PREFAZIONE DE «IL SALOTTO DEL DOTTOR COPRODE»
l'uomo dalla C0scienza PROfondamente DEmocratica
Il salotto del dottor Coprode è una opera letteraria scritta dal giornalista Adriano Ottaviani Zanazzo: si sviluppa in una serie di conversazioni tra due intellettuali, uno di stampo conservatore, l’altro di ispirazione «Olo-democratica, della Democrazia totale, unico movimento extraparlamentare di centro, ma con un occhio a Sinistra».
Queste conversazioni si presentano come interviste che il nostro Adriano stesso fa come giornalista de «Il tempo» al dottor Giacomo Coprode, Demofilo per gli amici.
Inizialmente il dialogo e’ serrato, accademico, surreale, ambientato in questo salotto letterario, alcova della conoscenza.
Il testo è farcito di grande dialettica e capacità linguistica, ricco di parole e nomi greci come Demofilo appunto, ossia amato dal popolo, il suo interlocutore, e latinismi dal significato letterale e sostanziale; quindi necessita di doppia lettura, formale e di contenuto.
Le conversazioni scelte dal nostro autore sono di fatto oggetto di studio e di riflessione sulla politica Italiana e la filosofia che ne sono alla base oggi.
Sì intravvede nelle conversazioni tra i due intellettuali di opposto pensiero politico le idee che sono proprie del nostro scrittore giornalista Adriano Ottaviano Zanazzo, figlio d’arte, che si diverte a contrapporre le posizioni politiche di destra e di sinistra, fino a quando finiscono per uniformarsi sempre più.
Mentre all’inizio i due intellettuali a confronto sono su opposte posizioni, mano a mano che si procede con le conversazioni di argomenti i più toccanti e delicati,
i due oppositori si avvicinano sempre più, poiché la stima alla base della loro conoscenza è tale da indurre l’uno e l’altro ad un confronto serrato ma aperto. I pregiudizi iniziali su certe tematiche da affrontare sono infatti fonte di battibecco tra i due, che a dire il vero si conoscono a fondo, da sempre.
E il nostro scrittore descrive molto bene ed in dettaglio la teatralità delle conversazioni, dello scenario letterario che si sviluppa sul palcoscenico, rappresentato dal salotto, un’alcova della cultura, dove una luce soffusa permette di concentrarsi sui pensieri che vanno e vengono dei due interlocutori a confronto, a tal punto da disegnare addirittura in un volto, quello dell’intellettuale Coprode, stereotipo di una certa mentalità, occhialetti tondi alla John Lennon e barba sfatta.
Tra gli altri, si affronta il problema scottante dei soprusi nei confronti della donna di oggi, ma non si deve dimenticare quanto a volte accade a ragazzi, oggetti di attenzione da parte di donne, come se anche questo non fosse uno scempio.
E così in una botta e risposta continua di pensieri ed opinioni differenziate, le conversazioni si fanno più articolate e chiare.
Da notare l’attenzione che Adriano pone sulla pronuncia di parole di origine latina come «media» che oggi notoriamente pronunciamo «midia» all'inglese, perdendo di vista l’origine della parola latina appunto, cui il nostro tiene molto.
E così di conversazione in conversazione i due intellettuali si trovano a discutere delle sfaccettature di una politica invero annacquata che ormai è un misto di tutto e che sempre più risponde ad un modo di procedere omologato, rispondendo sempre più ad esigenze esterne e diverse da quelle che la politica detterebbe.
E così i due intellettuali si perdono nei loro ragionamenti tra un botta e risposta, dando luogo ad un battibecco vivo e divertente.
Tutto si fa più chiaro nell'ultima conversazione, quando appare finalmente il nome del giornalista: lo stesso Ottaviani si fa persona, chiedendo ora più volte al dottor Coprode le sue opinioni su varie tematiche scottanti: tra cui la donna soldato, ed i rapporti tra Marte (lil dio della guerra) e Venere (la dea dell’amore).
Come è possibile conciliare la donna, che nell’immaginario collettivo appare essere pacifica con la guerra?
E' una questione di parità, risponde Gian Giacomo, sempre contraddistinguendosi per la sua erre moscia, che fa un po' aristocratico invero.
Dunque le posizioni dei due intellettuali a confronto dapprima lontanissime alla fine si avvicinano sempre più fino a ritrovarsi senza saperlo a frequentare la stessa ambasciata di Croazia, (settima conversazione) cui entrambi erano stati invitati.
Ed è lì che i due intellettuali a confronto si ritrovano sullo stesso palcoscenico, a vivere le medesime esperienze mondane, per accettare dunque la verità che sta dietro alla comprensione umana, fondendosi mano a mano, parola dopo parola, in un unico afflato, una unica voce.
La conversazione più divertente è quella col signor Perconte di Riccione, personaggio goffo ma attraente, donnaiolo, amante della bella vita e delle donne che conquista una dopo l'altra, col suo bel fisico. Qui Adriano Ottaviani da intellettuale si perde nel suo amore per il dialetto, romanesco o romagnolo che sia, e si diverte a caratterizzare i personaggi che crea con una ironia di fondo che lo contraddistingue sempre. Questi personaggi vengono dunque rappresentati in modo vivace mentre parlano in dialetto, considerato alla stessa stregua della lingua italiana o latina, che il Nostro cura nel dettaglio sempre con simpatia e con uno sguardo profondamente umano.
A ben vedere, è lo scrittore stesso che presenta le varie sfaccettature della sua articolata personalità, che assume di volta in volta un carattere differente, recita vari ruoli nelle sue scene, rendendo vitali e famosi le varie tipologie di uomini della sua città natia, Roma, nei suoi vari strati culturali e sociali.
Così Ottaviani, da giornalista de «Il tempo», intervista il dottor Coprode che rappresenta il suo opposto politico ma che di fatto incarna l’alterego dell’ intellettuale Ottaviani, che in queste conversazioni mette assieme le posizioni avverse di un medesimo problema, motivandole alla ricerca di una sintesi. Ecco la risposta a tutte queste conversazioni: la sintesi intellettuale della storia della politica recente italiana
La sua romanità e la sua mentalità di conservatore aperto si incontrano con il progresso, se tale può essere considerato si chiede lui, rappresentato dal suo apparente avversario politico, un intellettuale. Ed entrambi si confrontano, fornendo infine una sintesi delle varie posizioni e donando finalmente al lettore la visione di un Uomo dotato di grande umanità e profondità del nostro tempo, il nostro Adriano appunto, che non conosce confini politici.
Emanuela Scarponi, giornalista