AGRIVOLTAICO IN ITALIA: SI PARTE?
di Alessandra Di Giovambattista

Una delle chiavi per la decarbonizzazione del nostro Paese nel settore agricolo è la diffusione dell’agri-voltaico. Ma cosa si intende per decarbonizzazione? Facciamo chiarezza: il termine indica la progressiva eliminazione del carbonio attraverso il processo di conversione del sistema economico attuale in un modello produttivo e di sviluppo in chiave sostenibile che implichi l’eliminazione delle emissioni di monossido di carbonio (CO2) e l’uso di fonti fossili come carbone, petrolio, gas. Tale processo è strettamente legato anche alle politiche di transizione energetica che prevedono il passaggio alla produzione e all’uso di fonti di energia pulita e rinnovabile; in particolare tale transizione si fonda su determinati pilastri come quello delle energie rinnovabili (es. fotovoltaico ed eolico), dell’efficienza energetica, dell’elettrificazione e mobilità sostenibile, delle comunità energetiche (ne abbiamo parlato in un precedente articolo), delle infrastrutture di rete (da rendere più flessibili) e dell’economia circolare (con la riduzione degli sprechi e ottimizzazione delle risorse).
La politica di decarbonizzazione ha come obiettivo il raggiungimento di una modalità di attività economica ad impatto zero entro il 2050 - con zero emissioni nell’ambiente - cioè con emissioni di CO2 che vengono assorbite attraverso tecnologie innovative, con lo scopo di contenere il cambiamento climatico e l’aumento della temperatura al di sotto dei 2 gradi centigradi. L’obiettivo del 2050 è stato fissato dall’Europa che ha definito una strategia chiamata patto verde europeo (c.d. Green Deal europeo). Nell’ambito di quest’ultimo è stata proposta una prima legge europea sul clima dove sono stati presi in considerazione tutti i settori economici strategici, tra cui anche quello agricolo. Quindi tutti gli Stati membri sono obbligati a considerare soluzioni a lungo termine con l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra, pensando che nel 2050 oltre l’80% dell’elettricità sarà prodotta da energie rinnovabili. Questo cambiamento epocale permetterà di sviluppare tecnologie come il fotovoltaico e l’eolico e creerà nuovi posti di lavoro.
Il 22 dicembre 2023, con un comunicato stampa del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, si è appreso che il Ministro Gilberto Pichetto Fratin ha trasmesso alla Corte dei Conti il decreto che contiene gli incentivi per la diffusione dell’agri-voltaico innovativo in Italia con l’obiettivo di installare 1,04 gigawatt entro il 30 giugno del 2026. Le misure si basano sull’utilizzo dei fondi messi a disposizione dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) come contributo in conto capitale (nella misura del 40% e finanziato per oltre un miliardo di euro) e come tariffa incentivante sulla produzione di energia elettrica netta immessa in rete (per un importo annuo di 21 milioni di euro a valere sugli oneri di sistema). L’agri-voltaico è una delle misure utilizzate per la decarbonizzazione del nostro paese in un settore strategico, quale l’agricoltura, in cui si mira ad un utilizzo razionale e sostenibile del suolo, contestualmente alla produzione di energia rinnovabile. L’innovazione consta di strutture verticali con moduli ad alta efficienza che catturano più energia possibile in cui però vi è la coesistenza con le tecniche agricole per il raggiungimento della migliore redditività ed il recupero dei terreni inutilizzati. Soggetti destinatari sono gli agricoltori, le imprese agricole e le associazioni temporanee di imprese, mentre il soggetto che gestirà il meccanismo incentivante nella sua interezza è il Gestore dei Servizi Energetici (GSE).
L’agri-voltaico, pur essendo una grande opportunità per il nostro Paese a prevalente vocazione agricola, all’inizio ha trovato molti ostacoli nella sua implementazione sia di natura normativa, sia di politica agraria. Il divieto di installazioni a terra di impianti fotovoltaici introdotto per arginare l’occupazione di molti terreni agricoli risale al decreto legge n. 1 del 2012 che ha vietato la fruizione di incentivi statali per l’installazione di impianti fotovoltaici su terra in aree agricole, con l’obiettivo di preservarne l’ecosostenibilità e la destinazione d’uso.
Tuttavia, nel 2021 il decreto semplificazioni ha provato ad intervenire mediante lo sblocco degli incentivi destinati per alcuni impianti fotovoltaici sui terreni agricoli prevedendo delle eccezioni per gli impianti da realizzare su aree dichiarate siti di interesse nazionale e sulle discariche. Sempre lo stesso decreto ha anche aperto agli incentivi per impianti agri-voltaici che utilizzano strutture di montaggio verticale dei moduli, elevati rispetto al suolo, e che ruotano per inseguire la luce e permettere, contestualmente, la coltivazione agricola del suolo sottostante, l’attività pastorizia e di allevamento in generale. In ogni caso è previsto che gli incentivi siano subordinati ad attività di monitoraggio sull’attività e la produttività agricola, il risparmio idrico ed il benessere economico delle aziende agricole interessate; qualora tali parametri non siano positivi e migliorativi è previsto che cessino gli incentivi.
