UNA BREVE INTRODUZIONE DELLA TECNOLOGIA BLOCKCHAIN

di Alessandra Di Giovambattista

 

Oggi si sente spesso parlare di tecnologia “Blockchain” la cui traduzione letterale significa catena di blocchi; è un concetto applicato al mondo informatico partendo dall’invenzione del libro mastro (che si deve all’italiano Fra Luca Pacioli – uno dei primi economisti del Rinascimento – sulla cui base si sviluppò la c.d. contabilità in partita doppia) dove si registrano e quindi si tracciano, essenzialmente, entrate ed uscite di valuta e più in generale miriadi di dati.

Da questa impostazione di tracciamento delle transazioni nel 1991 si provò a creare qualcosa di analogo alla blockchain che fu utilizzata per timbrare temporalmente dei documenti digitali al fine di evitare che potesse esserne alterata la data di formazione (una sorta di attestazione alternativa alla data certa notarile).

È nel 2009, partendo dalle intuizioni di Satoshi Nakamoto, uno pseudonimo utilizzato dall’inventore della prima criptovaluta (valore la cui movimentazione e gestione si basa sulla crittografia, contenuta appunto nella blockchain) conosciuta come “Bitcoin” - di cui ancora non si conosce la vera identità - che la blockchain ha iniziato la sua ascesa (nel caso del Bitcoin vi è una rete di persone che non si conoscono, che possono generare moneta e farla circolare in mancanza di un’autorità che ne convalidi le movimentazioni; infatti gli scambi iscritti nel “libro mastro” della blockchain vengono aggiornati costantemente dagli utenti sparsi nel mondo). Per le transazioni di questi strumenti finanziari criptati è necessario tenere un registro di carico e scarico che consenta di tracciare entrate ed uscite di valore così come avviene per ogni scambio. E proprio questo tracciamento effettuato e controllato da migliaia di utenti che rende sicuro lo strumento insieme alla tecnica matematica degli algoritmi definita “hashing”. La funzione di hashing produce una stringa di lunghezza fissa per determinare un’impronta digitale che caratterizza la banca dati o comunque ogni singola transazione che si vuole inserire nella blockchain; bisogna considerare che la funzione produce un valore unico e caratteristico e che non è invertibile nel senso che, se è facile calcolare l’hash di un dato. è molto difficile, quasi impossibile, risalire ai dati originali che lo hanno generato. Se ciò dovesse accadere significa che l’algoritmo di hashing è vulnerabile, viene dichiarato insicuro e viene eliminato. Queste funzioni di hash sono il contenuto di ogni maglia della catena della blockchain e ne determinano quindi il grado di sicurezza in quanto con un procedimento di confronto tra l’hash originario e quello ricalcolato dopo degli inserimenti o delle modifiche aggiuntive di dati è possibile determinare l’integrità del dato o la sua eventuale manomissione.

La blockchain, nello specifico, nasce in risposta alla crisi finanziaria del 2008 dove pochi attori (che peraltro si sono arricchiti) hanno gestito tutto il sistema finanziario che, con il suo crollo, ha colpito e danneggiato nazioni e migliaia di operatori economici (soprattutto aziende e piccoli investitori). Quindi la blockchain nasce a tutela e protezione di tutti gli utenti, piccoli operatori compresi, e cerca di contrastare il dominio di sistemi non trasparenti gestiti da pochi potenti soggetti al fine di restituire alle persone uno strumento digitale sicuro e disintermediato con la finalità dell’autocontrollo da parte della rete.

Ma è nel 2016 che la stampa inizia a parlare in modo pressante di blockchain e della possibilità che questa possa rivoluzionare il digitale; si assiste ad una crescita esponenziale di progetti con tecnologia blockchain la cui maggioranza, però è fallita a causa di molti ostacoli normativi e difficoltà nello sviluppo dei progetti.

Poi nel 2020, nel periodo post Covid, i Governi accelerano le sperimentazioni per far emettere delle monete digitali dalle Banche centrali (Central Banks Digital Currencies - CBDC) mentre la Commissione dell’Unione Europea (UE) lavora per un regolamento delle criptovalute e più in generale delle cripto attività (crypto asset).

Nel 2021 si assiste ad un incremento della finanza decentralizzata (decentralizzata rispetto ai centri di controllo individuati nelle banche centrali) mentre le cripto attività guadagnano terreno grazie al potenziamento di alcuni innovativi prodotti, come gli NFT (non fungible token, cioè certificati che attestano la proprietà e l’autenticità di un oggetto digitale o meglio di un file).

Il 16 maggio 2023 il Consiglio europeo ha approvato il regolamento MICA (markets in crypto assets regulation – regolamento del mercato in cripto attività) a suo tempo presentato alla Commissione europea per la disciplina del mercato delle cripto attività, e riguarda criptovalute ed altri patrimoni che non sono riconducibili agli strumenti finanziari tipici.

