IL PARTENARIATO UE - EGITTO: PROSPETTIVE

di Alessandra Di Giovambattista

 

L’Egitto, un paese di grande tradizione e cultura; affascinante e generoso dispensatore di indimenticabili esperienze culturali che da anni i visitatori riportano a casa, nei loro cuori e nei loro occhi; caldi paesaggi naturalistici ed avvolgenti siti archeologici ricchi di mistero e di fascino, come in nessun altro Paese al mondo. Nella prima metà del 2023 sono stati circa 7 milioni i turisti che hanno visitato l’Egitto e, con in mente l’obiettivo di attirarne il doppio nell’anno 2024, il Governo ha investito molte risorse per la riapertura del Museo greco-romano ad Alessandria, il restauro della Grande Sala Ipostila del Tempio di Karnak e della Valle dei Re e l’inaugurazione del nuovo Grande Museo Egizio nei pressi del Cairo. Inoltre l’Egitto si è posto come obiettivo anche un turismo sostenibile attraverso le proposte di soggiorni in alloggi ecologici, come lungo la costa del Mar Rosso e a Sharm-El-Sheikh, e la riscoperta di siti dimenticati, come ad esempio l’isola di Bigeh.

Nel 2023 l’Egitto ha visto aumentare anche le vendite di gas naturale a causa della maggiore domanda da parte dei Paesi europei, dopo lo scoppio del conflitto Russo-Ucraino. Tuttavia tale settore, pur rappresentando un elemento portante per l’economia egiziana, sconta il fatto di essere carente di infrastrutture; tale circostanza sembra aver impedito la soddisfazione efficiente della domanda interna ed estera di gas.

Altro settore trainante per l’economia è il canale di Suez; esso rappresenta una fonte di entrate molto importante e negli ultimi 10 anni gli investimenti per il suo ampliamento sono stati notevoli e rapidi, ma anche molto costosi a causa delle ingenti commesse che il Governo ha dovuto pagare ad imprese estere esperte in costruzioni di grandi infrastrutture. Tuttavia nel periodo 2021-2022 le entrate fiscali egiziane sono aumentate di oltre il 20% grazie ad un progressivo aumento dei costi di transito del Canale che hanno fatto registrare incassi per circa 7 miliardi di dollari; nel primo trimestre del 2023 si è registrato un ulteriore incremento del 40% rispetto al 2022. Nel 2023 ci si attendeva, per gli anni a venire, un ulteriore aumento dei volumi di traffico per i nuovi lavori di allargamento e di messa in sicurezza della navigazione nel Canale, ma gli obiettivi, in seguito al recente conflitto tra gli Houthi e gli Stati Uniti d’America, non sembrano più così facilmente raggiungibili.

All’inizio di quest’anno, infatti, oltre alla grave crisi economica e politica che da diversi anni affligge il Paese, si è aggiunto anche il blocco del canale di Suez a causa del conflitto scoppiato tra i ribelli Houthi e gli Stati Uniti d’America e la Gran Bretagna. La guerra ha rappresentato la risposta all’attacco israeliano nella striscia di Gaza, in sostegno alle forze militari di Hamas; per gli Houthi le navi Israeliane e quelle dei suoi alleati sono un obiettivo di attacco legittimo. Così molte navi mercantili occidentali per evitare il passaggio nel Canale di Suez, prolungano il viaggio circumnavigando il continente africano; tale situazione però rischia di causare notevoli problemi in termini di aumento dei costi e di ritardo negli approvvigionamento di merci che viaggiano via mare, soprattutto per l’Europa.

Questa è, in breve e parzialmente, una panoramica della situazione attuale che ovviamente si riflette sulle già difficili e precarie condizioni socio economiche egiziane; attualmente di fatto tutti e tre i settori trainanti dell’economia: turismo, fonti energetiche e passaggi attraverso il canale di Suez, sono in ginocchio a causa delle condizioni geopolitiche esterne all’Egitto, ma anche a causa delle complicate condizioni interne.

