GIUBILEO 2025 ANNO SANTO DELLA SPERANZA

di Alessandra Di Giovambattista

 

All’inizio di questo anno giubilare, che ha visto l’apertura della prima porta Santa a San Pietro il 24 dicembre 2024, ripercorriamone rapidamente la storia: il primo anno Santo della cristianità fu indetto il 22 febbraio del 1300 da Papa Bonifacio VIII; tuttavia la tradizione del Giubileo era stata ereditata dal mondo ebraico che prevedeva ogni 50 anni, un anno di misericordia. Secondo la Bibbia, in quell’anno speciale, venivano condonati i debiti, si poneva a riposo la terra e si liberavano gli schiavi. Il nome giubileo deriva dal termine ebraico “iobel”, così come richiamato nei testi biblici, ed indica il corno di ariete che veniva usato come tromba sia in caso di guerra, sia per usi liturgici. Tuttavia il termine giubileo, così come lo si usa oggi, sembra doversi ricondurre ad una traduzione fatta da San Girolamo che utilizza la forte assonanza del termine ebraico “iobel” con il termine latino “jubilo”, cioè giubilo, felicità.

Così se l’anno giubilare nel mondo ebraico ritrovava il suo senso nel volere porre a riposo le terre, per renderle più fertili, e nel tentare di ridurre le differenze tra ricchi e poveri, attraverso il condono dei debiti e la liberazione degli schiavi, nel mondo cristiano il primo Giubileo indetto nel 1300 aveva come obiettivo quello di rendere centrale per il cristianesimo la città di Roma, considerata la nuova Gerusalemme dopo la caduta di San Giovanni D’Acri. In particolare questa città era un importante centro commerciale ed avamposto dei cristiani in Terra Santa. La citta di San Giovanni cadde il 28 maggio 1291 nelle mani dei musulmani che posero definitivamente fine alla presenza dei cristiani in quelle zone e consolidarono il loro controllo sui territori della Palestina. Con l’indizione del giubileo il popolo cristiano poteva lucrare le indulgenze grazie alla remissione dei peccati; tra gli illustri personaggi dell’epoca incontriamo Giotto, Cimabue, Dante Alighieri, tutti desiderosi di perdono.

Il Papa Bonifacio VIII aveva stabilito che il giubileo si dovesse celebrare ogni 100 anni, tuttavia il popolo sentiva la necessità di purificazione e così chiese al successivo Papa Clemente VI di prevedere l’anno giubilare ogni 50 anni; così nel 1350 fu indetto il secondo anno Santo ed in quell’occasione come meta di pellegrinaggio, ai fini dell’ottenimento delle indulgenze, fu inserita anche la Basilica di San Giovanni in aggiunta a quelle di San Pietro e di San Paolo fuori le mura. Il terzo anno santo fu proclamato da Urbano VI nel 1390; fu lui a diminuire la ricorrenza temporale e a portarla ad un intervallo di 33 anni, in ricordo della vita terrena di Gesù. Ed in quel terzo anno giubilare fu introdotta anche la basilica di Santa Maria Maggiore come meta di pellegrinaggio per ottenere la remissione degli errori commessi. Tuttavia i pellegrini erano tanti e richiedevano la misericordia del perdono dei peccati così il pontefice Bonifacio IX indisse l’anno santo nel 1400 (dopo soli 10 anni dal terzo giubileo del 1390). Poi si ebbero due anni santi a distanza di 25 anni l’uno dall’altro fino ad arrivare a Paolo II che nel 1470 stabilì definitivamente la cadenza dell’anno giubilare ogni 25 anni. Così si proseguì nel tempo tuttavia nel 1800, sotto il dominio napoleonico, fu impedito al Papa di indire l’anno santo; si aspettò così il 1825 che vide però la sostituzione della basilica di San Paolo fuori le mura con la Basilica di Santa Maria in Trastevere, a causa di un incendio che l’aveva distrutta. Anche nel 1850 non fu indetto l’anno santo a causa dell’esilio di Pio IX il quale però riuscì ad indirlo 25 anni più tardi, nel 1875 però non poté aprire le porte Sante a causa del governo del Regno sabaudo.

Da specificare che oltre agli anni Santi ordinari è possibile indire anche Giubilei straordinari e tale prassi risale al XVI secolo. In particolare, volendone ricordare uno degli ultimi indetti dall’attuale Papa Francesco, si rammenta quello del 2015: un Giubileo straordinario con al centro il tema della Misericordia. In quell’occasione il Papa ha pensato di trasformare la pratica spirituale della preghiera in una sorta di medicinale chiamato la “Misericordina” composto dalla corona del rosario e da una immagine di Gesù misericordioso. La sfida è stata quella di provare a rinvigorire l’anima attraverso la pratica della preghiera, rafforzati dalla certezza di un Dio pronto sempre al perdono di fronte ad un cuore contrito e ad un’anima alla ricerca della remissione dei peccati per godere della gioia piena e della serenità interiore.

