13-01-2020
Fake news e negazionisti
Compito dei giornalisti è di raccontare scientificamente e con linguaggi onesti il presente con un occhio a ciò che è stato e a ciò che vivremo, tutti quanti per il bene comune, senza chiuderci negli interessi specifici e nei particolarismi. Il ruolo di una istituzione culturale è, infatti, quello di continuare a garantire un approfondimento culturale ed un dibattito pubblico il più laico e plurale possibile. Per sconfiggere questa epidemia e andare oltre la crisi, occorre, infatti tanta cultura e conoscenza. Compito essenziale è capire cosa è cambiato dall’inizio dell’emergenza, e qual è stata la reazione della gente davanti alle epidemie nel corso dei secoli.
Il sociologo Keith Kahn-Harris ha scritto uno dei testi più affascinanti sul negazionismo. Nel libro “Denial: the unspeakable truth, uscito nel Regno Unito nel 2018“ l'autore distingue il concetto di negazione e negazionismo.
Mentre la negazione è un processo individuale che rimanda al rifiuto psicologico di accettare come vero un fatto assodato come una specie di processo di rimozione che ricorda il tentativo di ignorare una verità scomoda il più a lungo possibile, il negazionismo, invece, non si limita a rimuovere la realtà ma ne costruisce una alternativa. In questo senso è un processo più complicato, che chiama in causa le diseguaglianze e le strutture di potere della nostra società. Esistono molti esempi di negazionismo: da quello che minimizza o respinge i rischi del riscaldamento globale a quello che mette in discussione l’Olocausto, fino al negazionismo dell’hiv.
Preso atto di questa distinzione sociologica, il mio scritto vuol essere uno spunto di riflessione per spiegare e raccontare l’emergenza Coronavirus, da più punti di vista grazie a scienziati, giornalisti, istituzioni, testimoni e comunicatori, spiegando con l'aiuto di Denial cosa è l’internazionale negazionista. Il negazionismo rivela infatti la volontà di confutare fatti empiricamente accertati per costruire una società alternativa, a partire spesso da un desiderio inconfessabile. Negli ultimi mesi il concetto di negazionismo è stato evocato in tutti i Paesi colpiti dall’epidemia di covid-19.
Raccontando l’aumento dei contagi in Africa, per esempio, la Bbc ha parlato di negazione per descrivere la reazione della popolazione di alcuni Paesi. In Nigeria, dove il lockdown è stato introdotto ancora prima che il virus si diffondesse per evitare il collasso del sistema sanitario, queste misure sono state accolte con diffidenza dall’opinione pubblica. Molti, infatti hanno una sorta di rifiuto psicologico nell’accettare la pandemia come un problema reale. Ebbene, ci siamo preparati in questi mesi ad affrontare questa eventualità. Ed ora ci siamo. Continueremo il nostro impegno intellettuale e chiederemo al pubblico di continuare a seguirci on line per avere contezza di quanto accade realmente. Tale gravissima situazione può, infatti, rappresentare una grande sfida ed una grande opportunità per diminuire i divari digitali, oggi condizione indispensabile per poter affrontare, senza paure, il nostro incerto presente. Per questo compito che ci spetta, sento di dover esprimere un enorme ringraziamento verso i tecnici e tutta la squadra degli organizzatori del “Convegno di storia”, Giovanna Canzano innanzitutto, il cui senso di responsabilità e di attaccamento ai valori della cultura potrà consentire la prosecuzione nella massima sicurezza e garantire il nostro personale impegno per la società.
Purtroppo l'informazione, in generale, ed i mass media tradizionali non approfondiscono molti fatti. Ed ecco perché nascono nuove fonti di informazione, come internet, o iniziative editoriali specifiche. La tv, internet, il computer, i mobile phones sono mezzi e strumenti di connessione totale, sempre più veloci e precisi a tal punto da arrivare prima di chiunque altro all'obiettivo preposto. Ciò accade nel mondo virtuale nel quale siamo ormai confinati, specie da quando la pandemia ha avuto inizio. Ed ecco che l'informazione si sposta e ci raggiunge in casa, mentre cerchiamo di avere informazioni dalla tv o dai nostri potentissimi iPhone.