L’Egitto oggi rappresenta, con l’Argentina, uno dei principali debitori a livello mondiale del fondo monetario internazionale (FMI). La situazione politico sociale in cui vive il Paese non lo aiuta a risollevarsi da una situazione di prostrazione e di scontento in cui la popolazione versa per le sue precarie condizioni economiche. In sintesi si può affermare che l’ostacolo maggiore, almeno a detta di molti osservatori, è rappresentato dal ruolo pervasivo che hanno le forze militari nella vita privata dei cittadini ed in tutti i settori economici; si tratta di un vero e proprio impero composto da migliaia di imprese di diverse dimensioni che godono di una rendita di posizione dovuta alla possibilità di accedere ad agevolazioni fiscali che invece vengono negate alle società private.

In tale clima, nel corso del 2024, l’UE, a seguito di un processo avviato nel 2022, predisporrà aiuti finanziari e l’invio di attrezzature nuove per un progetto che coadiuvi il Governo nella gestione del processo migratorio, progetto voluto dalle Nazioni Unite.

I finanziamenti - come si legge nella raccomandazione n. 1/2022 del Consiglio di associazione UE-Egitto del 19 giugno 2022 – nascono come conseguenza di un progetto di partenariato tra UE ed Egitto, che si incardina nel contesto di un piano molto più ampio per garantire la stabilità, la cooperazione e lo sviluppo sostenibile nel lungo termine su tutte le sponde del Mediterraneo, alla luce della politica europea di vicinato individuata nella nuova agenda dell’UE per il Mediterraneo, che si ispira all’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, e nell’ambito degli obiettivi condivisi nell’Unione per il Mediterraneo (UpM di cui fanno parte 43 paesi di cui 27 europei e 16 del nord Africa, del Medio oriente e dell’Europa sud orientale). Le priorità devono contribuire a soddisfare le aspirazioni di tutti i cittadini garantendo lo sviluppo sostenibile, la giustizia sociale, il lavoro dignitoso, la prosperità economica e le condizioni di vita migliori, con particolare riferimento ai diritti umani ed alle libertà fondamentali, compresi i diritti sociali, del lavoro e dell’emancipazione femminile per conseguire la parità di genere e la tutela dei minori; il tutto anche per aiutare ad arginare e a gestire al meglio il costante flusso migratorio dall’Africa verso l’Europa.

In tale contesto gli obiettivi su cui preme l’UE, e che l’Egitto dovrebbe realizzare, sono rappresentati dal potenziamento della resilienza economico-sociale attraverso il rafforzamento della creazione di posti di lavoro dignitosi e produttivi, includendo in particolare i giovani e le donne. Per cogliere tali obiettivi si renderanno necessarie, tra le altre, delle riforme tributarie che riguardino le sovvenzioni e l’imposizione fiscale, per rafforzare il ruolo del settore privato, oggi fortemente penalizzato, ed il miglioramento della cultura imprenditoriale, finalizzato anche all’attrazione dei capitali esteri. Grazie ad una politica imprenditoriale più aperta e sostenibile, dovrebbe risultare possibile lo sviluppo delle piccole e medie imprese - che permetteranno anche l’inclusione degli attori economici locali – nonché l’ampliamento e la creazione di sistemi di trasporto efficienti, affidabili e rispettosi dell’ambiente, verso la transizione elettrica della mobilità, che garantiscano il diritto alla libertà di movimento sia all’interno che all’esterno del Paese. In tal modo l’UE sosterrà le iniziative egiziane finalizzate alla riforma della pubblica amministrazione ed al buon governo, misurate, a fini di verifica, attraverso statistiche dedicate che tengano conto della rivoluzione digitale e dei nuovi modelli imprenditoriali e societari che saranno sviluppati.