Volendo approfondire il significato del Giubileo si evidenzia che la pietà cristiana prevede il perdono delle colpe da parte di Dio e l’ottenimento dell’indulgenza plenaria da concedere a coloro che con devozione, e seguendo la prassi della chiesa, la chiedano. Quindi nella vita di un cristiano l’anno Santo rappresenta una grande opportunità per approfondire il proprio credo e testimoniare con nuovo impegno le ragioni della propria fede. Ma non solo, sicuramente il messaggio più potente è rappresentato dalla certezza che Dio è Padre ed è sempre pronto al perdono, a patto che noi siamo sinceramente pentiti e fermi nel proposito di contrastare gli istinti che ci inducono al peccato, anche se è molto facile ricadere nell’errore. Ma qui subentra la sicurezza che Dio è sempre pronto alla misericordia, come ci ricordano i brani evangelici sul perdono: “settanta volte sette”.

Nell’anno 2025, in occasione del Giubileo della speranza, si apriranno le porte Sante in momenti diversi; San Pietro aprirà la Porta Santa il 24 dicembre di quest’anno 2024, la basilica di San Giovanni aprirà la Porta Santa il 29 dicembre 2024, mentre la porta santa di Santa Maria maggiore sarà aperta il 1 gennaio 2025 in occasione della solennità di Maria Santissima madre di Dio, mentre il 5 gennaio sarà aperta la porta della basilica di San Paolo fuori le mura.

Così nell’insegnamento complessivo dell’attuale Papa Francesco ritroviamo che l’anno Santo ordinario del 2025 (che terminerà il 6 gennaio del 2026), che pone l’attenzione sulla speranza, potrebbe essere considerato come la prosecuzione spirituale del giubileo straordinario della misericordia del 2015. Ed infatti nel nostro modo di essere cristiani a fronte del pentimento dobbiamo sentirci sicuri del perdono e consapevoli che Dio è misericordioso; solo così matureremo un sentimento di “speranza certa” in una vita che va oltre quella terrena che si guadagna con un percorso di rinnovamento spirituale attraverso la preghiera e la riconciliazione, che altro non è che richiedere la misericordia di Dio per la remissione dei peccati. E in questo giubileo il gesto più simbolico è rappresentato dall’apertura della porta Santa nel carcere di Rebibbia per ricordare, ad ognuno di noi, che il raggio di luce della speranza brilla anche negli ambienti che sembrano i più oscuri ed i più lontani da un percorso di redenzione.

Ma la speranza ripone le sue basi anche sulla solidarietà e sul rispetto della giustizia sociale. La solidarietà significa farsi prossimo per i fratelli e sapersi mettere nei panni degli altri; solo così sapremo comprendere le reali situazioni sottostanti a comportamenti che se da un lato risultano violenti ed ingiusti, dall’altro potrebbero essere frutto di circostanze sociali di complessa soluzione che richiedono attenzione e condivisione. Ma condivisione di cosa? A questa domanda una prima risposta forse si può trovare nella condivisione del dolore; ed infatti nelle persone che cercano solidarietà e comprensione c’è spesso l’incapacità di dare una risposta al proprio dolore; purtroppo senza la fede e senza la convinzione che nulla verrà perduto nella vita ultraterrena di quanto vissuto nella vita contingente, il dolore diviene una fonte di disperazione. Diventa ingestibile e la reazione spesso è la rabbia, la violenza verso sé stessi e gli altri, la disperazione che porta all’auto distruzione attraverso ogni forma di vizio dalla droga, all’alcool, dalla prostituzione, alle attività illegali.

A queste situazioni di disagio, simbolo di incapacità di auto controllo ed espressione di disumana disperazione, occorre porre un freno che è dato appunto dalla condivisione, dall’apertura verso l’altro e il Giubileo della speranza si pone l’obiettivo di aprire le porte verso la comprensione, il perdono e la riconciliazione, così come hanno fatto spesso i martiri della cristianità. Ognuno di noi è però chiamato a questa accoglienza, senza estremizzazioni, cercando di fare e di trovare il bene in ogni cosa che si compie nella quotidianità e dimostrando compassione per persone ferite dal dolore, offrendo aiuto nel mostrare la strada verso la ricerca del perdono, della serenità e della pace interiore, camminando insieme supportati dalla preghiera.

Il Giubileo 2025 avrà proprio questo compito: offrire riconciliazione per ridare speranza ai disperati. Ognuno dovrà fare la propria parte, se si vuol cogliere l’obiettivo di rendere più vivibile il pianeta, provando anche a far cessare le guerre, e ridare il giusto peso ai valori etici del rispetto e della fraterna accoglienza. Sono valori necessari per la sopravvivenza della specie umana, e se diamo spazio alla coscienza li sentiamo come un richiamo primordiale che, per chi crede, proviene dal dito di Dio, quel dito che creò l’uomo così ben rappresentato da Michelangelo nella Cappella Sistina. L’uomo disperato ha bisogno di perdonare sé stesso ma ha anche bisogno del perdono degli altri e nell’affannosa ricerca può essere condotto, con l’aiuto di ognuno, verso gli approdi della Misericordia Divina, sempre pronta ad accogliere e ad offrire salvezza, e della Chiesa, comunità di pellegrini oranti tutti in cammino verso l’eternità.