LA LOTTA ALL’EVASIONE FISCALE  di Alessandra Di Giovambattista

L’evasione fiscale (c.d. tax gap) può essere definita come il comportamento tenuto dai contribuenti in violazione delle leggi in materia fiscale, quindi nel campo delle imposte, tasse e contributi. L’evasione produce un divario tra imposte e contributi che vengono realmente incassati dalle amministrazioni finanziarie e quelli che si sarebbero incassati qualora i contribuenti avessero adempiuto in modo perfetto e spontaneo alla normativa fiscale e contributiva esistente. L’evasione si ravvisa ogni volta che si attua una condotta che utilizza metodi illegali volti a ridurre o eliminare il prelievo fiscale e contributivo; l’occultamento può riguardare sia gli imponibili sia l’imposta. Nel caso degli imponibili l’evasione si realizza attraverso la mancata dichiarazione di una parte o di tutto il reddito imponibile (es. omissione di fatturazione per lavoro autonomo o mancata emissione di scontrini fiscali oppure sotto dichiarazione dei ricavi mediante artifici contabili), oppure attraverso l’aumento fittizio di costi deducibili (mediante spostamenti di costi tra esercizi diversi o passaggio di costi da una natura ad un’altra diversamente tassati dal fisco: es: costi d’esercizio rispetto ai costi ammortizzabili). Nel caso dell’imposta può verificarsi l’evasione quando in presenza di aliquote contributive differenti rispetto alle diverse tipologie di redditi si dichiara il reddito per intero ma lo si fa transitare da una categoria più tassata ad un’altra meno percossa, al fine di alleggerire il carico fiscale. La casistica della frode fiscale è invece riconducibile a situazioni in cui dietro un’apparente regolarità si celano espedienti volti a ridurre la base imponibile; il classico esempio è l’inserimento in contabilità di fatture d’acquisto false. Per contrastare tali fenomeni evasivi, che nel nostro Paese si presentano in forma molto rilevante rispetto agli altri paesi europei, i vari governi hanno cercato, mediante l’emanazione di specifiche disposizioni normative, di far emergere la base imponibile, di aumentare l’adesione spontanea agli obblighi tributari, di potenziare il contrasto all’evasione fiscale.
Nella recente nota stampa del 9 marzo 2023 l’Agenzia delle entrate-Riscossione ha annunciato che l’attività di contrasto all’evasione fiscale nel 2022 ha portato ad un livello di recupero di gettito che non si era mai registrato prima: in particolare nel 2022 tale attività ha permesso un recupero di 20,2 miliari di euro. Di questi, 19 mld di euro derivano dalle ordinarie attività di controllo sui versamenti effettuati mediante F24, dall’invio delle lettere di compliance (ossia lettere per stimolare i contribuenti ad adempiere spontaneamente), dalle cartelle di pagamento inviate dall’agenzia delle entrate-riscossione. Gli incassi derivanti dalle misure straordinarie (cioè: pace fiscale e rottamazioni) rappresentano il restante 1,2 mld di euro di maggior gettito. Nel 2022 si è avuta anche una notevole attività anti-frode che ha permesso all’Erario di bloccare 9,5 mld di euro tra crediti, bonus e rimborsi non spettanti.
Gli effetti dell’evasione fiscale sul sistema economico sono diversi; essi sono tanto più aspri quanto più il fenomeno è esteso e si distinguono in danni economico finanziari e danni sociali. Quelli economico finanziari riguardano il mancato gettito per lo Stato che può pregiudicare il raggiungimento degli obiettivi di politica economica; in tal modo l’Erario si vede costretto a ricercare altri mezzi finanziari per far fronte ai propri impegni e spesso incrementa le aliquote al punto da rendere davvero pesante il carico fiscale (il rapporto tra le entrate fiscali ed reddito prodotto nel Paese misura la pressione fiscale). I danni di natura sociale sono riconducibili all’alterazione del carico tributario fra i cittadini in quanto l’onere fiscale tende a ricadere su determinate categorie di contribuenti, più onesti o quantomeno impossibilitati ad evadere (es. i lavoratori dipendenti), e ciò genera ripercussioni sull’equità sociale.
