30-08-2019

Leopold Sedar Senghor: L'uomo, il personaggio, l’uomo politico.


Spesso anche i buoni testi di storia della letteratura ignorano oppure esaminano solo nelle linee generali autori africani o asiatici che in questo nostro secolo hanno presentato una ricca produzione letteraria - in versi e/o in prosa - nella lingua inglese o in quella francese. Per quanto concerne il campo della letteratura africana di espressione francese, un personaggio africano di particolare rilievo è Léopold Sedar Senghor.
Per poter meglio apprezzare l'autore occorre prima presentare la sua origine, il suo luogo natale, l'uomo, il personaggio: tutto ciò esercita un’influenza determinante sulla sua formazione e produzione letteraria.
Infatti dell'opera di questo figlio del continente africano, a cui egli è rimasto sempre molto legato, nulla si potrebbe gustare se non si tenesse conto dei seguenti fattori decisivi: la sua patria, il Senegal, il suo paese natio, Joal, situata ad un centinaio di chilometri a Sud di Dakar; le sue profonde radici nella terra africana, alla quale egli si é abbeverato sin dalla nascita ed ha analizzato i complessi problemi socio-politico-culturali; la sua seconda patria, la Francia, dov'egli ha trascorso parecchi anni, ha compiuto una parte dei suoi studi, ha insegnato assimilando giorno dopo giorno la lingua francese, fino a farla diventare il suo secondo idioma, anzi il primo quale mezzo internazionale di comunicazione del suo pensiero, dei suoi appelli, dei suoi sentimenti.
Se si dà uno sguardo alla carta geografica, si nota che nel continente africano il Senegal confina a Nord con la Mauritania, a Sud con la Guinea e Guinea Bissau, ad Est con la Repubblica del Mali, mentre ad Ovest esso ha di fronte l'enorme distesa dell’Oceano Atlantico. E' in questa terra lambita in parte dalle acque dell'Oceano che il piccolo Léopold ha visto la luce nel 1906 da padre cattolico, grande proprietario terriero che fece fortuna con il commercio. Ruolo importante fu svolto soprattutto dalla madre, la quale per le consuetudini in vigore nel gruppo dei Sérères continuò a rimanere legata, anche dopo il matrimonio, al suo clan, continuò a fruire dei suoi beni e ad essere considerata e rispettata.
A tale proposito sarebbe di particolare interesse uno studio dal titolo: “La donna nell'opera di Senghor”. Balzerebbe subito evidente l'ammirazione che egli ha sempre avuto per la donna, vista soprattutto nel difficile ma nobile compito dell'educazione dei figli. E’ un'educazione nella quale il bambino si abbevera alla fonte dell'africanità, di cui egli riceve l'essenza.
Il prenome Léopold si spiega perché egli è figlio di un cristiano, mentre Sedar è giustificato dalla sua appartenenza alla razza Sérère. I primi anni della sua vita sono caratterizzati dall'ambiente africano; anche la lingua nella quale egli esprime la gioia o il lamento, la preghiera e la gratitudine è africana: il Serere.
Nel 1913, mentre l'Europa sente già i prodromi della lunga e tremenda guerra mondiale, il piccolo Léopold Sedar entra nella scuola missionaria di Joal ed inizia lo studio di quella lingua internazionale - il francese - nella quale dovrà poi eccellere come insegnante e come scrittore.
La sua educazione si svolge in un ambiente cattolico sotto la guida dei "Pères du Saint Esprit" nel collegio Libermann a pochi chilometri dal citato villaggio di Joal. Se in Europa, la guerra è ormai scoppiata ed infuria, in quella piccola località del Senegal, il ragazzo Senghor progredisce nella cultura francese, impara a servir messa e prende dimestichezza con i canti della liturgia romana.
Dal natio villaggio di Joal al liceo di Dakar il passo è importante: c'è il primo impatto con un grande centro, la capitale della sua terra africana, c'è l'inizio dei suoi studi liceali.
Nel ragazzo, divenuto più maturo, spiccano le doti del giovane avido di conoscere; a differenza dei suoi coetanei egli preferisce la lettura ai giochi, lo scrivere alla pratica di gare sportive.
