23-05-2021
Proteggere i Bambini in Conflitto Armato:
Mission dell'Universities Network For Childreen in Armed Conflict:
Intervista all'avvocato Simona Lanzellotto, Rappresentante del Network
Emanuela SCARPONI. Buongiorno, Avvocato Lanzellotto. Siamo qui per parlare dei bambini che vivono in situazioni di conflitto armato e dell'Universities Network for Children in Armed Conflict, di cui lei è autorevole esponente. Ci spieghi dunque meglio in cosa consiste questo progetto.
SIMONA LANZELLOTTO. Anzitutto, colgo l'occasione per ringraziare le Università e gli enti di ricerca, italiani ed internazionali, che hanno portato alla formazione del Network, che nasce con lo scopo diffondere e analizzare il tema della protezione dei bambini nei conflitti armati. Il Network è stato lanciato nel novembre del 2020 durante la conferenza di apertura della settimana accademica dedicata proprio al tema, a cui hanno partecipato tutti i rappresentanti delle Università e Centri di ricerca del Network.
Emanuela SCARPONI. Come conducete il vostro lavoro, specie con Università dei Paesi in war zone, come ad esempio, l'Università di Kufa?
SIMONA LANZELLOTTO. Noi, in quanto Network di Università ed enti di ricerca, abbiamo l’obiettivo di promuovere la formazione sociale e giuridica sulla tematica dei bambini coinvolti in conflitti armati tramite lo studio di casi e mediante un'attività di ricerca multidisciplinare. Il nostro obiettivo, è quello di accrescere la sensibilità e la conoscenza delle conseguenze di tale fenomeno, grazie anche all'organizzazione di conferenze internazionali che vengono tenute proprio dalle Università coinvolte. Le conferenze diventano un'occasione di riflessione e di denuncia degli abusi e delle violenze subite da questi minori durante i conflitti armati.
Ribadisco che lavoriamo per la protezione di minori di ogni Paese in situazioni di conflitto; le Università coinvolte provengono da Europa, Africa, America del Nord, America Latina e Paesi del Medio Oriente. Vi sono anche università italiane.
Emanuela SCARPONI. In Italia dove operate?
SIMONA LANZELLOTTO. Ci sono diverse Università che fanno parte del Network. Siamo presenti come Network nell'Università di Perugia, ma anche a Milano, Roma, Napoli, Genova e in altre città.
Mano a mano che cresce la nostra Rete, le richieste di adesioni di Università proveniente da diverse parti del mondo avanzano. Infatti, più il Network è ampio, più la nostra azione diventa concreta, con il contributo delle nuove realtà.
Emanuela SCARPONI. Avete un ufficio o una sede dove operate?
SIMONA LANZELLOTTO. C'è un gruppo operativo, del quale faccio parte, che tiene i contatti ed i rapporti con le altre Università, le Istituzioni e coordina le varie attività.
Ci stiamo muovendo per creare una sorta di Consorzio di Università Internazionale, in modo da avere una struttura più solida.
Emanuela SCARPONI.Quindi voi, al momento, operate su computer, virtualmente, sulla Rete?
SIMONA LANZELLOTTO. Allo stato attuale, operiamo organizzando conferenze, lezioni, studi e spiegando le normative e le giurisdizioni che riguardano questa tematica.
Per quanto riguarda le conferenze, tutto si svolge online, soprattutto in questo momento particolare che stiamo vivendo.
Emanuela SCARPONI. Le persone che si dedicano a quest'attività specifica come lei, quante sono?
SIMONA LANZELLOTTO. Ci sono delle collaborazioni che però sono difficili da quantificare. Dipende molto dal lavoro. C'è chi si occupa dell'aspetto legale, chi dell'organizzazione delle conferenze e i seminari di studio, chi dei social. Cerchiamo di suddividerci il lavoro.
Emanuela SCARPONI. In questo progetto vi patrocina il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale in Italia?
SIMONA LANZELLOTTO. Sì, è fondamentale il supporto del Ministero, soprattutto per quanto riguarda i rapporti diplomatici con i vari Paesi.
Emanuela SCARPONI. Non vorrei entrare in tematiche piuttosto delicate in questo periodo, ma operate anche nel Congo?
SIMONA LANZELLOTTO. Sì, certo, operiamo anche nel Congo e siamo anche abbastanza attivi.
Emanuela SCARPONI. Malgrado gli attentati?
SIMONA LANZELLOTTO. Quella della morte dell'Ambasciatore Attanasio, è stata purtroppo una notizia terribile, però evidenzia anche un estremo bisogno della nostra attività per il Congo, dove sussistono varie forme di violenza anche nei confronti dei bambini.
