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La quarta isola del mondo: ll Madagascar di Claudia Polveroni


 

Roma, 29 ottobre 2021
 
La quarta isola del mondo: ll Madagascar.
Morfologia del Territorio
Il Madagascar è un’isola, estesa oltre 1.500 km. In lunghezza, 600 km. in larghezza, per 590 km2 circa, quarta isola al mondo, è uno Stato insulare nell’oceano indiano, al largo della costa meridionale dell’Africa di fronte al Mozambico.
Beneficia del doppio respiro dell’influenza africana e indiana, per la sua naturale posizione geografica e per la fascinazione per gli usi e costumi.
Scrigno della natura e della bio-diversità. Elemento essenziale dell’impatto con l’uomo e natura e enfasi della natura con l’uomo. Per le essenze e i fiori dai colori vivaci è chiamata l’isola dei profumi.
Nei tempi antichi il governo dell’isola era nelle mani di poche persone, vi erano dei mercanti di arte e le tradizioni erano molto seguite: non si andava a caccia di elefanti e di cammelli, il paese offriva la possibilità delle coltivazioni e la terra veniva curata per la raccolta dei frutti.
Proprio in considerazione della particolare situazione naturalistica in cui è il Madagascar, a difesa della sua biosfera ed atmosfera, nasce un ponte di collegamento con l’Italia e la stessa. Si cerca di cooperare da sempre e periodicamente, per la conservazione del sistema naturale e di quello umano.
Si attuano progetti di elaborazione degli eco-sistemi, come luoghi di attività a beneficio del pianeta.
Hot spots forests con 1.500 piante tropicali e sei specie endemiche di baobab, punto di vascolarizzazione contro la distruzione endemica, per la protezione di una grande area naturale e piccole aree connesse.
Individuare eco-regioni con priority places, per frenare la distruzione degli eco-sistemi sostenibili.
Loss of forests convert, come programma di investimento, per impedire il devastamento continuo, della vita delle foreste.
Il legno del palissandro, ad esempio, è destinato ad usi diversi, fino al depauperamento degli alberi.
Le miniere del Madagascar sono ricche di rame, bauxite, nichel, cobalto nelle aree di montagna, tantissime pietre preziose vengono estratte dalle spiagge sabbiose ed il petrolio è lungo la costa, tutti questi minerali sono finalizzati allo sfruttamento.
L’isola è pianeggiante in particolare lungo le coste occidentali, la catena montuosa dell’altipiano è nella parte centrale, comprende le regioni di Fianarantsoa e Antananarivo, caratterizzato da colline e montagne, ed i fiumi scorrono lungo le valli.  
A  nord si erge il massiccio dei Tsarantanana dove la vetta più alta è il Maromokotro di 3.000 metri.
Questo paese dà una forte opportunità di sviluppo e cooperazione, si cerca di pianificare la progettazione che tuteli i minerali del sottosuolo.
I Malgasci hanno numerosi siti archeologici, testimonianza storica dalle remote origini.    
Oggigiorno, migliaia di specie animali, come i lemuri, duecento cinquanta specie di rane e i camaleonti vivono il loro abitat naturale.
Il territorio è interamente circondato dal mare, all’interno gli altipiani centrali sono lungo un percorso di oltre 1.000 metri. La loro altezza parte da 800 ed arriva 2.700 nel Massiccio dell’Andringitra.
Una terra piena di tradizioni in continua trasformazione e di storia, nelle colline e nelle valli il paesaggio è prevalentemente agricolo, con le coltivazioni di riso, verdure e frutta.    
Parti dell’isola sono aree naturali protette, come i principali parchi nazionali, (Andohahela, Masoala, Ankarana ) alcuni di questi sono stati considerati come patrimonio dell’Umanità, dall’Unesco dal 2007.      
Popolazione                                                
L’isola è popolata da popoli provenienti, in maggior parte, dai porti dell’arcipelago indonesiano, dai migranti dell’Africa Orientale e del nord, compresi i paesi arabi.
Gli abitanti accomunano molti tratti culturali, considerando che le varie lingue parlate da questi popoli, sono strettamente legate fra loro, al punto da essere talvolta classificate non propriamente, come dialetti.
La lingua malgascia è quella scritta, dai giornali ed insegnata nelle scuole.
A tutt’oggi nello stato del Madagascar esistono diciotto etnie, per esemplificazione dette: “le diciotto tribù”.
Le origini del popolo sono eterogenee e le varie tribù sono dislocate sui vari punti del territorio.
Le diciotto tribù vengono così denominate:
Antaifasy: quelli della sabbia lungo la costa sud-orientale, sulle spiagge sabbiose,
Antemoro: quelli della costa, lungo la costa sud-orientale,
Antaiska: quelli provenienti dai Sakalava, a nord di Fort Dauphin,
Antakarana: quelli delle rupi, a nord dell’isola,
Antambohoaka: quelli della comunità, sono nella regione di Manajary,
Antanosy: quelli che sono nelle vicinanze di Fort Dauphin
Antandroy: quelli che abitano nelle spine e vivono nella punta estrema del sud,
Bara: quelli degli altopiani centrali,
Betsileo: gli invincibili, a sud degli altipiani centrali,
Betsimisaraka: gli inseparabili della costa Orientale,
Bezanozano: quelli delle trecce lungo il fiume Mangoro,
Mahafaly: con i loro tabù a sud dell’isola,
Merina: quelli degli altipiani, nei dintorni della capitale,
Sakalava: dalle valli lunghe ad ovest del territorio, i Vezo sono un sottogruppo dei Sakalava, conoscitori
del mare,
Sihanaka: dalle paludi, attorno al lago di Aloatra,
Tanala: abitano la foresta, vicino a Ranomafana, dai lunghi capelli, nella zona centro settentrionale dell’isola,
Vazimba: abitano gli altipiani, non nelle aree centrali, di cui non si conosce l’origine, se sono una tribù estinta, o se siano Malgasci primitivi o se provengano dalle lontane isole del Pacifico.
 
