24-07-2021

                                                                          La strada, metafora dell'esistenza di Wole Soyinka

        Per comprendere il filo conduttore dell'opera drammatica di Wole Soyinka, è opportuno partire dall'analisi particolareggiata di “The Road”. E' questa una delle prime opere da lui scritte che preannuncia i molteplici temi sviluppati più specificatamente nelle opere successive.
       In “The Road”questi temi sono tutti implicitamente e potenzialmente contenuti, all'interno di una più vasta cornice tematica che costituisce il motivo centrale di tutta l'opera soyinkiana: il conflitto tra l'uomo e il destino.
Si tratta di una tematica talmente ampia che è possibile circoscrivere in essa tutte le altre, ricomponendo così l'interezza della personalità umana ed artistica dell'autore.
“The Road” è senz'altro l'opera più completa di Wole Soyinka, nella quale egli raggiunge la sua migliore espressione teatrale. In essa egli sviluppa appieno la sua abituale capacità di creare personaggi vivi, che qui appaiono nella loro più completa interezza. L'opera ci mostra uno spaccato di vari problemi della Nigeria contemporanea, ma evidenzia in particolare un tema che non ha confini: il fatto che l'uomo è l'unico essere vivente che sa di dover morire.
L'autore dice che 1'uomo può accettare la morte, ma non accetta di dover morire senza alcuno scopo. Cosi, noi inventiamo significati e vi crediamo; ma poi questi significati finiscono per infrangersi, ogni volta che indaghiamo a fondo su di essi.
“The Road” fu scritta nel 1965 e rappresentata per la prima volta a Stratford on Avon. L'azione si svolge nei pressi di un'autostrada in un posto qualunque della Nigeria, e descrive un giorno della vita di coloro che lavorano sulla strada.
Gli elementi che compongono la scena, la quale è unica per tutto lo svolgimento dei due atti, sono pochi, ma fortemente significativi per la comprensione dell'opera; una baracca, un autobus adibito a magazzino, il recinto del cimitero, la chiesa e la strada.
        Il professore, che è il personaggio principale, ha attrezzato il vecchio autobus come rivendita di pezzi di ricambio, pubblicizzandone la funzione con la scritta: "Aksident store". Questo magazzino, facendo mostra dei vari pezzi ricavati dagli incidenti, è perfetto per illustrare i temi e i problemi della strada e dei camionisti; inoltre, ricorda costantemente a coloro che vi giungono la presenza della morte.
Il tema della morte sulla strada è successivamente simboleggiato dalla ragnatela situata all'interno della baracca, con l'insetto sempre in agguato, e dal cimitero che si scorge dalla baracca stessa. Intorno al Professore ed al suo negozio ruotano diversi personaggi, che dipendono dalla strada per la loro sopravvivenza.
Vari sono quindi i tipi rappresentati: i camionisti, i loro aiutanti, i passeggeri e i nullafacenti che cercano di vivere alle spalle degli altri. L'azione comincia all'alba con il girovagare inquieto di Samson che cerca di svegliare gli altri protagonisti addormentati su giacigli di fortuna. Egli è un personaggio molto versatile e mimico, che manifesta ampiamente le sue capacità di attore comico fungendo da veicolo di humour satirico, malgrado l'opera verta sul tema della morte. Samson, autista privato in cerca di lavoro, esprime la sua amara ironia sognando tutto ciò che essi potrebbero fare se fossero milionari, o se almeno avessero un lavoro. Samson è un personaggio fondamentalmente buono ed onesto; egli è stato l'aiutante del camionista Kotonu» ne ha condiviso i momenti più difficili e gli è talmente legato, che in tutte le sue azioni tiene presenti le esigenze dell'amico. Kotonu è quindi un ex-autista, che ha deciso di abbandonare tale lavoro perché è rimasto colpito psicologicamente da alcuni incidenti.
Questi hanno cadenzato la sua vita e gli hanno lasciato una tale impronta di paura, da togliergli il desiderio di continuare a lavorare sulla strada. In tal modo, egli rifiuta anche la vita, rimanendo in uno stato di passività e di assenza di volontà, ed essendo preda di ansie e di suggestioni. Tramite alcuni flashback, i protagonisti spiegano gli incidenti di cui sono stati oggetto; ne risulta che Kotonu si sente come predestinato a finire sulla strada, sia perché in tal modo e morto suo padre, sia perché è scampato miracolosamente ad un incidente mortale, sia perché pensa di avere offeso violentemente il dio Ogun, signore della strada e protettore dei camionisti.
        La strada, che ha dato a quest'opera il suo titolo e che è al centro "della" sua azione, può essere considerata il principale simbolo del dio stesso e dell'abisso cosmico che Ogun attraversò. L'idea che la strada sia una entità vivente, un'unica cosa con Ogun, è espressa in maniera molto chiara nei già citati flashback e più precisamente nei versi pronunciati da Samson:
La strada, come Ogun, è strettamente legata sia alla vita che alla morte, perché provvede ai mezzi di sussistenza per i camionisti, ma d'altra parte minaccia costantemente di ucciderli. La strada, però, è anche il simbolo dell'abisso cosmico che Ogun fu il primo ad attraversare quando si spinse con un salto potente dal mondo degli dei al mondo degli uomini. Egli si trovò così, per un momento, in una specie di spirituale "no man's land" (terra di nessuno), senza i confini tra la vita e la morte, il tempo e l'eternità.
Ogun, a rischio della sua propria vita, ha scoperto l'universale unicità (oneness). Egli sa che la vita e la morte non sono altro che due aspetti di un'unica, medesima cosa; che il tempo è solo una porzione dell'eternità; che i morti, i vivi e coloro che non sono nati esistono simultaneamente, ma su livelli differenti di esistenza!
Tutto questo si è chiarito subito ad Ogun, durante il suo breve percorso nell'abisso della transizione, nel golfo cosmico. Anche la strada è una specie di no-man's-land: sebbene connetta tutti i luoghi, non è un luogo in se stesso, ma solo un legame che unisce e che si utilizza a rischio della propria vita.

Emanuela Scarponi