07-06-2021

                                                                                                          Il cinema in Africa: Festival Panafricain de Cinéma de Ouagadougou

      Il cinema è giunto in Africa fin dalla fine del XIX secolo ma la produzione cinematografica africana ha iniziato a svilupparsi solo dopo la Seconda guerra mondiale, nel periodo immediatamente precedente la progressiva decolonizzazione del continente.
Anche il Niger lega la nascita del suo cinema alla storia europea.
In Niger gli sviluppi della produzione cinematografica, seppur affrontati con grandi difficoltà soprattutto di ordine economico, portano alla nascita nel 1969 del FESPACO (Festival Panafricain de Cinéma de Ouagadougou) e nel 1970 della FEPACI (Federation Panafricaine des Cinéastes) che riuniva 33 dei Paesi del continente, promuovendo misure governative di protezione per la distribuzione e attività di incremento della produzione cinematografica africana.
     Il Festival Panafricain du Cinéma de Ouagadougou (abbreviato in FES.PA.C.O), veniva allestito ogni due anni a Ouagadougou, in Burkina Faso. Il premio fu istituito nel 1969 ed è stato probabilmente l'evento principale della storia del cinema africano. La visibilità internazionale dell'evento ha permesso a molti giovani registi africani di farsi conoscere nel mondo.
Il Burkina Faso vive dunque la sua âge d'or cinematografica negli anni di presidenza del compianto Thomas Sankara (1983-1987) che sostiene e promuove le attività del Fespaco; dunque è a partire da questi anni che il cinema burkinabé si sviluppa ad opera di illustri esponenti come Gaston Kaboré e Idrissa Ouédraogo.
Wênd Kuuni di Kaboré e i corti di Moustapha Dao si ispirano ai racconti popolari, ma è il genere della commedia grottesca che rende moltissimo in questi autori, che raccontano l'abbandono delle campagne del 1987 per la regia di Emmanuel Sanon, co-produzione Burkina Faso-Cuba.
     Negli anni '90, l’espansione delle cinematografie nazionali dell’Africa ha subìto una serie di colpi di arresto nello sviluppo di alcune industrie cinematografiche nazionali e nella chiusura definitiva di altre, a causa dei cambiamenti nelle politiche implementate dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca Mondiale nei Paesi in via di sviluppo nei Pas (Programmi di aggiustamento strutturale).
Naturalmente, il settore privato è stato depauperato dei fondi dello Stato, ma ad oltre 20 anni dall’accaduto, dobbiamo ammettere che l'assenza della politica nazionale non ha favorito lo sviluppo di un ambiente propizio all’esercizio dell’attività cinematografica.
La situazione in cui si trova il cinema africano è soprattutto segnato da una produzione estremamente povera, dalle sovvenzioni sempre più rare, da una ridotta offerta nella formazione, dall’inesistenza o la chiusura delle sale cinematografiche, dalla debole presenza di produzioni africane sul mercato ed, infine, dalla pirateria.
     L’obiettivo è, dunque, quello di impegnarsi per far uscire il cinema africano da questa situazione, attivando le risorse pubbliche tramite leggi, finanziamenti, governance, politiche nazionali, accordi, convenzioni, misure ed incentivi ai privati.
     Quali strategie sarebbe necessario adottare per spingere le istituzioni e le amministrazioni pubbliche al fine di sviluppare l'evoluzione del cinema africano?
Questa è la riflessione che fa la Fespaco, fedele ai suoi impegni, sul tema “Cinema africano e politiche pubbliche in Africa”. La riflessione si deve fare attraverso un colloquio internazionale che raggruppa i professionisti, ma anche le ong delle istituzioni internazionali, oltre che gli altri attori della vita politica e della società civile africana. La penultima edizione del Festival si è tenuta il 3 marzo 2007.
Il XXesimo compleanno del FESPACO ha ospitato dibattiti, un workshop per i giovanissimi cineasti africani, due speciali retrospettive sul cinema del Mali e su quello marocchino, un convegno sul tema "Cinema africano e diversità culturale", e tre atelier di approfondimento dedicati rispettivamente ad archivi cinematografici, diritti d'autore e cinema digitale. In totale sono stati selezionati 207 film, di cui 20 ufficialmente in concorso. Il vincitore dell'edizione è stato il film Ezra di Newton Aduaka, storia di un ex bambino-soldato in Sierra Leone, che cerca di sopravvivere alla fine della dolorosa guerra civile. Lo "Stallone d'argento" (il secondo premio) è andato a Les Saignantes del camerunese Jean-Pierre Bekolo, e lo "Stallone di bronzo" a Daratt di Mahamat-Saleh Haroun, che ha vinto anche il cospicuo premio stanziato dell'Unione europea. L'edizione del 2009, XXIesima edizione del Festival, si è tenuta dal 28 febbraio al 7 marzo, col titolo “Cinema africano: turismo e patrimoni culturali”. Sono stati presentati 128 fra lungometraggi, cortometraggi, documentari, fiction e serie televisive.
    La XXIesima edizione ha enfatizzato più delle precedenti la produzione televisiva del continente africano. Fra i titoli più apprezzati dalla critica si segnalano Mah saah-sah del regista camerunese Daniel Kanwa, Fantafanga dei maliani Adama Drabo e Ladji Diakitè, Behind the Rainbow dell'egiziana Jihan El-Tahri e La Traversèe della tunisina Nadia Touijer.
Ad essere premiato come miglior lungometraggio del Festival è stato il film Teza del regista etiope Hailé Gerima, già vincitore del Gran Premio della Giuria al precedente Festival di Venezia. Secondo classificato è stato Nothing but the Truth del sudafricano John Kani, e terzo Mascarades, dell'algerino Lyes Salem. Come miglior cortometraggio è stato selezionato Sektou di Benaissa Khaled (Algeria); secondo e terzo posto sono andati rispettivamente a C'est dimanche! di Samir Guesmi (Algeria) e Waramutseho dei camerunesi Kouemo Yanghu e Bernard Auguste.
    Il premio per il miglior documentario è andato a Nos lieux interdits, della regista marocchina Kilani Leila.L'edizione del 2011, XXIIesima edizione del Festival, si è tenuta dal 26 febbraio al 5 marzo con il titolo: Cinéma africain et marchés.
Nell’era della globalizzazione l’Africa, attraverso la tradizione orale, il griot, la danza, la musica ed i suoi ritmi, la sua arte in genere, oltre ai suoi meravigliosi paesaggi, flora e fauna così differenti dai nostri, deve divenire protagonista di se stessa nelle sue differenti sfaccettature, promuovendo, pertanto, i suoi film in Europa e nel resto dei continenti. Restiamo in attesa che ciò avvenga il più presto possibile.
Emanuela Scarponi