Usi e costumi
Nell’isola la confluenza delle diverse origini culturali e tradizionali ha contribuito
a dare sia nella danza, che nella musica, il senso creativo del popolo.
La musica è con ritmi indonesiani ed africani, unita al suono dei flauti e chitarre accompagna le cerimonie.
Circa metà della popolazione conserva le credenze tradizionali, la religione cristiana è praticata per buona parte, il Pontefice ha compiuto un viaggio nell’isola nel 2019, una certa minoranza è anche musulmana.
Le storie e le vicende che hanno caratterizzato le diciotto tribù vengono tramandate oralmente di generazione in generazione.
Il vintana è una credenza di provenienza araba, diffusa presso gli Antemoro.
Si crede nel vintana, e che determini quale sia il momento più indicato per compiere un’attività, come costruire una casa o arare la terra. Ogni giorno della settimana ha la propria caratteristica il sabato è associato alle celebrazioni. I malgasci per essere certi di scegliere la data certa e favorevole consultano l’astrologo.
Emblema nazionale sono gli zebù che per i malgasci simboleggiano la forza.
Appunti di viaggio
Dal diario viaggio di una italiana che cercava un posto dove pescare e riposare, affiorano
i ricordi dell’isola.
Il clima mite, il verde che ondeggia dal vento, l’aria pulita e verso sera il tramonto il cielo tinto di arancio e di blu, danno sensazioni uniche.
Nella città di Manina, ci sono le criticità, lungo la costa è inevitabile imbattersi in un villaggio di capanne, di tre metri curvate dal vento, spesso con pareti di falafa ed il tetto di ravinala ed  altre costruite con lamine arrugginite, dove ci sono bambini costretti a lavorare, portando fascine d’erbe e secchi d’acqua o al pascolo gli zebù.
Le bambine provvedono ad accudire i fratelli minori e preparano da mangiare.
Al disagio di questi minori, si aggiunge la malaria, che incide anche negli adulti, che svolgono lavori di bassa manovalanza.
Abitazioni malsane, condizioni igieniche scarse, difficoltà nel seguire l’istruzione con gli insegnamenti
scolastici rappresentano problemi.
Prodigare cure, cercare di dare una istruzione e di migliorare la loro condizione di vita è l’opera pregevole che alcune persone hanno potuto svolgere.
 
