14-05-2020

                                                                                                                                                               I Copti d’Egitto e d’Etiopia:
                                                                                                                                  la chiesa ortodossa e cattolica a confronto e l’Arca dell’alleanza

         Il termine copto qualifica nello stesso tempo una lingua, un popolo (che vive in Egitto), un culto e una Chiesa con una propria gerarchia. Oggi i Copti appartengono a tre chiese principali: la maggioranza dei fedeli s'identifica con la chiesa più antica: quella ortodossa Tawahedo; gli altri fanno parte della più recente Chiesa cattolica copta e delle chiese protestanti. Il numero di Copti in Egitto oscilla tra i 10 ed i 12 milioni di credenti, pari a circa il 15 per cento della popolazione.
Ma ripercorriamo la storia dei Paesi che si affacciano sul Mare nostrum per comprendere l’origine della presenza di cristiani in Egitto ed in Etiopia. L'Egitto, divenuto Provincia romana nel 30 a.C., continuò a rivestire grande importanza nell'età romana e bizantina: vasto produttore di grano nel Mediterraneo, ricco di miniere e di cave di pietre pregiate (rame, basalto, granito, porfido, alabastro e turchese), era sede d'industrie artigiane e anche di generi di lusso. Queste attività diedero vita a vasti commerci marittimi, che raggiunsero sia il Nord Europa sia l'Oriente e furono fiorenti almeno fino al IV secolo d.C.. La vita economica era in mano a Greci e Romani, grandi possessori di terre, commercianti e funzionari che risiedevano nelle grandi città. La popolazione indigena ed egizia risiedeva nella campagna ed esercitava funzione subalterne mantenendo intatte le credenze dell'età faraonica.
Nel 451 d.C., il Patriarca di Alessandria aderì all'eresia monofisita, condannata da Costantinopoli e convertì ad essa il popolo, dando origine alla Chiesa nazionale copta. I Copti d’Egitto oggi costituiscono la più grande comunità cristiana del Medio Oriente, che fa parte delle Chiese ortodosse orientali.
         Nella Chiesa copta il titolo di "Papa" spetta al Patriarca di Alessandria. Dopo più di quarant'anni di ministero di Shenouda III, deceduto il 17 marzo 2012, ora il Patriarca è Teodoro II, 118esimo Papa della Chiesa copto ortodossa, fatto Papa nella cattedrale del Cairo. Nel corso del XVIII secolo una parte della chiesa copta è tornata in comunione con il Papa di Roma. Oggi sussiste sotto il nome di Chiesa cattolica copta. Di qui la copresenza di due Chiese: ortodossa e cattolica.
La Chiesa ortodossa Tewahedo d’Etiopia storicamente dipendeva da Alessandria d’Egitto e il vescovo o Abun veniva nominato dal Patriarca egiziano.
Con l’occupazione italiana dell’Etiopia questa sudditanza s’interruppe. L'Abun prima era stato sempre egiziano, non capiva la lingua locale, non conosceva gli usi e costumi etiopi, e la liturgia era celebrata in arabo e non nella tradizionale lingua ge’ez.
Dal 1948 inizia la gerarchia ortodossa etiope con i primi vescovi ortodossi etiopi ed oggi ci sono almeno 8 diocesi, più alcune all’estero.
Il primo Abun è stato Basilios, mentre l'attuale è Mathias. L’attuale arcivescovo della Chiesa cattolica di Addis Abeba è un missionario lazzarista Berhaneyesus Demerew Souraphiel, creato cardinale da Papa Francesco nel 2015. La Chiesa ortodossa Tewahedo è stata la Chiesa di Stato sino al 1974: chi nasce in Etiopia nasce come cristiano ortodosso.
         Tutte le volte che l’imperatore, ma anche chi è venuto dopo di lui, come Menghistu Hailè Maryam e i suoi successori, parlava in pubblico alla nazione, aveva alla sua destra sempre un rappresentante della Chiesa ortodossa, l’Abun. Attualmente ha cominciato a comparire alla sinistra del Capo di Stato, l’Imam, cioè un capo religioso islamico.
Di per sé, l’autorità più importante non è l’Abun, ma l’Ichege, cioè l’abate del monastero di Debra Libanos, nell’ex provincia della Shoa oggi Oromia, situato a circa 80 chilometri da Addis Abeba.
Quando il generale Rodolfo Graziani, viceré d’Etiopia, subì un attentato nel 1937, come ritorsione ci fu una strage di civili nella capitale, ma il fatto fu preso a pretesto per l’uccisione in massa di oltre trecento monaci inermi di Debra Libanos perché il monastero era ritenuto il centro spirituale della resistenza all’occupazione italiana. Per questi avvenimenti l'Italia non ha mai presentato scuse ufficiali; tuttavia nel 1961, come risarcimento, ha finanziato la costruzione dell'edificio principale del monastero: una splendida e ampia chiesa dedicata alla Santa Croce e cinque scuole religiose.
         In tutta l'Etiopia i monaci ortodossi sono circa 80.000. Ai tempi dell’imperatore ad Addis Abeba c’era una buona facoltà teologica, che fu chiusa dalla rivoluzione marxista-leninista. Recentemente è stata riaperta e riceve l’apporto intellettuale e scientifico del mondo panortodosso. Il vescovo (Abun) viene eletto tra i monaci perché deve essere celibe mentre i preti si possono sposare ma non possono accedere all’Episcopato. Gli Etiopi asseriscono di custodire l’Arca dell’alleanza in una chiesetta-cappella annessa alla antichissima Chiesa di Nostra Signora di Sion, ad Axum: la leggenda vuole che la regina d’Etiopia, Makeda, sia andata da Salomone a Gerusalemme e da lui avesse generato un figlio, da cui discendono tutti gli imperatori e che come regalo avesse ricevuto in dono l’Arca dell’alleanza. Tuttavia vi sono altre varianti sulla leggenda: l’arca è in legno d’acero, rivestita d’oro.
Si possono avere dei dubbi, ma di sicuro c’è il vivo interesse d’Israele che nella città ha aperto un consolato. Nessuno può vedere l’arca ed un monaco la custodisce a vita e a vista senza mai allontanarsi e viene sostituito solo dopo la morte.
Un altro centro religioso ed archeologico molto importante è Lalibela, dal nome dell’imperatore Gebre Meskel Lalibela (XII-XIII secolo) dove ci sono splendide chiese rupestri scavate nella viva roccia, un'impresa così colossale da dare origine ad una leggenda che le chiese siano state scavate dagli angeli stessi.
         Tuttavia il sistema di realizzazione presenta delle forti analogie con edifici coevi realizzati in India, nella colonia di Goa, e quindi si ipotizza un intervento dei Portoghesi. La chiesa di San Giorgio ha la pianta a forma di croce greca. Lalibela, dichiarata Patrimonio dell'Unesco (1968) s’ispira a Gerusalemme, città visitata ripetutamente dagli imperatori che la presero a modello e la ricostruirono secondo il loro genio e possibilità in terra etiopica.

Emanuela Scarponi