In tale ambito si rappresenta - con un’attenzione alla protezione economica e sociale delle persone più fragili presenti nel Paese, in particolare giovani, donne e bambini - che alla fine del 2019 l’Egitto ha varato il piano socio-economico “Haya Karima” volto a migliorare le condizioni di vita dei cittadini egiziani nel rispetto del diritto ad una vita dignitosa e per contrastare le diverse forme di povertà. Il programma si muove a 360 gradi in un quadro di integrazione e consolidamento degli sforzi tra istituzioni statali nazionali, settori privati ed i partner che supportano lo sviluppo egiziano, nell’ambito delle politiche sanitarie, sociali, agricole, lavorative, dell’istruzione e di miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini. Altro piano varato del governo egiziano è il “Takaful” uno strumento assicurativo per aiutare famiglie ed individui a fronteggiare situazioni di difficoltà dovute ad incidenti, malattie, perdita del proprio reddito. Questa formula assicurativa, a ben vedere, si incardina nel contesto della c.d. finanza islamica basata su principi etici derivanti dal Corano, che si pongono in contrasto con i principi che regolano le formule assicurative occidentali; in particolare è previsto che si devolva una parte dei propri guadagni a sostegno della carità, che non si possano incassare interessi sui prestiti (con la finalità di contrastare l’usura), che gli investimenti debbano essere leciti e non rischiosi vietando la speculazione. Pertanto il Takaful fornisce la risposta alla copertura dai rischi di perdite economico-finanziarie mediandola con i principi coranici: si costituisce un fondo comune strettamente mutualistico dove gli aderenti sono solidali nei confronti di coloro che avranno bisogno di risorse finanziarie in futuro.

Le richieste della UE mirano a macro obiettivi con il focus sulla promozione delle riforme in ambito di giustizia sociale e di politica agro-alimentare ed idrica, coniugate alla rapida crescita demografica. Attenzione particolare sarà posta sul rafforzamento del ruolo della donna e della sua emancipazione sociale ed economica, nonché sul miglioramento del livello quali-quantitativo dell’istruzione, e del sistema sanitario.

Ma non finisce qui; il rapporto di partenariato tra Egitto e la EU prevede anche lo sviluppo della digitalizzazione nel rispetto della privacy e nella ricerca e nella promozione dell’intelligenza artificiale e delle forme di sicurezza informatica; il tutto finalizzato ad incrementare la cooperazione nel campo dell’evoluzione informatica e dell’istruzione superiore ed universitaria.

Quindi l’Egitto, in prima battuta, risponderà a queste richieste potenziando il settore turistico-culturale attraverso politiche di conservazione e protezione del patrimonio materiale e immateriale al fine di incrementare l’occupazione, le riserve in valuta estera ed in ultima analisi il benessere della società egiziana.

Altro aspetto peculiare nella politica di rafforzamento del partenariato è rappresentato dallo sviluppo degli investimenti e degli scambi di beni e servizi tra mercati, cercando di incrementare quello egiziano nella catena del valore locale e globale. In tal modo la UE e l’Egitto potranno collaborare per presentare strategie comuni e condivise finalizzate al rafforzamento delle relazioni commerciali nel rispetto degli accordi e per consentire il massimo sviluppo del potenziale socio-economico egiziano. Naturalmente in tale ambito verrà potenziato il passaggio attraverso il Canale di Suez che oggi, più che mai, evidenzia la sua importanza per il mercato europeo.

Nell’ambito dell’ecologia saranno diversificate le fonti energetiche per un’economia a basse emissioni di carbonio con particolare attenzione alle fonti energetiche rinnovabili applicabili anche alle diverse forme di mobilità: stradale, marittima, aerea. L’UE sosterrà le strategie egiziane volte ad aggiornare la politica energetica e per ridurre le emissioni di gas a effetto serra. In questo settore la UE intende sostenere l’Egitto affinché consolidi la sua posizione che, nella regione del nord Africa, rappresenta quella del più probabile candidato a diventare un polo di energia sostenibile e rinnovabile. Quindi i due soggetti del partenariato collaboreranno per effettuare ricerche congiunte in ambito energetico, utilizzando le migliori e più efficaci forme di esperienze e pratiche settoriali, considerando anche la salvaguardia degli ecosistemi marini del Mediterraneo, con la creazione di parchi e riserve naturali e sviluppando forme di ecoturismo.

A ben vedere questi obiettivi sembrano molto ambiziosi e sarebbe bene comprendere quanti di essi saranno davvero raggiungibili avendo a mente l’obiettivo del 2030. Il percorso si presenta arduo e assoggettato a forme secolari di tradizioni familiari e socio-culturali; molto probabilmente un decennio scarso non sarà sufficiente a modificare usi e costumi, a meno di prevedere una interruzione forte e determinata dell’attuale situazione che blocchi un processo di evoluzione endogeno forse appena iniziato e non ancora pienamente sentito o voluto.