La Capitale
La Capitale è Antananarivo, si trova nel centro dell’isola, con bellezze naturali ed architettoniche
Al centro sud della città a forma di cuore, si trova il lago  Anosy, dove gli alberi Jacaranda, fioriti di colore viola, da ottobre a novembre, gli fanno da cornice.,
La capitale è situata a circa 1.400 metri, sull’altipiano di Imerina, in una zona a clima temperato.
L’abitato si estende su di un gruppo di colline rocciose. Nella parte più elevata delle colline venne costruito il palazzo della Regina qui ci sono anche i principali palazzi pubblici.
La regina Ranavalona ordinò di edificare il palazzo (1868-1883) e venne in origine costruito in legno successivamente nel 1872 venne riedificato in pietra.
Nel 1995 subì un incendio all’interno e non molte cose preziose riuscirono ad essere portate in salvo.
A distanza di 25 anni il Rova di Antananarivo viene riaperto al pubblico, con l’idea di far visitare il palazzo storico dell’ottocento sede dei sovrani dell’epoca e diffondere le origini e la cultura del paese.
Le costruzioni delle case
L’architettura nel Madagascar è esclusiva di questa isola e ricorda molto quella del Borneo meridionale, dal quale si crede ebbero inizio, le prime emigrazioni. 
Le case sono generalmente a forma rettangolare, alzate su pile con il tetto sostenuto da un pilastro centrale, le travi a capanna sono incrociate da formare degli spunzoni, per sostenere il tetto, e per essere intagliati in modo decorativo.
I Merina, abitanti gli altipiani centrali, ricordano molto i loro antenati:”I Kalimantan” vivono nelle tradizionali case in legno dell’aristocrazia, impiantate da un pilastro centrale che alza il tetto a volte decorato.
In origine
Nel sud-est del Madagascar , le corna degli zebù, animale simbolo, erano appese ai frontoni delle case.
La zona notte, per tradizione era nella parte sud-est, a sud del pilastro era posta la cucina, a nord il focolare della casa, riservato ai figli maschi della prole ed agli ospiti, a sud vi erano le donne, generalmente si occupavano della cucina con loro stavano i bambini e persone considerate di rango inferiore.
A nord-est della abitazione si pregava e si porgevano le offerte per gli antenati.
Per le costruzioni con elementi vegetali, si trovano nelle parti costiere, solitamente ad un piano, con il tetto a punta, su palafitte.
Queste case sono molto simili a quelle che sono in alcune parti dell’Indonesia.
I materiali comunemente usati sonno canne, giunchi, legno e foglie di papiro.
Lungo la costa orientale del Madagascar, punto limite con l’oceano indiano, le case sono su palafitte, sono protette da fronde di palma (ravinala madagascariensis).
L’economia di questo paese è prevalentemente agricola, il riso è il maggior prodotto esportato.
Alcune industrie tessili, minerarie e turistiche contribuiscono allo sviluppo ed all’autonomia del paese.
Importanti sono le risorse naturali come la silvicoltura e la pesca, l’artigianato elegante, apprezzato per la lavorazione della seta, insieme alla creazione di monili ed oggettistica in legno contribuiscono alla economia stessa.  
 
Il Madagascar e le stelle
 
E’ possibile scrutare il cielo stellare del Madagascar.
La via lattea in una nuvola bianca lunga e sottile simile ad scia luminosissima, tanto candida da contrastare il blu notte si vede la notte, nel cielo di Tsiroanomandity nell’emisfero a sud e arriva fino al mare.
Le costellazioni, sono ben visibili per il basso livello di inquinamento luminoso,
Puntando i telescopi dai punti di osservatorio dell’astroturismo, dalla parte  sud-est del Kirindi Mitea National Park e a sud dell’isola oltre a Tsaranoro Mountain Range, si possono ammirare le stelle.
 
 
 
   Breve studio sul Madagascar a cura di Claudia Polveroni 
 
Note bibliografiche: studio dalle lezioni dedicate al Madagascar, tenutesi presso il Museo Civico di Zoologia in Roma.