Emanuela SCARPONI. Quando è nata l'idea di fondare il Network?
SIMONA LANZELLOTTO. È nata nel 2020, poi è stata presentata in Italia e in Europa e da lì si è tentato a novembre del 2020 di lanciare il Network attraverso le prime teleconferenze. Sono state promosse anche altre attività - come dicevo prima – una settimana accademica, seminari e studi per sensibilizzare su questo dramma. Da novembre ad oggi abbiamo organizzato e partecipato ad almeno sei teleconferenze. Anche i social sono fondamentali per promuovere il Network.
Adesso dovremmo, entro ottobre prossimo, organizzare un’altra settimana accademica e delle attività di formazione che prevedono videolezioni, studi e approfondimenti a cura dei docenti delle Università del Network e con il coinvolgimento di diverse organizzazioni internazionali. Le attività sono tante, stiamo procedendo molto velocemente e di questo siamo molto felici; speriamo di poter riuscire a continuare così.
Emanuela SCARPONI. In cosa consisteranno queste lezioni online. Sono corsi di formazione di carattere sociale?
SIMONA LANZELLOTTO. Si tratterà di lezioni che approfondiscono l'aspetto giuridico e normativo relativo al tema dei bambini coinvolti in conflitti armati.
Emanuela SCARPONI. Quanto durerà questa attività formativa?
SIMONA LANZELLOTTO. Due settimane.
Emanuela SCARPONI. Come vi trovate a interagire con i Paesi musulmani?
SIMONA LANZELLOTTO. Non è assolutamente un problema. Al Network può aderire qualunque Università che abbia a cuore il tema della tutela dei bambini nei conflitti armati.
Emanuela SCARPONI. Vediamo il caso della vicenda recentissima che è avvenuta in Turchia. A livello diplomatico per i rappresentati europei è stato un po' difficile interagire, soprattutto in questo momento storico, con certe realtà.
SIMONA LANZELLOTTO. Certamente! Ci sono realtà locali in cui è necessaria la presenza di un soggetto che faccia da tramite con il Governo locale per confrontarsi e affrontare in modo pragmatico queste tematiche.
Emanuela SCARPONI. L'iniziativa è tutta italiana?
SIMONA LANZELLOTTO. No, nel senso che - come dicevo - sono coinvolte Università di diversi Paesi.
Emanuela SCARPONI. Sì, ma l'iniziativa personale è sua? È lei che ha ideato questo Network?
SIMONA LANZELLOTTO. No, l'idea è nata dalla collega Laura Guercio che poi ha coinvolto me ed altre persone. Poi, pian piano si è allargata, interagendo con nostri contatti e professori in varie parti del mondo ai quali abbiamo proposto l’idea di creare un Network e nel giro di pochi mesi ci siamo ritrovati di fronte a una realtà che fino a luglio dello scorso anno non esisteva.
Emanuela SCARPONI. Il vostro obiettivo dunque è smuovere l'opinione pubblica, garantire la tutela dei bambini in conflitto. Proteggerli! Creare una rete di protezione scientifica e giuridica.
SIMONA LANZELLOTTO. Sì, sicuramente! L'obiettivo è anche quello di accrescere le conoscenze.
La questione fondamentale è quella di creare rapporti tra le nazioni, anche con i mezzi di comunicazione, con l'interazione delle ONG e delle Istituzioni internazionali, parlavamo prima delle Nazione Unite, sicuramente fondamentali, come anche i rapporti tra le Nazioni e la società civile.
Alle nostre conferenze partecipano sempre rappresentanti di ONG e delle Nazioni Unite, oltre che i rappresentanti delle Università di altri Paesi.
Emanuela SCARPONI. Lei sa che Africanpeople è una ONG, siamo un'organizzazione non governativa, e la prima cosa che ha fatto è quella di creare un'agenzia di stampa per l'Africa e un mass media che potesse fare da traino all'Africa. Quindi, siamo ben contenti di fare questo tipo d'interviste e vi garantiamo dello spazio su questo.
SIMONA LANZELLOTTO. Questo è fondamentale per noi, per quello che facciamo con la gente. Più persone conoscono le nostre attività e i nostri obiettivi e più diventa una forza. Lavorando voi in Africa sicuramente manterremo i contatti.
Emanuela SCARPONI. Intanto la ringrazio per questa intervista e spero di risentirla presto. A presto e grazie ancora.
Emanuela Scarponi