07-12-2019
Il limes africano della Roma antica e la cultura afro-romana rinvenibile nel Museo del Bardo
Il predominio di Roma su quella che fu denominata «Africa proconsolare» si risolse, almeno agli inizi, in uno sforzo di contenimento militare delle pressioni provenienti dalla Numidia. Lo sviluppo economico dell'Africa romana divenne florido specialmente sotto gli imperatori Flavi e Severi, con la produzione di grano (attorno a Dougga e Ammaedara) e di olio (nei pressi di Hadrumetum), che favorirono la nascita di numerose città, porti e mercati. La stessa Cartagine divenne un porto tanto importante da trasformare la città nel secondo centro urbano dell'impero. Siamo nel corso del III sec. d. C.
Si sviluppò allora una corrente artistica «afro-romana» - come ho scoperto nel corso del mio viaggio in Tunisia, visitando dapprima il Museo del Bardo di Tunisi, la cui collezione più importante è costituita da un'enorme quantità di mosaici romani del II-IV secolo, tutti di eccezionale fattura e conservazione, che di fatto sono il simbolo del museo stesso. A Tunisi è possibile visitare inoltre le Terme imperiali di Antonino che costituivano uno stabilimento balneare dove gli Afro-Romani coltivavano il gusto della pulizia fisica, dello sport salutare e degli scambi culturali. Tale cultura si affermò in particolare nelle composizioni decorative e nei mosaici che possiamo rinvenire ancora oggi nella maggior parte dei siti archeologici dei Paesi del Nord Africa. In questi luoghi si possono ancora ammirare i resti delle ville romane, adornate da bellissimi mosaici, ben conservati, in mezzo al deserto sabbioso fino al Grande Erg...
Mano a mano che l'Africa cresceva in opulenza, i suoi predoni si moltiplicavano. E poiché i Berberi e gli altri abitanti dell'interno erano naturalmente attirati dalle città costruite nei deserti dai colonizzatori, fu necessario mandarvi guarnigioni sempre più numerose: ricalcando e allargando una pista punica e prolungandola gradualmente a Ovest fino a Tangeri (Tingi) e a Sud fino a Rabat, gli ingegneri romani gettarono dall'Atlantico al Nilo una strada costiera ininterrotta, lunga 2800 miglia o 4.480 chilometri; a Sud del limes africano c'era il deserto del Sahara, impenetrabile per il suo clima.
In lingua egizia si usava il termine “Desher” per identificare il deserto e analogamente si usava la parola “Desheret” per identificare il colore rosso, a rappresentare l'inospitalità del luogo; di qui il nome deserto.
In questo senso il deserto è stato sempre un ostacolo grande da superare, sin dall'epoca degli Antichi Romani, che non ritennero importante penetrarlo, considerandolo la fine del mondo. La più occidentale delle metropoli del Nord Africa era Volubilis, una città punico-romana - da me visitata - attualmente ricadente nell'odierno Marocco che continuò a svilupparsi nei secoli raggiungendo il suo apogeo sotto i Severi. Tra le altre si annovera Caesarea, oggi un povero villaggio di pescatori a cento miglia all'incirca a Ovest di Algeri. Mi limito ad annoverare le città esistenti lungo il limes africano:Tingis,Tamouda,AquaeDacicae,Volubilis,Banasa,Tocolsida,Sufasar,Auzia,Zuccabar,CastraNova,Mina,Albulae,Regiae,Tasacora,Mascula,Theveste,Bogha,rHiberna,Tingurtia,Tagremaret,Altava,Pomaria,NumersSyrorum,Tucca,BullaRegia,Cirta,Sicca,Admedara,Sufes,Mactaris,Tipasa,Cuicul,Zoui,Lambaesis,Thelepte,Capsa,Gemellae,Thiges,Tabalati, Thalalati, Mesphe, Cidamus, Carthago, Acholla, HippoRegius, Caesarea, Saldae, Rusadir, Leptis Magna, Oea, Hadrumetum. Esse sono le metropoli allora fiorenti in Nord Africa e di cui ancora oggi è possibile visitare le rovine. Ciò dimostra la grande fioritura della cultura afro-romana, le cui tracce invero vanno via via perdendosi, lasciando al loro posto un pregiudizio stolto e pericoloso sulle genti d'Africa.
Il limes africano dell'Impero romano si estese per i 4.000 chilometri dall'Oceano Atlantico al Mar Rosso e consistette in una strada militare romana affiancata da fortezze legionarie, forti e fortini, burgi, di cui oggi sono numerosi i resti antichi rinvenuti in varie località; tra questi nell'odierno Marocco è visibile l'avamposto militare romano posizionato più a Sud prima del deserto del Sahara, all'epoca Provincia della Mauretania. Si annoverano i fronti delle Mauretanie, della Fossa Regia, della Numidia, dell'Aurès, di Tripolitanus, della Cirenaica e quello egiziano, che è posizionato ad oltre 1000 chilometri a Sud del Cairo ed il suo percorso da qui fino all' Oceano Atlantico non era per nulla rettilineo.
Il limes in questione era, a sua volta, composto da numerosi sub-settori, che partivano dalle province occidentali fino a quelle orientali, vedi la fossa regia, visitabile nella attuale Tunisia, risalente al 146 a.C.
La fossa Regia fu il primo tratto di limes africanus. Rappresentò per almeno un quarantennio il confine meridionale della Provincia romana d'Africa, con fini più che altro amministrativi, piuttosto che militari. Essa fu costruita, al momento della dell'annessione di Scipione Emiliano (nel 146 a.C.), con un semplice fossato. Il limes Mauretania Caesariensis creato dall'imperatore Claudio nell'anno 42 con l'annessione della Provincia romana di Mauretania; il limes della Numidia creato al termine delle guerre giugurtine nel 105 a.C. con l'annessione dei territori della Numidia orientale a quelli della Provincia romana d'Africa.
Il limes dell'Aures (o fossatum Africae come definito da Jean Baradez), a Sud dell'omonimo massiccio montuoso, si trovava tra quello poco sopra citato di Numidia ed il successivo Tripolitanus; il limes Tripolitanus della omonima regione si estendeva a Sud delle due Sirti; seguono il limes della Cirenaica, creato a partire dall'epoca repubblicana nel 74 a. C. , quando la regione fu annessa. Più tardi (nel 27 a.C.) essa fece parte insieme a Creta di un'unica Provincia; infine, il limes egiziano creato dall'imperatore Augusto nel 30 a.C.. con l'annessione della Provincia romana d'Egitto. Desta scalpore il silenzio di codeste testimonianze storiche ed artistiche, risalenti all'antica cultura afro-romana, le cui radici sono nella nostra stessa città e, a maggior ragione, debbono far parte del nostro retaggio culturale.
Emanuela Scarponi