Che cosa poté provare l'africano poco più che ventenne quando all'inizio del 1928, ottenuta una borsa di studio, partì per la Francia, di cui egli aveva tanto studiato la storia ed i vari aspetti della cultura? Quale emozione dovette soffocare quando si trovò per la prima volta nella città di Parigi, delle cui luci e della cui fama egli aveva sentito parlare nel suo liceo in terra d'Africa?
Lasciamo la parola allo stesso Senghor:“...c'est un professeur de la Sorbonne, M. Ernout, je crois, que je dois la chance d'etre au lycee Luis-le grand. J'etais dèbarquè à Paris un jour gris d'octobre 1928. Malgré tout ce que j'en avais lu, le dépaysement fut grand, qui s'accentua, quelques semaines après, lorsque je m'assis dans un amphithéâtre de la Sorbonne. Livré à la liberté de l'étudiant, je n'arrivais pas à m'organiser, à travailler, j'étais désemparé.
Quel giorno Leopold Sèdar Senghor sentì la nostalgia del suo Paese natio. Comme vedremo, la nostalgia costituirà uno dei temi fondamentali nella creazione letteraria del nostro autore. Erano i suoi compagni di studio uomini che eccelleranno nel campo della letteratura, quali Thierry Maulnier e Paul Guth, oppure nell'ambito della politica come George Pompidou, Primo ministro del Presidente de Gaulle, e successivamente anche lui Capo di Stato, dal 1969 al 1974.
Agli inizi degli anni Trenta, Senghor conseguì la licence dès lettres per poi ottenere, nel 1935, l'agrégation de grammaire. Questi due titoli universitari gli procurarono la soddisfazione d'insegnare materie classiche in un liceo francese, prima nella città di Tours dal 1935 al 1944 e poi a Parigi dal 1944 al '48.
Ne aveva compiuta di strada l'africano del Senegal quando il 3 settembre del 1939 la Francia insieme con la Gran Bretagna scesero in guerra a fianco della Polonia invasa dalle truppe naziste del Terzo Reich! Ma il cammino sarebbe stato molto più lungo e costellato di tappe gloriose, sia dal punto di vista politico, sia da quello letterario.
Prima di entrare nella parte centrale di questa conversazione, ossia quella concernente Senghor ed il movimento letterario noto con il nome di Negritudine, Senghor e la civiltà dell'universale, Senghor poeta, mi sia concesso di spendere qualche parola sull’uomo politico.
Pochissimi sono stati, nello stesso tempo, figli del loro Paese africano e naturalizzati cittadini francesi, com'è il caso del nostro autore.
E' pur vero che non capita spesso di assorbire profondamente la cultura del Paese europeo nel quale si è accolti ed amare questa terra fino al punto di servirla in guerra nelle vesti di semplice soldato, subire per essa la prigionia e soffrire nei campi di concentramento.
Questo figlio, naturalizzato francese, non era rimasto insensibile all'appello lanciato dal Generale de Gaulle quando nel 1940 tutto sembrava che in Francia sprofondasse nelle tenebre dell'occupazione nazista.
Ecco però che, dopo gli anni bui coincidenti con il Governo di Vichy, uno sprazzo di luce ritorna, e Senghor riprende il "cursus honorum che lo porterà in tre lustri dalla cattedra di lingue e culture africane nell'Ecole Nationale della Francia d'Oltre-Mare a Presidente del suo Senegal, la terra a lui così cara. Infatti dal 1949 al I960 egli s'impone non soltanto come letterato, ma anche come personalità politica a livello internazionale. Le molteplici missioni da lui svolte con abilità in noti centri del nostro continente - quali Bruxelles, Lisbona, Firenze, Strasburgo - giustificano ampiamente la sua dichiarazione di affetto «à l'Europe à qui nous sommes liès par le nombril».
E' un altro esempio luminoso di legame tra letteratura e politica come la Francia ha più volte dato in questi ultimi due secoli. Basti pensare a Chateauxbriand, a Lamartine, a Stendhal nel XIX secolo ed a Claudel, a Saint-John Perse, a Giraudoux in questo XX secolo.

 Emanuela Scarponi