27-02-2020

 

                                                                                                                                     La marimba, trait d'union tra passato e presente
          In tutti i continenti l'incontro-scontro di civiltà diverse (nel caso specifico occidentali ed africane) ha visto il fiorire di forme di arte e di cultura incredibilmente ricche di elementi variegati ed assolutamente originali. Personalmente mi sono imbattuta nella moderna civiltà degli Indios del Messico, dove la religione cristiana si è sovrapposta alla religione animista (completamente avvolta in elementi naturalistici) degli antichi Maya ripercorrendone abitudini, costumi e credenze, ed introducendo i Santi che hanno preso il posto delle divinità Maya. I ritmi, i princìpi e le tradizioni delle etnie africane fanno da sfondo alla cultura africana moderna, che rivisita le antiche tradizioni animiste autoctone e cristiane assieme. Inconfondibili ritmi africani si mescolano quindi ad una più moderna concezione della musica e della vita africana moderna: un mescolamento che spesso si ritrova negli artisti moderni: musicisti, cantanti e danzatori che ancora sfuggono all'occhio dello studioso europeo. Sotto ai nostri occhi ecco l'incontro tra culture, canti religiosi antichi, propri della tradizione africana, e canti religiosi della moderna cristianità introdotta nel continente dai coloni. È la nuova cultura, quella auspicata da Wole Soyinka che tanto l'ha predicata ed inculcata, e da Nelson Mandela, poi incarnata in cantanti di rango internazionale come Miriam Makeba. Essa si impone come alternativa all'ormai sorpassato movimento della Negritudine di Leopold Sedar Senghor ed Aime Césaire, e soprattutto per gli eventi storici che si sono mano a mano susseguiti fino agli ultimi e recenti accadimenti dei Paesi nordafricani. Ebbene, lo sforzo dell'Africanista è pertanto oggi quello di individuare e cogliere la trasformazione della transizione del linguaggio musicale, nei suoi ritmi, propri della cultura africana contrassegnata dai suoi costanti e crescenti, tamburellanti e sempre più incalzanti e coinvolgenti ritmi in Africa, in particolare sempre strettamente connessi alla danza, che in questo continente assume ancora caratteri rituali ed al contempo di intrattenimento. Famosa è la danza rituale con i suoi ritmi, primi lenti e poi sempre più veloci, tesa al raggiungimento dello stato di incoscienza dell'individuo, che cade quindi in trance ed entra in contatto, secondo la religione animista, con Dio: questo è un fenomeno ancora oggi studiato con grande interesse dagli esperti di Storia delle religioni africane. La marimba, strumento di origine africana, è stata introdotta nell’America centrale dagli schiavi negri e più tardi si diffuse anche negli Stati Uniti e in Europa nell’ambito del jazz e della musica leggera. Il termine “marimba” deriva dal plurale di libimba che, in lingua bantu, indica uno xilofono fatto con tavolette di legno provviste di risonatori.
         Sull’origine della marimba ci sono opinioni contrastanti. P. R. Kirby dà per certa l’origine africana della marimba, mentre altri studiosi sostengono che essa è il risultato dell’involuzione di strumenti più perfezionati di origine orientale. Ma il modello africano possiede caratteristiche che non si riscontrano in quelli dell’Asia orientale. Al Nord del Deserto del Sahara, la marimba è sconosciuta, probabilmente non solo per la mancanza di legno, ma anche per ragioni storiche e culturali. Nel Sud Africa lo strumento più elaborato è lo xilofono con risonatori, chiamato mbila o ambira. In Angola viene tuttora chiamato marimba, mentre nel Congo è noto come pende, e nell’Africa occidentale come balafon. La marimba è stata introdotta in Europa nel XVI secolo e contemporaneamente in Ecuador e nelle Antille, da dove si è diffusa nell’America Centrale e del Sud. Attualmente si può trovare anche in Messico (con il nome locale di zapotecano), in Perù, in Colombia, in Honduras, nel San Salvador ed a Portorico.
           Si ritiene che la marimba a tastiera orizzontale sia stata inventata dagli Indiani Tecomates dello Stato del Chiapas in Messico. Tuttavia, il nome dello strumento fu importato dai Paesi africani perché, già nei primi anni del 1500, il commercio degli schiavi negri avveniva principalmente tra il Senegal, il Camerun e l’America del Sud. Nel Chiapas questo strumento, che talvolta ha un’estensione di 6/7 ottave, può essere suonato contemporaneamente da 7/8 esecutori. Lo strumento attraverso i secoli ha subìto delle considerevoli trasformazioni: in origine era costituito da tavolette di diversa lunghezza ed intonazione, appoggiate su telai a cornice e munite al di sotto di zucche vuote con funzione di risonatori. Nell’America Centrale erano utilizzati come risonatori canne di bambù o tubi di legno chiusi inferiormente. Nelle tradizioni popolari di tutti i Paesi e popolazioni del mondo la danza, così come il canto, rappresentano un momento importante di socializzazione e di celebrazione. Danza e canto, a loro volta, sono intimamente legati all'uso degli strumenti musicali. In Africa, fin dai tempi più remoti, la danza, insieme alle altre espressioni di musicalità dei popoli africani, ha avuto molte funzioni: da quella di accompagnare cerimonie religiose a quella di festeggiare particolari avvenimenti (matrimoni, nascite, cerimonie di iniziazione, feste per il raccolto, conflitti eccetera) ed è stata praticata anche nei villaggi più sperduti e nascosti delle immense foreste o degli altipiani.
           Attualmente vi sono molti complessi africani che trasferiscono anche sui palcoscenici di città di tutto il mondo le proprie esperienze musicali, anche se la tradizione continua, inalterata e genuina, in tutti i Paesi del grande continente africano. La "danza" si sviluppa con una continua articolazione delle 4 bacchette, presentando un ottimo esempio di colpi doppi laterali alternati e di colpi. La sezione successiva invece è costituita da una fuga dove mano destra e sinistra si sovrappongono indipendentemente, presentando soggetto e contro soggetto. Dopo un periodo “molto mosso” in cui la marimba si muove imitando la tecnica a due bacchette dello xilofono, questo tempo si conclude con una ripresa del tema iniziale di danza. Il quarto tempo si intitola “despedida” cioè conclusione. Il tema è proposto dalla mano destra, che si muove spesso con due note in ottava, e si appoggia sulla ritmica costante, tenuta dalla mano sinistra. Il centro di questo tempo è la cadenza: vengono ripresi frammenti di tutto il concerto, ognuno con il proprio particolare aspetto tecnico. Il tempo si conclude con la ripresa del tema iniziale e con note ribattute molto veloci. In conclusione, la marimba nell'Africa australe si pone come trait-d'union tra passato e presente e risulta adatta a riprodurre testi tradizionali animisti e dell'attuale moderna società africana.
Emanuela Scarponi