ALCUNI CASI DI SPIN OFF UNIVERSITARI IN ITALIA

di Alessandra Di Giovambattista

 

Il crescente processo innovativo e di ricerca ha portato un incremento nella costituzione di aziende private e pubbliche che producono beni o servizi altamente tecnologici ed innovativi specialmente in ambito informatico e dell’intelligenza artificiale. Quindi il mercato presenta realtà nuove, dinamiche, spesso provenienti da spin offaziendali (sono operazioni di separazione di un settore aziendale, che si rende totalmente autonomo ed indipendente, dalla azienda madre ma ne può anche rimanere collegato in modo diretto o indiretto) o da start up(imprese nuove, in via di sviluppo fortemente innovative che necessitano di finanziamenti da soggetti esterni che credono nell’innovazione presentata), create da giovani ma anche nate dagli studi e dalla ricerca universitaria. Infatti è proprio in tale ambito che nascono idee e progetti sperimentali che partono dai centri di ricerca degli atenei ed approdano sul mercato produttivo imprenditoriale. Si crea in tal modo un effetto sinergia tra soggetti tecnicamente e culturalmente diversi, con poliedriche conoscenze e competenze maturate su campi differenti e pronti a realizzare prodotti innovativi.

Ed è così che nell’ultimo ventennio sono decollate le nuove strutture degli spin off universitari nati dalla fusione delle conoscenze di ricercatori, docenti, dottorandi ma soprattutto studenti dei diversi atenei italiani. Il panorama è ricco di esperienze e, secondo un report pubblicato nel 2023 da Netval (associazione che nasce come rete tra Università nel 2002 ma che nel 2007 si apre anche a soggetti non universitari, finalizzata a valorizzare la ricerca pubblica e a dirigerla verso l’industria) ma relativo al 2021, se ne contano 1.930 su tutto il territorio nazionale. Gli spin off universitari sono in espansione soprattutto negli atenei del Mezzogiorno, tuttavia circa la metà delle realtà innovative si posiziona nel Nord Italia. Tuttavia la partita si gioca sulla necessità di superare la divisione culturale tra approccio accademico e approccio di mercato; è un problema che è stato posto in luce anche nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che ha stanziato 350 milioni di euro per creare 50 centri di competenza dedicati al trasferimento tecnologico. I finanziamenti previsti dovranno essere erogati in ragione dell’effettivo impatto in termini di passaggio di competenze tecnologiche tra università e mondo produttivo, predisponendo anche dei meccanismi premiali, per i professionisti impegnati nelle attività di studio e ricerca, anche attraverso sgravi e contributi fiscali.

Ma il settore della ricerca e dello sviluppo veicolato attraverso gli spin off universitari è una realtà in crescita; spesso l’evoluzione è la creazione di start up che vanno adeguatamente supportate con finanziamenti dedicati. Sono aziende che nascono dagli studi e dalle ricerche svolte dai docenti, dagli studenti, dai ricercatori in diversi settori all’interno dei centri di ricerca degli atenei; ed infatti per avviare uno spin off è necessario uno stretto collegamento con l’attività universitaria che conferisce valore ed approvazione al bene o al servizio innovativo prodotto. Ma occorre guardare anche al flusso di valore nel senso opposto: infatti è indispensabile che l’innovazione trovi uno sbocco nei settori produttivi altrimenti molte delle intuizioni e delle novità cadrebbero nell’oblio. Il mondo imprenditoriale ha bisogno di innovazione e indubbiamente gli ambienti universitari sono delle ottime fucine di idee dove menti giovani, fantasiose, che sanno sfruttare a pieno le sinergie, possono rappresentare un legame con il mercato che necessita di talento, dedizione ed anche di un atteggiamento coraggioso che si può sicuramente ritrovare nel mondo giovanile.

Un supporto all’instaurazione di contatti tra mondo accademico, rappresentato da giovani studenti talentuosi, ed imprese può essere facilitato anche da soggetti terzi; ci sono aziende che utilizzando il marketingdigitale - ossia l’analisi del mercato attraverso le tecnologie digitali e la predisposizione di strategie cercando di promuovere marchi, servizi e prodotti attraverso internet – pongono in contatto, attraverso rubriche dedicate per i vari settori produttivi, le aziende con gli spin off universitari che ormai rappresentano, per diversi atenei, il modo per applicare la ricerca e l’innovazione sviluppata nei propri laboratori.