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03 Novembre 2021

Premio d'arte

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27 Ottobre 2021

di Rita Valensuela

Il Tempo delle Donne
Ieri alle 17:25 ·
Il film dominicano partecipa al
XVI Festival Internazionale del Film di Roma
Il film dominicano “Un film sulle coppie”, diretto e scritto da Natalia Cabral e Oriol Estrada, è stato selezionato per concorrere alla Selezione Ufficiale del 16° Festival Internazionale del Film di Roma.
L'Ambasciatore della Repubblica Dominicana in Italia, Tony Raful, ha accompagnato i registi alla prima ufficiale, nella Sala Petrassi dell'Auditorium Parco della Musica di Roma. dove si sono incontrati esponenti dell'industria cinematografica italiana e internazionale.
Va notato che il film "Un film sulle coppie" ha recentemente vinto il Premio della critica francese e una menzione speciale per la performance alla 30a edizione del Festival di Biarritz.
La Repubblica Dominicana e il Messico sono gli unici paesi dell'America Latina
Nella fotografia: Ambasciatore Raful, Natalia Cabral e sua figlia,
Oriol Estrada, Louisa Auffant
rappresentati in questo Festival Internazionale, uno dei più importanti al mondo.

 

 

 

 

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21 Ottobre 2021

di RIta Valensuela

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21 Ottobre 2021

3 ottobre 2021 sala Italia Unar foto ed articolo di Rita Valensuela, corrispondente Apn della Repubblica domenicana

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04 Ottobre 2021

Nelson Mandela program

https://www.flipnews.org/component/k2/cuba.html di

Virgilio Violo 

 

Per il mese di Mandela la repubblica del Sud Africa ringrazia il popolo italiano per l'aiuto con un tour di concerti. (VIDEO)

Written by  Emanuela Scarponi

Roma, 9 maggio 2019 - Nel celebrare la storica amicizia e solidarietà tra Sudafrica, Cuba e Italia, le Ambasciate della Repubblica del Sudafrica e della Repubblica di Cuba e il Ministero degli Affari Esteri hanno tenuto una conferenza stampa presso l'Ambasciata di Cuba per lanciare ufficialmente il Progetto di Liberazione "Friendship and Solidarity Tour 2019"

Le relazioni storiche tra il Sudafrica e Cuba sono ben documentate e nel tempo sono cresciute sempre di più, soprattutto nei settori medico e culturale, estendosi ad altri settori importanti e a mutuo beneficio. Le forti e storiche relazioni tra Sudafrica e Cuba furono forgiate nella lotta comune contro l'apartheid e il colonialismo nel continente africano. La vittoria delle forze del Movimento popolare cubano per la liberazione dell'Angola (MPLA), che hanno combattuto fianco a fianco con le forze di liberazione contro le Forze di difesa sudafricane dell'apartheid nella battaglia di Cuito Cuanavale nel sud dell'AngolA nel 1988, ha aperto la strada all'indipendenza della Namibia.

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11 Maggio 2019

Johannesburg, città dimenticata

                                                                                                       