Gli obiettivi contenuti nella politica dell’agri-voltaico sono rappresentati da un’agricoltura sostenibile coniugata con la produzione di energia da fonti rinnovabili; in tal modo si ipotizza che si ridurranno i costi di approvvigionamento energetico del settore agricolo (che oggi rappresentano il 20% dei costi aziendali) e si migliorerà la situazione climatica con una diminuzione potenziale di 0,8 mln di tonnellate di CO2 (ad oggi il settore agricolo è responsabile del 10% delle emissioni di gas serra in Europa). Quindi l’innovazione riguarderà l’implementazione di sistemi ibridi basati sul potenziamento dell’agricoltura e della produzione energetica che non comprometta quindi la produttività dei terreni, anche valorizzando i bacini idrici attraverso soluzioni galleggianti. Si crede che un accurato monitoraggio delle realizzazioni innovative e della loro efficacia con la raccolta dei dati specifici permetterà di valutare il microclima, il risparmio idrico, il recupero della fertilità del suolo, la resistenza ai cambiamenti climatici e la produttività agricola. Quindi con l’agro-voltaico sarà possibile ed auspicabile combinare l’attività agricola e la produzione di energia elettrica rinnovabile e pulita.
Attualmente in agricoltura l’utilizzo del fotovoltaico avviene mediante impianti su serre, su tetti delle stalle e di impianti produttivi in genere; l’agro-voltaico si presenta come una soluzione innovativa ed economica in quanto consentirà risparmio in termini di costi di energia elettrica, diminuzione di emissioni di gas serra, detrazioni fiscali ed incentivi, reddito aggiuntivo derivante dalla produzione di energia elettrica rivenduta al GSE. Questo progetto include anche il monitoraggio dell’efficacia dell’impianto al fine di valutare gli effettivi impatti sia sulla qualità della produzione agricola sottostante agli impianti fotovoltaici sollevati da terra, sia sulla produttività delle diverse colture impiantate, sia sul risparmio idrico, sulla fertilità del suolo e sul contrasto ai cambiamenti climatici. La precedente tecnologia permetteva di installare pannelli fotovoltaici direttamente sul terreno agricolo impedendone così ogni utilizzo per la produzione agricola; le recenti innovazioni hanno invece consentito il montaggio di pannelli posizionati nei campi secondo altezze e geometrie che consentono di continuare a sfruttare il terreno per l’attività agricola. Inoltre i pannelli presentano superfici bifacciali in vetro in modo da catturare l’energia solare sia frontalmente che posteriormente, convertendola in energia elettrica. L’innovazione del pannello bifacciale risale al 2018 ed è frutto di un team di ricerca del Dipartimento di Scienza dei materiali dell’Università Milano-Bicocca che ha sviluppato la tecnologia dei vetri fotovoltaici che, a differenza dei normali vetri, presentano delle nanosfere che catturano l’energia solare.
Di norma i nuovi pannelli di agro-voltaico vengono installati su terreni agricoli a basso reddito, terreni in prossimità di linee elettriche o che lambiscono strade ed autostrade. L’installazione può avvenire in linea, in righe che tra loro sono distanti circa 8 metri e le colture a maggior vocazione sono vigneti, alberi da frutta, mais o grano, ma si presta bene anche per l’allevamento di animali, pascoli ed alveari.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza destina per gli anni 2022-2026 complessivamente 1,1 miliardi di euro, così suddivisi: per il 2022 circa 184 milioni, per il 2023 circa 115 milioni, per il 2024 e per il 2025 circa 338 milioni mentre per il 2026 circa 210 milioni di euro.
In Italia, ad oggi, si hanno diversi impianti di moduli fotovoltaici sollevati dal terreno, alti oltre quattro metri che modificano la loro posizione ruotando su se stessi in base al bisogno di ombreggiatura delle piante sottostanti e della massima cattura dei raggi solari. Le produzioni sotto coltivate sono: mais, che da un esame a posteriori elaborato dall’Università di Piacenza, crescono del 4,3% in più rispetto al campo aperto, insalate, e filari di vite, con crescite incrementali che vanno dal 15% al 30%, soia, indivia, cavolo pomodori e grano. Quindi ci si aspetta che il 2024 rappresenti un anno di svolta per l’agri-voltaico che ormai annovera realtà come Borgo Virgilio (Mantova) che utilizza 11 ettari di terreno per produrre energia pulita che supera i 3,3 milioni di Kw ora all’anno, Scicli con un parco agri-voltaico di 9,7 megawatt e con progetti per le zone del Foggiano, in Emilia-Romagna su vigneti ed in Lombardia su coltivazioni di cereali e foraggi.
L’innovazione agricola coniugata con il risparmio energetico e la produzione di energia pulita è un connubio che sembra garantire anche un valore aggiunto alle produzioni agricole in quanto le protegge dall’eccessivo irraggiamento solare, riducendo conseguentemente l’uso e la perdita di acqua.
Tuttavia dal punto di vista di noi consumatori c’è da chiedersi: ma i costi per i prodotti agricoli diminuiranno? Lo scenario che ci appare quantomai positivo, come sempre induce ad approfondimenti critici. Già da alcune parti si inizia a leggere che i prodotti agricoli potranno essere venduti a prezzi maggiori in quanto coltivati sotto l’ombra dei pannelli; tale affermazione desta qualche sospetto se si pensa che tra gli obiettivi positivi dell’agri-voltaico, che ricordiamo sarà incentivato anche attraverso parziali finanziamenti a fondo perduto, c’è sia quello relativo alla diminuzione dei costi per energia per le aziende agricole, sia quello relativo agli incassi, per le stesse, erogati dal GSE per l’immissione di energia nella rete. Se però a consuntivo dovessimo assistere ad un incremento dei prezzi sorge un dubbio: ma l’analisi costi - benefici sia per gli agricoltori sia per noi consumatori è stata condotta correttamente, oppure dovremo aspettarci situazioni di aumento dei prezzi dei prodotti agricoli e corrispondentemente un incremento di oneri, finanziari ed ambientali, per lo smaltimento dei pannelli fotovoltaici che nel futuro avranno esaurito la loro funzione?