Però, il mondo di internet porta con sé notizie vere e false. E nessuno può al momento contrastarle. Anche il confronto politico si è spostato su questi mezzi di comunicazione tanto che noi riceviamo continuamente informazioni e controinformazioni dalla rete web. Per l’esattezza, ne siamo bombardati. Se, da un lato, Internet permette la piena libertà di informazione, dall'altro può creare false realtà virtuali. E così, a ben vedere, la confusione è l'unica cosa che regna nel migliore dei casi. Purtroppo, però, la demagogia politica incide nel raccontare le cose differentemente dalla realtà. Faccio l'esempio della didattica a distanza, tematica che ho seguito da vicino.
Non si sa l’origine del covid 19, ma certamente la seconda ondata di autunno è stata sicuramente sottovalutata ed è più grave della prima ondata a mio modesto parere. Mentre, infatti, a marzo il covid 19 era circoscritto all'area di Bergamo, ora è ovunque. In questo frattempo il covid sta prendendo il Lazio, la mia regione, con un aumento vertiginoso di casi e solo adesso comincia a toccarci da vicino colpendo i nostri cari, e le vittime non sono solo anziani, come si diceva inizialmente. Tra l'altro, sembra che il covid lasci tracce sul sistema nervoso umano.
A tale proposito, merita un adeguato approfondimento la polemica della d.a.d. - didattica a distanza - e della crisi in cui versa la scuola italiana nelle sue componenti in questo momento storico. Chiudere le strutture scolastiche non significa, infatti, smettere di studiare o insegnare. Insegnare ed apprendere con l'ausilio dei moderni mezzi informatici significa cogliere l'occasione e sfidare la nostra intelligenza per imparare a vivere in un mondo nuovo, dove lo spostamento fisico delle persone non è più indispensabile. Tale atteggiamento generalizzato a tutti, oltretutto, comporta una grande riduzione dell'inquinamento atmosferico.
Infatti, mentre le persone, durante la pandemia, sono costrette alla prigionia ed all'isolamento sociale, abbiamo assistito ad un miglioramento netto del livello di inquinamento atmosferico ed alla colonizzazione graduale delle nostre città da parte di fauna e flora, prima relegate alle zone boscose. Addirittura, abbiamo assistito al riapparire dei delfini nelle acque delle coste laziali. Ebbene, opposizione e forze governative continuano a combattere la loro guerra nella stanza dei bottoni mentre i poveri continuano a morire, ignari della verità.
A tale proposito, il tema guida e spunto di riflessione di questo anno è l'approfondimento di tematiche legate alla crescente diffusione delle "fake news” nei media, da cui si auspica una riflessione sui media, sulla scienza e sull'informazione attendibile, nell'era dei negazionismi. L’informazione è indispensabile perché i cittadini possano avere contezza di quello che succede. Professionisti del settore giornalistico ed audiovisivo devono quindi assolutamente prendere posizione rispetto a questo fenomeno.
Le fake news" e, più' in generale, le informazioni imprecise o fuorvianti su argomenti scientifici sono di particolare impatto sui cittadini (dai "no-vax" al negazionismo del cambiamento climatico e così via).
La pericolosità sociale di questo fenomeno è emersa, in particolare, nel corso dell'attuale pandemia, obbligandoci a porci, ora più' che mai, l'interrogativo sulla responsabilità che devono avere i media, in primis quelli di servizio pubblico, in materia di divulgazione di questioni di rilievo scientifico. Bisogna quindi innanzitutto prendere in considerazione l’approccio “scientifico” adottato nel trattamento dell’attuale crisi sanitaria e sulle nuove sfide dell’informazione scientifica, emerse in relazione alla pandemia. La necessità di una programmazione coinvolgente in quest’ambito, in grado di interessare anche le fasce di pubblico giovanili, al di là dell’audience tradizionale, è divenuta ormai una priorità per tutto il settore radiotelevisivo, in Europa e nel resto del mondo. Bisogna porre in evidenza, in particolare, le difficoltà e le opportunità sorte con il Covid19 nel lavoro del comunicatore scientifico nella lotta contro la pseudoscienza e nella diffusione di fake news. Tra le migliori soluzioni, vi è la necessaria interazione tra media nuovi e tradizionali e l’adozione delle buone pratiche esistenti in questo ambito.
Emanuela Scarponi