e il suono normale prodotto dalla testa della bacchetta. L’effetto è facilmente ottenibile su tutti i tasti diatonici.

            Esistono anche esempi di applicazione di colpi sui nodi, cioè nei punti in cui le vibrazioni sono ridotte al minimo, e di colpi dati con i polpastrelli delle dita o con le unghie.

            Suoni armonici: il metodo più conosciuto per produrre degli armonici molto chiari e senza il suono fondamentale consiste nel premere leggermente un dito nel centro di una tavoletta e nel percuoterla tra questo e il bordo. L’altezza dell’armonico risulterà due ottave sopra il suono fondamentale. Per ottenere una buona risonanza bisogna togliere il dito subito dopo la percussione. Le bacchette dure producono i migliori risultati.

Tecnica di presa delle quattro bacchette:

             L’utilizzo della marimba  come strumento solista ha fatto sì che negli ultimi tempi la tecnica delle 4 bacchette si sia sviluppata moltissimo. Attualmente si adottano quattro sistemi di impugnatura.

            Impugnatura Tradizionale: i manici delle bacchette sono incrociate nel palmo della mano, con il manico della bacchette esterna sotto quella interna. L’impugnatura agisce in base al principio di tensione a molla, con il quarto e quinto dito che tengono le estremità dei manici e le altre tre dita controllano l’apertura tra le bacchette.

            Impugnatura Musser: la bacchetta interna è controllata da pollice, indice e medio. La bacchetta esterna, posta tra anulare e medio, è controllata da anulare e mignolo. Questa presa è definita indipendente perché i manici delle  bacchette  sono tenuti  in parti separate  della mano.

            Impugnatura Gary Burton: le bacchette sono incrociate sotto il palmo della mano con il manico di quella esterna sopra quella interna. La presa agisce in base al principio del perno assiale, in cui il medio o l’anulare sopra il manico della bacchetta esterna hanno una funzione stabilizzatrice. Le dita anulare-mignolo e pollice-indice hanno un ruolo importantissimo regolando l’apertura  e la  chiusura  dell’intervallo.  L’aspetto  ottimale  di  questa  presa  è   la maggior precisione e intensità  del  suono  dovuta  a  due diversi  movimenti  del  polso, che rendono indipendenti le bacchette.

            Impugnatura Howard Stevens: questo sistema di impugnatura è un adattamento della presa Musser e consente una grande apertura delle bacchette rispetto alle altre prese; con la mano tenuta in posizione verticale le bacchette raggiungono un’apertura orizzontale di circa110-120°. Inoltre è possibile una notevole velocità nei cambi di intervallo. Il fatto che le bacchette non siano incrociate nella mano e non si tocchino fa sì che esse svolgano un ruolo indipendente. 

            Per   ottenere   intervalli  più ampi la tecnica Stevens  utilizza bacchette con manici  di legno  più  lunghi  di quelli  normali e quindi  non  flessibili  come  quelli   di  giunco  o   malacca.  Questo  è   un  sistema  ideato  per sopperire alle difficoltà tecniche  che  si incontrano  nella letteratura  per marimba solista e che  non si possono superare con le impugnature tradizionali.

            Negli ultimi anni importanti solisti hanno escogitato nuove tecniche per l’impiego di più bacchette, arrivando ad utilizzare cinque o sei bacchette. L’impugnatura delle sei bacchette può essere effettuata con i sistemi Musser, incrociata e Burton.

Danza: nelle tradizioni popolari di tutti i Paesi e popolazioni del mondo la danza, così come il canto, rappresenta un momento importante di socializzazione e di celebrazione. Danza e canto, a loro volta, sono intimamente legati all'uso degli strumenti musicali.

            In Africa, fin dai tempi più remoti, la danza, insieme alle altre espressioni di musicalità dei popoli africani, ha avuto molte funzioni: da quella di accompagnare cerimonie religiose a quella di festeggiare particolari avvenimenti (matrimoni, nascite, cerimonie di iniziazione, feste per il raccolto, conflitti eccetera) ed è stata praticata anche nei villaggi più sperduti e nascosti delle immense foreste o degli altipiani.

            Attualmente vi sono molti complessi africani che trasferiscono anche sui palcoscenici di città di tutto il mondo le proprie esperienze musicali, anche se la tradizione continua, inalterata e genuina, in tutti i Paesi del grande continente africano.

            La "danza" si sviluppa con una continua articolazione delle 4 bacchette, presentando un ottimo esempio di colpi doppi laterali alternati e di colpi. La sezione successiva invece è costituita da una fuga dove mano destra e sinistra si sovrappongono indipendentemente presentando soggetto e controsoggetto. Dopo un periodo “molto mosso” in cui la marimba si muove imitando la tecnica a due bacchette dello xilofono, questo tempo si conclude con una ripresa del tema iniziale di danza.