27-07-2021

                                                                        Johannesburg, città dimenticata

       Situata sull'altopiano del Witwatersrand, è la più grande città del Sudafrica e la terza di tutta l'Africa per numero di abitanti (circa cinque milioni).
Johannesburg, il cui sviluppo va fatto risalire alla fine dell'Ottocento, è oggi considerata il centro finanziario del Paese. Dopo la scoperta della formazione aurifera più ricca del mondo, diventò principale centro sudafricano; nel 1892 venne costruita la ferrovia da Johannesburg a Città del Capo e questo diede ulteriore impulso all'arrivo di stranieri nelle miniere.
       Arrivando nel centro di Johannesburg, di aspetto moderno e occidentale, ci scontriamo subito con le sue contraddizioni urbanistiche, frutto della sua storia molto complessa: grattacieli ultramoderni accanto a case poverissime, parchi favolosi che si alternano alle montagne di rifiuti estrattivi delle miniere d'oro; i pochi edifici di inizio secolo sono sovrastati da modernissime costruzione, rinnovate o ricostruite. Anche lo sviluppo urbanistico intorno al nucleo centrale, quello che ospita gli uffici direzionali ed amministrativi, porta i segni di due tappe storiche dello sviluppo: prima e dopo gli anni Cinquanta. Nella prima fase, infatti, nacquero gli eleganti quartieri residenziali dei bianchi come Houghton, Rosebank, Illovo, Parktown, Forrest Town e a nordest quelli più popolari come Hillbrow e Yeo ville. A ovest, invece, si concentrò la popolazione di colore. Gli anni successivi furono segnati da una razionale espansione urbanistica: al di là dei suburbs nacquero eleganti quartieri residenziali sul modello americano, come Sandton, Randburg, Bedfordview e Edenvaie, contraddistinti dalla funzionalità e dall'organizzazione degli spazi, con parcheggi e grandi shopping centre.
         Il centro resta il polmone finanziario del Paese e si sviluppa intorno alle vecchie strade di fine Ottocento quali Market Street, Rissik Street ed Eloff Street.
Ed è qui, nell'area centrale, che si trovano interessanti esempi di architettura moderna. Dal cinquantesimo piano del Carlton Centre, in Commissioner Street, ad esempio, si apre uno scorcio su importanti palazzi, grattacieli, uffici, fontane e, scivolando con lo sguardo verso ovest, possiamo ammirare l'atmosfera di Hollard Street, il cuore finanziario della città, una via pedonale abbellita da alberi e fontane, dove si trovava un tempo la vecchia Borsa, oggi in Diagonal Street.
       In fondo ad Eloff Street, presso la stazione ferroviaria costruita agli inizi del Novecento, fino a pochi anni fa la via dello shopping, c'è il Railway Museum, che ospita numerosissimi modellini di locomotive e raccoglie la storia delle ferrovie sudafricane. Uscendo dalla stazione, superata la cattedrale anglicana di St. Mary, costruita nel 1926 su progetto dell'architetto Herbert Baker, incontriamo il Joubert Park, il più centrale ed antico parco cittadino, al cui ingresso c'è la Johannesburg Art Gallery: l'edificio, di inizi Novecento, ospita collezioni di pittori dell'Ottocento e Novecento Inglesi, Francesi, Olandesi, fra cui Picasso e Van Gogh.
         Dal centro, spostandoci verso Nord Ovest, altri quattro teatri, due gallerie d'arte, ristoranti, negozi, cui si aggiunge, il sabato, il mercato delle pulci.
Tutt'intorno al centro, si sono sviluppati i quartieri residenziali, molto diversi l'uno dall'altro per atmosfera, architettura e popolazione. Come Brammfontein, con il suo Bensusan of photography, dove abbiamo trovato macchine fotografiche e foto di fine secolo sulla Johannesburg delle origini e sulla guerra angloboera; Parktown, uno dei quartieri residenziali più belli, con giardini e ville del primo Novecento, fra cui Stonehouse, la splendida villa di Herben Baker; Hillbrow, il quartiere popoloso e cosmopolita della J.G. Strjidom Tower, alta m. 269; Yeoville il mitico punto di incontro di artisti ed intellettuali, ideale per lo shopping di giorno. E poi Saxonwold: qui si trova il vasto Hermann Eckstein Park con il Geological Garden, dove gli animali, anziché essere rinchiusi in gabbia, vivono liberi in spazi circondati da fossati.

