24-06-2021


                                                                                                 La città di Antrodoco e la sua posizione naturale, strategica anche religiosa.

           Durante la mia infanzia e poi nella mia fanciullezza ero solita trascorrere le vacanze in questo piccolo centro di montagna, posto sulla Via Salaria con un’altitudine di circa 550 metri e poche migliaia di abitanti. Mentre nel passato, fino all'anno 1927 apparteneva all’Abruzzo, poi è diventata Provincia di Rieti e fa parte dell’Alta Sabina.
Da anni è zona termale, grazie alle sue acque solfuree, dislocate un po’ dappertutto e quindi è tuttora rinomata come zona di villeggiatura.
Antrodoco si trova proprio al centro dell’Italia in una posizione naturale, strategica ed anche religiosa, da tutti riconosciuta: naturale perché situata tra le alte montagne dell’Abruzzo, sugli Appennini tra la Salaria da cui viene attraversata e la Sabina ed entrambe le vie si addentrano in scabrose gole.
Infatti a monte del paese lungo la Salaria, la valle corre tra le pareti precipiti del Terminillo e del Monte Giano, mentre lungo la strada dell’Aquila tra le gole del Monte Giano e del Monte Nuria.
            Lungo entrambe le vie si incontrano svariati paesaggi di monti, con alberi di alto fusto come castagni, pioppi, abeti e larici; colline con olivi e frutteti e tanta vegetazione, con ricchezza interminabile di acque che compaiono in rii e cascatelle che poi scompaiono in profondi inghiottitoi. Antrodoco è un importante centro storico e strategico, conosciuto da tutti.
Tra i primi insediamenti ritroviamo l’antico popolo dei Sabini: questi dalle aree del Gran Sasso occupano prima dell’era Cristiana un tracciato di comunicazione che conduce dall'Appennino abruzzese al Lazio centrale ed alla costa tirrenica.
Lungo questo tracciato sorge ad opera di Mario Curio Dentato la Via consolare denominata “Via Salaria”, cioè come scritto in tutti gli annali storici “la famosa “Via del sale” che congiungeva le saline adriatiche “il campus salinarunm“ con Roma e, attraverso la Via Campana, con i porti commerciali dell’Urbe.
             La via consolare usciva attraverso la Porta Salaria verso la Sabina, costeggiava il fiume Turano ed arrivava a Cotilia “vicus reatinum“ e quindi a Borgo Velino ed Androdoco, dove qui si dipartiva in due rami: in direzione Nord-Est per giungere ad Ascolum “Ascoli Piceno” e quindi alla costa adriatica presso “Castrum Truentinum“ cioè Martinsicuro; l’altra diramazione verso Amiternum, uno dei centri sabini più antichi e meta di visitatori.
Di Antrodoco, città di origine osca, “ocre” in latino, cioè montagna aspra, sassosa, ricca di cime, ne parlano molti poeti romani ed anche il geografo greco Strabone del I secolo a.C. che narra quanto segue: “Tra Amiterno e Reate trovasi il borgo di Interocrea, le acque fredde di Cotilia, buone da bere e anche da bagnarsi per guarire da certi mali“. Successivamente Antonino Pio registrò le tappe e le distanze tra una località e l’altra ed “Interocrio“ viene segnalato al LXIV miglio della Salaria.
Lungo l’itinerario, Antrodoco funge fino al tardo Medioevo da importante “Mansio”, cioé stazione di posta e di cambio.
            I Romani costruirono importanti ville, grazie alle acque termali, presenti nella zona. Tra gli imperatori vengono ricordati Vespasiano ed i suoi figli, Tito e Domiziano. Le rovine delle loro ville sono visibili e visitabili in quanto molto interessanti, con guide esperte.
Tutta la zona e quindi la Salaria diventa anche la via attraverso cui la nuova religione, il Cristianesimo, si diffonde nella Sabina. Sono significative le testimonianze di questo processo religioso, avvenuto a partire dal II e III secolo in poi.Chiese, aree cimiteriali, lapidi, pilastri,e miriadi di iscrizioni sono visibili in molte zone.
Nei dialoghi di Papa Gregorio Magno vengono menzionati uomini santi per la loro vita e per i miracoli da essi compiuti; Tra essi troviamo “Severo” che insieme ai cosiddetti “uomini di Dio” godeva fama di santità grazie alla sua vita esemplare di amore e di aiuto verso gli altri.
          Si racconta che venne chiamato presso un malato per la confessione, mentre era intento a lavorare nella vigna. Volle finire il lavoro ma, mentre lo raggiungeva, seppe che oramai era morto. Recatosi nel luogo, cominciò a pregare e a piangere disperatamente, attribuendosi la fine del poveraccio. Però, grazie alle preghiere di Severo, il defunto risuscitò e narrò come fosse stato liberato dai demoni.
Detto questo, si confessò e dopo sette giorni di penitenza morì, ma in grazia di Dio. Un’altra attestazione di cristianità ad Antrodoco proviene da un testo letterario di Sant'Eusonio, martire che fece sosta nella Chiesa della Beata, Vergine e Maria, dove sono molti corpi di santi. Nell’Alto Medioevo il territorio antrodocano fa parte del Ducato di Spoleto, poi diventa sede di uno dei cinque castaldati minori della Regione. Divenne anche possesso dell’Abbazia di Farfa e, dopo svariate conquiste, perdite e sconfitte, fu acquistato dalla regina Giovanna II di Napoli.
         In epoca moderna Antrodoco e le sue gole ricordano la prima battaglia del Risorgimento tra il 7 e il 9 marzo del 1821, capeggiata da Guglielmo Pepe contro l’esercito austriaco. Fu un grande scontro dove trovarono la morte molti giovani antrodocani. Dai documenti pervenuti risultano combattenti e morti, anche alcuni miei antenati.
Emanuela Scarponi