            Il quarto tempo si intitola “despedida” cioè conclusione. Il tema è proposto dalla mano destra, che si muove spesso con due note in ottava, e si appoggia sulla ritmica costante tenuta dalla mano sinistra. Il centro di questo tempo è la cadenza; vengono ripresi frammenti di tutto il concerto, ognuno con il proprio particolare aspetto tecnico. Il tempo si conclude con la ripresa del tema iniziale e con note ribattute molto veloci.

Il significato della musica della marimba :

            Il conclusione, la marimba nell'Africa australe si pone come trait-d'union tra passato e presente e risulta adatto a riprodurre testi tradizionali animisti e dell'attuale moderna società africana.

            La musica gioiosa e piena di energia prodotta dalla marimba infatti ha le sue radici nella musica dello Zimbabwe e del Sud Africa. I modelli ripetitivi caratteristici producono melodie e ritmi che insieme evocano emozione e divertimento nel cantarli.

            Lo studio di questo unico stile di musica offre molti benefici, ivi incluso una forte focalizzazione del ritmo, della capacità di ascolto e di riproduzione. Le basi sono facili da imparare, quando le bacchette sono grandi. Una volta apprese le conoscenze di base, i pezzi possono essere abbelliti ed arricchiti per creare ritmi interscambiabili,melodie che rendono divertente suonare, riprodurre e ascoltare la musicaMentre si studia questa musica, si prende coscienza della cultura del popolo.   

            Alcuni pezzi  suonati con la marimba sono basati sulla musica mbira. Questo strumento è molto antico e appartiene alla tradizione Shona. È composto di una tavola di legno che si tiene mano cui sono attaccate bacchette di metallo, e una grande zuccaviene usataper l'amplificazione. Molta della musica suonata con questo strumento è stata a lungo utilizzata nelle cerimonie tradizionali. Recentemente è stata utilizzata anche per intrattenimento e molti pezzi tradizionali sono stati arrangiati per la marimba o altri strumenti. I ritmi tendono ad essere complessi ed il sentimento dei canti va dal meditativo e triste in crescendo fino all'esuberante.   

 

I Namib Marimbas sono un gruppo musicale namibiano.

Tutti  i componenti del gruppo dei Marimbas provengono dall'Odjupa Art-Creation & Music CC. Alcuni di loro sono ancora studenti: provengono da Walvis Bay e Swakopmund, altri studiano o lavorano a Windhoek, la capitale della Namibia. I Marimbas namibiani operano nel Dipartimento musicale statale sotto la direzione di Ferdinand Hengombe e del suo assistente, Anrich Geingob.

 

 

L’arte veicolo di unione: Pistoletto e Savarese

inaugurano exco2019 con ‘La Bandiera del mondo’   

L’arte come veicolo di unione, condivisione, pace. Exco2019 apre i battenti, mercoledì 15 maggio alle ore 10, offrendo ai suoi visitatori un’installazione dal grande valore artistico e simbolico: “La Bandiera del mondo 1 + 1 = 3”. Il progetto, firmato dagli artisti Angelo Savarese e Michelangelo Pistoletto, che lo presenteranno al pubblico della manifestazione, è composto da 196 tele dipinte da Angelo Savarese, rappresentanti le bandiere di altrettante nazioni, distribuite in modo tale da prendere la forma del simbolo del Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto.

 
 
Il tempo delle donne 
Rita Valensuela 
 
Il film dominicano partecipa al XVI Festival Internazionale del Film di Roma
Il film dominicano “Un film sulle coppie”, diretto e scritto da Natalia Cabral e Oriol Estrada, è stato selezionato per concorrere alla Selezione Ufficiale del 16° Festival Internazionale del Film di Roma.
L'Ambasciatore della Repubblica Dominicana in Italia, Tony Raful, ha accompagnato i registi alla prima ufficiale, nella Sala Petrassi dell'Auditorium Parco della Musica di Roma. dove si sono incontrati esponenti dell'industria cinematografica italiana e internazionale.
Va notato che il film "Un film sulle coppie" ha recentemente vinto il Premio della critica francese e una menzione speciale per la performance alla 30a edizione del Festival di Biarritz.
La Repubblica Dominicana e il Messico sono gli unici paesi dell'America Latina
Nella fotografia: Ambasciatore Raful, Natalia Cabral e sua figlia,
Oriol Estrada, Louisa Auffant
rappresentati in questo Festival Internazionale, uno dei più importanti al mondo.

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