Emanuela Scarponi

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27 Luglio 2021

Dialoghi mediterranei in transizione



14-07-2021


                                                           Dialoghi mediterranei in transizione

        La mia generazione è figlia dell'Europa. Quindi, con grande rammarico e tristezza bisogna pur ammettere che l'Europa con l'introduzione dell'euro ha determinato grossi problemi economici nei Paesi del Sud Europa, economicamente meno ricchi di quelli del Nord. La moneta è divenuta la priorità assoluta dell'Europa, rispetto al valore di “casa comune europea” a cui i nostri Padri costituenti si sono ispirati.
Si sente dire spesso che l'Europa è comandata dalle banche, che hanno preso la supremazia su tutto il resto. Questo è il problema. Questo cosa ci porta a fare?
Sempre più partiti politici mettono in dubbio l'opportunità di restare in Europa. A mio parere, è importante restare nell'Unione europea, come dimostra l'ultimo anno che abbiamo trascorso, con la lotta al covid. Sarebbe stata una tragedia colossale per l'Italia lottare da soli contro questo nemico invisibile che ha colpito l'umanità intera su scala globale. Non è più tempo di ragionare al singolare. La globalizzazione ha portato ad inquadrare i problemi nuovi in modo nuovo.
        E come sempre accade, di fronte ai problemi colossali, il bisogno di unità risorge. Persino la Gran Bretagna continua a collaborare con l'Europa, malgrado l'esito del referendum in materia.
Preso atto che l'Europa comunque vive una forte crisi, sarebbe auspicabile aprire una finestra al Sud in modo da creare nuovi rapporti con i Paesi africani, sviluppando quella politica di cooperazione allo sviluppo iniziata anni addietro.
L’Africa è un continente giovane e pieno di opportunità, da cui l’Italia potrebbe anche guadagnare. Anche se presenta tante fragilità e contraddizioni, infatti, non possiamo continuare a vedere l'Africa con la lente offuscata dagli stereotipi del passato. Occorre un’azione più incisiva rispetto al passato per cogliere i frutti di questa nuova fase di crescita. I Paesi africani devono essere al centro dell’attenzione della diplomazia italiana e delle aziende italiane anche per il sostegno al rilancio dell’economia nazionale e all’internazionalizzazione delle imprese. L’Italia, solo così, potrà così svolgere un ruolo da protagonista tra Europa ed Africa.
       Se è radicalmente cambiata l’Africa, deve perciò radicalmente cambiare anche l’approccio dell’Italia all’Africa.
Mentre nel 1986 si parlava di Africanistica come di una materia astratta, scientifica, d'interesse di nicchia, tematica solo ed esclusiva dei più grandi studiosi accademici italiani, oggi è una necessità. Che cosa è successo? La crisi economica occidentale in atto e del capitalismo in genere, ormai da lungo tempo, si riflette sui Paesi del Nord Africa che vivono in modo interdipendente dall'Europa, che lo si voglia o no. Questo ha portato ripercussioni economiche anche sui Paesi del Nord Africa ed a tutti problemi che si sono susseguiti negli ultimi anni: “Le primavere del mondo arabo, la nascita dell'Isis, lo scoppio delle guerre, l'inizio della immigrazione clandestina di essere umani provenienti dai Paesi in guerra”.
L'Italia, Paese al centro del Mediterraneo, era assolutamente impreparata e così digiuna di politica estera per affrontare questo tipo di  problematiche. Per quanto riguarda i dialoghi mediterranei, infine, ritengo opportuno volgere la nostra attenzione alla nuova prospettiva che si apre con la Via della seta, che può fungere da volano all'economia italiana, per attivare scambi e commercio, come fu nel passato.