Si evidenzia che più è elevata la pressione fiscale, più alta sarà la tendenza ad evadere; per contro maggiore è il rischio di essere sottoposto ad accertamenti fiscali con addebito di sanzioni ed interessi – fino ad arrivare alla reclusione in caso di reati tributari – minore sarà la propensione ad evadere. Al fine di arginare il fenomeno sarebbe auspicabile un sistema tributario equo con controlli mirati ed efficienti della pubblica amministrazione nonché un atteggiamento di conflitto di interessi tra i diversi operatori economici (ad es. consentire al contribuente di detrarre determinate spese induce alla richiesta di apposita documentazione fiscale, come fatture e scontrini fiscali, che impediscono l’occultamento di base imponibile da parte dei prestatori di opera, percettori dei redditi stessi).
Secondo la relazione presentata dal MEF sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva per l’anno 2022 risulta che nel periodo compreso tra il 2015 ed il 2019 il tax gap è diminuito di circa 6,9 mld di euro, così come anche la propensione all’evasione si è ridotta di circa 2,7 punti di percentuale. Pertanto in valori assoluti si scende sotto la soglia dei 100 mld di euro di evasione fiscale e contributiva per il 2019 in cui il dato è pari a circa 99,2 mld di euro di cui 86,5 di mancate entrate tributarie e 12,7 mld di euro di mancate entrate contributive. La citata relazione afferma che viene “confermata la tendenza alla contrazione dell’economia sommersa e dell’evasione fiscale nel medio periodo, a beneficio dell’efficienza e dell’equità dell’intero sistema economico con conseguenti impatti positivi sulla finanza pubblica”. Nella relazione si evidenzia anche che la propensione all’evasione è molto alta tra i percettori di reddito di lavoro autonomo ed impresa; essa si attesta su una percentuale del 68,7%; segue il tax gap per il versamento di IMU e TASI per il 25,1%; quello a titolo di IRES per il 23,7% , seguito da quello dell’IVA e dell’IRAP pari rispettivamente al 19,3% ed al 17,8%.
La letteratura e l’esperienza economica evidenziano che i livelli e l’andamento dell’evasione dipendono da un insieme di fattori tra i quali le strategie di prevenzione e contrasto dell’evasione a cui concorrono diversi soggetti appartenenti alla pubblica amministrazione, tra cui: l’Agenzia delle entrate, l’Agenzia delle dogane e dei monopoli, la Guardia di Finanza, le Regioni e gli Enti territoriali, l’Ispettorato nazionale del lavoro (INL), l’Inps e l’Inail.
Nell’ambito della riduzione del fenomeno dell’evasione fiscale rientrano anche le finalità poste dall’attuazione del Next Generation EU (NGEU). Tra gli obiettivi quantitativi sottoposti a monitoraggio per tutta la fase di attuazione del PNRR, nell’ambito delle misure correlate alla “Riforma dell’Amministrazione fiscale” è stata inclusa la “Riduzione del tax gap". L’obiettivo prevede che la propensione all'evasione, calcolata per tutte le imposte ad esclusione dell'IMU e delle accise, si riduca, nel 2024, del 15% rispetto al valore di riferimento del 2019 riportato nella Relazione aggiornata dal Governo nel 2021. È poi previsto un controllo intermedio che assicurerà che la medesima "propensione all'evasione" si riduca, nel 2023, del 5% del valore di riferimento del 2019. Pertanto, l’indicatore considerato dal PNRR come valore di riferimento per accertare il raggiungimento degli obiettivi è rappresentato dalla propensione al gap per tutte le imposte al netto delle imposte immobiliari e delle accise. L’obiettivo quantitativo previsto nel PNRR è ambizioso: la propensione al gap dovrà ridursi almeno al 15,8% entro il 2024, con una flessione di 2,8 punti percentuali rispetto al valore di riferimento.