E’ di pochi mesi fa la notizia di un uomo che per settimane ha inviato per ripicca a parenti e amici i video erotici girati con la moglie, dopo che lei è andata via di casa con il loro figlio di due anni. Lo scorso gennaio la Procura di Napoli ha archiviato il caso di Tiziana Cantone, la 31enne trovata senza vita nel 2016 in provincia di Napoli,
confermando che
si è trattato di suicidio: la donna non riusciva più a sopportare l'onta della diffusione in rete dei suoi video privati da parte del suo ex ragazzo.
Sono solo alcuni dei casi più eclatanti che dimostrano che fra le violenze sulle donne c’è anche il Revenge porn: quella pratica barbara per cui un uomo si vanta di mostrare le foto sexy di una donna sui social. Due studiose di Oxford, Chiara McGlynn ed Erika Rackley, hanno dato un’altra definizione del fenomeno chiamandolo “ violenza sessuale basata sulle immagini” perché non si tratta sempre di “Revenge” ossia vendetta, ma anche solo di voglia di diffamare una donna e fare i bulli.
Tutto questo dimostra che abbiamo ancora la mentalità moralista, sessista e misogina di chi giudica la sessualità femminile come qualcosa di sporco di cui vergognarsi, mentre quella maschile viene addirittura esaltata. Non è lei che deve vergognarsi, è lui un gran bifolco e ignorante oltre che un delinquente. E’ la società che deve cambiare, smettendo di condannare le donne. C’è lo stereotipo delle femmine che non possono godere di sessualità senza essere giudicate e ci sono i maschi sessisti che continuano a infangare la reputazione delle donne usando gli stessi stereotipi e pregiudizi. Quindi direi che più che la punizione, sarebbe importante l’educazione, la cultura: bisognerebbe iniziare nelle scuole per creare una società migliore.
Una ragazza che manda delle foto a un ragazzo per giocare, anche se si tratta di un flirt, è bello che lo faccia. La vergogna non è darsi qualcosa: la vergogna è stuprare, picchiare, offendere e tentare di mettere in ridicolo delle persone. E l’amore non è obbligatorio fra gli esseri, il rispetto si’.