Emanuela Scarponi

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14 Luglio 2021

La primavera di Belgrado

 07-10-2019

               La primavera di Belgrado

        La penisola balcanica è un punto nevralgico e strategico d’Europa. Incontro di
civiltà europea ed ottomana, è sempre stata luogo di guerre e scontri per la conquista
una volta degli uni ed una volta degli altri nei secoli.
      La ex Iugoslavia ne ricomponeva il quadro geografico e politico, fino alla sua
disgregazione avvenuta a seguito della morte di Tito, da tutti ricordato con grande
stima ed affetto. La disgregazione della ex Jugoslavia ha condotto alla formazione di
6 Paesi oggi indipendenti: la Slovenia, la Croazia, la Bosnia Erzegovina, la Serbia, la
Macedonia, il Montenegro, mentre il Kossovo è ancora oggi territorio conteso.
La Serbia si sta riaprendo al turismo internazionale da pochissimo tempo.
     E così non ho voluto mancare a questa bellissima e sorprendente occasione -
prospettatami nella prima settimana di settembre, alle porte del nostro autunno - di
conoscere, o meglio, riconoscere un territorio non frequentato dal turismo italiano.
Nella nuova mappa geopolitica la Serbia, un tempo regione geografica e parte
della Jugoslavia, è infatti oggi un Paese europeo situato nel Sud-Est della penisola
balcanica, caratterizzato a Nord da altipiani e a Sud da montagne e località sciistiche.
Nella capitale Belgrado si trovano numerosi edifici di epoca comunista e il parco
Kalemegdan. Qui sorge la fortezza di Belgrado, usata prima dall'Impero romano, poi
da quello bizantino e infine da quello ottomano. La città vecchia, chiamata Stari
Grad, ospita non solo diversi palazzi del XIX secolo, ma anche il teatro nazionale
Narodno Pozorište, dove è possibile assistere a opere e balletti.
Stupisce parlare di Serbia in questo modo: nel nostro immaginario collettivo
non risalgono a tanto tempo le notizie di guerra che attanagliavano la vecchia
Jugoslavia ed i bombardamenti della NATO sulla città di Belgrado.
Ma c’è una nuova Belgrado.
     È tornata la primavera dopo circa 20 anni e le nuove generazioni oggi
passeggiano indisturbate per i suoi viali alberati, mentre sognano e progettano un
prospero futuro per il loro Paese. La città di Belgrado è stata quasi interamente
ricostruita anche se conserva qua e là ferite di guerra, testimonianza di
bombardamenti pesanti sulla città.
Ma le nuove generazioni sembrano non accorgersene più. C'è un grande entusiasmo:

promuovono ed investono in turismo, cultura, arte, religione.
     La primavera di Belgrado si sente nell'aria: felici di incontrare turisti italiani, gli amici serbi

vedono il nostro Paese come una meta di buona vita, conoscono le
nostre canzoni e ne condividono le parole, lungo il
percorso di viaggio, imitando i cantanti che hanno debuttato a San Remo,
trasmissione che possono seguire direttamente in tv grazie ad un accordo stipulato con l'Italia,
Mitteleuropea, paragonabile alla attuale vita berlinese, viennese, di Budapest, con
lunghi viali alberati dove i giovani prendono il caffè seduti ai tavolini posizionati
nella grande zona pedonale e sui larghissimi marciapiedi sparsi fino alla piazza
principale di Belgrado, dove si attardano fino a notte ad ammirare gli spettacoli di
giochi di luci e colori che illuminano i palazzi tutt'attorno. Chiacchierano tra loro
mentre rivolgono uno sguardo divertito a quanti di noi proiettano le
sagome sulle luci dei palazzi…
      I Serbi mantengono vive le loro tradizioni musicali, pittoriche e culinarie
mentre seguono una vita moderna. Si visita il museo di Nikola Tesla, famoso per
aver inventato la corrente elettrica alternata, il teatro Opera Madlenianum ed il museo dell'arte contemporanea.
E così a circa 20 anni di distanza dai tumulti, la Serbia riparte.
Godersi la Serbia è il massimo che si possa prospettare ad un turista: suite accoglienti,

eleganti, dotate di tutti i confort possibili ed "inimmaginabili" rendono la permanenza in questo Paese

estremamente confortevole, senza alcun ombra di dubbio dove si coniugano tradizioni culinarie serbe

con quelle dei Paesi vicini.
    Nel percorso di viaggio lungo il Danubio, si possono ammirare i meravigliosi e
numerosi cigni bianchi che vi abitano da tempi immemorabili.
Visitiamo la casa che ha ospitato il più grande scienziato dei nostri tempi Albert
Einstein, all'epoca sposato con Milena Maric, fisica serba, nella cittadina Novi Sad
lungo il Danubio. Vengono i brividi dall'emozione...forse là tra le pareti di quella
casa, mentre aspettavano la nascita dei loro figli, Albert Einstein e sua moglie
studiavano la teoria della relatività... ponendo le basi di quella che oggi è la ultima
frontiera scientifica... la scoperta dei buchi neri, dove la luce viene inghiottita dal
buio più profondo, dove le linee dello spazio e del tempo (passato e futuro) si
confondono...assottigliandosi sempre più...
Durante la cena, ascoltiamo ottima musica, di giorno incontriamo cormorani lungo il fiume Drina