Sempre più utilizzata in vari contesti la blockchain si presenta come una rete informatica di nodi che permette di gestire ed aggiornare in modo sicuro ed univoco il registro di dati ed informazioni. Ogni blocco è legato al precedente mediante anelli di una catena che sono criptati (hash) per evitare possibili intrusioni esterne malevole. Il sistema dispone di modalità integrate che impediscono l’inserimento di scambi non autorizzati e permettono a tutti gli utenti di visualizzare e condividere le transazioni effettuate così da creare un controllo attraverso la rete. Questa tipologia di monitoraggio permette a moltissimi soggetti utilizzatori di verificare i dati e l’alterazione di essi diviene difficile in quanto il controllo viene svolto in modo capillare da ogni fruitore; in tal modo si fraziona il rischio derivante da possibili alterazioni fino ad annullarlo quasi del tutto. Per poter accedere sono necessarie delle autorizzazioni specifiche ed i dati e le informazioni contenuti nel registro blockchain sono aperti, e condivisi, possono essere aggiornati, senza la necessità di un’entità centrale di verifica; ciò è possibile perché non si può modificare la catena senza il consenso della rete e grazie alle modalità di sicurezza offerte dagli hash.

Le applicazioni finora studiate ed implementate hanno permesso di fare a meno di banche, notai, istituzioni finanziarie, creando dei processi abbastanza sicuri. I vari settori in cui è stata utilizzata tale tecnologia sono:

  • il settore energetico, dove la blockchain viene usata per semplificare l’accesso all’energia rinnovabile o per le piattaforme di commercio energetico da punto a punto (in inglese: peer-to-peer) dove gli scambi avvengono tra computer o dispositivi collegati in una posizione tra loro paritaria, senza cioè la presenza di una server centrale (cioè un computer che gestisce elabora e distribuisce i files di un sito), e che possono cambiare la propria operatività a seconda delle necessità ed utilità (cioè ad esempio passare da fornitori a clienti e viceversa). Un esempio si ha con la vendita di elettricità tra privati quando si hanno le comunità energetiche in cui un soggetto che è proprietario di pannelli solari, può vendere energia in eccesso ai propri vicini¸ il tutto viene gestito attraverso contatori di ultima generazione (smart) che creano transazioni gestite e registrate dalla blockchain.

  • La finanza; in tale contesto la blockchain permette di gestire pagamenti online, conti e attività di compra-vendita di strumenti finanziari come obbligazioni, azioni, valute e materie prime con lo scopo di ottenere profitti dalla variazione nel tempo dei prezzi (il c.d. trading sui mercati finanziari). Ne è un esempio la Singapore exchange limited, società di investimenti che utilizza tale tecnologia per la tenuta di conti interbancari che servono a modulare le migliaia di transazioni finanziarie sul mercato del trading tra gli operatori di tutto il continente asiatico.

  • Il settore dei media e dell’intrattenimento; la blockchain trova qui un valido terreno per il controllo e la gestione del pagamento dei diritti di autore (copyright) a favore degli artisti. Infatti il controllo dell’utilizzo del contenuto delle opere assoggettate al diritto di autore sarebbe attività davvero difficile vista la numerosità dei passaggi e degli scambi di opere soggette a copyright e in tale contesto la tecnologia viene in aiuto per il controllo degli usi, per la gestione delle transazioni e dei pagamenti.

  • Vendita al dettaglio; utilizzata soprattutto per il tracciamento dei movimenti delle merci tra clienti e fornitori; promotore è Amazon retail che utilizza la blockchain per verificare e garantire che tutti i prodotti venduti sulla piattaforma siano originali.

In Italia l’Osservatorio blockchain & Web3 del Politecnico di Milano ha come obiettivo quello di divulgare e far conoscere i temi che riguardano questa tecnologia, cercando di spiegare in modo semplice ed immediato contenuti e funzionamento, mettendone a fuoco opportunità e benefici, nonché punti di debolezza.

In particolare in tema di debolezza del sistema, bisogna sottolineare che la sicurezza della blockchain non è assoluta, e ciò per diverse ragioni. Ci sono stati, ad esempio, casi in cui alcuni progetti o prodotti che utilizzavano la blockchain sono stati compromessi attraverso manomissioni esterne. In particolare non è sufficiente che la sicurezza sia affidata ad un algoritmo matematico o ad un software, anche qualora fosse il più perfezionato o sofisticato, perché la situazione effettivamente da contrastare risiede nell’escludere che un gruppo più o meno ristretto di soggetti possa coordinarsi e decidere, all’interno della catena informatica e con obiettivi malevoli, quale sia la transazione valida e quale non la sia con possibile pregiudizio sulla sicurezza e a danno degli operatori. Un caso che può far riflettere in tale ambito accadde alla piattaforma Ethereum (piattaforma basata sulla blockchainper gestire denaro e per creare nuove applicazioni) che a seguito dello scandalo “the D.A.O.” (acronimo di organizzazione autonoma decentralizzata e nome di una start up che gestiva un fondo d’investimento in criptovaluta - definita Ether - e operava con un contratto smart sulla piattaforma Ethereum) decise di retrocedere nella catena per eliminare delle transazioni illecite, frutto di truffe che fecero perdere circa 60 milioni di dollari (corrispondenti a circa 3,6 milioni di Ether) agli investitori. In quell’occasione la retrocessione era stata dettata dal ripristino della legalità, ma proviamo a riflettere su cosa sarebbe potuto accadere se a capo della retrocessione ci fossero stati soggetti malintenzionati!