Le attuali realtà di spicco nel mondo degli spin off universitari, trasformati in alcuni casi anche in start up, le troviamo in diversi atenei, tra i quali:

  • l’università di Torino con il progetto INFLANT, vincitore del primo premio nazionale per l’innovazione (PNI) nell’ambito del miglioramento della salute delle persone (Life sciences-Medtech) consegnato il 6 dicembre di quest’anno, che rappresenta una nuova frontiera per il trattamento delle malattie infiammatorie croniche intestinali, come ad esempio il morbo di Crohn o la colite ulcerosa che sono peraltro causa di ulteriori patologie. Il progetto nasce da una collaborazione tra l’università di Torino e quella di Pisa ed è supportata dall’incubatore di aziende 2i3T dell’università torinese. L’innovazione concerne lo sviluppo di una nuova molecola in grado di bloccare direttamente nell’intestino la proteina infiammatoria, che genera le patologie intestinali, evitando così gli effetti collaterali degli attuali farmaci utilizzati come terapia. In questo modo lo spin off riceve la giusta pubblicità e visibilità ed avvicina nuovi investitori che credono ed intendono partecipare allo sviluppo della nuova cura.

  • Il politecnico di Torino supporta, attraverso l’incubatore I3P, il progetto IDRA -della start up Deplotic - che rappresenta una rivoluzionaria metodica di manutenzione satellitare in orbita che utilizza dei bracci robotici comprimibili, dispiegabili mediante gonfiaggio e retrattili. Il nuovo prodotto si pone all’interno di un settore in crescita e che riguarda i servizi satellitari innovativi, con un’attenzione particolare alla loro sostenibilità.

  • L’università di Pisa, con lo spin-off CERNAIS, presenta un prodotto che utilizza l’intelligenza artificiale per migliorare ed innovare le terapie di contrasto delle mattie rare. Così i metodi tradizionali di ricerca vengono affiancati dal potenziale dell’intelligenza artificiale per scoprire nuove molecole che possono diventare delle innovazioni di cura di patologie neurologiche rare.

  • La scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ha predisposto una mano robotica a controllo magnetico che si muove con il pensiero. L’innovazione è nata nell’istituto di biorobotica della Scuota Superiore ed è in grado di riprodurre i movimenti pensati da colui che indossa la protesi grazie a dei magneti collegati ai muscoli dell’avambraccio.

  • L’università di Firenze coordina un progetto di ricerca europeo chiamato FAMOS che sviluppa una tecnologia eco sostenibile di costruzione di isole galleggianti modulari per poter sfruttare le zone marine e affrontare il problema della crescita della popolazione mondiale.

  • L’università di Sassari ha collaborato per la messa a punto di un dispositivo che permette di misurare il grado di contrazione neuromuscolare nei soggetti affetti da spasticità: il SAS che offre una valutazione intelligente della spasticità (cioè the Smart Assesment of Spasticity). Il progetto è stato vincitore del premio Venture di Cassa Depositi e Prestiti e del premio speciale del Fondo per l’innovazione (Fund to innovate Limited) ambedue con la finalità di incentivare la crescita e lo sviluppo dell’innovazione presentata.

  • L’università di Bari ha presentato il progetto AGRIDATALOG con il quale intende creare e sviluppare un’agricoltura digitale e sostenibile. Un esempio è fornito dall’utilizzo di droni e sensori avanzati monitorati e manovrati attraverso applicazioni informatiche (c.d. App).

  • L’università di Padova ha presentato la start up FINAPP nata da uno spin off accademico che ha sviluppato una tecnologia basata sui raggi cosmici per misurare costantemente la quantità di acqua immagazzinata in profondità su grandi superfici di terreno. Questa applicazione può rivelarsi utile per l’attività produttiva di diverse industrie in quanto offre soluzioni per l’agricoltura di precisione, per l’industria idroelettrica e la gestione delle risorse idriche, per la localizzazione delle perdite d’acqua nelle reti comunali, per il monitoraggio del rischio idrogeologico e per la ricerca scientifica e metereologica che necessiti di conoscenze e sviluppi nel settore. Dal punto di vista più generale si sottolinea che l’università patavina si presenta come una realtà che collabora e dialoga con i soggetti che intendono fare impresa in quanto mette a disposizione dei futuri imprenditori il know how e le conoscenze del “Settore trasferimento di tecnologia” per poter ben iniziare nel mondo imprenditoriale. Inoltre gli imprenditori innovativi possono godere anche delle competenze fornite dall’incubatore universitario d’impresa chiamato “Start Cube”.

Alla luce della rapida carrellata di poche e sicuramente non esaustive innovazioni nascenti dalla ricerca presso gli atenei italiani, si osserva che di fatto gli spin off universitari sono uno strumento che premia e incentiva tutti i soggetti che vi partecipano: le università che aumentano il proprio prestigio ma anche le proprie risorse attraverso la pubblicazione degli studi e la vendita dei brevetti sviluppati nei centri di ricerca, i professori che possono diventare imprenditori, gli studenti che potrebbero già cogliere delle opportunità lavorative dopo la laurea. Inoltre queste realtà consentono di recuperare credibilità e fiducia nell’innovazione e di incentivare attività produttive di elevato spessore tecnologico sul territorio nazionale che per decenni ha sofferto di una lenta ma costante perdita di competitività industriale e di un allontanamento della forza lavorativa giovane, intelligente, capace di creare futuro e speranza.