mentre ci si addentra nel Parco naturale

Tara, sulle cui montagne si possono ammirare gli orsi bruni. Il fiume Drina segna il confine naturale

tra Serbia e Bosnia.
La crociera è splendida: si effettua nel silenzio armonioso del fiume tra le
montagne ricoperte di alberi sempreverdi: sembra di volare sospesi a mezz'aria
insieme agli uccelli acquatici che si divertono a saltellare sulla superficie delle acque
chete del fiume, sfiorandole: esse ospitano pesci di piccole dimensioni che i
cormorani si accingono ad acchiappare mettendo d'improvviso il becco in acqua...per
poi scappare vibrando nell'aria, creando le onde che raggiungono la riva del fiume...
Lungo il fiume Drina si giunge al confine con la Bosnia Erzegovina dove
vivono in maggior parte popolazioni di religione musulmana, ma vi sono ancora oggi
monasteri cristiani ortodossi.
Entrare in Bosnia è sicuramente emozionante: a testimonianza di quanto ci
viene spiegato, ci attende la visita di un monastero Cristiano ortodosso posizionato
proprio sul confine lungo il fiume Drina, vicino ad un monumento ai caduti in guerra
dell’una e dell’altra parte. I monaci parlano in bosniaco. Infatti si
considerano bosniaci cristiani ortodossi.
Oltrepassato nuovamente il confine, raggiungiamo la stazione di Mokra Gora.
Non capita tutti i giorni, viaggiando a bordo di un treno, di provare le stesse
emozioni che regala il treno di Šargan. Un breve tratto della antica ferrovia che un
tempo collegava Belgrado a Sarajevo, quindi la Serbia alla Bosnia-Erzegovina, è oggi
riservato ai turisti, per un autentico ritorno al passato. Inaugurato nel 1925, fu
dismesso nel 1974 perché considerato obsoleto e poco economico. Soltanto nel 2000,
l’intero impianto è stato rinnovato e rimesso in funzione per dar luogo all’attrazione
turistica così come la vediamo oggi.
Dalla stazione di Mokra Gora a Šargan-Vitasi il percorso è della durata di
circa due ore, e vi si accede acquistando presso la
caratteristica stazione ferroviaria di Mokra Gora il biglietto che permette di salire a
bordo del treno Nostalgija o più comunemente Ćira (nome con il quale i Serbi
indicano il treno di Šargan.
Lungo il percorso si ammirano bellissimi villaggi in legno, in perfetto stato di
conservazione ed in perfetta sintonia temporale con l'antico treno che - a dir la verità -
fa fare un balzo indietro nel tempo e tale da immaginare le dame dell'800 vestite in
abiti dell'epoca mentre guardano dal finestrino il panorama circostante e si dirigono
verso la loro destinazione lontana.
Negli hotel come del resto in tutta la Serbia la serata in musica è cosa
scontata: nelle splendide sale abbellite, per servire la cena agli ospiti, le donne si
dilettano ballando. A ben vedere la cultura turca si fa sentire nelle danze... Infatti
l’influenza dell'Impero ottomano è rimasta, testimoniata non solo dalla presenza
delle moschee visibili...al di là del fiume ... che sicuramente fanno un certo effetto in
mezzo all’Europa...si sente anche nel cibo e nei dolci tipici della Turchia e del Nord
Africa, nel caffè turco, versato nei tipici bicchierini dorati turchi. I riti e le movenze
tipici della danza del ventre si risentono nei balli attuali, con cui tutte le donne serbe -
alte e chiare di carnagione - si muovono...E così noi italiane cerchiamo di imitarle
ripetendo i loro movimenti sensuali e cercando di farli nostri...
La loro passione e la grande accoglienza ci commuovono nel profondo. Tanto
calore e tanto affetto riempiono la nostra esperienza di viaggio in esperienza di vita,
di amicizia, di scambio. Ancora una volta il viaggio si fa sacro, creativo; la conoscenza uno

strumento di approfondimento e di legame profondo tra persone di diverse nazionalità.

Emanuela Scarponi

 

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07 Ottobre 2019

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